Inviare un messaggio

In risposta a:
L’ EVANGELO ( "Charitas"), LA COSTITUZIONE ("Logos").... E IL "LOGO" DEL GRANDE MERCANTE ("DEUS CARITAS EST") SUL VATICANO

"CHI SIAMO NOI, IN REALTA’?"(Nietzsche). La nuova "questione antropologica" costringe ad aprire il cerchio del naturalismo (e a smetterla con il "platonismo per il popolo", sia da parte fideistica sia da parte scientistica). Un intervento del cardinale Ruini, e la riproposizione ratzingeriana di un’apertura ... ancora senza uscita "dallo stato di minorità"!!!

LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE DI GESU’ E DEL "PADRE NOSTRO" ... E CONTINUA A "GIRARE" IL SUO FILM PREFERITO, "IL PADRINO".
martedì 12 dicembre 2006 di Federico La Sala
[...] da una parte, le tematiche della pace e della giustizia per tutti appartengono certamente alla tradizione della Chiesa ma stanno diventando un insieme etico che ha grande forza e che «costituisce per molti la sostituzione o la successione della religione»; dall’altra parte la morale della vita e della famiglia viene colta in modo spesso assai controverso e in questo ambito l’annuncio della Chiesa «si scontra con una consapevolezza contraria della società». Superare una tale (...)

In risposta a:

> QUESTIONE ANTROPOLOGICA: "CHI SIAMO NOI, IN REALTA’?"(Nietzsche). La domanda impone la necessità di aprire il cerchio del naturalismo (e di andare al di là del "platonismo per il popolo", sia da parte fideistica sia da parte scientistica). Sul tema, un intervento (e la riproposizione ratzingeriana di un’apertura ... ancora senza uscita "dallo stato di minorità"!!!) del cardinale Camillo Ruini.

giovedì 7 dicembre 2006

Alle radici della questione antropologica: Novecento in bilico tra tecnica e persona

Oggi l’antropologia filosofica non è più d’impronta idealistica, esistenzialistica o psicoanalitica: assistiamo invece alla ripresa del positivismo naturalista

di Vittorio Possenti *

Scienza e filosofia rischiano di perdere di vista la persona in un atteggiamento che spesso le ha condotte lungo i sentieri dell’ideologia e del riduzionismo. Per coloro che non accettano quest’esito è tempo di «raddrizzare la barca» e di riprendere a meditare sulla persona: il tentativo è stato avviato in varie scuole filosofiche del Novecento, con esiti incerti in rapporto ai numerosi eventi di grande portata che si parano sul cammino. Si avverte l’urgenza di una rinascita personalista dinanzi agli immensi poteri mediatici, economici, militari, scientifici che spesso si accaniscono nel diminuire l’uomo, nel farne un essere asservito, umiliato, offeso.

Da tempo si è imposta la «questione antropologica»: l’uomo è messo in questione tanto nella sua base biologica e corporea quanto nella coscienza che forma di se stesso. E ciò non soltanto astrattamente, ma praticamente, perché le nuove tecnologie della vita incidono sul soggetto, lo trasformano, tendono ad operare un mutamento nel modo di intendere nozioni centrali dell’esperienza di ognuno: essere generato oppure prodotto, nascere, vivere, procreare, cercare la salute, invecchiare, morire. Si tratta di trasformazioni di nuclei sensibilissimi che hanno interessato migliaia di generazioni e che costituiscono il tessuto fondamentale dell’esperienza umana in tutti i luoghi e tempi. Il rapporto tra Persona e Tecnica costituisce uno dei temi più complessi dell’epoca.

Sembra che quanto più le scienze cercano di stringere da presso la conoscenza dell’uomo, tanto più questa si divincoli e sfugga alla presa dei saperi scientifico-analitici. La sfida si era già dispiegata dinanzi all’occhio di Pascal: «Avevo trascorso gran tempo nello studio delle scienze astratte, ma la scarsa comunicazione che vi si può avere con gli uomini me ne aveva disgustato. Quando cominciai lo studio dell’uomo, capii che quelle scienze astratte non si addicono all’uomo, e che mi sviavo di più dalla mia condizione con l’approfondirne lo studio, che gli altri con l’ignorarle. Ho perdonato agli altri di saperne poco, ma credevo almeno di trovare molti compagni nello studio dell’uomo. Sbagliavo: son meno ancora di quelli che studiano le matematiche».

Con questo pensiero Pascal propone la domanda antropologica pochi anni dopo l’infausta separazione cartesiana fra pensiero-mente e corpo-estensione, secondo cui l’io risiede nel pensiero e il corpo - affidato alla contingenza - è pronto per essere attribuito alla regia della scienza e ad entrare nell’area del dominio tecnico. Il presupposto di non poche utilizzazioni recenti delle scoperte genetiche e biologiche può venire individuato nel dualismo cartesiano. La semplicistica divisione dei compiti fra scienza e filosofia - alla scienza la res extensa e alla filosofia il pensiero - è diventata un ostacolo al sapere, in specie a quello vertente sulla vita che si rifiuta a essere ridotta a mera estensione. L’antropologia filosofica attuale non è più d’impronta idealistica o esistenzialistica o psicoanalitica. Accade invece una ripresa del positivismo col suo correlato quasi necessario che è il naturalismo: ciò comporta che l’antropologia filosofica appartenga alle scienze della natura. L’assunto era presente in filoni dell’illuminismo del Settecento e Destutt de Tracy lo attesta scrivendo nei suoi Eléments d’Idéologie: «L’ideologia è una parte della zoologia, ed è soprattutto nell’uomo che tale parte è importante e merita di essere approfondita»...

In filosofia il Novecento è stato il secolo del personalismo coi suoi numerosi corifei della persona. Un elenco incompiuto include i nomi di Max Scheler, Paul Landsberg, Adolf Reinach, Emmanuel Mounier, Jacques Maritain, Romano Guardini, Paul Ricoeur, Emmanuel Lévinas, Vladimir Solov’ëv, Karol Wojtyla, Martin Buber. Il personalismo non è però un’invenzione del Novecento, ma originariamente della Patristica, del Medioevo cristiano e dell’Umanesimo: qui sono state elaborate le idee fondamentali sulla persona e dischiuso come nuovo guadagno il suo spazio di realtà. E se è vero che il personalismo del Novecento talvolta toglie qualcosa a questa tradizione, d’altra parte vi aggiunge non poco per quanto concerne lo sviluppo delle scienze sull’uomo, i diritti umani, la giustizia e l’eguaglianza, il fatto che la dignità, inerente ad ogni persona, deve essere difesa concretamente per tutti. Oggi il personalismo egualitario con il corteo dei diritti umani costituisce la base solida per edificare la pace e il cosmopolitismo politico, in cui le unità fondamentali di rilevanza ontologica, morale e politica sono le persone.

* AVVENIRE, 07.12.2006. Anticipiamo ampi stralci dell’introduzione di Vittorio Possenti al suo ultimo saggio, «Il principio-persona», in uscita per Armando editore (pagine 256, euro 20,00).


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: