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L’ EVANGELO ( "Charitas"), LA COSTITUZIONE ("Logos").... E IL "LOGO" DEL GRANDE MERCANTE ("DEUS CARITAS EST") SUL VATICANO

"CHI SIAMO NOI, IN REALTA’?"(Nietzsche). La nuova "questione antropologica" costringe ad aprire il cerchio del naturalismo (e a smetterla con il "platonismo per il popolo", sia da parte fideistica sia da parte scientistica). Un intervento del cardinale Ruini, e la riproposizione ratzingeriana di un’apertura ... ancora senza uscita "dallo stato di minorità"!!!

LA "SACRA FAMIGLIA" DELLA GERARCHIA CATTOLICO-ROMANA E’ ZOPPA E CIECA: IL FIGLIO HA PRESO IL POSTO DEL PADRE DI GESU’ E DEL "PADRE NOSTRO" ... E CONTINUA A "GIRARE" IL SUO FILM PREFERITO, "IL PADRINO".
martedì 12 dicembre 2006 di Federico La Sala
[...] da una parte, le tematiche della pace e della giustizia per tutti appartengono certamente alla tradizione della Chiesa ma stanno diventando un insieme etico che ha grande forza e che «costituisce per molti la sostituzione o la successione della religione»; dall’altra parte la morale della vita e della famiglia viene colta in modo spesso assai controverso e in questo ambito l’annuncio della Chiesa «si scontra con una consapevolezza contraria della società». Superare una tale (...)

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> "CHI SIAMO NOI, IN REALTA’?"(Nietzsche). La "questione antropologica" costringe ad aprire il cerchio del naturalismo (e a smetterla con il "platonismo per il popolo", sia da parte fideistica sia da parte scientistica). Un intervento del cardinale Ruini, e la riproposizione ratzingeriana di un’apertura ... ancora senza uscita "dallo stato di minorità"!!!

giovedì 14 dicembre 2006

apertura


«Eutanasia e aborto minano la pace»

Benedetto XVI a tutto campo sui temi della guerra e dei diritti. Legando a un unico filo della vita da difendere l’atomica e gli embrioni

di Mimmo de Cillis*

Papa Ratzinger è un fiume in piena. Nel messaggio annuale per la Giornata mondiale della pace, che la chiesa celebra il primo gennaio, Benedetto XVI spazia a 360° fra argomenti come pace, guerra, terrorismo, uguaglianza, ecologia, diritti umani, e ancora persona, aborto, eutanasia, visione dell’uomo e concezione di Dio. Negli ultimi tempi il papa ha proposto discorsi densi, che toccano temi di attualità e finiscono per catalizzare l’attenzione dei mass media. Ratzinger non ha timore di intervenire su temi che stanno monopolizzando l’attenzione dei governi e dell’opinione pubblica. Il messaggio per la Giornata mondiale della pace rappresenta la magna charta per l’impegno della Santa sede, e della chiesa tutta, sulle questioni della pace e della giustizia.

E’ un documento che offre le linee direttrici per un anno intero. In quello per il 2007, presentato ieri, Ratzinger ribadisce che pace e giustizia hanno l’origine primaria in una sana visione della persona («un pensiero forte»); nel tenere ferma la sua centralità e il suo valore assoluto, fondato su una dignità di matrice trascendente, cioè sull’immagine del creatore. Per questo il messaggio titolato «Persona umana, cuore della pace» tocca temi come il diritto alla vita, l’aborto e l’eutanasia, questioni che, a prima vista, sembrerebbero avere poco a che vedere con la pace.

La pace, scandisce Ratzinger, è «dono e compito», cioè dipende un po’ da Dio e un po’ dall’uomo. Dio l’ha scritta nella natura attraverso una «grammatica trascendente», cioè un insieme di regole che, se rispettate, portano il genere umano all’armonia; oppure, se violate, al caos e alla prevaricazione. Questa grammatica è la «legge naturale», la teoria dei «diritti naturali», cavallo di battaglia su cui gioca l’intero impianto filosofico-antropologico cristiano, e in particolar modo quello proposto dal Ratzinger filosofo e teologo. Una legge, a detta del papa, «iscritta nelle coscienze» (dunque per riconoscerla non bisogna essere necessariamente credenti), che nel contempo «rispecchia il progetto sapiente di Dio». Questo insieme di norme, riconoscibili con la pura razionalità, non devono dunque apparire una coartazione, ammonisce il papa, rivolgendosi, in qualche modo, anche ai non cristiani: è questo infatti il «terreno fecondo» su cui impostare un dialogo fra cristiani, fedeli di altre religioni e non credenti.

Il primo diritto, argomenta Ratzinger, è quello alla vita, «un dono di cui il soggetto non ha la completa disponibilità». La pace presuppone, infatti, il riconoscimento di valori e realtà «non disponibili», cioè su cui l’uomo stesso non ha completo potere. Ecco l’aggancio con «lo scempio che si fa nella nostra società: accanto alle vittime dei conflitti armati, del terrorismo e di svariate forme di violenza, ci sono le morti silenziose provocate dalla fame, dall’aborto, dalla sperimentazione sugli embrioni e dall’eutanasia». Il pontefice sembra strabuzzare gli occhi quando si chiede: «Come non vedere in tutto questo un attentato alla pace? L’aborto e la sperimentazione sugli embrioni costituiscono la diretta negazione dell’atteggiamento di accoglienza verso l’altro, indispensabile per instaurare durevoli rapporti di pace».

Il discorso si sofferma poi sulla necessaria uguaglianza fra persone (e sulle disuguaglianze come sorgenti di conflitto), sull’ecologia, che non è solo «della natura», ma anche «umana» e «sociale», nel senso che se l’umanità violenta la creazione si autodistrugge. Anche questa violenza è frutto di una «idea disumana di sviluppo», e quindi il circolo si chiude: Ratzinger torna a indicare una corretta visione dell’uomo e anche una giusta concezione di Dio, che esclude ogni possibile ricorso alla violenza.

Ma la pace non «è messa in questione solo dal conflitto tra le ideologie», bensì anche «dall’indifferenza per ciò che costituisce la vera natura dell’uomo». Una concezione «debole» della persona, sottolinea il papa, indebolisce tutto l’impianto dei diritti umani, rende cioè più facile esporre l’uomo all’arbitrio della violenza e della sopraffazione. Anche i diritti umani, dunque - che pongono alcuni valori assoluti, come la dignità inalienabile dell’individuo - dovrebbero avere un fondamento assoluto («nella natura stessa dell’uomo») e non relativo (il pericolo del relativismo è sempre dietro l’angolo).

Dai diritti umani al «diritto umanitario internazionale» il passo è breve: qui Ratzinger indica l’urgenza di applicarlo sempre, in tutti i contesti belligeranti (ricordando il Libano), e cita il pericolo di una nuova corsa al nucleare, foriera di una catastrofe, parlando di «ombre minacciose che continuano ad addensarsi all’orizzonte dell’umanità», chiedendo l’immediato smantellamento degli ordigni. Un messaggio a tutto tondo, insomma, dall’embrione alla guerra nucleare. Papa Ratzinger non lascia passar nulla.

*Lettera22

* il manifesto, 13.12.2006


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