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Charitas (non caritas!!!): Pacs !!!

COSTITUZIONE E DIRITTI DELLE PERSONE!!! L’OSSERVATORE ROMANO SI SCANDALIZZA CHE UN CRISTIANO E UN DEVOTO DI PADRE PIO, COME LINO BANFI, SAPPIA ESSERE IL BUON-PADRE "DELLE SPOSE"!!! Per il Vaticano, pensare "come se Dio non ci fosse" o "come se Dio ci fosse" è la stessa cosa, bisogna pensare solo "come dice il Papa"!!!

mercoledì 22 novembre 2006 di Federico La Sala
[...] Il giornale del Papa ricorda poi, polemicamente, le ripetute professioni di fede fatte da Lino Banfi: "Tra gli antefatti risulterebbero le proteste di un non specificato mondo cattolico e il tentativo del cardinale Ersilio Tonini che, non mettendo in dubbio il dogma urlato da Saccà, avrebbe invitato Rai e autori ad evitare la messa in onda della sceneggiata, sottolineando che l’omosessualità e il matrimonio tra due donne è un dramma grave, è una cosa riprovevole. Forse, il cardinale (...)

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> COSTITUZIONE E DIRITTI DELLE PERSONE!!! L’OSSERVATORE ROMANO SI SCANDALIZZA CHE UN CRISTIANO E UN DEVOTO DI PADRE PIO, COME LINO BANFI, SAPPIA ESSERE IL BUON-PADRE "DELLE SPOSE"!!! Per il Vaticano, pensare "come se Dio non ci fosse" o "come se Dio ci fosse" è la stessa cosa, bisogna pensare solo "come dice il Papa"!!!

mercoledì 22 novembre 2006

ITALIA - ALLEUIA - ALLELUIA SI’ AL RICONGIUNGIMENTO FAMILIARE PER UNA COPPIA OMOSESSUALE

di Franca Selvatici (La Repubblica, 22.11.2006)

Il tribunale di Firenze ha riconosciuto il diritto di un cittadino neozelandese, compagno e convivente di un giornalista italiano che abita a Cecina, di ottenere il permesso di soggiorno «per motivi familiari». La decisione del giudice civile Isabella Mariani risale a oltre un anno fa, al 4 luglio 2005, ma era passata sotto silenzio. Per quanto decisamente innovativa, non sembra aver avuto vasta risonanza neppure nella comunità gay. Nei giorni scorsi, però, ne hanno parlato «Il Foglio» e «Il Giornale»: in un’intervista, l’ex ministro Rocco Buttiglione (Udc) ha lanciato l’allarme. La sentenza fiorentina - a suo avviso - potrebbe essere «il grimaldello» per legalizzare anche in Italia le unioni di fatto, sia etero che omosessuali: un traguardo vivamente atteso da una parte della società italiana, quanto temuto e osteggiato da un’altra parte.

Il giornalista italiano, 41 anni, e il suo compagno neozelandese, 47, si sono conosciuti in Spagna nel 1999. Si sono innamorati e hanno deciso di vivere insieme. In Nuova Zelanda, dove hanno abitato per tre anni, non hanno avuto nessun problema. Hanno ottenuto il riconoscimento della convivenza e il partner italiano ha usufruito anche dell’assistenza sanitaria. Poi, nel 2003, è stato costretto a tornare in Italia per motivi familiari. Il suo compagno l’ha seguito, riuscendo ad ottenere un permesso di soggiorno di un anno per motivi di studio. Prima della scadenza, nel 2004, i due uomini hanno chiesto alla questura di Livorno la conversione del permesso di soggiorno per motivi familiari. La questura di Livorno ha dichiarato «irricevibile» l’istanza. I due compagni hanno presentato ricorso al tribunale di Firenze. E hanno vinto.

Nel provvedimento il giudice Isabella Mariani sottolinea che, in tema di permesso di soggiorno per motivi familiari, la legge Turco-Napolitano del ’98 parla di «familiare straniero» senza ulteriori specificazioni. In Nuova Zelanda il legame familiare fra i due è stato legalmente riconosciuto. Per la legge neozelandese essi hanno costituito una famiglia di fatto. Quel riconoscimento straniero - ad avviso del giudice - «non è certamente contrario all’ordine pubblico, perché in Italia le coppie di fatto omo ed etero sessuali non solo hanno una rilevanza sociale ma hanno anche ottenuto specifici riconoscimenti giuridici, da ultimo nella legge 154/2001».

Il diritto del convivente straniero ad ottenere il permesso di soggiorno è evidente - sostiene il giudice - non solo alla luce dell’articolo 2 della nostra Costituzione, ma anche della Direttiva europea 38 del 29 giugno 2004, che determina il diritto di soggiorno nel territorio degli stati membri al «partner con cui il cittadino dell’Unione abbia una relazione stabile debitamente attestata». Sebbene l’Italia non abbia ancora emanato disposizioni legislative di recepimento della direttiva, essa - secondo la dottoressa Mariani - può essere immediatamente recepita dal giudice nazionale. L’ex ministro Buttiglione dissente vivamente: la direttiva afferma che gli stati membri debbono operare «conformemente alle proprie legislazioni nazionali» e l’Italia non riconosce le unioni gay. E’ vero anche, però, che la direttiva raccomanda agli Stati membri di «dare attuazione alla presente direttiva senza operare fra i beneficiari della stessa alcuna discriminazione fondata sulle loro tendenze sessuali».


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