Dure critiche dal giornale vaticano alla fiction "Il padre delle spose" in cui l’attore è papà di una ragazza lesbica sposata con la propria compagna
L’"Osservatore" contro l’amore gay
"Film Banfi, polpetta di terzo livello"
Gentiloni: "Bene la Rai a trasmettere un prodotto sui diritti delle persone omosessuali"
ROMA - "Una polpetta tra sceneggiata di terzo livello e trionfo finale che si presume popolare". L’Osservatore Romano boccia senza appello Il padre delle spose, la fiction andata in onda lunedì 20 novembre su RaiUno (7 milioni 26 mila telespettatori e il 26.74% di share), protagonista Lino Banfi nei panni del padre di una ragazza lesbica e sposata, in Spagna, con la sua compagna. Una fiction che, lamenta il giornale vaticano, "viene assunta a simbolo ideologico del matrimonio tra donne omosessuali". E che già prima della messa in onda aveva suscitato la disapprovazione di una parte del mondo cattolico.
Il ministro della Comunicazione, Paolo Gentiloni, affida il suo commento a una pagina del suo blog su internet: "Non posso giudicare la qualità del prodotto - scrive - ma penso che la Rai abbia fatto bene a trasmettere una fiction che affronta il tema dei diritti delle persone omosessuali". Gentiloni invita a maggiore prudenza "coloro che temono che Il padre delle spose abbia creato sette milioni di supporter del matrimonio gay. "In fondo - aggiunge - quando nel 2000 il governo dell’Ulivo cercò un testimonial per i suoi spot sulla famiglia, scelse proprio Lino Banfi. Che potrebbe essere associato a Zapatero solo nel titolo di un film della serie Fifa e arena".
"Pochezza, prevedibilità e ovvietà della storia" sono solo tre dei tanti rilievi mossi al tv-movie dal giornale della Santa Sede, per il quale "l’evidente esaltazione finale della situazione matrimoniale tra le due donne, diventa non una semplice esposizione della verità (come aveva sostenuto il direttore di Rai Fiction, Agostino Saccà) ma una magnificazione della situazione di fatto".
Il servizio pubblico, insiste il quotidiano vaticano, avrebbe dovuto "prendere coscienza che un argomento come quello sviluppato in prima serata da Il padre delle spose può far apparire più che ordinario ciò che antropologicamente ed eticamente non è, non significa inquinare la libertà di espressione, ma far sì che temi di questo genere vengano trattati da ben altra mano e in situazioni meno generalizzate".
Al critico dell’Osservatore, Franco Patruno, non è piaciuto poi il modo in cui la fiction è stata "celebrata". "Neanche fosse stato mandato in onda un film di Visconti sul delicato tema dei rapporti omosessuali: Il padre delle spose - scrive - ha provocato solenni difese da parte del direttore di Rai Fiction, che avrebbe affermato ’siamo una grande azienda laica che non può fare a meno di raccontare la verità: dei Pacs, delle unioni omosessuali, si discute nelle famiglie...’".
Il giornale del Papa ricorda poi, polemicamente, le ripetute professioni di fede fatte da Lino Banfi: "Tra gli antefatti risulterebbero le proteste di un non specificato mondo cattolico e il tentativo del cardinale Ersilio Tonini che, non mettendo in dubbio il dogma urlato da Saccà, avrebbe invitato Rai e autori ad evitare la messa in onda della sceneggiata, sottolineando che l’omosessualità e il matrimonio tra due donne è un dramma grave, è una cosa riprovevole. Forse, il cardinale - conclude l’Osservatore - faceva appello anche alla sensibilità di Banfi, il quale, in diverse occasioni, ha testimoniato il suo cristianesimo e la particolare devozione a Padre Pio".
* la Repubblica, 22 novembre 2006.
23/11/2006 - Comunicato Stampa - Sergio Lo Giudice - Arcigay Nazionale
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SABATO 25 NOVEMBRE MANIFESTAZIONE DI SOLIDARIETA’
ARCIGAY, VATICANO CONDANNI VIOLENZA REALE VERSO LESBICHE, NON FICTION IERI NUOVO EPISODIO A BRESCIA: “MUORI LESBICA” INCISO SULLA MACCHINA
“L’Osservatore Romano non si accorge, o forse sì, di fomentare pregiudizio e ostilità contro lesbiche e gay. Altro che carità pastorale: siamo alla richiesta di confinare nel campo dell’anormalità milioni di uomini e donne” così Sergio Lo Giudice, presidente nazionale di Arcigay, a proposito della condanna del quotidiano del Vaticano contro la fiction Rai di Lino Banfi “Il padre delle spose”. “Dispiace - continua Lo Giudice - che questo atteggiamento discriminatorio diventi oggetto di crociate politiche come quelle della senatrice Paola Binetti, quinta colonna dell’integralismo clericale nelle fila del centrosinistra”.
“Piuttosto che inveire contro un’immagine reale e serena dell’amore omosessuale, perché le gerarchie cattoliche non si preoccupano di quelle donne lesbiche oggetto di violenza, come Doriana e Marcella, una giovane coppia della provincia di Brescia, simile a quella del film di Banfi, bersaglio da settimane di volgari e violente intimidazioni. Non ha niente da dire su questo l’Osservatore Romano?”.
Proprio ieri l’ennesimo gesto di intolleranza. Una minacciosa scritta “muori lesbica”, accompagnata da una svastica, una croce celtica e le lettere “FN”, è stata infatti incisa sul cofano della macchina di Doriana Di Giovanni, una delle due ragazze. E’ il settimo episodio del genere subìto dalla coppia nell’ultimo mese. La catena di danneggiamenti e minacce è infatti stata inaugurata dall’intrusione vandalica nell’abitazione delle due giovani, a Mazzano, lo scorso 23 ottobre.
Una manifestazione in solidarietà alle due ragazze è stata promossa dal comitato Arcigay di Brescia per sabato prossimo, 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne. L’iniziativa che si terrà in piazza della Loggia a Brescia, ha ricevuto l’adesione dei ministri Barbara Pollastrini, Emma Bonino, Paolo Ferrero Alfonso Pecoraro Scanio, oltre che della sottosegretaria Patrizia Sentinelli e di numerose personalità e associazioni nazionali e locali.
Ufficio stampa Arcigay
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BANFI: CHE RAMMARICO QUESTA OSTILITA’
(APCOM - redazione, 22.11.2006)
"Ho fatto il mio mestiere, quello dell’attore che vuole rendere credibile anche una storia tosta. E’ andata benissimo e sono contento. Certo, con un pò di rammarico, soprattutto per certe critiche preventive. Perché tutta questa ostilità? Non capisco". Il giorno dopo la messa in onda della "sua" fiction “Il padre delle spose” Lino Banfi non nasconde la soddisfazione per il grande successo di pubblico (ha sbaragliato la concorrenza con oltre 7 milioni di telespettatori sintonizzati per seguire le vicende di Riccardo Catalano e della figlia Aurora, interpretata da Rosanna Banfi), ma tiene a sottolineare il suo "rammarico", lo ripete più volte, per delle critiche che ritiene infondate: "Era una fiction per la Rai, era chiaro che fosse una cosa pulita, non zozza. Davvero - si cruccia - non capisco, mica era pornografia".
L’idea, all’attore, è venuta due anni fa: un giornalista gli chiede ’cosa farebbe se scoprisse di avere un figlia lesbica?’, e lui risponde da "papà olandese", come si definisce: "Cercherei di capirla, di conoscere la persona che ama, sia uomo o donna. Se non capisce un padre una figlia, come può nascere tolleranza tra le persone?". Certo, "il matrimonio, quello sacro celebrato in chiesa tra uomo e donna, è tutto un’altra cosa". E Banfi ci tiene a precisare che si riconosce nel ruolo di "paladino della famiglia".
E però si augura che di certi temi si cominci a discutere "seriamente": "Penso che se si riuscisse a raggiungere un’intesa sui Pacs può far piacere a tutti, non solo agli omosessuali. Io conosco due anziani, eterosessuali, che vivono insieme per dividere l’affito, per loro sarebbe una cosa buona spero che si faccia". Ma lui consentirebbe a due omosessuali di sposarsi? "Il matrimonio è una cosa seria, bisogna fare piccoli passi, uno scalino per volta".
ITALIA - ALLEUIA - ALLELUIA SI’ AL RICONGIUNGIMENTO FAMILIARE PER UNA COPPIA OMOSESSUALE
di Franca Selvatici (La Repubblica, 22.11.2006)
Il tribunale di Firenze ha riconosciuto il diritto di un cittadino neozelandese, compagno e convivente di un giornalista italiano che abita a Cecina, di ottenere il permesso di soggiorno «per motivi familiari». La decisione del giudice civile Isabella Mariani risale a oltre un anno fa, al 4 luglio 2005, ma era passata sotto silenzio. Per quanto decisamente innovativa, non sembra aver avuto vasta risonanza neppure nella comunità gay. Nei giorni scorsi, però, ne hanno parlato «Il Foglio» e «Il Giornale»: in un’intervista, l’ex ministro Rocco Buttiglione (Udc) ha lanciato l’allarme. La sentenza fiorentina - a suo avviso - potrebbe essere «il grimaldello» per legalizzare anche in Italia le unioni di fatto, sia etero che omosessuali: un traguardo vivamente atteso da una parte della società italiana, quanto temuto e osteggiato da un’altra parte.
Il giornalista italiano, 41 anni, e il suo compagno neozelandese, 47, si sono conosciuti in Spagna nel 1999. Si sono innamorati e hanno deciso di vivere insieme. In Nuova Zelanda, dove hanno abitato per tre anni, non hanno avuto nessun problema. Hanno ottenuto il riconoscimento della convivenza e il partner italiano ha usufruito anche dell’assistenza sanitaria. Poi, nel 2003, è stato costretto a tornare in Italia per motivi familiari. Il suo compagno l’ha seguito, riuscendo ad ottenere un permesso di soggiorno di un anno per motivi di studio. Prima della scadenza, nel 2004, i due uomini hanno chiesto alla questura di Livorno la conversione del permesso di soggiorno per motivi familiari. La questura di Livorno ha dichiarato «irricevibile» l’istanza. I due compagni hanno presentato ricorso al tribunale di Firenze. E hanno vinto.
Nel provvedimento il giudice Isabella Mariani sottolinea che, in tema di permesso di soggiorno per motivi familiari, la legge Turco-Napolitano del ’98 parla di «familiare straniero» senza ulteriori specificazioni. In Nuova Zelanda il legame familiare fra i due è stato legalmente riconosciuto. Per la legge neozelandese essi hanno costituito una famiglia di fatto. Quel riconoscimento straniero - ad avviso del giudice - «non è certamente contrario all’ordine pubblico, perché in Italia le coppie di fatto omo ed etero sessuali non solo hanno una rilevanza sociale ma hanno anche ottenuto specifici riconoscimenti giuridici, da ultimo nella legge 154/2001».
Il diritto del convivente straniero ad ottenere il permesso di soggiorno è evidente - sostiene il giudice - non solo alla luce dell’articolo 2 della nostra Costituzione, ma anche della Direttiva europea 38 del 29 giugno 2004, che determina il diritto di soggiorno nel territorio degli stati membri al «partner con cui il cittadino dell’Unione abbia una relazione stabile debitamente attestata». Sebbene l’Italia non abbia ancora emanato disposizioni legislative di recepimento della direttiva, essa - secondo la dottoressa Mariani - può essere immediatamente recepita dal giudice nazionale. L’ex ministro Buttiglione dissente vivamente: la direttiva afferma che gli stati membri debbono operare «conformemente alle proprie legislazioni nazionali» e l’Italia non riconosce le unioni gay. E’ vero anche, però, che la direttiva raccomanda agli Stati membri di «dare attuazione alla presente direttiva senza operare fra i beneficiari della stessa alcuna discriminazione fondata sulle loro tendenze sessuali».
Dopo la fiction "lesbo"
Banfi: trattato come se avessi fatto un porno. «Ma non mi pento»*
Si gode il successo con la saggezza della sua età, senza esultare. Ma sa bene, Lino Banfi, che i buoni ascolti della sua fiction Il padre delle spose (lunedì sera su Raiuno, oltre sette milioni di telespettatori con uno share del 26,7%) è una vittoria che va oltre l’Auditel. Perché ancora prima della messa in onda si è scatenato il putiferio. Attacchi da ogni parte per il tema della fiction: due donne lesbiche che si sposano in Spagna e poi tornano a vivere in Puglia, sfidando pregiudizi e cattiverie.
Banfi, lei è il papà di una delle due ragazze, un ruolo per cui diventerà un’icona della sinistra per i diritti civili. Lo sa?
«Non credo che i diritti civili appartengano solo alla sinistra. Sono trasversali. Del resto, quando ho presentato il progetto a Saccà si è mostrato subito entusiasta. Tanti del centrodestra combattono per questi diritti. L’ex ministro Urbani ha apprezzato la mia fiction».
Si aspettava tutte queste polemiche?
«No, assolutamente. Soprattutto quelle prima della messa in onda. Ieri erano già scatenati (Giovanardi e la Binetti, ndr) ».
L’attacco politico più assurdo?
«Chi ha parlato di "farsa" riferendosi al matrimonio tra due donne. C’è pure chi ha tuonato: "Non farò vedere ai miei figli due donne che fanno l’amore". Potevano mai pensare che io facessi una cosa del genere, proprio su Raiuno?».
Proprio lei Ambasciatore Unicef e sposato in Chiesa da 45 anni con la stessa donna...
«Esatto, io sono così. E non tradisco i miei ideali. Penso solo sia giusto consentire a due persone di vivere sotto lo stesso tetto, con dei diritti».
La critica che le ha fatto più male?
«L’annunciatrice di Raiuno che presentando la fiction ha detto: "Si consiglia, per la visione, la presenza di un adulto". Ha fatto venire il patema d’animo, manco fosse un film porno. Davvero brutto».
Chi può aver dato un ordine del genere all’annunciatrice?
«Non ne ho idea. Mi piacerebbe saperlo».
Chi l’ha chiamata dei dirigenti Rai?
«Il presidente Petruccioli, mi ha ringraziato da parte di tutta l’azienda. Ha detto che era una fiction coraggiosa, che non si sarebbe potuta realizzare se non ci fosse stato uno come me, così credibile. Davvero belle parole».
Pensa che questa fiction aiuterà davvero il percorso dei Pacs in questo Paese?
«Mi farebbe piacere sapere che ha smosso le acque. Tanti ragazzi mi hanno scritto: "Meno male che l’hai fatto tu, nelle scuole non ci spiegano niente". Insomma l’Italia è un po’ lenta si sa, ma ci arriverà. L’ho detto a Grillini: non mettere troppa carne al fuoco, un problema alla volta e si risolve tutto».
Maria Volpe
* Corriere della Sera, 22 novembre 2006
IL CINEMA GAY PREMIA LINO BANFI *
ERA ORA! FINALMENTE, LASCIATEMELO DIRE....
Era ora! Finalmente, lasciatemelo dire, una parte della comunità lgbt italiana ha deciso di riconoscere ufficialment l’impegno, sincero e disinteressato, di un artista che non ha esitato a spendere la sua immagine popolare e la sua credibilità per la causa dell’uguaglianza e dei diritti di gay, lesbiche, bisessuali e transgender.
Lino Banfi riceverà a Torino, nel corso del Festival glbt Da Sodoma a Hollywood, il premio speciale Glbt e, nonostante qualche suggerimento di restare a casa, andrà orgogliosamente a ritirare il riconoscimento. Ci lamentiamo sempre dello scarso coraggio e impegno di attori e cantanti italiani, in confronto ai loro colleghi americani.
Negli ultimi anni siamo stati smentiti da "Nonno Libero", che ha raccolto il testimone di un altro grande attore, amico e difensore dei gay, quel Nino Manfredi con cui Banfi recitò qualche anni fa il coraggioso film-tv "Un difetto di famiglia", che sarà proiettato proprio a Torino.
"Ho conosciuto il direttore del Festival, Giovanni Minerba l’anno scorso a Torino - ha detto Banfi - e quando mi hanno comunicato la loro intenzione di darmi un premio quest’ anno ho detto loro che ne ero onorato. Molte cose da allora sono successe anche in seguito al serial ’Il padre della sposa’ che ha suscitato le ire di molti tra cui l’Osservatore Romano. Molti mi hanno consigliato di non venire al festival di Torino, ma io ho una malattia, la coerenza, e così sono qui".