I TANTI VOLTI DEL PANICO GAY
di Delia Vaccarello*
I tanti volti del panico gay. Chi dice di odiare un ebreo è razzista, così com’è razzista chi disprezza gay e lesbiche. Lo ha detto il Parlamento europeo. Con una risoluzione ha equiparato la discriminazione nei confronti dell’omosessualità al razzismo e all’antisemitismo. La pensano così anche in California: la Camera ha approvato norme che fissano i limiti all’uso della strategia difensiva del "panico gay" nei processi criminali. Sarebbe un’ esaltazione emotiva invocata come attenuante dagli avvocati degli aggressori, sostenendo che i loro clienti, scoprendo che le vittime sono gay o trans, sarebbero presi dal panico reagendo con violenza.
L’ultimo caso: un ragazzo trans viene ucciso da tre conoscenti quando scoprono che è biologicamente maschio. Dei tre, uno è stato scarcerato, due prosciolti dall’accusa di omicidio volontario. La California ha leggi molto dure contro i "crimini di odio". Ma finora è stato il teatro di un paradosso. Le leggi venivano in buona misura depotenziate con una riduzione delle sentenze proprio sulla base dell’odio per i gay, trasformato dai difensori in "paura". Se pensiamo agli episodi di antisemitismo, potremmo attenuarli facendo leva sul "panico ebreo"? Ragioniamo. La paura del diverso è una forma di odio (quante volte rivolto dagli omosex verso se stessi...) che chiamiamo paura in ossequio a un garbo da salotto buono.
L’odio è razzismo, come l’omofobia. Contro le discriminazioni ai danni di omosex si è pronunciato il Parlamento europeo. Contro il pronunciamento si è dichiarato Luca Volontè dell’ Udc, definendolo un documento ideologico che manifesta forme di intolleranza. Verso di chi? Si presume verso quegli stati che non condividono lo stesso indirizzo. I paradossi ci sono anche in Europa. Il parlamento che invita alla tolleranza, di illuministica memoria, sarebbe intollerante? Chi ha paura della tolleranza? Si tratta di panico o di odio?
Stop Discrimination! Non valorizzano il "panico gay" nello Stato di Washington. Proprio oggi, martedì 31 (evviva!!!), entrerà in vigore una normativa che aggiunge l’orientamento sessuale alla lista dei motivi per le discriminazioni messe al bando. Mentre in Cecoslovacchia il parlamento ha approvato una legge che riconosce diritti ereditari e coperture sanitarie ai partner dello stesso sesso. Da noi, invece, "tollerare", nel senso di riconoscere le ragioni degli altri, non vale la pena. I pacs? No, grazie, ha detto il premier. Aggiungendo che gli omosex non vanno discriminati. Cioè non è il caso di riconoscere loro diritti. Trattiamoli però con "garbo". I paradossi sono una specie migratoria , sciamano dalla California, all’Europa, all’Italia, nella stagione delle elezioni...
Chiedere scusa. Incidenti d’auto e choc che non dipendono dalla nostra volontà vanno in parte dimenticati. Se la paura ci paralizza e non viviamo più. Ci sono eventi che vanno ricordati sempre, per la stessa ragione. Perché sono orrendi e, se dovessero ripetersi, non vivremmo più. La persecuzione contro gli omosex in Germania conta 100.000 persone arrestate, centinaia di castrazioni per ordine del tribunale e 15.000 deportati nei lager. C’è chi parla di 600.000 vittime: perché molti gay vennero arrestati in quanto ebrei o dissidenti. Solo nel 2002 il parlamento tedesco ha chiesto ufficialmente scusa agli omosessuali.
Tantissimi esponenti della Wehrmacht erano stati riabilitati dopo il nazismo e, operando nelle istituzioni, si erano opposti a questo riconoscimento. Come le persone anche i pensieri possono essere riabilitati. Ritornano buoni in un’epoca, sebbene siano stati criminali. Se l’odio sembra sempre in agguato, i diritti invece non bisogna mai darli per acquisiti del tutto.
Occorre ricordare che l’odio nei lager è lo stesso odio che uccide oggi tanti omosex e trans e che provoca numerosi suicidi soprattutto tra i giovani. Non si può invocare nessun "panico gay". Non è per paura che si aggredisce o si uccide un essere inerme.
www.unita.it, Pubblicato il: 11.07.06 Modificato il: 14.10.06 alle ore 15.59
L’Islam contro l’omosessualità
un reato dall’Iran alla Nigeria
Nessuna delle tre religioni monoteiste accetta l’unione tra due persone dello stesso sesso ma per i fedeli musulmani è una ribellione contro Dio
di Tahar Ben Jelloun (la Repubblica, 15.06.2016)
NESSUNA delle tre religioni monoteiste accetta la pratica dell’omosessualità. Per quanto riguarda l’islam, questa è condannata da quattro versetti in tre Sure che la qualificano come un’aberrazione, un crimine, una turpitudine punita molto severamente. Alla giustizia esercitata dagli uomini verso gli omosessuali si aggiunge quella di Dio: l’omosessuale è maledetto, reietto, Dio non poserà gli occhi su «quel peccatore e quel criminale » e nessuna misericordia sarà accordata a chi va contro la legge di Dio.
L’Islam considera l’omosessualità un crimine ben più grave dell’adulterio e dei rapporti prematrimoniali. Peggio di ogni altra cosa, unire due uomini è considerato una rivolta contro Dio, una disobbedienza intollerabile. Questo “crimine” è punito con la lapidazione, o con altre declinazioni della pena capitale, perché introduce nella città delle pratiche che mettono in discussione non tanto la natura quanto l’ordine stabilito da Dio. Questa “decadenza” dei costumi è considerata una forma di smarrimento.
La città di Sodoma era famosa per ospitare degli omosessuali. Ecco che cosa ne dice il Corano: «Lot disse al suo popolo: Vorreste commettere un’infamità che mai nessuna creatura ha mai commesso? Vi accostate con desiderio agli uomini piuttosto che alle donne. Sì, siete un popolo di trasgressori» (Sura VII, versetto 81). Il versetto successivo è ancora più chiaro: «E in tutta risposta il suo popolo disse: “Cacciateli dalla vostra città! Sono persone che vogliono esser pure!”».
Questo concetto di purezza è essenziale nell’Islam e regola lo svolgimento della preghiera, del digiuno di Ramadan e del pellegrinaggio alla Mecca. La purezza o purificazione è alla base di ogni pratica della fede musulmana. È per questo che le piccole abluzioni sono obbligatorie prima della preghiera e le grandi (lavare tutto il corpo) dopo l’atto sessuale. Ebbene, l’omosessuale è colui che, anche se si lava, resta internamente impuro. Non può essere un musulmano perché la sua sporcizia principale deriva dalla ribellione contro Dio. Nella Sura XXVIII la parola del Corano ritorna su questo argomento: «Scacciate dalla vostra città la famiglia di Lot! È gente che pretende di essere pura».
Il codice civile di alcuni paesi musulmani parla di “pratica contro natura” punita con la prigione. In certi casi si arriva alla pena capitale. In Iran, gli omosessuali sono puniti con la flagellazione e, se perseverano, alla terza recidiva sono condannati a morte. In Nigeria per gli omosessuali è prevista la pena di morte. Il Corano non parla di natura ma di ribellione contro la volontà divina, un po’ come per chi attenta alla propria vita: il suicidio è condannato perché è percepito come una sfida all’ordine divino.
Il Corano parla soprattutto di omosessualità maschile. L’omosessualità femminile è citata, ma senza essere criticata così severamente. Nel suo Dictionnaire du Coran, Mohammad Ali Amir-Moezzi ci informa che «la punizione delle donne colpevoli di tribadismo (sihâq) è a discrezione delle autorità ». Lo stesso vale per quanto riguarda l’amore per gli efebi (amrad) e per i travestiti, perché sono effemminati (mukanath): in questi casi l’amore è adorazione e non accoppiamento.
Nelle Mille e una notte, la famosa raccolta di novelle di autori anonimi di diversa provenienza, ci sono riferimenti a tutte le forme di sessualità, ma è una raccolta di racconti di fantasia da cui non si pretende che rispecchino la realtà. Molto probabilmente è proprio per le pagine torride in cui sono rappresentate varie perversioni sessuali che nel mondo arabo e musulmano quel libro è stato spesso messo al bando.
( traduzione di Elda Volterrani)
Omofobia, Mattarella: "E’ disumanità". Obama: "Tutti devono poter vivere senza paura"
In occasione della nona Giornata internazionale istituita dal Parlamento Europeo, il capo dello Stato incoraggia "chi continua a battersi contro ogni forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale". Boldrini, varare presto legge per contrastare questo odioso fenomeno *
ROMA - "Le discriminazioni, le violenze morali e fisiche, non sono solo una grave ferita ai singoli ma offendono la libertà di tutti, insidiano la coesione sociale, limitano la crescita civile. Dobbiamo promuovere il rispetto delle differenze laddove invece la diversità scatena reazioni intolleranti. E dobbiamo parlarne con i giovani, perché purtroppo continuano a registrarsi atti di bullismo contro ragazze e ragazzi, che talvolta spingono alla disperazione". Lo scrive il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della Giornata nazionale contro l’omofobia e la transofobia. "Si tratta di espressioni di disumanità insopportabili - aggiunge - che vanno contrastate con un’azione educativa ispirata alla bellezza di una società aperta, solidale e ricca di valori".
Dagli Stati Uniti anche il messaggio di Barack Obama: "I diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT) sono diritti umani. Tutti devono poter vivere senza paura, violenza, discriminazione, indipendentemente da chi sono e da chi amano", affermano con una nota il presidente americano e la first lady Michelle Obama. "Orgoglioso" dei passi che gli Usa hanno compiuto per rendere una priorità i diritti LGBT nel mondo, ha continuato, "questa battaglia non sarà vinta in un giorno. Ma continueremo a lavorare in questa direzione negli Usa e all’estero".
La battaglia contro la discriminazione. Continuare a battersi contro la discriminazione è anche il pensiero del presidente italiano. "In occasione della nona Giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia, istituita per iniziativa del Parlamento Europeo nel 2007, desidero incoraggiare quanti in questi anni si sono battuti e continuano a battersi contro ogni forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale delle persone" afferma Mattarella. "Il principio di uguaglianza, sancito dalla nostra Costituzione e affermato nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione europea, non è soltanto un asse portante del nostro ordinamento e della nostra civiltà. Esso costituisce un impegno incessante per le istituzioni e per ciascuno di noi. Rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della personalità umana è una responsabilità primaria, dalla quale discende la qualità del vivere civile e della stessa democrazia", continua il presidente. Campagna anti omofobia della Gay Help Line: "Felicità è un diritto"
Boldrini, varare presto legge. "L’omofobia non è accettabile in una società democratica" dice il presidente della Camera, Laura Boldrini. "Mi auguro - aggiuge - che anche il nostro Paese possa quanto prima dotarsi di una legge in grado di contrastare questo odioso fenomeno. Da sola non basterà certo a sradicare e a neutralizzare i pregiudizi, contro i quali è necessario un profondo lavoro culturale, ma intanto colmerà un troppo lungo vuoto normativo. Essere europei significa anche garantire a tutti gli stessi diritti". "Non può accadere - prosegue il presidente dall Camera in una nota - che nelle scuole i ragazzi e le ragazze omosessuali debbano subire così frequentemente atti di violenza e bullismo. Ed è egualmente intollerabile ogni forma di discriminazione basata sull’orientamento sessuale che continua a manifestarsi nello sport, come testimoniano anche le cronache di questa settimana. La giornata mondiale contro l’omofobia e la transfobia, che si celebra oggi, non può avere nel nostro Paese nulla di rituale o di scontato, perchè continuano ad arrivare troppo spesso preoccupanti segnali di intolleranza".
Bullismo. "Le discriminazioni, le violenze morali e fisiche, non sono solo una grave ferita ai singoli ma offendono la libertà di tutti, insidiano la coesione sociale, limitano la crescita civile. Dobbiamo promuovere il rispetto delle differenze laddove invece la diversità scatena reazioni intolleranti - aggiunge il capo dello Stato -. E dobbiamo parlarne con i giovani, perché purtroppo continuano a registrarsi atti di bullismo contro ragazze e ragazzi, che talvolta spingono alla disperazione. Si tratta di espressioni di disumanità insopportabili che vanno contrastate con un’azione educativa ispirata alla bellezza di una società aperta, solidale e ricca di valori".
"Cammino di libertà". "Contro l’inciviltà delle discriminazioni e delle violenze molta strada è stata fatta, eppure il cammino è ancora lungo - dice Mattarella -. E’ il cammino di una libertà come pieno sviluppo dei diritti civili, nella sfera sociale come in quella economica, nelle sfera personale come in quella affettiva. Libertà anche come responsabilità. E’ compito della società nel suo insieme abbattere i pregiudizi dell’intolleranza. E costruire al loro posto una cultura che assuma l’inclusione come obiettivo sociale, che applichi il principio di eguaglianza alle minoranze, che contrasti l’omofobia e la transfobia, perché la piena affermazione di ogni persona è una ricchezza inestimabile per l’intera comunità".
La storia. La Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, ricorda come il 17 maggio del 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) eliminò l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. Ci vollero ancora quattro anni perché la decisione divenisse operativa, con la successiva edizione del Dsm (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders), il quarto, stilato nel 1994. L’Ue ha fatto propria questa data nel 2007, con una risoluzione del Parlamento europeo e il 17 maggio è diventata la Giornata internazionale da dedicare ogni anno al contrasto dell’omofobia e della transfobia.
Le iniziative. L’Arcigay è mobilitata da giorni in molte città, con iniziative e campagne di sensibilizzazione. Oggi a Trieste, Galatina, Gallipoli, Arezzo, Perugia, Catania, Napoli, Grosseto, Vicenza, Taranto, Mantova, Reggio Calabria, Livorno. Il prossimo weekend, 23-24 maggio, sarà la volta di Messina e L’Aquila.
"Io non giudico l’amore": la sigla del Padova Pride 2015
* la Repubblica, 17 maggio 2015 (ripresa parziale)
Sentenza storica in India: l’omosessualità non è più reato *
L’India depenalizza l’omosessualità. Con una storica sentenza, l’alta Corte di New Delhi ha giudicato legali i rapporti gay tra adulti consenzienti.
Viene così cancellata la legge di epoca coloniale del 1861 - la cosiddetta «sezione 377» - che assimilava questi rapporti al «sesso contro natura» e li puniva con il carcere fino a 10 anni e addirittura con l’ergastolo nei casi più gravi.
Il ricorso davanti al tribunale di New Delhi era stato presentato dalla Naz Foundation, un gruppo gay che si batte per i diritti degli omosessuali e la lotta all’Aids, ma aveva trovato la dura opposizione dei leader delle comunità musulmane e cristiane che giudicano i rapporti omosessuali sempre «contro natura».
In India, un Paese in cui persino baciarsi in pubblico viene malvisto se non apertamente condannato, l’omosessualità è stata a lungo un tabù. Le richieste di abolire la «sezione 377» erano state a lungo respinte dal governo, che solo negli ultimi anni aveva mostrato qualche apertura. La storica sentenza dovrà ora essere accolta in Parlamento, dove si dovrà fare una legge a riguardo.
Un successo per le organizzazioni dei diritti umani e dei diritti degli omosessuali. I gruppi che cercano di tutelare le ragioni dei gay portano una nuova importante argomentazione a sostegno della loro tesi: la lotta all’Aids. In India ci sarebbero milioni di omosessuali a rischio Aids che, per paura del carcere, non denunciando la loro condizione e quindi non hanno accesso alle necessarie cure mediche.
L’omosessualità è punita anche con pene severissime ancora in molti paesi: in Iran, Mauritania, Sudan, Emirati Arabi Uniti, Yemen, Arabia Saudita, Nigeria, ad esempio, può essere punita con la pena capitale.
* l’Unità, 02 luglio 2009
NAZISMO: GERMANIA - APPROVATO MONUMENTO VITTIME OMOSESSUALI
DURANTE GLI ANNI DEL NAZIONALSOCIALISMO (1933-1945) VENNERO CONDANNATI CIRCA 54 MILA OMOSESSUALI, DI ESSI SETTEMILA MORIRONO NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO. *
Berlino - Un cubo bianco con una finestra nella quale scorre un filmato: sara’ cosi’ il monumento per ricordare le vittime omosessuali del nazismo, secondo il progetto appena approvato a Berlino.
Il monumento, da realizzare entro la fine dell’anno nel centro della capitale tedesca, sara’ costruito in base ad un progetto di due artisti scandinavi, Michael Elmgreen e Ingar
Dragset, vincitore del bando pubblicato nel 2003, ha reso noto un portavoce del sottosegretario alla Cultura, Bernd Neumann.
Nel filmato, secondo gli accordi con la Lega degli omosessuali tedeschi (Lsvd), ’’si vedra’ il bacio di una coppia omosessuale: sara’ un simbolo contro l’ostilita’ nei loro confronti’’ e sara’ sostituito ogni due anni.
Il governo tedesco ha stanziato 600 mila euro per la costruzione del memoriale, che sara’ nelle vicinanze del Parlamento tedesco e della Porta di Brandeburgo.
Durante gli anni del nazionalsocialismo (1933-1945) vennero condannati circa 54 mila omosessuali, di essi settemila morirono nei campi di concentramento.
Dalle tasse a Vladimir Luxuria il popolo Cdl tra slogan e insulti
ROMA - La fantasia fiorisce in piazza. Ma anche la volgarità. E se la prima trova in Romano Prodi, il bersaglio migliore, la seconda colpisce dove può, spesso dove è più facile. "Prodi boia, Luxuria la sua troia", è uno dei motti della piazza di centrodestra destinato a far discutere. I manifestanti della Cdl (meno l’Udc) si scatenano con slogan, manifesti, cartelli dando vita a un colorato gergo antigovernativo. A volte, anche rivolto contro i ’parenti-serpenti’ che manifestano a Palermo. Ecco una carrellata degli slogan portati in piazza.
"Occorre coraggio perché Prodi è di passaggio".
"Più libertà, meno Prodi"
"Prodi zingaro"
"Noi non siamo democristiani" (contro l’Udc)
"Luxuria pisciati addosso" (Azione giovani dell’ università Romatre)
"Contro il regime per la liberta’’
"Meno tasse, più lavoro, meno Prodi"
"Governo delle tasse"
"Prodi perchè mi odi?"
"Una sinistra ’tassassina’, questa è una rapina"
"Bugiardi!"
"Istria, Fiume, Dalmazia: ritorneremo!"
"Ti sei dimenticato di imporre tasse sui ciucci"
"Governo mortadella"
"Prodin Hood: ruba ai ricchi e pure ai poveri, minchia mì futtiu a tutti" (delegazione siciliana di Forza Italia)
"Forza Silvio non svenire, tanto Prodi sta per finire"
"Prodi ci hai rotto anche le ossa"
"Prodi fai Casini"
"Prodi Park: un governo di figli di sultana";
"Prodi, il carnevale d’Italia"
"Prodi: canne, tasse e indulto"
"Finanziaria 2007: sotto l’albero quest’anno tasse, insulti e un altro inganno"
"Dalla Transilvania con amore"
"La banda bassotti" (riferito a Padoa-Schioppa, Prodi e Visco)
"Prodi trema...è tornata la balena!" (militanti Dc)
"Prodi al governo: povera Italia"
"Dalle fabbriche all’università il comunismo non passerà"
"Casa, lavoro, stato sociale, Fiamma tricolore orgoglio nazionale"
"A fine mese d’affitto morirai, voglio il mutuo sociale", "Droga, degrado, immigrazione, stanno distruggendo la nazione"
"Prodi infame per te ci sono le lame" (giovani Fi, Lega, An)
"Governo stalinista ti abbatteremo a vista" (giovani Fi, Lega, An)
"Prodi, Prodi, Prodi, boia, boia, boia" (giovani Fi, Lega, An)
"Roma cristiana mai musulmana" (Lega)
"Contro il comunismo habemus Silvium"
"Prodi non ci ridurrai in mutande"
"O Gesù dagli occhi buoni fa che torni Berlusconi"
"Bersani al soldo delle coop"
"Mortadella solo per te la vita è bella"
"Sindacalisti prima di governare imparate a lavorare"
"Governo Prodi: soviet, trans, ex Dc, no global, islamici e brigatisti"
"No all’Italia avvelenata dalla mortadella avariata"
"Il diavolo veste Prodi"
"+ tasse + tasse+ tasse + tasse + tasse... i coglioni sono serviti"
"Prodi boia, Luxuria è la tua troia" (sostenitori di An)
"Abbasso il terun" (Lega)
"Prodi Tze Tung tornatene in Cina"
"Non siamo venuto a vedere il cupolone, Padoa Schioppa sei uno sbruffone"
"Non siamo venuti a vedere il Colosseo, ma a protestare contro un Governo babbeo"
"Pontida, ce l’abbiamo duro"
"Prima avevamo la bocca piena, adesso abbiamo le tasche vuote..."
(la Repubblica, 2 dicembre 2006)
I ripetuti attacchi dei manifestanti agli omosessuali scatenano la polemica. "Berlusconi, Bossi e Fini devono dissociarsi dalle gravi offese"
Slogan contro Luxuria, insorge l’Arcigay. "I leader della Cdl chiedano scusa"
ROMA - Era inevitabile. L’Arcigay insorge contro gli slogan volgari dei manifestanti di centrodestra che hanno insultato a più riprese gli omosessuali. "Berlusconi, Fini e Bossi, al di là delle posizioni politiche che esprimono, abbiano il coraggio di dissociarsi dalle gravi offese arrecate dai loro militanti nei confronti delle persone omosessuali" dice il segretario nazionale Aurelio Mancuso.
Non sono piaciute le offese strillate da alcuni protagonisti della piazza della Cdl. Non è piaciuto quel "Prodi boia, Luxuria è la sua troia", che vince l’oscar della volgarità. Ma neppure i cartelli con "Camera con cesso" che raffiguravano un Prodi a forma di water e con i nomi di Franco Grillini, Titti De Simone e Vladimir Luxuria risucchiati. E quelle parodie dei Gay Pride con le nuove leve di Fi, An e Lega a sfilare travestiti da spose, per dimostrare contro i matrimoni omosessuali. I giovani della Cdl, dice l’Arcigay, hanno esagerato e i leader ora si devono dissociare e chiedere scusa.
Si è trattato, prosegue Mancuso, "di uno spettacolo indecoroso, offensivo, tendente come al solito a discriminare ed offendere la dignità dei gay, delle lesbiche, dei transgender".
E chiosa: "Altro che partito delle libertà. Mentre Berlusconi urlava alla piazza la difesa della famiglia nata dal matrimonio tra un uomo e una donna, (peccato che lui di famiglia ne ha avuta più di una) diversi militanti del Polo davano sfogo ai più bassi istinti omofobici e transfobici".
Al coro dello sconcerto si uniscono anche i giovani Comunisti del Prc. In una nota i portavoce nazionali Elisabetta Piccolotti e Federico Tomasello stigmatizzano l’accaduto, allargando la denuncia anche ad altri attacchi: ’’Slogan irripetibili, di una violenza inaudita come quelli che i giovani di Fi, An, Lega hanno rivolto contro la parlamentare del Prc Vladimir Luxuria o come quelli che invocano addirittura ’le lame’ contro Prodi, testimoniano un legame, che stiamo denunciando da tempo, tra le forze politiche del centrodestra e l’escalation di violenza’’.
(la Repubblica, 2 dicembre 2006)
Dopo gli insulti pronunciati dall’estrema destra alla manifestazione di ieri. Il ministero delle pari opportunità studia l’estensione della legge Mancino
Luxuria: "Basta slogan contro le trans, presto una legge per la tutela sessuale" *
ROMA - Luxuria è infuriata. Dopo gli insulti pronunciati contro gli omosessuali dai manifestanti dell’estrema destra che ieri hanno sfilato a Roma, il deputato di Rifondazione scende in campo: "Gli insulti verso le trans devono essere puniti. Il nuovo disegno di legge del ministero dei diritti e delle pari opportunità prevede l’estensione della legge Mancino anche per i reati contro l’orientamento sessuale e identità di genere".
Finora la cosiddetta Legge Mancino del 1993, puniva le discriminazioni e gli atti di odio o violenza giustificati da motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Il ministero delle pari opportunità vuole allargare la tutela anche alle personali scelte sessuali. "Faranno bene a pensarci due volte - dice Luxuria - coloro che nel futuro intenderanno usare lo strumento dell’insulto volgare e poco originale come slogan in qualsiasi manifestazioni".
La reazione era inevitabile. L’Arcigay era insorta già ieri. Il Prc gli aveva definiti "slogan agghiaccianti". Il coordinatore della segreteria Ds Migliavacca, "manifestazioni deteriori e retrive". Roba da educande il "Prodi infame per te ci sono le lame", rispetto al "Prodi boia, Luxuria è la tua troia" che ha fatto il paio con striscioni come "Camera con cesso", col volto di Prodi a fare da water e i nomi di Luxuria, Caruso, Grillini e Titti de Simone risucchiati dentro. Il tutto nell’area del corteo battuta dai ragazzi della Fiamma tricolore e di Azione giovani. E c’era pure lo striscione con sù scritto "Luxuria pisciati addosso"? O "No Prodi, no frodi, no froci", firmato dai forzisti di Bari.
"Questi slogan devono sparire", conclude Vladimir Luxuria. "La manifestazione di ieri rimarrà nella storia per essere l’ultima manifestazione in cui gli insulti verso una trans rimarranno impuniti".
* (la Repubblica, 3 dicembre 2006)
InviaStampaNota della Santa Sede per esprimere "viva disapprovazione". "Il governo israeliano si muova per impedire la manifestazione"
Gerusalemme, Vaticano contro il gay pride "Grave affronto per milioni di ebrei"
La polizia: necessario rinvio per tutelare sicurezza L’Arcigay: "Scandalose pressioni da Roma" *
CITTA’ DEL VATICANO- Il Vaticano chiede a Israele di cancellare la sfilata dei gay prevista a Gerusalemme per dopodomani. In attesa che la Corte Suprema si pronunci sui ricorsi dell’ultimo minuto presentati da più parti, la Santa Sede, attraverso il nunzio in Israele, e con una nota ufficiale, ha fatto domanda al ministro degli Esteri, Tsipi Livni, di adoperarsi affinché venga impedita la manifestazione nella Città santa per ebrei, cristiani e musulmani.
Se non annullato, l’evento sarà probabilmente rinviato a venerdì prossimo. La sorveglianza di una manifestazione così folta in un contesto ad alto allarme terroristico richiede la presenza di migliaia di agenti. "Abbiamo fatto presente che sarà necessario rinviarlo", ha detto il capo della polizia di Gerusalemme, Ilan Franco. "Possiamo aspettare un settimana se oggi la situazione della sicurezza non lo permette", ha spiegato Noa Satat, leader della comunità omosessuale di Gerusalemme.
Nella nota inviata dal Vaticano viene ribadita la posizione della Chiesa sulle persone omosessuali, espressa nel Catechismo della chiesa cattolica. "La Santa Sede esprime la sua viva disapprovazione per tale iniziativa perché essa costituisce un grave affronto ai sentimenti di milioni di credenti ebrei, musulmani e cristiani, i quali riconoscono il particolare carattere sacro della città e chiedono che la loro convinzione sia rispettata".
Nei giorni scorsi l’annunciato evento aveva causato una sorta di "intifada" tra gli ebrei ultra-ortodossi decisi a non far passare l’affronto. In serata la sala stampa ha diffuso il testo della nota della nunziatura in cui esprime il "dispiacere" per la notizia della convocazione del Gay Pride auspicando che il governo "voglia esercitare la sua influenza perché sia riconsiderata la decisione di autorizzare".
E ancora: "Alla luce di tali elementi e considerando che in precedenti occasioni sono stati sistematicamente offesi i valori religiosi - si legge nella nota - la Santa Sede nutre la speranza che la questione possa venire sottoposta a doverosa riconsiderazione".
Da una settimana ormai, tutte le notti, il celebre quartiere degli zeloti a Mea Sharim, nel cuore di Gerusalemme, vive ore di rivolta. Centinaia di ultra-ortodossi, nelle tradizionali redingote nere, barba e cappello, si scontrano con la polizia, lanciano pietre, danno fuoco ai cassonetti dell’immondizia per protestare contro una manifestazione che vedono come blasfema.
I rabbini di Edah Haredit, una corte rabbinica ultra-ortodossa, potrebbero lanciare prima di venerdì la temibile maledizione cabbalistica della Pulsa de Nura (la Scudisciata di Fuoco, in aramaico) contro gli organizzatori della Parade e contro le autorità che ne hanno reso possibile lo svolgimento, ha detto oggi il loro portavoce Shmuel Papenheim.
La Parade, organizzata dall’associazione Open House, si svolgerà nella zona dei ministeri lontano dai quartieri abitati dagli ultra-ortodossi in centro. Gli attesi 2-3.000 manifestanti saranno protetti da almeno 12.000 poliziotti. Si prevede che migliaia di zeloti cercheranno di opporsi al suo svolgimento.
Il Rabbinato capo di Israele ha invitato a una protesta pacifica e a "riunioni di preghiera contro questa abominevole marcia". Da giovedì mattina sedute di preghiera contro la Gay Pride si svolgeranno in particolare al Muro del Pianto.
"E’ scandaloso che, come avvenne a Roma nel 2000, anche in occasione del secondo World Pride, che si terrà tra pochi giorni a Gerusalemme, il Vaticano prema sulle istituzioni statali per un divieto". E’ quanto afferma il presidente di Arcigay, Sergio lo Giudice.
"Il Vaticano - prosegue - conferma di essere la più grande organizzazione internazionale omofoba del pianeta. Preferiremmo che l’ accordo fra le tre grandi religioni monoteiste si trovasse sul tema della pace nel mondo e non - conclude Lo Giudice - sulla lotta ai diritti umani delle persone omosessuali". (8 novembre 2006)
DOCUMENTO, LA CONFERENZA EPISCOPALE CORREGGE MA NON SI CONTRAPPONE AL VATICANO
I vescovi Usa aprono ai gay: non è peccato
Omosessuali, si distingue tra l’«inclinazione» e gli «atti» *
La Chiesa americana «apre» ai gay. Nella prossima assemblea generale verrà presentato, discusso e votato un documento di grande impatto: «Ministero verso le persone con inclinazione omosessuale: linee guida per la cura pastorale». Con questo testo, frutto di un’elaborazione iniziata nel 2002 da parte della Commissione Dottrina, la Conferenza episcopale statunitense assume una funzione «pilota» in un campo tanto delicato quanto controverso. Il documento, senza porsi in aperto contrasto con le indicazioni di Roma, e in particolare con un testo della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1986 (prefetto Joseph Ratzinger), offre un’interpretazione molto meno severa. Il nodo centrale, la condanna che nel 1986 provocò reazioni molto forti dal mondo gay, era contenuta in queste parole: Non si può sostenere che «la condizione omosessuale non sia disordinata». E infatti, diceva il documento, si tratta di «una più o meno forte tendenza diretta verso un intrinseco male morale; e così l’inclinazione stessa deve essere vista come un disordine oggettivo». Su questo punto i vescovi americani fanno una distinzione importante: «è crucialmente importante capire che quando si dice che una persona ha un’inclinazione particolare che è disordinata, questo non vuole dire che la persona nel suo insieme è disordinata....Talvolta non si capisce la Chiesa, o si afferma sbagliando che insegna che le persone omosessuali sono oggettivamente disordinate». È uno spostamento che può apparire sottile, ma è fondamentale; e infatti nel testo della Conferenza Episcopale Usa, che si riunirà a Baltimora dal 13 al 16 novembre c’è una distinzione molto netta fra «atti» e «inclinazione»: «mentre i primi sono sempre peccaminosi, la seconda non lo è».
Come dire che se una persona è incline al furto possiamo tranquillamente fargli fare il guardiano in una gioielleria...Così il gay-prete insegnare in un seminario...il pedofilo in una scuola elementare...lo zoofilo lavorare in una fattoria...il necrofilo in un istituto di patologia...il piromane in un bel bosco...
Ma il buon senso dove è finito, caro Prof. ?? Bisogna essere così intelligenti e acculturati per affermare simili sciocchezze?
Cordiali saluti.
Caro Biasi,
non studio teologia a Parigi nè intendo prendere le difese del Prof. La Sala, il quale non ne abbisogna in quanto già prolifico. Vorrei solo porti delle domande: e forse l’essere omosessuale il peccato per un religioso o il fare sesso? Se la risposta è la seconda che differenza c’è tra l’essere eterosessule o omosessuale per un insegnante seminarista? Certo mi dirai che in un posto dove ci sono uomini un omosessuale sarebbe più tentato. Chiedo: è con la chiusura e le segregazioni che bisogna ricorerre per vivere da cristiani, intendo dire non è preferibile affrontare a petto nudo il peccato, per evitarlo con autenticità, piuttosto che chiudersi in una campana di vetro? E poi chi lo esclude che un eterosessuale non sia più "voglioso" di un omosessuale? Non troverà quindi sfogo nella società o in carezze illecite? Grazie anticipatamente per le risposte che vorrai darmi.
Vincenzo Tiano
Caro Vincenzo, ti ringrazio per le tue acute osservazioni, che introducono un tema, IL PECCATO, fondamentale per capire la posizione di un credente cattolico e la sua Chiesa . Fino a non molto tempo fa vivevamo nella paura del peccato mortale e dell’inferno. La pastorale della Chiesa allora era, come diceva Jean Delumeau, "una pastorale della paura" !Oggi, come puoi osservare, esiste una dissafezione dei credenti nei confronti del sacramento della riconciliazione (confessione) dovuta a una diminuzione, appunto, del SENSO DEL PECCATO.
Allora ecco che c’è sempre qualcuno che ci presenta LA BUONA NOVELLA (EU-VANGELO!) depauperata dei concetti di PECCATO, di COMANDAMENTO, di LEGGE, di PROIBIZIONE, di GIUDIZIO FINALE !Per costoro queste nozioni sono NEGATIVE, generatrici di cristiani timorosi, soffocati da complessi di colpa !! È il momento di presentare finalmente il VANGELO come l’ha annunciato Gesù (non VAN-GELO ! Perchè quei concetti prima descritti, ti gelano le ossa, i muscoli; non ti permettono di agire più secondo la tua pseudo-libertà che ti sussurra che tutto è permesso, tutto è lecito !). Ecco allora il VANGELO DELLE BEATITUDINI, il VANGELO DELL’AMORE !!
In questa richiesta non possiamo non osservare una conseguenza, seppur lontana, del maggio1968. Siamo tutti influenzati, senza saperlo, dal pensiero di Nietzsche, principale ispiratore, insieme a Marcuse, di quelle tesi, di quegli slogan. Il Prof. La Sala è figlio di quella rivoluzione, che difende, cercando di farci capire che la nozione di PECCATO deve essere superata, perchè troppo legata alla tradizione ebraica. Allora si comprende perchè tutti quelli che non credono all’autorità dottrinale della Chiesa minimizzino i numerosi avvertimenti di Gesù contro il Male, contro Satana e l’inferno : "A voi, miei amici, dico: non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella geenna. Sì, ve lo dico, temete costui" (Lc 12, 4-5). Non credendo più a queste sanzioni eterne si tende naturalmente a non prendere sul serio le ESIGENZE MORALI del VANGELO. Queste ESIGENZE coinvolgono tutti !!
I costumi non sono mai stati puri, ma oggi è messa sotto accusa la nozione più elementare di bene e di male. Come possiamo oggi non cadere nello scetticismo in materia morale ? Davanti a un bombardamento, attraverso i media, di idee, di messaggi sempre più contradditori nel campo del rispetto della vita, dell’aborto, della bioetica, della sessualità ?
Allora io penso e credo che LA MORALE CATTOLICA, la Chiesa e il suo Magistero non possano che apparire "NEMICI" nei confronti di una sociologia di ispirazione marxista che denuncia la MORALE come una sovrastruttura ideologica al servizio della classe dominante (vedi: FORZA ITALIA e RATZINGER del nostro Prof.!!). La MORALE diventa così, come la RELIGIONE, OPPIO DEI POPOLI !
È un discorso che coinvolge TUTTI, indiscriminatamente, come i 10 milioni di italiani (eterossessuali, per la stragrande maggioranza) che ricorrono al sesso in pagamento sulle nostre strade...
Cari saluti. Biasi
DOCUMENTO - L’OROLOGIO FERMO DI RATZINGER E L’ARRETRATEZZA DELL’ITALIA redazione - L’Unità*
Ma perché Benedetto XVI parla di famiglia soltanto se c’è un matrimonio cattolico alla base del rapporto tra un uomo e una donna? Ma Papa Ratzinger non si è accorto che il mondo di oggi nel ventunesimo secolo si è evoluto al punto che ci sono vari paesi avanzati nei quali la famiglia è costituita da situazioni assai differenti nei quali stanno insieme persone dello stesso sesso, unioni di fatto e matrimoni civili che hanno la stessa durata di quelli religiosi?
La risposta che il presidente della Repubblica Giorgio Napoletano ha inviato alla missiva di Benedetto XVI sulla famiglia ha riaffermato invece il dettato costituzionale che, da una parte, riconosce il matrimonio come base della famiglia ma dall’altra, riferendosi agli articoli 2 e 3 della Carta,estende il significato degli articoli 29,30 e 31 della costituzioni ad altre forme di unione intesa come «formazione sociale» (art.2) nella quale i membri possono svolgere la loro personalità.
C’è in altri termini nella nostra costituzione una concezione laica e storistica che non si riferisce in nessun modo a un significato religioso e trascendente ma che vede laicamente lo sviluppo della famiglia o delle famiglie come formazioni sociali tutelate dallo Stato in quanto formate da cittadini titolari di eguali diritti garantite dalla Carta.
È evidente, da questo punto di vista,il contrasto di fondo che differenzia la visione di una Chiesa cattolica chiusa ai tempi del Concordato e uno Stato laico come quello rappresentato oggi dal Capo dello Stato.
Sembra impossibile che oggi la Chiesa cattolica adotti ancora un linguaggio come quello usato di Benedetto XVI proprio durante la sua visita in Spagna e finga di non considerare un segnale significativo l’assenza del capo del governo Zapatero alla sua messa solenne.
Qualcuno ha scritto che il premier spagnolo ha deciso per calcolo di non partecipare alla messa del papa ma chi scrive considera quell’assenza come un segnale importante di una politica laica come quella condotta nel primo anno del suo mandato.
Il mondo è cambiato,i rapporti tra gli esseri umani sono diventati dovunque liberi e tali da spaziare in campo etero ed omossessuale e non richiedere la sanzione di una religione nata in altri tempi e tale da richiedere una morale ferma al periodo preilluministico.
È possibile che si debba vivere ancora in un paese nel quale ogni trasgressione delle regole ferree di altri tempi debbano impedire ai parlamenti di legiferare in maniera difforme?
Parliamo ogni giorno di globalizzazione e di comunicazione tra i paesi che si sono liberati del passato ma quando si tratta di famiglia sembra che tutto debba diventare retaggio di un passato nel quale il costume era altro e chi non osservava le regole veniva escluso, disconosciuto e marginalizzato?
È possibile che solo l’Italia, tra i grandi stati dell’Occidente, debba restare ancorata alla dottrina cattolica anche in campo civile?
Che una legge contraria alla fecondazione assistita debba restare in un paese così come è malgrado la sconfitta del centro-destra? Che ci sia quasi giorno un pontefice cristiano che ignori quel che avviene in Europa e proponga una interpretazione della carta costituzionale che neppure i partiti degli anni quaranta si sentivano di sostenere di fronte ai cambiamenti che a poco a poco avvenivano nella società italiana? E che ora dopo un cinquantennio ci siano forze politiche di maggioranza e di opposizione che non abbiano il coraggio di metterla in discussione?
Riconosciamo di trovarci in una situazione paradossale nella quale la Chiesa cattolica cerca in ogni modo di fermare e bloccare i mutamenti della società,di dividerci dalla Spagna,dalla Francia,dalla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti e promuova in ogni modo attraverso i mass media più conformisti e le forze politiche più arretrate una visione angusta della famiglia che esclude le unioni civili, per non parlare delle unioni omossessuali, nel timore che crolli un sistema arretrato e cristallizzato.
Un sistema che è alla base di un ordine più ottocentesco che novecentesco, fermo alla famiglia tradizionale, chiuso a tutte le situazioni diverse, nemico di ogni trasgressione anche quando ormai il panorama sociale mostra il diffondersi delle unioni di fatto come di quelle omossessuali.
Quale giustificazione ha un simile atteggiamento se non quello di non voler riconoscere la realtà e fermarsi al passato?
C’è da chiederselo ancora una volta di fronte alla politica laica e prudente di Zapatero che, se non è sbaglio, non è un estremista rivoluzionario ma un leader riformista e moderato del centro-sinistra a livello europeo e mondiale?
E viene in mente un interrogativo insistente: possibile che il fatto che sia Roma la sede della Chiesa cattolica e che il papa sieda in Vaticano il nostro centro-sinistra sia così lontano da una simile politica laica che corrisponde in pieno alla strategia moderna di un’alleanza riformista arrivata al potere dopo cinque anni di difficile e decisa opposizione?
___ *
L’Unità, 10.07.2006
La risoluzione omofila imbavaglia i parroci e apre i seminari ai gay. A rischio i beni della Santa Sede Se Bruxelles mette il Vaticano tra gli "Stati canaglia"
di Giulio Ferrari *
Nel minuscolo territorio di neppure un chilometro quadrato circolano euro vaticani, dimostrazione di buona volontà europeista che non metterà al riparo la Santa Sede dalla fregola filo-omosessuale di Bruxelles. Dopo l’approvazione della risoluzione contro la cosiddetta omofobia, la Città del Vaticano rischia di aprire l’elenco made in CE degli "Stati canaglia". Cardinali e guardie svizzere nulla hanno a che vedere con le accuse mosse dagli Usa a Iran, Siria, Corea del Nord e compagnia bella, nondimeno anche l’Europa segna a dito lo Stato che non recepisce le parole d’ordine del "progresso". E intende normalizzarlo con le cattive maniere, visto che il documento varato mercoledì scorso dal Parlamento europeo impegna la Commissione a prevedere sanzioni nei confronti dei Paesi che non si adegueranno al rovesciamento della morale nonchè azioni penali ad personam. Pur avendo adottato l’euro, lo Stato della Città del Vaticano non fa parte della Ue e neppure dell’Unione economica e monetaria: dal punto di vista del diritto internazionale, la facoltà di ingerenza di Bruxelles sarebbe pari a zero e tuttavia Oltretevere non possono dirsi al sicuro dietro le alabarde.La ritorsione all’insegnamento del Papa in materia di sodomia scatterà facilmente all’interno dei Paesi membri Ue dove la Chiesa cattolica conta molte migliaia di luoghi di culto, istituti, enti e sacerdoti. Un punto della risoluzione europea, dove si prevedono interventi polizieschi all’insegna della "fermezza contro i discorsi omofobici", sembra scritto apposta per censurare le prediche e punire i parroci doverosamente refrattari al nuovo ordine sessuale. Il parametro della colpa e del castigo, spiega il testo dell’europarlamento, è riferito a un’altra serie di opinabili reati "discriminatori" quali "razzismo, xenofobia, antisemitismo", tutti già puniti con pene draconiane.I primi a finire nell’occhio del ciclone saranno i seminari sparsi per tutta Europa, dove è stata appena recapitata la disposizione di Benedetto XVI che esclude gli omosessuali dal sacerdozio. Lo scontro si profila duro. Ma se cedesse al diktat europeo, l’attuale gerarchia cattolica getterebbe nell’immondizia, oltre alla propria legittimità davanti a Dio e ai fedeli, anche duemila anni di dottrina.Se il Papa arrivasse a rinnegare la fede con improbabili "concessioni" sull’omosessualità dovrebbe infatti lavorare molto di gomma per cancellare parecchie pagine della Bibbia, tra cui quelle della Genesi che raccontano il castigo divino di Sodoma e Gomorra. Gli toccherebbe poi sconfessare gli apostoli Pietro e Paolo, che prospettano il fuoco eterno per chi si abbandona a tali "infami passioni", smentire i Padri e i Dottori della Chiesa, da Sant’Agostino ("delitti contro natura") a San Gregorio Magno ("nulla più disgustoso di questa perversione") a Santa Caterina da Siena ("vizio schifoso"). Oltre a far tabula rasa di santi e concilii, il Papa "rieducato" dovrebbe magari censurare Dante che, nel cerchio VII dell’Inferno, chiama col nome di una malattia repellente ("tigna") la sodomia. E se i vocabolari, che definivano l’omosessuale come un malato ("persona affetta da omosessualità", cfr. Devoto-Oli 1971), hanno provveduto a riscritture politicamente corrette, è certo che il Papa non potrà riadattare la Bibbia al verbo europeo. ---------------- * www.ildialogo.org, Lunedì, 23 gennaio 2006
I preti gay e la chiesa. Lettere per un dialogo
di Augusto Cavadi
Ringraziamo l’amico Agusto Cavadi per averci messo a disposizione questo suo articolo pubblicato su “Repubblica - Palermo” del 12.3.06*
L’8 marzo è stata un’occasione, più o meno efficace, di riflettere sulle discriminazioni di cui sono state (e sono) vittime le donne. Sarebbe un po’ miope, però, dimenticare che - mentre si sta faticosamente lottando per togliere una discriminazione del passato - se ne vanno aggravando di nuove. Per restare nell’ambito delle identità sessuali, l’emarginazione delle persone omosessuali (donne o maschi che siano). Splendide civiltà del passato, dall’Atene dell’età classica alla Firenze rinascimentale, hanno avuto atteggiamenti di apertura e di rispetto che - almeno in Italia, almeno in Sicilia - sarebbero oggi inconcepibili: Socrate o Platone, Leonardo da Vinci o Michelangelo non sono stati certo colpiti da sanzioni sociali sulla base delle opzioni sessuali. A questo clima di crescente intolleranza contribuiscono tutte le agenzie educative: dai commenti allarmistici di papà e mamma ai sorrisetti ironici degli insegnanti a scuola o alla scelta massmediatica di privilegiare i gay più pittoreschi. Non trascurabile, poi, l’influenza - diretta sui fedeli, indiretta sull’opinione pubblica - della chiesa cattolica, specie in questa fase della storia nazionale in cui (come avvertono, con preoccupazione, autorevoli osservatori quali l’arcivescovo di Monreale, monsignor Naro) anche partiti e circoli culturali lontani dall’ispirazione evangelica tentano di utilizzare il patrimonio cristiano come “religione civile”, come “supplemento d’anima” di una società sempre più svuotata di valori condivisi. Proprio per queste ragioni merita attenzione un documento che non ha avuto diffusione né in ambienti cattolici (scandalizzati) né in ambienti laici (indifferenti a questioni ritenute ’interne’ al mondo cattolico). E’ una “lettera aperta” (rivolta sia ai vescovi che “agli uomini e donne della società”) - che 39 preti (di cui almeno due siciliani) hanno redatto - riguardante la recente “Istruzione” vaticana che esclude dall’ammissione “al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay”. Con tono sommesso, ma sofferto, dichiarano di essere omosessuali consapevoli e precisano che ciò non ha impedito alla loro vita di essere costantemente “animata dal dono di tutta la persona alla Chiesa e da un’autentica carità personale”. “Confrontandoci fra noi sacerdoti in varie occasioni, come ritiri o esercizi spirituali” - aggiungono i firmatari - “ci siamo resi conto che i turbamenti, per gli eterosessuali come per gli omosessuali, sono venuti dopo gli anni del seminario, causati non dalla tendenza sessuale, ma dalla solitudine, dalla mancanza di amicizia, dal sentirsi poco amati e, qualche volta, abbandonati dai propri superiori, dai confratelli, dalle nostre comunità”. Don Franco Barbero - un prete di Pinerolo da pochi mesi ridotto allo stato laicale - si è chiesto se questa durezza delle autorità ecclesiastiche non sia, oggettivamente, un modo di incrementare “l’ateizzazione della società” e se, in ogni caso, non sia l’ingiusta cancellazione di un fatto evidente: che “milioni di persone omosessuali ogni giorno svolgono con amore e competenza, con dignità e fecondità, il compito di genitori, di educatori, di insegnanti, di terapeuti, di medici, di onesti lavoratori nelle più variegate aree dell’esistenza quotidiana, culturale, professionale, artistica, religiosa”. E, non senza sarcasmo, osserva: “Eccoli, dunque, i nuovi pericoli pubblici. Non pensate ai guerrafondai,ai corrotti che ci governano, ai mafiosi, ai palazzinari, agli speculatori. Tutta ’brava gente’ che in fin dei conti non fa male a santa romana chiesa; anzi, a volte, fa laute offerte e intrattiene ottimi rapporti con cardinali e curie. I nuovi mostri, la rovina della chiesa sono quei giovani che osano vivere secondo la loro natura, hanno il coraggio di mettere la loro vita a servizio del Vangelo e portano nel mondo e nella chiesa il dono della loro omosessualità, come una delle possibili forme di esistenza e di amore”. Il caso dell’esclusione degli omosessuali è solo la punta estrema di una politica ecclesiale che enfatizza in maniera abnorme la dimensione affettivo-sessuale delle persone. In questa logica rientra la rigidità delle stesse gerarchie cattoliche nei confronti dei coniugi divorziati o separati ma conviventi con nuovi partners o risposatisi con rito civile: che, come è noto, non possono partecipare alla mensa eucaristica. Non sono questioni che si possano risolvere a colpi di slogan. Essenziale è non sopprimere - per conformismo o per tradizionalismo - la discussione tra teologi, giuristi, psicologi, sociologi, preti e coniugi praticanti. Nel suo ultimo piano pastorale il vescovo di Trapani, monsignor Micciché, ha anche ricordato l’opportunità di non escludere da questa riflessione gli stessi divorziati, di “aprire un dialogo con questi fratelli e prospettare un cammino che offra loro un particolare percorso spirituale”. E, proprio in sintonia con questo suggerimento, parroci e fedeli della comunità “Cristo Re” di Erice Casa Santa hanno lanciato un’iniziativa davvero singolare: nel periodo di quaresima, appena iniziato, ogni venerdì, si asterranno dal celebrare messa. Un modo - spiegano in un breve comunicato - di “condividere il ’digiuno eucaristico’ con quanti non possono partecipare alla ’comunione’ perché impediti dalla loro condizione matrimoniale irregolare o per altre cause”. Un invito, insomma, a non irrigidire le posizioni in ambito cattolico e a riaprire un confronto civile anche nel più ampio spazio del dibattito pubblico.
Augusto Cavadi
WWW.ILDIALOGO.ORG/OMOSES, Domenica, 12 marzo 2006
studiate, studiate, e informatevi...
E’ semplicemente assurdo veder tutelati i nostri diritti da gente che sostiene e solidarizza con un paese come Cuba e con il comunismo. Evidentemente molti di questi ragazzini viziati e non, non sanno che noi gay, a Cuba, subiamo persecuzioni simile a quelle subite dagli ebrei durante il fascismo. Cari comunisti e cari amici di Cuba, noi gay, nel vostro amato paese, non possiamo frequentare ne scuole ne università... se scoprono che siamo gay, se tutto va bene, come minimo ci espellono... Per noi gay dichiarati a Cuba non c’è la minima possibilità di vivere tranquillamente. Molti di noi sono tutt’oggi rinchiusi in carcere o in campi di lavoro per il fatto di essere gay! Se non lo sapete, l’articolo 303 del codice penale cubano punisce gli atti omosessuali!
Studiate e informatevi, cari compagni, e se intendete aiutarci solo per vostri tornaconti, lasciateci perdere allora. Se invece volete realmente aiutarci, prendete distanza realmente da Cuba, dal comunismo e dai totalitarismi.
(Postato da un gay di trieste)
NB. Il 27 maggio 1993 in Russia è stata abrogata la prima parte dell’articolo 121, che puniva l’omosessualità volontaria. Questo articolo ignominioso è esistito per quasi 60 anni. !!!
Meditate, gente, meditate !!
Le politiche del periodo sovietico e le politiche sovietiche verso gli omosessuali possono essere divise in cinque periodi chiave:
1917-1933: la decriminalizzazione dell’omosessualità, tolleranza relativa, l’omosessualità definita ufficialmente come una malattia
1934-1986: recriminalizzazione dell’omosessualità, trattata severamente con processi, discriminazione e silenzio;
1987-1990: inizio delle discussioni pubbliche aperte sulla condizione dell’ omosessualità da un punto di vista scientifico ed umanitario da parte di professionisti e di giornalisti.
1990 - Maggio 1993: i gay e le lesbiche in prima persona si fanno carico della questione, portando in primo piano i diritti civili, con esacerbamento del conflitto e politicizzazione della questione.
Giugno 1993: decriminalizzazione dell’omosessualità; il sottobosco omosessuale comincia a svilupparsi in una subcultura gay e lesbica, con relative organizzazioni, pubblicazioni e centri, ma continua la diffamazione sociale dell’amore e dei rapporti fra persone dello stesso sesso.
L’iniziativa della revoca della legislazione antiomosessuale, dopo la rivoluzione di febbraio 1917, era venuta non dai bolscevichi, ma dai cadetti (democratici costituzionali) e dagli anarchici (Karlinsky, 1989). Tuttavia, una volta abrogato il vecchio codice penale, dopo la rivoluzione di Ottobre, anche l’articolo anti-omosessuale aveva perso validità. I codici penali della Federazione russa del 1922 e del 1926 non menzionano l’omosessualità, anche se le leggi corrispondenti erano rimaste in vigore in luoghi in cui l’omosessualità era più diffusa - nelle repubbliche islamiche dell’Azerbaijan, di Turkmenia e di Uzbekistan, così come nella cristiana Georgia. Al Congresso mondiale della lega per le riforme sessuali, tenutosi a Copenhagen nel 1928, la legislazione sovietica fu addirittura portata ad esempio degli altri paesi. Gli esperti medici e legali sovietici erano molto orgogliosi della natura progressista della loro legislazione: nel 1930 il perito medico Mark Serejskij scrisse sulla Grande Enciclopedia Sovietica: “La legislazione sovietica non riconosce reati cosiddetti contro la morale. Le nostre leggi partono dal principio della difesa della società, e quindi prevedono una punizione solo in quei casi in cui l’oggetto dell’interesse omosessuale sia un bambino o un minorenne..." (p. 593). Come Engelstein (1995) giustamente nota, la decriminalizzazione formale della sodomia non ha significato che tale comportamento fosse al riparo da incriminazioni. L’assenza di leggi formali contro il rapporto anale e il lesbismo non ha impedito l’incriminazione del comportamento omosessuale come forma di comportamento disordinato. Dopo l’emanazione del codice penale del 1922, si tennero, in quello stesso anno, almeno due processi per omosessualità a noi noti. L’eminente psichiatra Vladimir Bekhterev testimoniò che "l’ostentazione pubblica di tali impulsi... è socialmente nociva e non può essere consentita" (Engelstein, 1995, p. 167). La posizione ufficiale della medicina e della legge sovietiche negli anni Venti, come riflessi dall’articolo d’enciclopedia di Sereisky, era che l’omosessualità era una malattia che era difficile, se non impossibile, curare. Perciò, "riconoscendo la scorrettezza dello sviluppo omosessuale... la nostra società combina misure profilattiche e terapeutiche a tutte le condizioni necessarie per rendere il conflitto che colpisce gli omosessuali quanto meno doloroso possibile, e per risolvere la loro tipica alienazione all’interno della collettività”. (Sereisky, 1930, p. 593). Anche se, durante gli anni Venti, alcuni intellettuali omosessuali svolsero ancora ruoli importanti nella cultura sovietica, sparì l’opportunità di una discussione sul tema aperta, filosofica ed artistica, quale quella iniziata all’inizio del secolo. Col decreto del 17 dicembre 1933 e con la legge del 7 marzo 1934, l’omosessualità divenne di nuovo un reato penale. I motivi esatti di questo cambiamento brusco sono ancora sconosciuti, ma esso faceva chiaramente parte del "Termidoro [il periodo del "Terrore" della Rivoluzione francese, NdR] sessuale" e di una tendenza repressiva generale. Articoli di criminalizzazione furono inseriti nei codici di tutte le repubbliche sovietiche. Secondo l’articolo 121 del Codice penale della Repubblica Sovietica Russa, l’omosessualità (muzhelozhstvo) era punibile con la privazione della libertà per un periodo fino a 5 anni e, secondo l’articolo 121.2, nel caso di uso o minaccia d’uso di violenza fisica, o di sfruttamento della posizione dipendente della vittima, o di rapporti con minorenni, fino a 8 anni. Nel gennaio del 1936 Nikolai Krylenko, Commissario del popolo per la giustizia, annunciò che l’omosessualità è il prodotto della decadenza delle classi sfruttatrici, che non hanno niente da fare, ma che in una società democratica, fondata su sani principi, per tali persone non c’era posto (Kozlovsky, 1986). L’omosessualità fu così legata alla controrivoluzione. In seguito, i giuristi e i medici sovietici descrissero l’omosessualità come una manifestazione “della decadenza morale della borghesia”, reiterando parola per parola gli argomenti dei fascisti tedeschi. Tipico di questa posizione fu un articolo anonimo sull’"omosessualismo" apparso nella Grande Enciclopedia Sovietica del 1952. I riferimenti a possibili cause biologiche dell’omosessualità, che fino ad ora erano stati usati per scopi umanitari come ragione per decriminalizzare l’omosessualità, ora venivano rifiutati: "L’origine dell’omosessualismo è collegata alle circostanze sociali quotidiane; per la stragrande maggioranza della gente che si dedica all’omosessualismo, tali perversioni si arrestano non appena la persona si trovi in un ambiente sociale favorevole.... Nella società sovietica con i suoi costumi sani, l’omosessualismo è visto come una perversione sessuale ed è considerato vergognoso e criminale. La legislazione penale sovietica considera l’omosessualismo punibile con l’eccezione di quei casi in cui lo stesso sia manifestazione di profondo disordine psichico". (Gomoseksualizm, 1952, p. 35)
W O ITALY: WOJTYLA E FIDEL - GUARDAVANO AL FUTURO, SENZA NOSTALGIE: ESSI SAPEVANO E SANNO CHE IL ’CATTOLICESIMO’, IL NAZISMO, IL FASCISMO, IL COMUNISMO, IL CAPITALISMO, ecc., SONO MACERIE DEL PASSATO E SAPEVANO ANDARE OLTRE - OLTRE IL NOSTRO PRESENTE STORICO !!!
Caro Biasi
medita, ... e studia veramente: a guardare al passato in modo distorto, c’è solo da perdere tutto - sia sul piano personale, sia sul piano storico e collettivo!!! Dal "paradiso terrestre" (o, se vuoi, dalla selva dei "Lari-ci pi-Sani") soffia un vento che nemmeno ti immagini ... e spinge tutti e tutte a capire che significa che "in principio era il Logos (la Parola, il Verbo)" e che significa il "Dio" dei Viventi e non dei morti !!! Torna ... ’ a casa’: VIVA DANTE, VIVA GIOACCHINO, VIVA SAN GIOVANNI IN FIORE, VIVA L’ITALIA!!!
M. saluti, Federico La Sala
Caro Federico, ma allora perchè continui a trascrivere articoli da "Liberazione" e dall’"Unità", che mi sembrano quotiadiani molto nostalgici di una certa ideologia? Perchè non lo dici anche a Francesco Basile che il comunismo è maceria del passato ?
Non vivo d’illusioni, di utopie; non mi rifugio in un mondo fittizio, creatomi apposta, per paura di guardarmi attorno. Amo sfidare la realtà delle cose; voglio vivere coscientemente e responsabilmente nei confronti delle mie scelte, giuste o sbagliate che siano. Sono libero, perchè mi sento libero da qualsiasi indottrinamento politico o religioso. Se amo la Chiesa e Ratzinger, se difendo il cattolicesimo, è una scelta dettata dal cuore e non dalla ragione. Credo che Cristo abbia affidato alla sua Chiesa il potere di dare l’interpretazione autentica della sua parola. Rispetto comunque chi non crede a questa autorità dottrinale e nega a se stesso la possibilità di dissetarsi a questa fonte di acqua viva.
Tanti saluti. Biasi
Caro Biasi
W O ITALY - DUE ALI ... Fides et Ratio !!! Così Wojtyla, e non Ratzinger - l’ultrà platonico-’cattolico’!!!! Non è più il tempo delle scelte dettate "dal cuore e non dalla ragione": senza Gioacchino, lo Spirito, non si va da nessuna parte!!! Ma quale acqua viva - se non sai nulla nemmeno della Living-Stone?!! L’orso è morto, e - se non va a scuola di Francesco (e di Dante), e diventa ’lupo’ - il nostro Ratzinger non può capire nulla dell’Amore dei nostri Padri e delle nostre Madri: deve solo togliersi i paramenti-travestimenti e ritornare a scuola da ’Giuseppe’, ’Maria’, e Gesù!!! Non c’è altra via: a mio parere, ovviamente!!!
M. cordiali saluti, Federico La Sala
È la ragione che ti fotte, caro Federico, è la ragione !Non capisci che non può esserci incontro totale con Gesù Cristo senza la mediazione della Chiesa e dei quattro vangeli ? È lo Spirito stesso che non cessa di agire nei nostri cuori per suscitarvi la fede, e nel mondo per produrvi segni oggettivi della presenza di Cristo.
Il peccato contro lo Spirito, denunciato da Gesù, consiste proprio nel chiuderci alla luce interiore che egli ci dona fino al punto di renderci incapaci di scoprire la sua presenza operante nelle opere che compie.
"Alla tua luce vediamo la luce" (Sal 35,10). Questo versetto del salmo esprime mirabilmente la complementarietà del ruolo che ha, nell’atto di fede, la luce prodotta nei nostri cuori dallo Spirito Santo.
Possa anche tu accogliere nel tuo cuore la luce della fede, capace di scorgere, al di fuori di noi, quelle tante stelle che il Signore accende nella notte della nostra storia, per manifestare la presenza di suo Figlio.
Colmo di speranza, ti saluto. Biasi
TORNA A CASA ... CHE E’ MEGLIO: QUESTO IL MESSAGGIO DEL GRANDE SPIRITO, A-UGH !!!
Caro Biasi ma dove vai?! Calmati ... e ascoltati l’ultimo lavoro di Caparezza - "torna catalessi": Good Luck !!!
M. saluti, Federico La Sala