L’8 agosto pazienti, operatori e familiari partono da Mestre per la Cina
Repubblica.it seguirà il progetto di "Le parole ritrovate" e "Anpis"
Da Venezia a Pechino, viaggio in treno
contro i pregiudizi della malattia mentale
di FEDERICA MACCOTTA *
Un viaggio da pazzi. Da Venezia a Pechino, in treno. Attraverso l’Ungheria, la Russia, la Mongolia. Sulle orme del viaggiatore per eccellenza, quel Marco Polo che più di settecento anni fa è partito alla scoperta dell’Altro. E’ la sfida di 208 persone, che il 28 agosto lasceranno Mestre alla volta della Cina. In 208, tra pazienti psichiatrici, operatori della salute mentale e familiari, da dodici regioni italiane.
Non è un viaggio "normale" né un treno ordinario, quello messo in piedi dal movimento Le parole ritrovate e dall’Anpis (le polisportive che si occupano di salute mentale sotto la sigla Associazione nazionale per l’integrazione sociale). E’ un viaggio speciale, che sintetizza la filosofia degli organizzatori - il fare assieme, coinvolgendo tutti i protagonisti della realtà della malattia mentale - e che si propone di andare a scoprire le diversità di mondi distanti migliaia di chilometri, abbattendo i pregiudizi.
L’anno scorso un gruppo aveva attraversato l’oceano, dalla Spagna al Sud America. Questa estate, la rotta è verso l’Estremo Oriente. Repubblica.it seguirà la corsa, attraverso metropoli e steppe deserte, creando un ponte tra l’Italia e i vagoni di quel treno speciale per Pechino. Salendo sulla Transiberiana e sulla Transmongolica, visitando Budapest e Mosca, esplorando la muraglia cinese e le tombe Ming. A ogni tappa, infatti, i 208 scopriranno mondi lontani ed entreranno in contatto con le realtà della psichiatria locale di paesi in cui i manicomi esistono ancora e la diversità è spesso vista con sospetto.
I 208 Marco Polo viaggeranno sulle rotaie e all’interno della propria esperienza, tra le difficoltà di stare per quattro giorni di fila su un treno senza poter scendere sulla terra ferma e le diverse sensibilità di tre realtà (operatori, pazienti e loro familiari, più qualche "cittadino impegnato") che cercano un punto di contatto. Per condividere crescita e responsabilità, forza e debolezza.
Un progetto grande, per l’idea che gli sta dietro e per i suoi numeri: per partire sono stati raccolti dalle associazioni che compongono il variegato mondo di "Le parole ritrovate" e "Anpis" più di 700mila euro. Ogni viaggiatore "costa" infatti 3.600 euro: chi ha potuto ha pagato l’intera quota, gli altri hanno contributo con 500 o mille euro. Il resto è stato raccolto grazie a finanziamenti pubblici e privati e a molta fantasia: con cene, magliette e spille, cartoline che verranno spedita da Pechino a chi le ha comprate. Il viaggio è patrocinato dal Ministero della Salute, che insieme a Rai Cinema finanzia un documentario che verrà girato da Giovanni Piperno durante i venti giorni alla scoperta dell’Oriente. L’8 agosto si parte da Venezia Mestre. Destinazione, Pechino.
* la Repubblica, 27 luglio 2007
Lo speciale sul treno Venezia-Pechino
(dall’inviato Martino Iannone) *
PECHINO - L’albero della speranza piantato a Budapest, l’assalto entusiasta all’ambasciata italiana di Mosca, le notti in treno sulla Transiberiana, il cielo azzurro della Mongolia, lo striscione umano che ha preso vita nella città proibita di Pechino con la scritta ’Linkig free minds’, ’Assieme libera-mente’, la paura malcelata di tornare a casa. Sono i flash scattati dal ’Treno speciale per Pechino’ giunto a fine corsa. Tre settimane di ’Fareassieme’ per gridare al mondo: ’Noi esistiamo’, ’Basta con i manicomi, prendete esempio dall’Italià, ’Diamo una speranza al disagio mentale’.
I 210 italiani che hanno partecipato a questa avventura partita lo scorso 8 agosto da Mestre sono pronti per rientrare in Italia dove raccogliere i frutti di un’esperienza unica, forse irripetibile. Non manca un’apprensione: "Siamo riusciti a dire al mondo, al nostro Paese, quello che volevamo?".
I primi tre aerei decolleranno da Pechino domani. L’ultimo martedì. I protagonisti del viaggio, i circa 60 utenti dei centri di assistenza psichiatrica, molti dei loro famigliari, i medici psichiatri e gli psicologi, gli educatori e le infermiere professionali e i volontari e cittadini attivi giunti da 12 regioni, hanno voglia di raccontare questa loro inaspettata esperienza. In valigia portano emozioni, qualche souvenir, tanti ricordi, la consapevolezza, l’orgoglio di aver dimostrato a sé stessi e agli altri che anche loro ’possono’, anche loro ’sono’.
E’ stato un viaggio nell’anima e nella mente, i luoghi geografici attraversati ’solo’ un’eccezionale scenografia, il treno sul quale hanno vissuto la metafora di un’esistenza alla ricerca di una stazione d’arrivo e di partenza dove si giunge stanchi ma da cui ripartire con rinnovata speranza.
Prima stazione: l’albero della speranza piantato nella piazza Kalvaria di Budapest con centinaia di nastrini colorati sui quali ognuno ha lasciato un proprio pensiero, un sogno. Seconda stazione: l’entusiasmo di ’occupare’ l’ambasciata italiana a Mosca. Mai nessuno dei protagonisti di questa avventura era mai entrato in un luogo così evocativo dal punto di vista politico. Lo hanno fatto travolgendo con entusiasmo e gioia di vivere ogni protocollo. Terza stazione: le notti e i giorni, tredici, di cui quattro consecutivi, trascorsi a bordo del treno mentre il convoglio scivolava lento lungo i binari della Transiberiana. Ore interinabili dove l’unico spazio consentito era quello del pensiero libero. Quarta stazione: l’azzurro cielo della Mongolia verso il quale gli occhi non hanno potuto fare altro che guardare all’insù quasi a cercare risposte più grandi di tutto. Sesta stazione: la città proibita di Pechino e il grido al mondo ’Linking free minds’, qui dove è vietato esprimere idee, specie di libertà. Settima stazione: in Italia per continuare.
Molti erano saliti sul treno a Mestre con alle spalle tentativi di suicidio, famiglie distrutte, amicizie collassate, alcolismo, depressione acuta, paranoie e schizofrenia, droga, violenze, attacchi di panico e di ansia. Si scende dal treno e si torna a casa per capire se il treno è servito. C’e’ ’bisogno di elaborare. "Non credevo che un giorno avrei fatto questo. Ma adesso ho paura" ammette Giuseppe, il poeta della comitiva. "Ho tanti nuovi amici e una storia da raccontare. Spero di esserne all’altezza" aggiunge Yuri, altro cantore di questo viaggio. "Voglio solo riabbracciare i miei figli" dice Rosalia. "E’ stato meno faticoso di quando attraverso la strada per recarmi in ambulatorio per la terapia" chiude Carmelo. Il viaggio in treno a Pechino è stato organizzato dal movimento ’Le parole ritrovate’ e dall’Anpis, l’associazione nazionale polisportive per l’inserimento sociale con il patrocinio del Ministero della Salute. E il primo appuntamento in Italia sarà proprio con il ministro Livia Turco che li ha invitati per ’fareassieme’ un bilancio. "Ma sarà una festa dicono da Pechino -. Quel giorno occuperemo anche il ministero. Ce lo impone l’etichetta, altrimenti che matti siamo".
E’ PARTITO IL TRENO SPECIALE VENEZIA-PECHINO *
Pechino stiamo arrivando! E’ proprio un viaggio folle quello che è cominciato ieri sera dalla stazione di Mestre (Venezia). Il cielo plumbeo e qualche goccia di pioggia non hanno scoraggiato nessuno. Attraverso l’Europa dell’Est prima, la Russia e la Mongolia poi, il viaggio si concluderà il 28 agosto nella capitale cinese che il prossimo anno ospiterà i Giochi Olimpici.
L’inizio del viaggio e’ stato funestato dal ritrovamento di un cadavere accanto ai binari nei pressi di Latisana, ai confini tra Veneto e Friuli. Si tratta del corpo di un cittadino nordafricano. Sono in corso accertamenti per chiarire le circostanze della morte: non è stato infatti ancora appurato se l’extracomunitario sia stato investito dal treno speciale Venezia-Pechino al cui passaggio è stata trovato il corpo, o da un altro convoglio oppure ancora se il decesso sia stato provocato da altre cause.
I protagonisti di questo viaggio, che saliranno e scenderanno dai treni delle linee della ’Transiberiana’ e della ’Transmongoliana’, sono persone con disagi mentali. Con loro ci saranno i famigliari, i medici e i volontari che ogni giorno li tengono in cura. In tutto quasi 220 persone che dalle Alpi agli Urali, dal deserto dei Gobi alla Muraglia cinese attraverseranno insieme un percorso non solo geografico, ma umano. Un viaggio nell’anima.
L’obiettivo vale la sfida: gridare al mondo: ’Noi esistiamo’, ’Anche noi abbiamo diritto ad una vita normale’, ’Basta con i luoghi comuni’, ’Aprite i manicomi, anche in Oriente’. Al viaggio partecipano gruppi organizzati provenienti da 12 regioni italiane, dal nord al sud. L’iniziativa, ’Un treno speciale per Pechino’, è promossa dalle associazioni ’Le parole ritrovate’ e Anpis (Associazione nazionale polisportive per l’integrazione sociale) con il patrocinio del Ministero della Salute. Il primo convoglio è partito intorno alle 13 dalla stazione di Roma Termini diretto a Mestre. Qui era stato fissato il ’campo base’ e il check-in ferroviario per tutti i partecipanti.
La prima tappa del viaggio sarà Budapest. La giornata nella capitale ungherese sarà intensa. E’ prevista una visita al Centro psichiatrico comunitario, dove ad accogliere il gruppo di italiani ci sarà il presidente dell’Associazione psichiatrica ungherese, Attila Nemeth. Seguiranno altri incontri con rappresentanti del Ministero degli Affari Sociali e della Salute, dell’Ambasciata d’Italia a Budapest e delle organizzazioni per la tutela degli interessi quali il Pef (Pszichiatriai erdekvedelmi forum, Forum psichiatrico per la tutela degli interessi), e la Lelekharang egyesület (Associazione ’Campana dei morti’). Domani la comitiva riprenderà il viaggio con destinazione Mosca. Le altre tappe di avvicinamento a Pechino saranno Irkusk (Russia) e Ulan Bator (Russia-Mongolia).
"L’idea è nata per scherzo - racconta Renzo De Stafani, primario del dipartimento di salute mentale dell’ospedale di Trento, nonché ideatore dell’iniziativa -. L’anno scorso abbiamo attraversato l’Atlantico su una barca a vela fino ai Caraibi. Eravano in dieci tra pazienti e operatori. Ora andiamo a Est, via terra e siamo più di 200. Sarà una bella sfida, un’emozione tutta da vivere". Tutto il viaggio sarà raccontato anche attraverso un film-documentario, prodotto dal Ministero della Salute e da Rai Cinema, ma anche con un vero e proprio diario di bordo che verrà scritto e illustrato dai partecipanti.
* ANSA» 2007-08-09 10:15
VENEZIA-PECHINO, IL TRENO VERSO MOSCA *
BUDAPEST (UNGHERIA) - Ha lasciato Budapest diretto a Mosca la comitiva italiana di ’Quel treno speciale per Pechino’ che in 21 giorni di viaggio porterà un nutrito gruppo di persone affette da problemi psichici nella capitale cinese attraversando in treno l’interno continente euroasiatico. Puntuale alle 15:10, il treno con a bordo i 210 protagonisti di questa avventura che vuole parlare al mondo dell’Est Europa e dell’Asia continentale dei disagi mentali, ha lasciato la stazione di Budapest Ovest diretto a Chop al confine tra Ucraina e Ungheria.
Complessivamente saranno circa 33 le ore di viaggio da affrontare per questa seconda tappa del viaggio che si concluderà il 28 agosto a Pechino. A bordo, gli organizzatori del viaggio, il comitato ’Le parole ritrovate’ e l’Anpis (Associazione polisportive per il reinserimento sociale) hanno organizzato un’assemblea alla hanno partecipato tutti i rappresentati dei gruppi. All’ordine del giorno, il rispetto degli orari. Oggi, infatti, alcuni partecipanti al viaggio, hanno rischiato di perdere il treno per Chop.
* ANSA » 2007-08-11 14:44
Il treno di disabili, operatori e familiari alla sua ultima tappa
Dopo la pioggia sul lago Bajkal e la dolcezza della Mongolia
"Fratelli d’Italia" tra emozione e stanchezza
i matti sbarcano alla stazione di Pechino
di FEDERICA MACCOTTA *
L’URLO che accompagna la frenata del treno e l’ingresso alla stazione di Pechino è diverso da tutti gli altri. Più stanco, più emozionato. Si canta l’inno di Mameli e ci si abbraccia. Il treno dei matti, partito da Mestre l’8 agosto con a bordo 208 tra pazienti psichiatrici, operatori della salute mentale, familiari e volontari, è arrivato a destinazione. All’ultima tappa di un’avventura lunga 15mila chilometri, organizzata dai movimenti Anpis (Associazione nazionale polisportive per l’integrazione sociale) e "Le parole ritrovate" con il patrocinio del ministero della Salute.
In ogni stazione, a ogni sosta - Budapest, Mosca, Irkutsk, Ulan Bator - la carovana si è fatta riconoscere. Canti e cori, striscioni e magliette: 208 persone non passano inosservate. Ma stavolta è diverso. Ci sono quindici giorni di viaggio sulle spalle e tanta stanchezza. "Mezz’ora prima di arrivare in stazione - racconta Margherita, volontaria di Imola - abbiamo cominciato a prepararci. Nei vagoni si sentiva l’emozione". E quando il treno si è fermato, la gioia è esplosa. Profonda e palpabile, accompagnata da voci stanche ma eccitate che intonavano l’inno d’Italia. Qualcuno attacca Bella ciao, altri cori da stadio. L’ambasciatore italiano Riccardo Sessa saluta. Mettere piede a Pechino per tutti significa: ce l’abbiamo fatta.
La sfida di portare fino in Oriente la filosofia del "fare assieme" e della condivisione, combattendo il pregiudizio che avvolge la diversità, ha avuto successo. Nonostante la fatica, la "malattia del viaggiatore" che ha sfiancato molti dei 208 temerari creando infinite code ai bagni, la voce circolata lungo la Transmongolica che la carovana rischiava di non poter entrare in Cina proprio per la presenza di disabili psichici. "Lo scopo del viaggio è ridare una speranza" spiega Rosalia, utente di Palermo, mentre si gusta la prima cena a Pechino. "Abbiamo visto tante cose meravigliose, ma ora sto mangiando e non mi vengono in mente tutte".
Il lago Bajkal. Tutte no, ma attraverso i 416 occhi si può ricostruire un puzzle di emozioni e paesaggi. Quelli siberiani, dell’arrivo a Irkutsk dopo quattro giorni su un treno speciale lungo la Transiberiana. Con la visita al lago Bajkal, il più profondo e il più antico del mondo, sotto un cielo grigio come piombo che rovescia gocce di pioggia. Il treno dei 208 circumnaviga l’enorme specchio d’acqua e si ferma su un binario antico e che non viene più usato. Il personale attrezza un barbecue all’aperto, ma la pioggia annacqua gli umori. Però uno spiedino e la leggenda che chi fa il bagno nel lago vive dieci anni di più convince qualche ucraino e un paio di italiani a lanciarsi. Sei-otto gradi di temperatura, ma un’emozione che scalda.
La spaghettata alla frontiera. L’attesa al confine tra Russia e Mongolia è lunga, come al solito si dovrebbe restare nelle cuccette per rendere possibili i controlli. Si dovrebbe, perché il gruppo siciliano, d’accordo con il cuoco Dimitrij, dà vita a una spaghettata di mezzanotte. La pasta - venti chili - viene dall’Italia, il sugo anche. Ma il momento di scolare coincide con la salita sul treno dei militari russi: loro chiedono i passaporti, i viaggiatori offrono piatti. Alla fine anche i soldati si arrendono e chiudono un occhio sulla confusione.
La Mongolia. La Transmongolica porta fuori dalla Siberia e dai suoi paesaggi duri. Dai finestrini del treno (dieci carrozze tutte per i 208) si guarda ammirati una nuova luce che inonda prati verdi e colline. Anche il primo impatto con la popolazione mongola, a Ulan-Ude, è dolce: "Tutti ci sorridono, non come in Siberia", dice la volontaria Margherita. La Mongolia poi è Ulan Bator, con la visita a un monastero buddista e al Parco nazionale Terelj, una vallate verde in cui si svolge una rappresentazione degli sport nazionali: lotta libera, tiro con l’arco, contorsionismo e corse con i cavalli. E, soprattutto, Ulan Bator è l’incontro con l’Aifo, associazione locale di disabili, e con padre Ernesto Viscardi, missionario che aiuta i bambini mongoli costretti a vivere nelle fogne per non morire di freddo.
La Cina, alla fine. Ultima tappa la Cina, il viaggio è agli sgoccioli. A Erlian il treno speciale si deve fermare, e i 208 continuano il tragitto tra pullman e convogli di linea. A Datong si visitano le grotte Yungang, antichissime e piene di statue di Buddha. Poi, finalmente, Pechino. Qui i viaggiatori passeranno gli ultimi giorni, prima di tornare in Italia in aereo. Con un bagaglio di immagini e sorprese che forse nessuno aveva messo in conto, a Mestre. "Sto imparando anche a mangiare con le bacchette - racconta il catanese Francesco, il più piccolo del gruppo, nove anni ("Quasi dieci", sottolinea) - Ma è difficile, ci metto ancora tanto". Lui vorrebbe vedere l’esercito di terracotta, si dovrà "accontentare" della Grande Muraglia: una delle ultime visite dei matti sulle orme di Marco Polo.
Tappa precedente: Transiberiana
* la Repubblica, 24 agosto 2007.
Sul tema dell’URLO dei "Fratelli d’Italia", nel sito, si cfr.: