Eu-ropa ed eu-angelo ....

LA GERMANIA APPLAUDE. LA MINISTRA KARIN WOLFF, 48 ANNI, DEMOCRISTIANA DI FERRO, FA "COMING OUT". CONTRO LA MAREA OMOFOBICA UN ESEMPIO DA SEGUIRE, A TUTTI I LIVELLI (LAICI E RELIGIOSI) ANCHE IN ITALIA - a cura di pfls

“IO AMO UNA DONNA”. HA PORTATO LA FIDANZATA A UNA FESTA DEL QUOTIDIANO "BILD".
venerdì 6 luglio 2007.
 
[...] Come è stata semplice la sua uscita da politica democristiana lesbica; e chissà se in Germania, o in Europa, il caso Wolff aiuterà qualche sua collega a uscire dall’ipocrisia e dalla auto-negazione; rendendo più semplice la vita di tante altre donne. Certo, scriveva il tedesco Bertolt Brecht, la semplicità è difficile a farsi (oddio, lui parlava del comunismo, oggi ci si accontenta di molto meno, anche di unioni con chi si vuole alla luce del sole, per dire) [...]

Wolff - Fuhrmann - 8.8 Kb

Wolff - Fuhrmann

-  L’OUTING DELLA MINISTRA
-  “IO AMO UNA DONNA”

KARIN WOLFF, 48 ANNI, DEMOCRISTIANA DI FERRO, HA PORTATO LA FIDANZATA A UNA FESTA DEL QUOTIDIANO BILD.

Assia - La vicepremier «confessa» e la Germania applaude. *

Mentre nell’Europa dell’Est sale la marea omofobica; mentre in Italia la politica al femminile ribolle di proclami sulla famiglia tradizionale uniti a gite dal parrucchiere; mentre succede tutto questo, in Germania una democristiana vicepremier di un Land importante - nonché ministro della Cultura, nonché portatrice di un taglio semicorto a bassa manutenzione - dichiara pubblicamente di stare con una donna. Lei è Karin Wolff, 48 anni non botulinati, numero due dell’Assia (capitale Wiesbaden, città principale Francoforte), protagonista di un coming out sobrio ma clamoroso. Ha portato la fidanzata, Marina Fuhrmann, medico osteopata, a una festa della Bild, primo quotidiano popolare tedesco. Ottenendo un titolone sensazionale in prima, «Ministra della Cdu-Io amo una donna!», e un commento più che incoraggiante visto il giornale non liberalissimo: «Che donna coraggiosa ». Coraggiosa nel raccontare la banalità della storia. Ha conosciuto Fuhrmann due anni fa andando nel suo studio per un mal di schiena. Hanno cominciato a frequentarsi, sono diventate amiche, dopo più di un anno si sono messe insieme. Hanno «molti interessi in comune, lo sport, la musica, la lettura».

Wolff ha aspettato a farsi vedere con lei, ma «è normale; è normale cercare di conoscersi bene prima di presentare un nuovo partner». E prima di farsi fotografare insieme, in tailleurs pantalone crucchissimi-da-cerimonia, brindando con calici di vino bianco; sorridendo con l’aria pacificata-miracolata di chi ha trovato il Vero Amore nella mezza età (e un vero amore che cura la schiena incriccata, molte quarantenni etero la invidiano, di sicuro).

Insomma, una bella coppia. Non bella secondo i canoni attuali, anche in politica; ma rasserenante, affettuosa, civile. Le due signore sembrano difficili da classificare come malate bisognose di cure psichiatriche; come ha definito tempo fa i gay una potenziale omologa di Wolff, Paola Binetti, cristiana del futuro Partito democratico (nessuno pretende che si fidanzi con una osteopata, per carità). E sono impossibili da archiviare come nuove icone della cultura edonista-senza Dio-senza valori. Wolff non è di sinistra, è laureata in Teologia evangelica a Magonza, ha insegnato religione. Come ministro però ha preso posizioni ultra-laiche. Sul velo islamico nelle scuole - in Germania sono i Lander a stabilire se si può portare o no - ha dichiarato: «Non si tratta di folklore o di un simbolo di conciliazione. Il velo è professione di fede e perciò non ha spazio nelle nostre classi». Semplice.

Come è stata semplice la sua uscita da politica democristiana lesbica; e chissà se in Germania, o in Europa, il caso Wolff aiuterà qualche sua collega a uscire dall’ipocrisia e dalla auto-negazione; rendendo più semplice la vita di tante altre donne. Certo, scriveva il tedesco Bertolt Brecht, la semplicità è difficile a farsi (oddio, lui parlava del comunismo, oggi ci si accontenta di molto meno, anche di unioni con chi si vuole alla luce del sole, per dire).

05/07/2007 - ANSA - redazione


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