[...] “Il nostro obiettivo - dichiara Marika Calenda, presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Battipaglia - è facilitare la partecipazione di tutti gli abitanti alla vita politica, economica, culturale e sociale, in un contesto di libertà, giustizia e solidarietà” [...]
17 maggio a Battipaglia. Contro l’omofobia, Liberi tutti!
Il Comune di Battipaglia (SA) promuove una campagna di sensibilizzazione contro l’omofobia. Al via “Liberi tutti 2011”, rassegna di letteratura gay, lesbica e trans
di redazione (www.p40.it, 17 maggio 2011)
Pari opportunità. Per tutti! è lo slogan della prima campagna di sensibilizzazione contro l’omofobia promossa dalla Commissione Pari Opportunità del Comune di Battipaglia (SA) e sostenuta dal Forum dei Giovani della città.
La campagna prevede l’affissione di manifesti nel territorio comunale in occasione del 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omofobia. L’immagine del manifesto - l’unione delle mani di due uomini con sopra la scritta Pari opportunità. Per tutti! - dà formalmente il via alla rassegna di letteratura gay, lesbica e trans Liberi tutti 2011 ideata dal giornalista Pasquale Quaranta e promossa dalla Commissione Pari Opportunità del Comune, che si svolgerà nelle giornate 27 maggio, 17 e 24 giugno presso la Casa Comunale in piazza Aldo Moro.
Nella giornata di inaugurazione, il 27 maggio alle 18:30, interverranno: Francesco Gnerre, autore de L’eroe negato. Omosessualità e letteratura nel Novecento italiano (Baldini&Castoldi); Giuseppina La Delfa, presidente di Famiglie Arcobaleno, associazione di genitori omosessuali; Antonello Sannino, presidente di Arcigay Salerno.
A seguire il 17 giugno: Delia Vaccarello, autrice di Evviva la neve. Vite di trans e transgender (Mondadori) con la partecipazione di Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay.
Il 24 giugno, infine, Chiara Lalli, autrice di Buoni genitori. Storie di mamme e papà gay (il Saggiatore) con la partecipazione di Martina Castellana, presidente della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Salerno.
“Il nostro obiettivo - dichiara Marika Calenda, presidente della Commissione Pari Opportunità del Comune di Battipaglia - è facilitare la partecipazione di tutti gli abitanti alla vita politica, economica, culturale e sociale, in un contesto di libertà, giustizia e solidarietà”.
“Liberi tutti 2011 - dichiara Pasquale Quaranta, curatore della rassegna letteraria - propone una riflessione sui diritti delle persone omosessuali e transessuali affinché la democrazia sia di casa anche a Battipaglia”.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Eu-manità ... ed ev-angelo
EU-ROPA: ITALIA. RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO SULL’OMOFOBIA
Eu-manità ... ed eu-angelo
STOP DISCRIMINATION. EU-ROPA: L’odio verso i gay è razzismo!!!
Il Comune di Battipaglia ha vietato la pubblicazione del manifesto contro l’omofobia previsto per il 17 maggio dalla Commissione Pari Opportunità dell’ente (CPO).
Il manifesto mostra il bacio di due uomini e riporta lo slogan Pari opportunità. Per tutti!
di Pasquale Quaranta *
Si tratta, come potete vedere con i vostri occhi *, di un’immagine che invita a vivere i propri sentimenti alla luce del sole e che avrebbe al pi stimolato un dibattito sullargomento: perch molte persone gay e lesbiche vivono le loro relazioni nella clandestinit? Mancano di coraggio? Sono spaventate dal contesto ostile che le circonda?
Nonostante la CPO abbia votato a favore della pubblicazione del manifesto, il Comune ha posto un veto sulla stampa per non ledere il rapporto con il partito guida della coalizione, l’Udc.
Lo scorso anno fu la CPO a preferire unimmagine pi "politicamente corretta" che mostrava lunione delle mani di due uomini. Questanno invece, nonostante il voto favorevole di 6 commissarie su 10 presenti, il manifesto stato censurato dallamministrazione comunale. Contrario su tutti il giovane assessore Paolo Cuozzo con delega alle pari opportunit che si fatto portavoce del Sindaco e dell’amministrazione comunale: che la CPO abbia votato favorevolmente per la pubblicazione del manifesto ha ribadito l’assessore - non conta perch a decidere sono il sindaco e lamministrazione comunale.
Ma se la CPO non ha autonomia decisionale, nonostante nello statuto sia specificato che essa apolitica e apartitica, a cosa serve il nostro lavoro?
Il manifesto contro lomofobia del 17 maggio 2012 avrebbe promosso anche la seconda edizione di Liberi tutti, rassegna di letteratura gay, lesbica e trans ideata in collaborazione con Legambiente e lassociazione culturale Aut Aut: ha ancora senso proporla oggi sotto legida del Comune di Battipaglia?
Per queste ragioni, daccordo con Legambiente di cui sono delegato nella CPO dal 2010, ho rassegnato le mie dimissioni nella convinzione di poter continuare la battaglia per i diritti civili altrove con maggiore autonomia e maggiore libert.
Pasquale Quaranta
* Commissario dimissionario della Commissione Pari Opportunit del Comune di Battipaglia
* Per vedere il manifesto censurato clicca sul link seguente:
http://www.legambienteventoinfaccia.it/comune-di-battipaglia-censura-bacio-gay/
"Celebrate la giornata contro l’omofobia"
L’invito di Profumo ai presidi italiani
Il 17 maggio cade la ricorrenza istituita dal Parlamento europeo nel 2007 e per la prima volta il governo promuove l’iniziativa negli istituti. La Concia: "Quando era ministro la Gelmini non volle mai incontrarmi"
di MARCO PASQUA *
ROMA - Un invito alle scuole a celebrare la giornata internazionale contro l’omofobia, in programma per il prossimo 17 maggio. È il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, attraverso una circolare, a rivolgere un appello agli istituti italiani affinché partecipino attivamente alla giornata istituita nel 2007 dal Parlamento europeo. "E’ la prima volta che avviene qualcosa del genere", commenta Paola Concia, deputata del Pd.
"Siamo di fronte ad un atto fondamentale e rilevantissimo", dice soddisfatto Paolo Patané, presidente nazionale Arcigay. "Quando la Gelmini era ministro, cercai di parlarle del problema dell’omofobia a scuola, ma non accettò mai di incontrarmi", rivela oggi la Concia.
Un’iniziativa, questa del ministero, che rappresenta dunque una novità assoluta e si inserisce nell’ambito della campagna "Smonta il bullo". Lanciata nel 2007 per contrastare il fenomeno del bullismo tra i banchi scolastici (dall’allora ministro Giuseppe Fioroni), non aveva però una sezione specifica per l’omofobia, che è stata aggiunta nei mesi passati, su impulso di Profumo e del sottosegretario Marco Rossi Doria.
Tra i primi atti del ministero, subito dopo l’insediamento di Mario Monti, c’è stata l’istituzione di un gruppo di lavoro sulle Pari Opportunità, che ha messo all’ordine del giorno il tema dell’omofobia. A ispirare il lavoro di questo team, le parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che in occasione della giornata contro l’omofobia del 2011, si disse preoccupato "per il persistere di discriminazioni e comportamenti ostili nei confronti di persone con orientamenti sessuali diversi. Si tratta di atteggiamenti che contrastano con i dettami della nostra Costituzione e della Carta dei diritti fondamentali della Ue". La circolare del direttore generale , Marcello Limina, datata 10 maggio, è indirizzata ai Dirigenti delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado. "L’Unione Europea ha indetto per il 17 maggio di ogni anno - sottolinea il funzionario del ministero - la Giornata internazionale contro l’omofobia (risoluzione del Parlamento Europeo del 26 aprile del 2007) ossia contro ogni forma di atteggiamenti pregiudiziali basati sull’orientamento sessuale. La giornata rispecchia i principi costitutivi sia dell’Unione Europea sia della Costituzione italiana: il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, l’uguaglianza fra tutti i cittadini e la non discriminazione. Sono le condizioni che consentono alla società di promuovere l’inclusione di tutti e di ciascuno e di battersi contro ogni offesa alle persone".
Si evidenzia, a tale proposito, il ruolo fondamentale svolto dagli istituti scolastici: "La scuola si cimenta ogni giorno con la costruzione di una comunità inclusiva che riconosce le diversità di ciascuno. E’, infatti, ad un tempo, la prima comunità formativa dei futuri cittadini e un luogo importantissimo per la crescita e la costruzione dell’identità di ciascuna persona. Così, le scuole favoriscono la costruzione dell’identità sociale e personale da parte dei bambini e dei ragazzi, il che comporta anche la scoperta del proprio orientamento sessuale. Il loro ruolo nell’accompagnare e sostenere queste fasi non sempre facili della crescita risulta decisivo, anche grazie alla capacità di interagire positivamente con le famiglie".
L’impegno contro gli atti omofobi deve essere una priorità per i docenti: "Le scuole, nello svolgere tale prezioso lavoro educativo ogni giorno, contrastano ogni forma di discriminazione, compresa l’omofobia". Per questo "il ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca intende supportare il lavoro dei docenti impegnati quotidianamente nella formazione dei propri alunni sulle problematiche relative a tutte le tipologie di discriminazione, in particolare, attraverso strumenti informativi presenti sul sito www.smontailbullo.it 2 e assicurando un primo supporto a tutti i ragazzi, i docenti e le famiglie attraverso il numero verde 800.669.696".
L’invito ai docenti e dirigenti scolastici che abbiano già realizzato progetti o iniziative sul tema delle discriminazioni omofobiche, anche in collaborazione con Associazioni ed Enti del territorio, è quello di darne comunicazione al sito "Smonta il Bullo". "Iniziative e progetti segnalati dalle scuole saranno successivamente pubblicati in un apposito spazio del sito dedicato alle ’buone pratiche’ che servirà a una riflessione corale delle scuole, anche nella prospettiva del confronto europeo su questi temi", fanno sapere dal ministero.
Un plauso all’iniziativa arriva dall’Arcigay: "La circolare - dice il presidente, Paolo Patané - rappresenta un atto fondamentale che ha in se stesso l’evidenza del suo grande spessore, laddove richiama la nostra Costituzione e la Carta dei diritti dell’Unione europea. Mi sembra che sia rilevantissimo per tre ragioni: perché per la prima volta fa della giornata mondiale contro l’omofobia un tema che doverosamente deve vivere nelle scuole un teatro essenziale; perché dimostra che stare in Europa non può voler dire solo occuparsi di pareggio di bilancio; e perché offre alle scuole un riferimento preciso all’interno del Ministero nel contrasto al bullismo. C’è poi il dato politico: un governo definito ’tecnico’ ha avuto il coraggio di salire di livello e di ricollocare un tema di giustizia come quello del contrasto all’omofobia e del diritto alla realizzazione della propria personalità in un contesto chiave come quello scolastico, sottraendolo ai beceri conflitti ideologici e riconoscendogli finalmente dignità oggettiva. Questo è l’orizzonte a cui guardiamo e su cui pretendiamo che i partiti che presto si confronteranno per il governo del Paese, dimostrino altrettanto spessore culturale e politico".
Soddisfatta Paola Concia, che ricorda di aver presentato una proposta di legge per l’istituzione di un osservatorio contro le discriminazioni e il bullismo presso il Miur (sottoscritto da circa cinquanta parlamentari bipartisan): "Sono felicissima e ringrazio sia il ministro che il sottosegretario Marco Rossi Doria, entrambi molti sensibili a questi temi. E’ una svolta, dopo gli anni della Gelmini. L’omofobia si combatte con le leggi ma anche con l’educazione, tra i banchi di scuola".
Per Giacomo Guccinelli, responsabile Rete Giovani Arcigay, quello del ministero è "un utile investimento sulle generazioni future" perché contribuisce "alla diffusione e alla valorizzazione di una cultura del rispetto, dell’inclusione e della valorizzazione di ogni tipo di differenza in ambito scolastico".
* la Repubblica, 15 maggio 2012
La Chiesa, Martini e i gay
di Marco Politi (il Fatto Quotidiano, 24 marzo 2012)
Nell’arco di neanche un mese tre colpi di maglio sono calati sulla pretesa della Chiesa di bloccare in Italia una legge sulle coppie di fatto. Prima c’è stato il clamoroso funerale di Lucio Dalla a Bologna: celebrato in cattedrale con tutti i crismi, permettendo al compagno omosessuale del defunto omosessuale di commemorarlo a pochi passi dall’altare.
Poi, il 15 marzo, è venuta la sentenza della Corte di Cassazione, che pur respingendo la trascrizione in Italia di un matrimonio omosessuale celebrato all’estero, ha sancito per la coppia gay, in presenza di specifiche situazioni, il diritto a un “trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata”.
ORA SI FA sentire direttamente dall’interno della Chiesa il cardinale Martini, affermando che non ha senso demonizzare le coppie omosex e impedire loro di stringere un patto. Con la pacatezza che lo contraddistingue l’ex arcivescovo di Milano sfida, dunque, quella “dottrina Ratzinger” che consisterebbe nell’obbligo dei politici cattolici di uniformarsi ai “principi non negoziabili” proclamati dalla cattedra vaticana, impedendo il varo di una legislazione sulle unioni civili e meno che mai sulle unioni gay.
Da molti anni Carlo Maria Martini esercita la sua notevole libertà di giudizio, esortando con mitezza la Chiesa a non scambiare il nocciolo della fede con la fossilizzazione di posizioni non sostenibili per il sentire contemporaneo. Vale anche per la posizione da adottare nei confronti dei rapporti omosessuali, dove l’istituzione ecclesiastica è ferma da anni in mezzo al guado. Perché quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede Joseph Ratzinger aveva emanato documenti per esortare al rispetto delle persone omosessuali e ripudiare ogni tipo di discriminazione, irrisione e persecuzione. Ma al tempo stesso aveva ribadito che la pratica omosessuale rappresenta una grave offesa all’ordine morale: di qui la condanna senza appello delle relazioni uomo-uomo oppure donna-donna. Con la conseguenza di sabotare in Italia i tentativi dell’ultimo governo Prodi di approvare una legge sulle coppie di fatto.
Nel libro Credere e conoscere (ed. Einaudi), dove dialoga con il chirurgo cattolico Ignazio Marino esponente del Pd, il cardinale Martini afferma invece che vi sono casi in cui “la buona fede, le esperienze vissute, le abitudini contratte, l’inconscio e probabilmente anche una certa inclinazione nativa possono spingere a scegliere per sé un tipo di vita con un partner dello stesso sesso”. Nel mondo attuale, sostiene il porporato, questo comportamento non può venire “né demonizzato né ostracizzato”. E perciò Martini si dichiara “pronto ad ammettere il valore di un’amicizia duratura e fedele tra due persone dello stesso sesso”.
L’EX ARCIVESCOVO di Milano, peraltro, sottolinea il significato profondo del fatto che Dio ha creato l’uomo e la donna e quindi il valore primario del matrimonio eterosessuale e aggiunge anche di non ritenere un “modello” l’unione di coppia dello stesso sesso. E tuttavia, attento ai bisogni delle persone nella loro umanità, il cardinale afferma che se due partner dello stesso sesso “ambiscono a firmare un patto per dare una certa stabilità alla loro coppia, perché vogliamo assolutamente che non sia?”. Le motivazioni del matrimonio tradizionale, spiega, sono talmente forti che non hanno bisogno di essere puntellate con mezzi straordinari.
D’altronde molti nella Chiesa, vescovi e parroci, la pensano come lui. Anche se non parlano. Nel 2008 la rivista dei gesuiti milanesi Aggiornamenti sociali pubblicò uno studio per dire che - ferma restando la dottrina - dal punto di vista del bene sociale era positivo dare la possibilità alle coppie gay di avere una relazione stabile regolamentata dal diritto. E quindi era giusto legiferare in materia.
I VERTICI ecclesiastici, sulla questione, chiudono occhi e orecchie. Eppure è un segnale che alla televisione, intervenendo a Otto e mezzo, il leader cattolico Pier Ferdinando Casini si sia detto pubblicamente d’accordo con la sentenza della Cassazione, rimarcando che le “coppie omosessuali hanno diritto alla loro affettività e a essere tutelati nei loro diritti”. Casini ha fatto un esempio concreto: “Se convivo da trent’anni con una persona, in tema di asse ereditario bisogna essere sensibile a quella persona che ha convissuto con me”. È uno dei motivi per cui una legge è necessaria. Ed è bene che in parlamento si torni a parlare di alcune proposte di legge sin qui congelate.
Vescovo Ragusa: Stato dica si’unioni gay
Ad altri spettera’ la valutazione morale
(ANSA)-RAGUSA, 12 GEN- Lo Stato riconosca le unioni omosessuali.
Lo afferma il vescovo di Ragusa, Paolo Urso, in un’intervista alla testata on-line ’’Quotidiano.net’’ pubblicata anche sul sito di informazione della curia Insieme. ’’Quando due persone decidono, anche se sono dello stesso sesso, di vivere insieme - afferma - e’ importante che lo Stato riconosca questo stato di fatto. Uno Stato laico come il nostro -aggiunge- non puo’ ignorare il fenomeno delle convivenze. Poi la valutazione morale spettera’ ad altri’’.
Il vescovo di Ragusa: “Lo Stato riconosca le unioni gay”
Lo afferma in un’intervista mons Urso: “Alla Chiesa spetta solo la valutazione morale, ma non chiamiamoli matrimoni”
di REDAZIONE *
ROMA Lo Stato riconosca le unioni omosessuali. La Chiesa si riservi invece il giudizio morale. È l’auspicio espresso dal vescovo di Ragusa, Paolo Urso, in una lunga intervista alla testata on-line «Quotidiano.net» che compare anche nel sito di informazione della curia «Insieme».
«Quando due persone decidono, anche se sono dello stesso sesso, di vivere insieme - afferma - è importante che lo Stato riconosca questo stato di fatto. Che va chiamato - precisa - con un nome diverso dal matrimonio, altrimenti non ci intendiamo».
Monsignor Urso parla di una chiesa dalle «porte aperte» e affronta temi cruciali come l’immigrazione, il pacifismo, le convivenze, la fecondazione assistita. Ma è soprattutto sulle unioni tra gay che monsignor Urso esprime il giudizio più impegnativo. C’è - viene chiesto al vescovo - un ritardo su questi temi? «Uno Stato laico come il nostro - è la risposta - non può ignorare il fenomeno delle convivenze, deve muoversi e definire diritti e doveri per i partner. Poi la valutazione morale spetterà ad altri».
Nel 2005, in occasione del referendum sulla fecondazione assistita, mons. Urso dichiarò al Corriere della Sera che sarebbe andato a votare, lasciando libertà di coscienza ai fedeli. Si pose quindi in contrasto con l’allora presidente della Cei, cardinale Camillo Ruini, che aveva invece richiamato la Chiesa all’astensione. Rifarebbe quella scelta? «Senza dubbio la rifarei» risponde. «Sono stato educato - aggiunge - alla laicità dello Stato e al rispetto delle leggi civili. Quando il cittadino è chiamato a compiere delle scelte concrete, il compito della Chiesa è quello di offrire ai fedeli strumenti per decidere in autonomia e consapevolezza. Per questo ho detto alla mia gente: “Informatevi, documentatevi, vedete se questo tipo di soluzioni sono giuste e giudicate voi».
Quella di Ruini fu, secondo il prelato, «un’azione di strategia politica». «Ma io credo - conclude - che i vescovi con la politica e le sue logiche non debbano avere nulla a che fare».
Benedetti i gay
di Filippo Gentiloni (il manifesto, 26 giugno 2011)
Due titoli di rilievo su un fatto piuttosto sensazionale avvenuto in questi giorni: la Repubblica : «Il matrimonio in chiesa di Ciro e Guido: i valdesi rompono il tabù delle nozze gay», sottotitolo: Prima unione domenica a Milano: l’amore merita la nostra benedizione». Il settimanale protestante « Riforma»: «Testimoniare il dono ricevuto», sottotitolo: «Ciro e Guido, la coppia che un anno fa aveva chiesto al Concistoro valdese di Milano un culto di benedizione della loro unione potrà finalmente condividere il dono dell’amore che lega l’uno all’altro».
Titoli e sottotitoli chiariscono un fatto che potrebbe facilmente essere frainteso. La Riforma lo ridimensiona. riferendo di una coppia gay che chiedeva alla chiesa valdese di Milano che la loro unione fosse benedetta, non rivendicando un diritto, ma un «dono».
Il sinodo aveva risposto così: «Consapevole del fatto che la benedizione testimonia un riconoscimento e una condivisione annunciata e proclamata della grazia di Dio rivolta ad ogni creatura umana il sinodo è convinto che le parole e la prassi di Gesù non possono che chiamarci all’accoglienza di ogni esperienza e di ogni scelta improntate all’amore quale dono di Dio, liberamente e consapevolmente vissuto e scelto. Perciò si deve procedere nel cammino di condivisione e di testimonianza e laddove la chiesa locale abbia raggiunto un consenso maturo e rispettoso delle diverse posizioni, essa si senta libera di prendere le decisioni conseguenti». Una posizione nuova, ma bene articolata e condizionata.
I protestanti, dunque, non sacralizzano alcun rapporto, ma chiedono a Dio di accompagnare e ispirare quei loro fratelli che si amano. Così insieme a tanta parte del protestantesimo nel mondo, in 11 paesi, dai Paesi Bassi al Sud Africa.
Negli Stati uniti in cinque stati è prevista l’unione legale. Il presidente Obama si è espresso a favore di una legge che la introduca in tutti.
In Italia la chiesa luterana ha aperto alle copie omosessuali . Il sinodo valdese: «Purché la benedizione avvenga con il consenso delle comunità locali».
STATI UNITI
New York, sì alle nozze tra omosessuali
al Village scoppiano i festeggiamenti
La decisione storica: è il sesto stato, e il più popoloso, ad aprire alle coppie omosessuali.
Le norme approvate al Senato 33 voti contro 29
dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI *
NEW YORK - “Grazie Cuomo!” . L’urlo si è alzato alle dieci di sera dal Greenwich Village, dove una folla era accalcata nei bar, davanti agli schermi tv: non per una finalissima di baseball, ma per seguire in diretta le operazioni di voto al Senato dello Stato di New York.
FOTO LA FESTA
Roccaforte storica delle battaglie per i diritti civili degli omosessuali, il Village era già addobbato a festa per il weekend del Gay Pride. Quest’anno la festa dell’orgoglio coincide con una riforma storica. 33 sì, 29 no, quattro defezioni decisive dal campo repubblicano: il matrimonio fra omosessuali è diventato legge nello Stato di New York, una vittoria che segna uno spartiacque e cambia il volto dell’America.
Il Senato di Albany, la capitale dello Stato di New York, ha approvato la riforma che aveva seccamente respinto nel 2009. In due anni i movimenti per i diritti dei gay hanno promosso con efficacia la loro causa: i senatori repubblicani più intransigenti sono finiti nel mirino di campagne mirate, a rischio di perdere il seggio.
Il nuovo governatore dello Stato, il democratico Andrew Cuomo, si è battuto a favore della riforma senza riserve, compattando i ranghi del suo partito e incassando già il sì della Camera. Con il voto favorevole alla legalizzazione anche al Senato, New York diventa il sesto Stato Usa, e di gran lunga il più popoloso, a ratificare le nozze gay: legali alla stregua del matrimonio eterosessuale. Una sconfitta per la Chiesa cattolica, potente a New York in particolare tra le comunità italo-americane, irlandesi e polacche. La conferenza dei vescovi si era battuta contro, fino all’ultimo. Ma i fautori della parità per i gay hanno spostato alcuni consensi decisivi anche nelle comunità dei credenti, grazie a una concessione importante: il diritto all’obiezione di coscienza per tutti quei religiosi che vorranno astenersi dal celebrare nozze gay: in base alla legge possono farlo senza esporsi a sanzioni legali.
Il matrimonio gay fino a ieri era legale negli Stati del Massachusetts, Connecticut, Vermont, New Hampshire, Iowa, oltre che nella capitale federale Washington. Con l’aggiunta di New York la popolazione di questi Stati arriva al 10% del totale degli Stati Uniti.
Dietro i cambiamenti legislativi c’è una profonda evoluzione nel costume e nelle convinzioni: secondo l’ultimo sondaggio Gallup ormai il 53% degli americani è favorevole alla legalizzazione dei matrimoni tra persone dello stesso sesso.
Sul fronte legislativo è da più di un decennio che imperversa la battaglia sui matrimoni omosessuali, diventati un punto di scontro tra due culture e due visioni etiche alla pari dell’aborto. La legalizzazione ha conosciuto avanzate e battute d’arresto, tra voti nelle assemblee legislative degli Stati, referendum e sentenze dei tribunali. Le chiese protestanti si sono spaccate su questo tema. Barack Obama, pur senza pronunciarsi apertamente in favore, ha fatto una cauta apertura in direzione della legalizzazione: nel febbraio 2011, con una svolta nella politica della Casa Bianca, ha ordinato al suo dipartimento di Giustizia di non difendere più il Marriage Act di fronte ai ricorsi in tribunale. Poiché il Marriage Act è la legge che mette al bando i matrimoni fra omosessuali, la decisione di Obama ha messo per la prima volta il governo federale in una posizione di non interferenza.
A livello federale i repubblicani, che hanno la maggioranza alla Camera, hanno più volte annunciato di voler mettere al bando i matrimoni gay, che tuttavia sono considerati per lo più una questione di competenza dei singoli Stati. Una battuta d’arresto a sorpresa si era verificata in California nel novembre 2008, quando un referendum popolare abrogò i matrimoni gay già legalizzati.
* la Repubblica, 25 giugno 2011
Mondo omosex in piazza: "Più diritti"
Sfilata a Roma dalla regina Lady Gaga
Carri e maschere alla parata ma dietro alle festa c’è l’impegno di chi chiede sicurezza e garanzie *
ROMA. Un abito vintage anni ’90 stampa Versace color aragosta, oro e nero, occhiali con lenti molto grandi e una parrucca verde fosforescente: così si è presentata al Circo Massimo, a Roma, la pop star Lady Gaga, che si è esibita nel corso del concerto per l’Europride, attorno alle 21.30, con un atteso discorso sui diritti delle persone Lgbt e ha cantato una canzone, Born this way, l’hit del suo ultimo disco. Al concerto anche l’ambasciatore americano a Roma, David Thorne, che ha aiutato il comitato organizzatore dell’Europride 2011 a ottenere l’attenzione della cantante.
L’esibizione di Lady Gaga in un Circo Massimo strapieno è stato il clou dell’Europride Roma 2011: nel pomeriggio in 500mila, secondo gli organizzatori, hanno sfilato per le vie del centro di Roma per la "gay parade" tra carri allegorici, palloncini, bandiere arcobaleno e tanta allegria. Nessun momento di tensione, salvo qualche piccola contestazione alla governatrice del Lazio, Renata Polverini, contro la quale qualche manifestante ha gridato «via i fascisti dalla piazza, via via, vattene fascista». Una piccola minoranza che, ancora prima della risposta della presidente, ha trovato la replica di alcuni organizzatori dell’Europride che hanno difeso l’impegno della Polverini.
Come ogni anno, il pride è stato segnato dalla polemica contro il Vaticano: tanti i cartelli con la scritta ’No Vat’ e tanti i manifestanti che si sono radunati, in piazza dei Cinquecento, per farsi una fotografia sotto la statua di Papa Wojtyla inaugurata mesi fa e che a Roma aveva creato numerose polemiche per la sua realizzazione. Ma ha vinto la festa tant’è che il sindaco Gianni Alemanno sottolinea: «Abbiamo smentito ogni illazione di Roma come città intollerante». E infatti i romani hanno sfoderato tolleranza e curiosità. Molti hanno fotografato o si sono fatti fotografare con le drag queen. Alcune famiglie si sono unite al pride con figli al seguito, persino nei passeggini. Questa forse l’immagine più vera di un paese civile che dice che è giunta l’ora di «pari diritti per tutti».
* La Stampa, 11/06/2011
«Caro Santo Padre di’ qualcosa contro l’omofobia»
di Delia Vaccarello (l’Unità, 06 giugno 2011)
«Santo Padre, il silenzio di Sua Santità è spesso interpretato dalle persone che commettono atti di violenza, tortura e assassinio come un assenso verso le loro azioni... Come per i passi a favore della schiavitù, i versetti della Bibbia a sostegno dell’uccisione di persone che praticano attività sessuali con persone dello stesso sesso non devono essere interpretati letteralmente».
Il Forum europeo dei gruppi cristiani di Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender (che conta 44 realtà di 23 paesi) invierà il dieci giugno una lettera al Papa e la offre in anteprima a Liberi tutti. Il messaggio di fondo è chiaro, liberatorio, di quelli su cui si può costruire un cambiamento. I cristiani credenti rifiutano di essere considerati contro-natura, da curare, e tantomeno da compatire. Sono persone che hanno diritto alla felicità e sanno «dare il meglio di sé al lavoro e nel supportare agli altri». Con la missiva si chiede una presa di posizione chiara contro l’omofobia, una condanna degli atti di violenza (come l’uccisione dell’ugandese Kato), la collaborazione per la depenalizzazione degli atti omosessuali a livello mondiale.
Aria nuova all’interno della Chiesa cattolica, come testimonia lo stesso Forum che ha approvato il testo della lettera a fine maggio per inviarlo il dieci giugno da Roma in occasione della conferenza, organizzata da Nuova Proposta all’interno dell’Europride dal titolo: Le persone omosessuali e transessuali e le chiese cristiane in Europa.
Fra i relatori della manifestazione vi sarà John McNeil, uno dei padri fondatori della teologia gay, escluso dall’ordine dei Gesuiti a causa della sua omosessualità. Con questa lettera al Papa i cristiani passano da vittime di paura e disperazione, perché escluse e spesso condannate, a persone che hanno il coraggio di rompere il silenzio. Tra i punti fondamentali, indicano con nettezza a Benedetto XVI i danni provocati dalle terapie riparative: «Esiste ancora una forma di pressione da parte di alcuni esponenti del clero della Chiesa Cattolica Romana su cristiani Lgbt perché si sottopongano a “terapie riparative” per modificare il proprio orientamento sessuale.
Questa strategia della Chiesa e la richiesta alle persone Lgbt di vivere la condizione della castità sono causa di molte tragedie, compresi suicidi e gravi stati di depressione, tra chi tenta di osservare e seguire eroicamente gli insegnamenti della Chiesa». La richiesta è chiara: «Sua Santità, che non si dia più come indicazione che le persone omosessuali debbano sottoporsi a terapie, ma che piuttosto abbiano diritto ad una vita che prevede anche una relazione affettiva nel segno della fedeltà».
Come risponderà il Papa? Il testo non è di quelli che possono cadere nel vuoto. Il Papa sa che alcune diocesi hanno avviato una pastorale di accoglienza nei confronti dei gruppi gay? Non sono arrivati stop dall’alto, vuol dire che ai vescovi è data sull’argomento discrezionalità? Se il popolo cattolico vedrà nelle chiese lesbiche e gay attivi come tutti gli altri, l’effetto sarà la dissoluzione di parte dei pregiudizi. Tante le novità in merito a omosessualità e fede sulla scena dell’Europride: al pride park di piazza Vittorio la mostra fotografica My spirituality, volti e anime di persone glbt cristiane, scatti di Luca Lo Iacono, testi di Andrea Rubera. Alla parata parteciperanno per la prima volta riuniti dietro lo stesso striscione oltre quaranta gruppi e associazioni di cristiani omosessuali, cattolici ed evangelici, provenienti da Italia, Germania, Spagna, Norvegia, Francia, Inghilterra e dal resto d’Europa. Il Papa non potrà ignorare i loro volti e le loro parole.
Una chiesa che accompagna
di Marta D’Auria (Riforma - settimanale delle Chiese Evangeliche Battiste Metodiste e Valdesi, 27 maggio 2011)
Sabato 14 maggio il Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi) ha detto sì alla benedizione di persone etero e omosessuali in comunioni di vita particolari. I 54 sinodali, riuniti a Roma dal 12 al 15 maggio, hanno infatti approvato a larghissima maggioranza il documento, preparato dalla Commissione sinodale istituita lo scorso anno, nel quale si legge che «l’omosessualità fa parte delle espressioni della sessualità, quindi rappresenta una condizione naturale. Per questi motivi la condanna morale dell’omosessualità non può essere in alcun modo giustificata».
«La molteplicità dei modi di vivere e delle relazioni che si conoscono oggi - ha affermato Christiane Groeben, presidente del Sinodo e della specifica Commissione sinodale - è conseguenza della fragile esistenza umana. Uomini e donne sono alla continua ricerca di forme di relazioni stabili e sostenibili. Il matrimonio rappresenta una forma importante e utile fra queste. Oltre al matrimonio esistono però altri modi di vivere la sessualità in maniera responsabile. La benedizione delle comunioni di vita riguarda dunque le coppie sia etero sia omosessuali. Riteniamo infatti che il compito della chiesa sia quello di accompagnare i cristiani nel loro percorso di vita ascoltando la Parola di Dio e osservando i cambiamenti sociali».
«Una decisione storica», ha detto il pastore Holger Milkau, decano della Celi, appena subito dopo la votazione. «Siamo orgogliosi della decisione presa, che speriamo possa essere anche uno stimolo alla discussione più ampia nel nostro paese su queste tematiche. Abbiamo riconosciuto che nel campo delle relazioni umane esiste una molteplicità di comunioni di vita, comprese quelle omosessuali, che sono vissute con grande responsabilità. Le chiese sono chiamate ad accompagnare pastoralmente questi uomini e donne nel loro percorso di consapevolezza».
Il Documento approvato chiarisce che la cerimonia di benedizione sarà celebrata solo alle coppie etero o omosessuali che vivano la propria relazione in modo responsabile e cioè con volontà, continuità, fiducia e assenza di violenza. E soltanto nel caso in cui ricorrano i seguenti requisiti: uno dei due partner sia membro della Celi o di una chiesa partner; ci sia il consenso del consiglio della chiesa locale; ci sia il consenso del pastore titolare della comunità.
Sul Sinodo luterano torneremo sul prossimo numero di Riforma con un servizio più ampio.
Un paese alla rovescia
di Chiara Saraceno (la Repubblica, 19 maggio 2011)
È la seconda volta che il tentativo di far riconoscere come reato specifico la violenza omofobica viene fermato da un Parlamento disposto a chiudere mille occhi sulle trasgressioni sessuali del potente di turno se corrispondono ai più vieti stereotipi del machismo eterosessuale, ma del tutto indifferente alla sopraffazione nei confronti di chi è considerato deviante solo perché omosessuale.
Dietro vi è certo l’ombra della Chiesa cattolica, dei suoi anatemi contro la omosessualità, del suo pervicace considerarla insieme come una malattia e un pericolo per la sopravvivenza della famiglia, senza alcun fondamento scientifico e in contrasto con il forte desiderio di formarsi una famiglia, di avere forti e stabili rapporti di amore e solidarietà - di coppia, ma anche nei confronti di figli - testimoniato da molti e molte omosessuali.
Ma il potere di veto e di ricatto della Chiesa trova il suo alimento nella disponibilità di molti, troppi politici (anche a sinistra) ad assecondarne i desideri sul piano legislativo nella speranza, spesso fondata, di riceverne in cambio legittimazione e sostegno. È uno scambio che ha trovato la sua massima esplicitazione in questo governo e nell’appoggio che ha ricevuto in cambio ("il governo più amico della Chiesa nella storia della Repubblica", ha dichiarato un autorevole prelato).
Ma anche senza ricatti e scambi, l’atteggiamento della Chiesa trova terreno fertile nella grettezza morale e nella incultura di una classe politica che sembra ricordarsi dell’etica solo quando sono in gioco le scelte dei cittadini circa le proprie relazioni e vita personale - dalla sessualità alla procreazione alle decisioni su come affrontare la fine della vita.
Ma è sulla omosessualità che si concentra il rigorismo di questi moralisti d’accatto. È l’omosessualità che sembra suscitare in loro le paure più incontrollabili. Di converso, i comportamenti omofobici suscitano nel migliore dei casi in queste persone una condanna rituale, con un sottotesto di giustificazione (se la sono voluta, danno fastidio alle persone normali, dovrebbero essere più discreti, e così via). L’omosessualità diventa una aggravante per le vittime, una attenuante per gli aggressori - un po’ come succede spesso alle donne oggetto di violenza sessuale.
Certo, presi all’improvviso da preoccupazioni universalistiche, alcuni di coloro che ieri hanno votato contro la proposta di legge unificata si sono giustificati dicendo che introdurre l’aggravante di omofobia avrebbe costituito una discriminazione nei confronti di altri gruppi, ad esempio gli anziani o i disabili. Ma il risultato di questo universalismo strumentale è la negazione che esistano violenze motivate specificamente dall’odio e disprezzo per particolari gruppi sociali. È un universalismo negativo, non positivo. Inoltre, l’omosessualità, come l’eterosessualità, è una caratteristica costitutiva degli individui, trasversale ad altre caratteristiche e condizioni. L’omofobia nega precisamente legittimità, normalità, a questo modo di essere costitutivo di una persona. Come se si rinnegasse legittimità e normalità a chi è eterosessuale.
La ministra Carfagna ha dichiarato che voterà a favore della legge. Ma che cosa farà perché il suo partito e la sua maggioranza non boccino alla Camera ciò che hanno bocciato in Commissione? Da un ministro ci si aspetta qualche cosa di più di un gesto di testimonianza.
Napolitano: "Rispetto per omosessuali
Inammissibile ostentare l’omofobia"
Messaggio del capo dello Stato per la Giornata mondiale contro l’omofobia, in contrasto con "la Costituzione e la Carta dei diritti Ue". Un riferimento anche agli insulti alla parlamentare Pd Anna Paola Concia.
Fini: "Combattere a livello culturale". Schifani: "Contro l’intolleranza". Carfagna: "Presto la legge" *
ROMA - In occasione della Giornata mondiale contro l’omofobia, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano dirama un messaggio in cui richiama tutti a un comportamento rispettoso della dignità degli omosessuali. "Non bisogna sottovalutare - afferma il capo dello Stato - i rischi che l’abitudine all’uso nel discorso pubblico di allusioni irriverenti, lesive della dignità delle persone, contribuiscano a nutrire il terreno sul quale l’omofobia si radica".
Il messaggio del capo dello Stato, rientrato oggi dalla visita ufficiale in Israele, viene letto dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, nel corso della celebrazione della Giornata contro l’omofobia in corso nella sala del Mappamondo a Montecitorio. "L’ostentazione in pubblico di atteggiamenti di irrisione nei confronti di omosessuali è inammissibile in società democraticamente adulte - prosegue Napolitano - In altri Paesi democratici, persone che hanno dichiarato i loro orientamenti omosessuali hanno potuto raggiungere posizioni di grande rilievo, ricoprire alte cariche anche pubbliche".
Ma Napolitano rileva "il persistere di discriminazioni e comportameni ostili nei confronti delle persone con orientamenti sessuali diversi" e il preoccupante ripetersi di "inammissibili episodi di impudente aggressività e intolleranza". Atteggiamenti, sottolinea il presidente della Repubblica, che "contrastano con i dettami della nostra Costituzione e della Carta dei Diritti fondamentali della Ue".
Per questo, Napolitano ricorda l’invito del Parlamento europeo, "che non dobbiamo quindi ignorare", a trovare misure efficaci per abbattere questo tipo di discriminazioni e invita a "denunciare e contrastare in tutte le sedi, e soprattutto in quella politica, con costanza e con fermezza le aggressioni fisiche, gli atti di bullismo, le preoccupazioni verbali, quali quelle che hanno investito anche un autorevole membro del Parlamento italiano", riferimento, quest’ultimo, al caso di Anna Paola Concia 1 del Pd, violentemente insultata in strada assieme alla compagna nei pressi della Camera, poco meno di un mese fa. "La battaglia contro l’omofobia e le discriminazioni che ne derivano - conclude Napolitano - non deve essere condotta solo ad opera di meritorie avanguardie, ma deve divenire un ben più vasto impegno civile".
Fini: "Combattere a livello culturale". Dopo aver letto il messaggio del capo dello Stato, il presidente della Camera Gianfranco Fini ribadisce la convinzione che "l’omofobia deve essere combattuta a livello culturale, rimuovendo quel pregiudizio ancora molto diffuso che impedisce agli omosessuali di vivere nella vita i loro diritti fondamentali". Fini auspica la "necessaria convergenza di tutte le forze politiche democratiche, perché il rispetto della dignità della persona umana rappresenta un caposaldo di autentica civilta" e giudica "molto opportuna" la decisione del ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna, di aprire un’indagine sul rifiuto del rinnovo della patente, giorni fa, a un giovane omosessuale.
Schifani, condanna dell’intolleranza. "Desidero ribadire la condanna più ferma a nome mio e dell’Assemblea di Palazzo Madama, per qualsiasi episodio di intolleranza, specialmente se legato all’orientamento di genere" scrive nel suo messaggio il presidente del Senato Renato Schifani. "I principi dell’inviolabilità della persona e del rispetto della dignità umana - aggiunge la seconda carica dello Stato - sono alla base della nostra Carta costituzionale e la difesa di questi valori fondamentali deve essere al centro della nostra azione politica e istituzionale fino a quando ogni discriminazione di qualsiasi natura non cesserà del tutto".
Carfagna: "Quanto prima la legge". "Il messaggio è semplice: l’orientamento sessuale non può essere causa di disuguaglianza sociale" afferma il ministro per le Parti opportunità. E’ una battaglia, aggiunge Mara Carfagna, che "mi sta molto a cuore. L’interesse al riguardo è cresciuto col tempo, grazie anche all’amicizia con la deputata Anna Paola Concia e al suo atteggiamento costruttivo. Abbiamo trovato una sintesi, un terreno comune per portare avanti la battaglia per garantire uguaglianza alle persone omosessuali". Carfagna ammette che "l’Italia si è mossa in ritardo, ma la nostra presenza dimostra che vogliamo recuperare". Per questo, il ministro auspica che "quanto prima" il provvedimento, promosso proprio da Concia, che prevede un aggravante per l’omofobia e altre discriminazioni "diventi legge dello Stato. Tra qualche giorno ci si dovrà esprimere, non dovrebbe creare alcuna opposizione perché contrasta un atto socialmente deprimevole. Il mondo politico non può perdere l’occasione".
Concia: "Parlamento, un gesto di reponsabilità". In merito alla sua proposta contro l’omofobia, la stessa Anna Paola Concia chiede al Parlamento un "gesto di responsabilità. Approviamola insieme, non è di destra né di sinistra". Durante la celebrazione, la Concia, commossa, sottolinea con forza: "Siamo cittadini come gli altri, abbiamo il diritto di vivere una esistenza senza discriminazioni e senza violenza. Come tutti gli altri contribuiamo al bene del Paese, ma non ci viene perdonato l’amore. Eppure il nostro amore non fa del male a nessuno. Ci vogliono far restare nel medioevo. Io dico: importiamo la democrazia da chi è più avanti di noi".
* la Repubblica, 17 maggio 2011
IL CASO
Omofobia, bocciato il testo del Pd
Insorge la Carfagna: "Voterò a favore"
La Commissione Giustizia alla Camera affossa la proposta di legge presentata da Paola Concia, ma il ministro delle Pari Opportuità si smarca dal Pdl: "Persa un’occasione, in Aula voterò a favore". "Franceschini: Inaccettabile, lo porteremo comunque in Aula". Rinviato esame ddl su biotestamento *
ROMA - Il Pdl vota contro il testo base della legge sull’omofobia presentato dal Pd in commissione Giustizia e il ministro delle Pari Opportunità Mara Carfagna sbotta: "In Aula io voterò a favore". Il testo era stato bocciato per 24 voti contro 17 ma il ministro non ci sta. "Il Popolo della libertà - ha detto la Carfagna - col voto di oggi in Commissione, ha perso un’occasione. Il testo, infatti, non prevedeva il reato di omofobia, ma introduceva aggravanti per i reati commessi a scopo discriminatorio; una norma di stampo europeo. Voterò a favore del provvedimento non appena arriverà in Aula", ha detto il ministro, prendendo le distanze dal Pdl.
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La Commissione alla Camera ha così bocciato il testo unificato messo a punto dalla relatrice Paola Concia, del Pd. Contro hanno votato i deputati del Pdl, della Lega e e dei Responsabili. L’Udc si è divisa: Luisa Santolini e Roberto Rao hanno votato contro, mentre Lorenzo Ria si è astenuto. A favore hanno votato Pd, Idv e Fli. Il provvedimento è stato respinto con 26 no e 17 sì. Il Pd ha quindi chiesto che si ritornasse al testo originario, quello firmato da Antonello Soro (Pd). E sarà questo che verrà esaminato dall’aula della Camera il prossimo 23 maggio. Entro questa sera dovranno essere presentati gli emendamenti.
Ieri Paola Concia aveva inviato a tutti i componenti della Commissione Giustizia della Camera una lettera nella quale ricordava che la proposta di legge era all’esame della Camera da 959 giorni; che era già il frutto di una mediazione politica; che si trattava di rispetto dei diritti umani fondamentali. "Questa non è una legge degli omosessuali - aveva scritto Concia - né di una riserva indiana. E’ una legge di civiltà che appartiene a tutta la collettività, come ha ripetuto più volte il nostro presidente della Repubblica Giorgio Napolitano". Ed è proprio l’appello lanciato ieri dal capo dello Stato 2 in occasione della Giornata contro l’omofobia, che, secondo la Concia, "è stato del tutto disatteso dalla maggioranza".
Durante la votazione, il Pdl non ha accettato che fosse Alessandra Mussolini a sostituire un esponente berlusconiano assente. "E questo - sostiene la stessa parlamentare - perché sapevano benissimo che io avrei votato a favore di questo provvedimento".
La Lega ha motivato il suo no in questi termini: "Abbiamo sempre avuto perplessità sui profili di costituzionalità di questa legge", ha detto la capogruppo della Lega Nord in commissione, Carolina Lussana, sostenendo che in base a questo testo per rimuovere una discriminazione, si rischia di crearne un’altra. "Il tema va affrontato, ma perché applicare aggravanti in caso di reati commessi per omofobia e non nei confronti di chi è disabile o la pensa politicamente o calcisticamente in modo diverso?", ha detto Lussana.
Quella di oggi, per la parlamentare del Pd Barbara Pollastrini, "è una pagina cinica, disumana e all’insegna dell’inganno visto che il Pdl continua a sostenere che contro questo testo erano già state votate le pregiudiziali di costituzionalità". "Cosa falsa - conclude - perché il provvedimento per il quale erano state votate le pregiudiziali era un altro e parlava più in generale di ’orientamento sessuale’ e ’identita’ di genere’. Ora invece, nel testo della Concia, si parla di ’omofobia’ e ’transfobia’".
"Adesso l’Europa ci riderà dietro", commenta con amarezza la Concia. La sua richiesta di votare a favore del testo, mettendo da parte pregiudizi e ideologie, evidentemente non è stata ascoltata. Ma il Pd non si dà per vinto e accusa la maggioranza di tenere un atteggiamento "incredibile ed inaccettabile". Noi "lo porteremo comunque in aula da lunedì nello spazio che spetta all’opposizione", annuncia Dario Franceschini, capogruppo Pd alla Camera.
Biotestamento, rinviato esame del disegno di legge. La legge sul biotestamento è stata rinviata "a data da destinarsi". Lo ha deciso la capigruppo della Camera secondo quanto ha riferito il presidente dei deputati del Pd Dario Franceschini. Questa settimana la Camera si occuperà di alcuni disegni di legge di ratifica di trattati internazionali. La settimana seguente sarà invece dedicata all’esame del decreto omnibus.
* la Repubblica, 18 maggio 2011