La procura vuole sentire oltre duecento persone che erano a conoscenza dell’episodio. Intimidazioni contro la famiglia della ragazzina che ha denunciato gli abusi ripresi con un cellulare
Ancona, tra minacce e reticenze si allarga l’inchiesta sulla minore stuprata
ANCONA - Ha contorni molto più vasti di quanto non si potesse immaginare il caso della tredicenne anconetana vittima di abusi sessuali ripresi con un telefono cellulare. Stando alle indiscrezioni, la procura del capoluogo marchigiano avrebbe intenzione di ascoltare oltre duecento persone che sarebbero state a conoscenza di quanto accadeva senza farne parola.
Una conferma che il fenomeno avesse dimensioni ancora più gravi arriva inoltre indirettamente da un’altra voce filtrata dagli ambienti investigativi: nelle ultime ore la famiglia della ragazzina protagonista delle violenze avrebbe ricevuto minacce per convincerla a ritirare la denuncia che ha messo in moto la giustizia. A rendere più "persuasive" le pressioni sarebbe stata anche danneggiata la loro automobile.
Secondo quanto ricostruito sino ad ora dagli inquirenti, la vicenda sarebbe nata quasi come un gioco a sfondo sessuale tra una ristretta cerchia di minorenni, ma ben presto con l’entrata in scena di ragazzi più grandi sarebbe sfociata in abusi preceduti da minacce, forse fatte anche con un coltello. Questa sarebbe per lo meno la versione che alcuni degli indagati si appresterebbero a sostenere davanti al pubblico ministero presso la procura dei minori di Ancona Ugo Pastore.
Alcuni dei giovani coinvolti - chiamati in causa a vario titolo dalla magistratura - sarebbero stati già sentiti dagli inquirenti o avrebbero chiesto di esserlo per chiarire le rispettive posizioni. Le accuse contestate vanno dalla violenza sessuale singola o di gruppo nei confronti di una minore di 14 anni alla realizzazione, divulgazione e commercializzazione di materiale pedopornografico. Alcuni minorenni sono indagati per gli atti sessuali compiuti con la 13enne, mentre altri devono rispondere della semplice detenzione o divulgazione di alcuni filmati che ritraggono la ragazzina in situazioni oscene.
Ma questo sarebbe solo il primo cerchio dei protagonisti: la polizia giudiziaria avrebbe in programma infatti l’interrogatorio di oltre duecento persone che in vario modo sono venute a conoscenza dei fatti. Stando agli accertamenti svolti dagli esperti informatici della Questura e della polizia postale sui cellulari e i computer usati dai minori per comunicare via chat, risulterebbe infatti che nella vicenda sarebbero coinvolte inoltre anche altre ragazze.
* la Repubblica, 23 novembre 2006