Il Forum Palestina (e Vattimo) contro il Salone del Libro di Torino
"Egitto come israele boicottiamo la fiera"
Torino. Il copione che sta per andare in scena alla Fiera internazionale del Libro di Torino, a un mese esatto dal suo inizio, è uguale a quello dell’anno scorso. Si riassume in una sola e inequivocabile parola d’ordine: boicottaggio. Nel mirino, nel 2008, era finito lo stato di Israele, invitato d’onore alla kermesse del Lingotto, che era stato contestato per la sua politica nei confronti del popolo palestinese.
Questa volta, a perfetto contraltare, di mezzo ci va invece un Paese di lingua araba, ossia l’Egitto. Ospite di Librolandia 2009, è ritenuto un regime dittatoriale, dove la libertà di espressione è colpita duramente. L’Egitto è accusato inoltre di stringere d’assedio la Striscia di Gaza. Anche i protagonisti del ventilato boicottaggio sono i medesimi di dodici mesi fa. Vale a dire l’Ism (International Solidarity Movement) e il Forum Palestina, associazioni della sinistra radicale, che ieri hanno invitato alla mobilitazione contro la presenza al salone torinese della nazione del Cairo, dove «da decenni sono in vigore leggi d’emergenza, il sistema è totalitario e brutale, e gli oppositori sono torturati».
Non cambia nemmeno l’avallo autorevole alla protesta da parte del mondo della cultura, che, come un anno orsono, si replica nella persona di Gianni Vattimo. Pur spiegando che il suo impegno come candidato alle elezioni europee (per l’Italia dei Valori) renderà meno assidua l’adesione alla protesta annunciata, il filosofo non ha dubbi. Tanto che afferma: «Sapevo che qualcosa si stava muovendo. In ogni caso sono fondamentalmente d’accordo con il boicottaggio dell’Egitto, sostenuto dall’Ism e dal Forum Palestina».
In Egitto, prosegue Vattimo, «c’è un regime poliziesco, che reprime e censura non soltanto gli intellettuali, ma l’intera popolazione. È giusto che lo si contesti, come si è fatto nel 2008 nei confronti di Israele. Pertanto do la mia adesione a una campagna con cui si vuole boicottare, pacificamente, la presenza egiziana alla manifestazione di maggio». È un po’ singolare, però, fa notare ancora il filosofo, «che ormai la Fiera del Libro scelga in modo sistematico Paesi ospiti in cui i diritti, la democrazia, sono negati. Se fosse ancora vivo il dittatore Bokassa, a questo punto, potrebbe aspirare anche lui a un invito al Lingotto?».
La provocazione di Vattimo, la mobilitazione antiEgitto e le dichiarazioni di Alfredo Tradardi, esponente di rilievo dell’Ism, sulla «ennesima fiera delle vanità», non sembrano, almeno per ora, scuotere più di tanto i promotori della rassegna libraria di Torino. Anche perché le polemiche del 2008, tutto sommato, non fecero altro che accrescere la visibilità mediatica di Librolandia, che finì addirittura sulle pagine del New York Times.
Rolando Picchioni, presidente della Fondazione per il libro, la musica e la cultura, che genera il salone, vorrebbe non commentare. Questa mattina, d’altronde, viene presentato ufficialmente il programma dell’edizione che aprirà i battenti il 14 maggio. Poi, però, qualcosa dice: «Non capisco queste proteste. Abbiamo accolto alcune delle loro richieste. E, infatti, alla Fiera abbiamo invitato gli intellettuali palestinesi e uno storico come Ilan Pappe, un israeliano che non esita ad accusare il governo del suo Paese di pulizia etnica della Palestina. Che cosa vogliono di più?». Certo. L’Egitto, tuttavia, qualche problema ce l’ha, no? Picchioni la prende larga: «Ma non possiamo fare mica l’esame del sangue a ogni nazione! Quante vere democrazie si salverebbero, allora?».
* la Repubblica, 15.04.2009