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Politica

Lettera a Prodi, Fassino e Veltroni, da parte degli amici del Phorum Palestina e compagni

Sulla visita a Sharon: un documento da leggere subito e divulgare all’istante
sabato 21 maggio 2005 di Emiliano Morrone
All’On.le Romano PRODI
All’On.le Piero FASSINO
Al Sindaco Walter VELTRONI
Abbiamo appreso dalla stampa che avete in programma una visita in Israele, dove incontrerete ufficialmente il Primo Ministro Ariel Sharon. Riteniamo che questo incontro sia un atto politicamente inopportuno e moralmente deplorevole, per i seguenti motivi.
Ariel Sharon non è un leader politico qualsiasi: è direttamente responsabile dell’assassinio di migliaia di uomini e donne, la cui unica colpa era quella di essere (...)

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> Lettera ----- Da mesi i droni israeliani volano su Gaza e il mondo tace. Risponde Luigi Cancrini

sabato 17 marzo 2012

l’Unità 17.3.12 Gaza risponde Luigi Cancrini

      • Da mesi i droni israeliani volano su Gaza e il mondo tace. Un ferito, un morto, due feriti... Da Gaza fino a ieri hanno scelto la resistenza non violenta, e il mondo tace. Centrati 4 militanti e il mondo tace. La resistenza gazawi risponde e il mondo s’accorge che a Gaza succede qualcosa.
  • Associazione Amici della Mezzaluna Rossa Palestinese

Ho letto un libro quest’inverno che mi ha colpito. Il titolo del libro è Ogni mattina a Jenin, l’autrice del libro è Susan Abulhawa nata e vissuta, appunto, a Jenin, uno dei primi campi allestiti per i palestinesi profughi dalle terre che Israele decise di far sue, nel 1948, dopo l’allontanamento delle truppe inglesi. Tenero e struggente, attento al cuore che batte negli uomini e nelle donne che il destino ha messo dall’una e dall’altra parte di questa guerra infinita, il racconto di Susan Abulhawa propone una riflessione su cui oggi si torna poco a proposito del modo in cui, freschi degli orrori dell’olocausto, si mossero gli israeliani nei confronti degli arabi che senza loro colpa erano nati e vissuti nella «terra promessa».

L’odio genera odio e l’odio si trascina attraverso le generazioni, da Auschwitz a Jenin fino a Sabra e Shatila e negli autobus dilaniati dalle bombe dei kamikaze e non si è ancora spento perché ancora non si ha la forza di fermarsi per ascoltare le ragioni dell’altro. Di ricordare insieme, liberandosi dalla paura, in questa storia triste in cui l’unica cosa certa è il dolore sparso a piene mani nella vita di tutti.


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