ITALIANO LINGUA UFFICIALE DELLA REPUBBLICA, PRC E LEGA DANNO BATTAGLIA *
ROMA - E’ uno scontro linguistico-politico, quello che sta andando in scena alla Camera. Da un parte i fautori dell’italiano come lingua ufficiale della Repubblica, dall’altra un’inedita alleanza di contrari. Rifondazione Comunista e Lega sono sul piede di guerra contro un progetto di legge volto a introdurre nella Costituzione il riconoscimento dell’italiano come lingua nazionale.
Si tratta di un provvedimento bipartisan, già discusso nella scorsa legislatura, frutto della convergenza tra i due poli con la benedizione dei professori dell’accademia della Crusca, ascoltati qualche settimana fa a Montecitorio. Solo due righe, per integrare l’articolo 12 della Costituzione (quello sul tricolore), con un richiamo all’italiano, "lingua ufficiale della Repubblica".
In commissione tutto è filato liscio. Le proposte dei vari gruppi politici (una di An, un’altra della Margherita, firmata anche dal deputato italo-algerino Fuhad Allam, una del Verde Marco Boato) sono state discusse, accorpate e votate. Ma ecco che in aula, dove oggi è cominciata la discussione sul provvedimento, Lega e Prc hanno fatto risuonare il loro "no".
Una battaglia comune condotta però con ragioni poco conciliabili. Rifondazione Comunista, infatti, teme che la nuova norma serva per rendere più difficile la concessione della cittadinanza italiana agli immigrati. "Una volta che l’italiano viene indicato come idioma ufficiale dalla Costituzione - spiega il deputato Franco Russo - ci vorrà poco a rendere obbligatoria la conoscenza della nostra lingua come requisito obbligatorio per avere la cittadinanza".
Insomma, un grimaldello da usare in chiave anti-immigrazione, facendo leva sulla scarsa conoscenza di condizionali e congiuntivi da parte degli extracomunitari. Poco convinto anche il Pdci, che non condivide troppo le preoccupazioni del partito di Bertinotti ma ha deciso ugualmente di astenersi non giudicando il disegno di legge come una priorità. Di segno ben diverso le obiezioni della Lega. Il Carroccio sostiene che la legge costituzionale "non ha senso", perché è troppo centralista.
"E’ una legge che dà un colpo al federalismo e non riconosce gli idiomi locali", si infervora il deputato Roberto Cota. Il timore è che le lingue locali parlate nelle vallate alpine (franco provenzale, piemontese, walser, tedesco, ladino, friulano, ma anche i vari dialetti lombardi) subiscano un duro colpo dall’ingresso dell’italiano nella Carta Costituzionale. La Lega ha perciò presentato alcuni emendamenti, per inserire nella Costituzione la tutela delle "lingue storiche regionali, costituenti patrimonio culturale della Repubblica".
Anche il Verde Marco Boato si è mostrato sensibile all’argomento e ha presentato un emendamento in cui si dice che la Repubblica "valorizza gli idiomi locali". Soluzione che non convince i rappresentanti delle minoranze linguistiche. Il valdostano Rolando Nicco ha evocato con terrore lo sradicamento del francese nella sua regione, utlimato dal regime fascista "che sfidando il senso del ridicolo ribattezzò Courmayeur Cortemaggiore e fece diventare La Thuile Porta Littoria".
Preoccupazioni di segno opposto sono quelle del deputato di An Teodoro Buontempo: a suo giudizio l’italiano dovrebbe essere considerato lingua ufficiale, senza se e senza ma. E il suo compagno di partito Roberto Menia (friulano doc) ha chiesto di "sacralizzare la lingua italiana". E alla fine, per evitare lo stallo, il presidente della commissione Affari Costituzionali Luciano Violante ha proposto di rinviare l’esame della legge a dopo le vacanze di Natale.
ANSA » 2006-12-12 20:04