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PARIA. Gli ultimi della Terra ...

L’INDIA E IL SISTEMA DELLE CASTE. A Mumbai (la ex Bombay), una grande manifestazione dei Dalits (gli "Intoccabili") per rendere omaggio ad AMBEDKAR, uno dei principali artefici della Costituzione indiana.

L’’intoccabilità’ è quella pratica, inerente all’impianto castale, che considera altamente contaminanti per i membri delle caste superiori i rapporti con i soggetti segnati da un’impurità permanente.
mercoledì 6 dicembre 2006 di Federico La Sala
[...] Nonostante il passare degli anni, Ambedkar rimane per i dalits il simbolo più importante delle loro lotte di classe. Dalit lui stesso, grazie alle sue capacità, Ambedkar riuscì a studiare e a farsi ammettere al college ma subì comunque sempre umiliazioni e discriminazioni dovute alla sua origine. Dopo aver studiato a New York alla Columbia University tornò in India dove si unì al movimento indipendentista e fu nominato membro della commissione incaricata di redigere la costituzione (...)

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> L’INDIA E IL SISTEMA DELLE CASTE. ---- L’India vota. La leader degli Intoccabili sogna l’exploit. Mayawati Kumari potrebbe diventare l’ago della bilancia per il nuovo governo (di Gabriel Bertinetto).

venerdì 17 aprile 2009


-  L’India vota
-  La leader degli Intoccabili sogna l’exploit

-  Da un anno Mayawati governa l’Uttar Pradesh, il più popoloso Stato dell’Unione indiana.
-  Fra un mese potrebbe dirigere l’intero Paese. L’India ha già avuto una donna premier. Mai però sinora un’«intoccabile».

-  La rivincita. Mayawati Kumari potrebbe diventare l’ago della bilancia per il nuovo governo
-  La maratona elettorale. Si svolgerà in quattro tornate e passerà un mese per avere i risultati

-  di Gabriel Bertinetto (l’Unità, 17.04.2009)

Tutelati dalle leggi dello Stato. Disprezzati dal comune pregiudizio. Vittime di discriminazioni sociali e di violenze, tollerate nei fatti quanto estranee ai valori fondanti della democrazia indiana. Sono i dalit, gli «intoccabili», i fuoricasta. Il mahatma Gandhi voleva sollevarli dal fango della loro atavica esclusione. Li chiamava «harijan» (paria), cioè «figli di Dio». Una bella parola, cui tuttora corrisponde spesso purtroppo una condizione abominevole. Sono loro i mestieri più sporchi: pulire le latrine, rimuovere le carcasse, maneggiare i concimi più luridi. Esseri impuri, da tenere a distanza, ai quali vietare l’accesso ai templi come ai ristoranti. Intoccabili, appunto.

Per 170 milioni di indiani, il 16% rispetto alla popolazione complessiva, ma quasi un quarto sul totale dei cittadini di fede indù, è vicino forse il momento della rivincita. Una di loro potrebbe ricevere talmente tanti voti da diventare l’ago della bilancia, quando, fra un mese circa, si tireranno le fila della maratona elettorale iniziata ieri e destinata a proseguire attraverso quattro successive tappe sino al 16 maggio prossimo. Si chiama Mayawati Kumari, 53 anni, e dirige il «Bahujan Samaj» («Partito della maggioranza», Bsp).

Poco più di un anno fa Maywati stravinse le elezioni nello Stato dell’Uttar Pradesh, diventandone primo ministro. Ed ora, confortata dalle previsioni di analisti e sondaggi, spera di replicare il successo su scala nazionale. Impensabile che possa scavalcare i due partiti maggiori, di governo e di opposizione, rispettivamente il «Congresso» ed il «Bharatiya Janata» (Bjp). Ma la probabile crescita nei consensi popolari, accompagnata al pronosticato calo dei due colossi, darebbe a Mayawati una tale forza contrattuale, da permetterle persino, si dice, di barattare il sostegno all’uno o all’altro con la poltrona di premier.

Un gran passo in avanti per l’intoccabile Mayawati. Da bambina andava a scuola scalza come tanti coetanei poveri della poverissima India. Abitava a Delhi con otto tra fratelli e sorelle che Ram Rati, la mamma, aveva avuto da Prabhu Das, un impiegato della compagnia telefonica statale. La democrazia indiana promuove il riscatto degli umili e cerca di contrastare il peso di tradizioni strumentalizzate per usi socialmente nefasti. Quote di impieghi pubblici ed iscrizioni scolastiche ed universitarie sono riservate ai fuoricasta ed ai membri delle caste più basse. Beneficiando di quei meccanismi di tutela, il padre aveva trovato un lavoro da colletto bianco, e grazie a quegli stessi meccanismi Mayawati conseguì un diploma in legge. Nel 1977 l’incontro con Kanshi Ram, fondatore del Bahujan Samaj, segnò una svolta nella sua vita proiettandola in politica.

INSOLITA ALLEANZA

Diversamente dal Congresso, che si è sempre rivolto ai connazionali con un messaggio interclassista intersecato con l’appello alla collaborazione fra le caste, il Bsp di Kanshi Ram si ispirava ad un’ideologia che mette al primo posto l’avanzamento delle caste inferiori, e soprattutto di coloro che sono addirittura considerati fuori dalla ripartizione in caste, i paria, così come di quel quasi venti per cento di cittadini che non si riconoscono nella religione di Brama Shiva e Vishnu: buddhisti, cristiani, musulmani. Eppure per ottenere nelle urne il trionfo che le consente di governare da oltre un anno in Uttar Pradesh, Mayawati ha dovuto varare un’inedita alleanza fra gli infimi scalini della scala sociale, naturale bacino elettorale del Bsp, e la casta superiore, quella dei bramini. L’esercito dei senzaterra delle campagne ha trovato nei gruppi dirigenti delle città sostegno nella lotta contro i proprietari terrieri delle caste intermedie.

L’Uttar Pradesh è il più popoloso Stato dell’Unione ma anche uno dei più poveri. Fra il 1999 ed il 2008 il prodotto lordo è cresciuto qui a ritmi inferiori al 5%, un’inezia rispetto alla media nazionale. Quasi metà del reddito proviene dall’agricoltura, e nei lavori dei campi sono impegnati tre quarti degli abitanti. Mayawati ed il Bahujan Samaj hanno trovato seguito nella sconfinata massa di braccianti e contadini senza terra. Hanno dato voce agli intoccabili indù, ai buddhisti emarginati, alle caste più basse. Che nelle zone rurali, assai più che nelle città, subiscono le conseguenze dell’emarginazione perpetrata dietro il paravento delle consuetudini e dei valori religiosi.

STIMATA SORELLA

L’Uttar Pradesh contribuisce massicciamente a rimpolpare le statistiche sugli atti di violenza commessi contro i dalit in India. Ogni anno vengono ufficialmente registrati nel Paese 110mila casi di omicidi, stupri, aggressioni ai danni dei fuoricasta. L’opinione comune è che la cifra sia in realtà molto più alta, perché tanti episodi non sono denunciati.

Mayawati ha alzato la voce contro intolleranza ed abusi. Ha promosso iniziative legali contro funzionari disonesti e poliziotti infedeli. Non è uscita indenne a sua volta da pesanti accuse di corruzione e autoritarismo. Ha lanciato grandi opere pubbliche, ma non è riuscita per ora a ridurre in maniera evidente la disoccupazione. Il bilancio della sua azione di governo nell’Uttar Pradesh non è tutto positivo. Ma per molti intoccabili oggi è un raggio di luce nel buio. La chiamano «Behenji» (Stimata sorella). Ieri molti hanno probabilmente votato per lei e altri lo faranno nelle prossime tornate.


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