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PARIA. Gli ultimi della Terra ...

L’INDIA E IL SISTEMA DELLE CASTE. A Mumbai (la ex Bombay), una grande manifestazione dei Dalits (gli "Intoccabili") per rendere omaggio ad AMBEDKAR, uno dei principali artefici della Costituzione indiana.

L’’intoccabilità’ è quella pratica, inerente all’impianto castale, che considera altamente contaminanti per i membri delle caste superiori i rapporti con i soggetti segnati da un’impurità permanente.
mercoledì 6 dicembre 2006 di Federico La Sala
[...] Nonostante il passare degli anni, Ambedkar rimane per i dalits il simbolo più importante delle loro lotte di classe. Dalit lui stesso, grazie alle sue capacità, Ambedkar riuscì a studiare e a farsi ammettere al college ma subì comunque sempre umiliazioni e discriminazioni dovute alla sua origine. Dopo aver studiato a New York alla Columbia University tornò in India dove si unì al movimento indipendentista e fu nominato membro della commissione incaricata di redigere la costituzione (...)

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> L’INDIA E IL SISTEMA DELLE CASTE. - Jignesh Mevani, il profeta degli intoccabili, lancia la sfida al premier Modi.

martedì 27 settembre 2016

Il personaggio

India, il profeta degli intoccabili, lancia la sfida al premier Modi

Chi è Jignesh Mevani, l’avvocato 35enne passato dalla poesia all’attivismo che è riuscito a mobilitare 20 mila fuoricasta

di Alessandra Muglia, inviata a Ahmedabad*

AHMEDABAD Il nuovo ambasciatore degli intoccabili è un giovane di 35 anni di Ahmedabad, la principale città del Gujarat, lo stato indiano dove è nato e ha governato (per 13 anni) Narendra Modi prima di diventare premier. Jeans e camicia a quadri, Jignesh Mevani si presenta in serata - dopo vari rinvii - per una chiacchierata nell’House of MG, l’hotel dove soggiornò anche il Mahatma Gandhi al suo ritorno dal Sudafrica. Al teorico della non violenza, «preferisco Ambedkar, padre della Costituzione indiana anti caste» dice sintetizzando la sua «agenda» questo avvocato attivista con trascorsi da giornalista e ricercatore universitario.

«Nessuna pressione per sposarmi»

Minuto, barba e occhiali, non ostenta il physique du rôle del leader. Il suo inglese ha il tipico accento indiano di chi non ha mai studiato all’estero. Ma un grande merito ai suoi genitori lo riconosce: «Non hanno fatto pressioni per farmi sposare, non avrei potuto fare l’attivista a tempo pieno». Il primo grande risultato, quello che lo ha fatto approdare sulla scena internazionale, lo ha ottenuto ad agosto quando è riuscito a portare in piazza ad Ahmedabad oltre 20 mila dalit, i fuoricasta, a far alzare la testa agli ultimi tra gli ultimi cittadini della più popolosa democrazia del mondo. Innanzitutto per dire basta ai linciaggi sempre più frequenti perpetrati dai Gau Rakshaks, squadre di vigilantes che proteggono le vacche, sacre per gli induisti,e si accaniscono contro gli addetti alla concia del pellame di mucca, «per lo più dalit e musulmani», torturandoli, a volte fino alla morte, con l’accusa di uccidere le vacche per mangiarsele.

«Tenetevi le mucche, ridateci le terre»

Il suo slogan - «tenetevi le code delle mucche e ridateci le nostre terre» - è diventato il richiamo all’autoaffermazione dei dalit basata sull’autosufficienza economica: «Chiediamo che vengano assegnate le terre che ci spettano per legge» dice questo giovane passato dalla letteratura all’attivismo. Dopo essersi diviso per tre anni a Mumbai tra gli articoli e le ricerche sul poeta Mariz, l’incontro fulminante con Mukul Sinha, avvocato dell’alta corte diventato famoso per aver difeso i musulmani massacrati nel 2002 nel Gujarat.

Stop ai treni

La sua prossima sfida è una grande mobilitazione che dovrebbe portare alla paralisi dei treni il primo di ottobre, sempre ad Ahmedabad.«Per riuscire a bloccare i binari dobbiamo essere almeno in 10 mila» stima. E se questa volta per incendiare gli animi non potrà contare sull’aiuto di alcun video come quello virale sui linciaggi diffuso in Rete prima della grande marcia di agosto, meglio tenersi un piano di riserva: «Se saremo meno agiremo all’interno dei convogli. Siamo pronti a farci picchiare, ma non useremo la violenza» assicura. La speranza è quella di trasformarsi da gruppo dalit a movimento trasversale sostenuto da gruppi di donne, lavoratori informali (la stragrande maggioranza in India), gruppi tribali e associazioni di contadini. Insieme «per smantellare questo sistema feudale, la stuttura delle caste». «Mi invitano o vengono da me perché sono il personaggio del momento, ma non mi faccio illusioni: so che la paura di esporsi è altissima, il timore di vendette, come la sospensione dei sussidi, paralizza». Non è facile lavorare senza il supporto di una struttura («sto lavorando per averla») e senza garanzie economiche («Mi baso su contributi di donatori e amici, presto ricorrerò al crowdfunding»).

«I have a dream»

Il grande salto sulla scena nazionale è previsto per marzo con la mobilitazione indetta in Uttar Pradesh, stato a grande rappresentanza di intoccabili dove si vota il prossimo anno. E chi vince qui di solito si aggiudica anche le elezioni nazionali. Se la sua chiamata alle armi di «intoccabili» e musulmani insieme funziona, la corsa in questo stato chiave diventa interessante. «Modi nel suo primo comizio in Gujarat si è proposto come un leader pro dalit, per la prima volta gli facciamo paura in uno stato dove siamo solo l’8% della popolazione». Lui al comizio non ha potuto andare: è stato arrestato il giorno prima nel timore che potesse portare avanti azioni di disturbo, dopo che in un suo post su Facebook, con piglio visionario, riecheggiando Martin Luther King, scriveva «I have a dream». Il suo sogno: che «le vittime del modello Gujarat facciano volare le sedie in aria durante il comizio di Modi».

* Corriere della Sera, 26 settembre 2016 (modifica il 26 settembre 2016 | 22:52)


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