[...] I fascisti ebbero sempre una passione per i
simboli e i riti: il saluto romano, la camicia nera,
il manganello, il giuramento, il culto dei caduti,
le parate di massa. Da Gustave Le Bon, precursore
della psicologia della folla, Mussolini aveva
appreso che «una credenza religiosa o politica
si fonda sulla fede, ma senza i riti e i simboli la
fede non potrebbe durare». La massa, sentenziava
il Duce, è «un gregge di pecore finché non
è organizzata», ma per soggiogarla e guidarla (...)
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