Gentile Direttore,
io non conoscevo il giornale, non conoscevo lei, finché un giorno non è intervenuto a commentare un mio articolo ("Intellettuali di Calabria, dove siete?) in Girodivite.it.
Forse non ho conosciuto le amarezze che ha subito lei o, forse, le mie aspettative su questa terra sono diverse. Forse la mia età, ancora giovane, mi sugerisce di aspettare, di attendere per vedere cosa accadrà, ma di una cosa sono convinto: se tutti abbandoniamo, se tutti lasciamo, in cosa sperare un cambiamento, seppur minimo? Perlomeno la speranza, non togliamoci anche quella! Dovrei vivere perché? Senza la speranza che farò qualcosa di buono per la mia terra? Allora che senso ha quello che faccio? Io faccio, e cerco di fare sempre meglio!E quando incontro persone che non mi piacciono, che penso che facciano solo del male, io le allontano da me, le isolo. Mi dispiace, ma non sono d’accordo con chi è abituato a parlare male della propria terra, a denigrare per abitudine, per moda, perché tutti lo fanno; è distruttivo, deleterio. Diffido di costoro. Chi vuole fare del bene lo faccia, altrimente non ha diritto a lamentarsi.
Io, come dicevo prima, non la conoscevo, ma ora so che qualcosa ha fatto. Ha fatto un giornale, con buoni propositi e in questo giornale ha dato spazio anche a me. Qualcosa, per quanto mi riguiarda ha fatto. Perché non continuare a fare?
Con stima Giovanni Schiava