Caro Gianni,
caro Vincenzo,
caro Saverio,
caro Federico,
cara Maria Costanza,
caro Domenico,
caro Mauro,
Caro Biagio,
caro Totti,
cari lettori,
ho deciso di lasciare la direzione della Voce di Fiore. Stavolta, non si tratta d’una trovata, d’una provocazione, d’una battuta, d’un motto, d’un refrain o qualcosa di artisticamente mediatico. La mia vita stava intrecciandosi troppo con questo giornale, da me fondato e da voi tutti tenuto, curato, migliorato, posizionato. La mia decisione è irrevocabile. Sono stanco, ho visto e compreso molto. Soprattutto, non è più possibile occuparsi della Calabria, che, per colpa di chi rappresenta lo Stato, sta andandosene a morire, e in modo indicibile. I nostri sforzi, i nostri contatti, le nostre connessioni, i nostri richiami, il nostro impegno civile, la nostra lotta, onesta eticamente e politicamente appassionante, non servono, se questo Mezzogiorno italiano non reagisce col coraggio e con l’impegno di tutti, col sacrificio e col senso dello Stato. Purtroppo, lo sa bene Federico come ciascuno di noi, dalle nostre parti, giù, a Sud, l’individualismo e il familismo, l’opportunismo e l’illegalità hanno la meglio su tutto e tutti. Pensavo che dopo Falcone e Borsellino, dopo i martiri, tanti e non conosciuti, della giustizia e della verità, qualcosa questo Stato la muovesse e decidesse di fermare la mano armata della mafia, sia quella cruda che quella del silenzio, delle amministrazioni corrotte, delle apparenze ingannevoli. Diciamocela tutta, questa Calabria ha rapporti straordinari con l’una e l’altra mafia; questa Calabria della sofferenza e dell’assurdo è impregnata di collusioni e massonerie di vario ordine e grado, le quali travalicano di molto il senso letterale della parola. Questa Calabria delle ingiustizie e dei patimenti, delle delusioni e degli accordi privati sta allontanando i suoi figli e sta distruggendo la mente, il cuore e l’anima di chi ci vive con coscienza e amore. Non sopporto più la retorica del cambiamento, la falsità di quanti in tv giurano che ci sarà un riscatto e notificano provvedimenti e innovazioni. Io non mi sento più un cittadino calabrese. Lascio la direzione di questo giornale in modo impuro, mollo, abbandono, volto le spalle. Ma consapevolmente. Questa nostra regione non merita nulla. Ed è per questo che vado via da ogni iniziativa, dalla politica, dall’inutile giornalismo impegnato, dal movimentismo, dalla cultura, da tutto. Figuriamoci: in un sistema di corruzione e malcostume invasivi, non c’è impresa che riesca. Non c’è Callipo che possa parlare, non c’è Bregantini che possa raccomandare, non c’è Loiero (!) che possa insegnare. Ringrazio voi miei collaboratori e i lettori, tutti, che ci hanno stimolato, seguito, aiutato. Troverò un altro direttore che possa assumersi la responsabilità in tribunale di questa testata. Perdonatemi: ho bisogno di seguire un’altra strada, di dedicarmi a qualcosa di veramente concreto, che mi dia almeno qualche ragione. Considero la battaglia per il Sud italiano qualcosa di perso in partenza. E, credo, se tu, Gianni, hai lasciato il consiglio comunale di San Giovanni in Fiore, evidentemente te ne sei reso conto assai per tempo. La città di Gioacchino è un modello, infatti, molto rappresentativo della realtà calabrese e meridionale. Per ora, volevo darvi questa notizia, invitandovi a un dibattito aperto, ma senza chiacchiere. In questi giorni, scriverò compiutamente circa i motivi precisi della mia scelta.
Con grande cordialità.
Roma, 7 dicembre 2006
Emiliano Morrone
Gentile Direttore,
io non conoscevo il giornale, non conoscevo lei, finché un giorno non è intervenuto a commentare un mio articolo ("Intellettuali di Calabria, dove siete?) in Girodivite.it.
Forse non ho conosciuto le amarezze che ha subito lei o, forse, le mie aspettative su questa terra sono diverse. Forse la mia età, ancora giovane, mi sugerisce di aspettare, di attendere per vedere cosa accadrà, ma di una cosa sono convinto: se tutti abbandoniamo, se tutti lasciamo, in cosa sperare un cambiamento, seppur minimo? Perlomeno la speranza, non togliamoci anche quella! Dovrei vivere perché? Senza la speranza che farò qualcosa di buono per la mia terra? Allora che senso ha quello che faccio? Io faccio, e cerco di fare sempre meglio!E quando incontro persone che non mi piacciono, che penso che facciano solo del male, io le allontano da me, le isolo. Mi dispiace, ma non sono d’accordo con chi è abituato a parlare male della propria terra, a denigrare per abitudine, per moda, perché tutti lo fanno; è distruttivo, deleterio. Diffido di costoro. Chi vuole fare del bene lo faccia, altrimente non ha diritto a lamentarsi.
Io, come dicevo prima, non la conoscevo, ma ora so che qualcosa ha fatto. Ha fatto un giornale, con buoni propositi e in questo giornale ha dato spazio anche a me. Qualcosa, per quanto mi riguiarda ha fatto. Perché non continuare a fare?
Con stima Giovanni Schiava
A SOSTEGNO DELLA DECISIONE "ORIGINARIA" E "ORIGINALE" DEL DIRETTORE DELLA "VOCE DI FIORE", EMILIANO MORRONE, CONTRO L’ATTACCO DI "NUVOLA ROSSA", MOBILITATE IN CALABRIA DA SEMPRE TUTTE LE FORZE DELLO SPIRITO DI GIOACCHINO -NON SOLO IL "LUPO" .... E LA NEBBIA!!! (fls)
(ANSA) - CATANZARO, 7 DIC- La nebbia ostacola il prelievo nella Sila dell’abete destinato a piazza S.Pietro per le feste di Natale. Rinviato il taglio e il trasporto. Dovevano cominciare stamani le operazioni ma la nebbia insieme alla pioggia ha impedito l’intervento dell’elicottero ’Nuvola Rossa’ del Corpo Forestale, che ha il compito di sollevare dal bosco l’abete, che, alto 40 metri e pesante 95 quintali, si trova a 1.350 di quota nel cuore della ’Riserva naturale -Massiccio del Gariglione’.
2006-12-07
Caro Direttore dopo le tue decisive riflessioni, è arrivato il via libera e il vento del Nihil -ismo puro: il Nulla Osta!!! A Piazza San Pietro ... si preparino ad accoglierlo!!!
M. saluti e auguri,
Federico La Sala
CATANZARO - E’ partito da Cosenza il trasporto eccezionale che porterà a Roma il gigantesco abete bianco donato dalla Regione Calabria al Papa e che sarà esposto a Piazza San Pietro per le festività natalizie. Così come il taglio ed il prelevamento aereo dalla foresta del Massiccio del Garaglione, nella Sila, anche il trasporto si sta rilevando un’operazione estremamente complessa. Oltre alla lunghezza (l’abete è alto 32,95 metri), la pianta, pur con i rami chiusi, occupa in larghezza quasi tutta la sede dell’Autostrada Salerno-Reggio Calabria.
Il trasporto, che è scortato dalle volanti verdi del Corpo forestale, dalla Protezione civile regionale e dall’Anas, è costretto quindi a delle soste per consentire lo smaltimento delle code che si creano alle sua spalle. Una prima sosta è già stata effettuata dopo che si era formata una coda di mezzi lunga due chilometri.
Nei tratti della A3 in cui, a causa della presenza di cantieri, si viaggia a doppio senso di circolazione su un’unica carreggiata, la polizia stradale e l’Anas bloccheranno il traffico per consentire il passaggio del trasporto. Il viaggio verso Roma, secondo le previsioni, si concluderà alle 4 di domani.
* ANSA » 2006-12-11 11:12
Caro Direttore, quando ti ho conosciuto, tempo fa ,sul sito di Gianni Vattimo, mi sei apparso immediatamente come "lo scommettitore folle" che puntava sulla rinascita di un paese, il nostro, malato grave di fatalismo, di rassegnazione, di menefreghismo, di clientelismo, di arretratezza. Questa tua scelta, questa tua sfida personale, basata sul rischio del fallimento (che penso tu abbia sempre tenuto conto) l’hai sempre portata avanti con quella necessaria umiltà che ti caratterizza. Il duello era ed è gigantesco, enorme, sconvolgente.
Seguendoti in queste pagine on-line e in altri siti, ho avuto la percezione che il tuo "disegno" stava pian piano non riuscendo, i tuoi "calcoli" non tornavano. Tu infatti intendi e vedi tutto diversamente, tu vuoi esattamente il contario, e invece...
Anche se ora abbandoni la "scena", sarai sempre il palco della nostra mai finita battaglia, dal quale non discenderai mai.
Non era e non è nostro diritto chiederti il dono totale di te stesso per la fedeltà delle tue scelte. Ci basta (e avanza) la tua testimonianza di genuino amore, duarante questi anni, nei confronti del nostro paese e della nostra terra.
Grazie per averci fatto capire meglio, attraverso il tuo impegno costante, il tuo contaminante entusiasmo, il dono infinito della libertà e la bellezza della vita come rischio e combattimento e conquista.
Per sempre riconoscente, tuo Biagio Allevato