Editoriale

La strada del paesaggio, tristo e asfissiante in Fiore di Calabria, mentre la festa prosegue nelle case chiuse e per le vie sepolte

martedì 8 marzo 2011.
 

"Almanacchi nuovi", potrei dire, citando felini di poesia, quasi fossimo a capodanno.

Sì, perché a San Giovanni in Fiore (Cs) cambia nulla. Tutti comodi, rilassati, proni, felici.

L’estate sta virando, poco manca al giro di boa, e già s’annuncia la notte immacolata, assegnata probabilmente al novero di giovinotti che sostiene dall’origine la maggioranza di governo; divisa, impantanata nell’ordinario, vecchia.

Piaccia alla nostra lettrice palese, che interviene giustificando tutto e proteggendo chi lo produce, San Giovanni in Fiore è davvero indietro: non v’è democrazia, atteso che l’Italia intera ne soffre la mancanza. Indescrivibile mancanza.

Di recente, ci sono stato per pochissimo: all’entrata m’è parsa più terrificante di Casal di Principe (Ce): una ruspa a rivoltare la strada che porta al centro, come che bombe ci fossero piovute per disgrazia finale, devastando l’ultima via di fuga.

Nessuno s’accorge, c’è il mare ora, l’abbronzatura, poi il ferragosto sacro sotto i pini, le carni, l’opulenza d’un momento, l’andirivieni delle ferie, le serate spassose, il famoso gelato al traffico di cui scrivevamo con Biagio Simonetta, amico prima che collega.

Uguale, identico ogni anno, perché cambiare è vietato: è proibito aprire degli spazi, guardare in alto, lontano, alle stelle.

Due giorni fa, ho sentito una persona di cui sono amico, io sono suo amico, amico di Pino Masciari. Deportato, come ripete, per undici anni. Esiliato dallo Stato, espulso dalla Calabria, in cui è rientrato per protesta, rischiando giorno per giorno la vita, assieme a moglie e figli.

Che cosa volete che importi ai florensi, a molti sangiovannesi, di Pino Masciari? Che cosa si chiede, se lì, a Fiore in Calabria, tutto è perfetto e combinato, si regge a modo e non va turbato?

Che cosa può fregargliene, poi, di controllori del lavoro, di potenti signori che manipolano il futuro altrui coi soldi e le clientele che la Calabria gli ha concesso?

A Fiore in Calabria s’è persuasi che ci sia normalità, serafica normalità, nei palazzi.

Il procuratore della Dna Emilio Ledonne, che non c’entra coi Pride e le femministe, ha detto in Commissione antimafia che 10 miliardi di euro da 488 sono in Cosenza. E la disoccupazione è galattica, in regione come a Fiore. Che vogliamo farci? Così è se vi pare, lasciamo che le cose procedano come sempre, perché non v’è alcun bisogno di vigilanza e interventi.

A Fiore, nei dintorni, latitò Guirino Iona, oggi in regime di 41 bis. Forse Gambazza, Ntoni per i più, è distante dalle lande di boschi dell’altopiano caro a Goethe. Ma il punto non è questo. Perché si tira dritto? Possibile che non ci si avveda? Dobbiamo ascoltare i sermoni consolanti di chi ci ha gestiti per decenni e credere al paradiso raccontato dalla stampetta?

Biagio (Simonetta), chiedo un tuo commento.

Ancona, 13 luglio 2008

Emiliano Morrone

Il canto in ricordo di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Postato da Biagio Allevato.


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