Con un disciplinare interno, il Comune di San Giovanni in Fiore ha stabilito che i Lavoratori socialmente utili non possono firmare relazioni o documenti prodotti nell’esercizio delle loro funzioni. Si dirà, credo, che esistono precise disposizioni ministeriali o norme regolamentari che sanciscono quanto il Comune ha semplicemente confermato accogliendole. Ci sono sempre motivazioni di carattere normativo, giuridico e teleologico che inducono l’ente a provvedere, assicurando trasparenza amministrativa e rispetto della legge. Forse, però, nessuno ha spiegato ai Carnelutti dell’iperattivo municipio che un sommo diritto è una somma ingiustizia. Effettivamente, da quelle parti, è ben superato l’orientamento del sistema latino e tedesco, a vantaggio d’una prassi anglosassone contraddetta dai fatti e dalle azioni. Ma andiamo per gradi. Io sono rimasto al principio aristotelico del "terzo escluso". O si è rigorosi o si è teleologici, nel ricavare la norma da una qualsiasi disposizione. Questo tecnicismo, però, rischia di farci deprimere o addormentare, in giornate tanto calde come quella di oggi. Passiamo a Beautiful. Il Comune di San Giovanni in Fiore non ha istituito il Difensore civico, l’Ufficio per le relazioni con il pubblico, lo Sportello unico e il controllo in rete dei procedimenti in corso. Fosse per questo, saremmo a posto: ordinario, troppo ordinario. Il Comune ha pratiche aperte dall’Ufficio tecnico i cui atti non sono chiari: protocolli con date strane e, pertanto, sospette, convocazioni dei consigli comunali secondo i metodi degli indiani d’America, assegnazioni di incarichi per opere pubbliche a soggetti rinviati a giudizio. Preciso che sono garantista e che, fino a sentenza passata in giudicato, nulla può dirsi di sottoposti a procedimenti penali, se non presumerne l’innocenza. Resta il fatto che l’attuale amministrazione di sinistra, erede, pentita e in grazia, degli avvoltoi dipinti da Rosario Foglia in "La mia gente nella città di Gioacchino", fa retorica sul lavoro, menandola in ogni occasione, e non offre alcuna possibilità concreta, per partito (senza preso), ai giovani imprenditori del settore edile. Ciò perché avoca la facoltà di concedere, deve ipotizzarsi, senza bandire gare pubbliche. Torniamo ai Lavoratori socialmente utili. Qualcuno può spiegarci la ragione dell’ultima decisione sui limiti imposti al loro operato? Forse la loro dignità deve ritenersi pari alla precarietà da cui non si vogliono liberare? E voi lavoratori perché non avete battuto ciglio, non avete domandato, preteso, protestato? L’unica risposta che mi viene, davanti all’ultima domanda, è che, ormai, la lunga e paziente opera di alienazione di ogni individuo dalla società (politica) florense, condotta da una radicalissima quanto reazionaria sinistra, è perfettamente compiuta. L’individuo non ha, a San Giovanni in Fiore, voce in capitolo. Non ce l’ha perché non è, non è nulla, non conta nulla ed è inutile che scalpiti: il moggismo politico e il sistema delle relazioni capillari è nato nella città di Gioacchino, prima d’essere trasferito nel ricco pianeta del pallone. Solo mi dispiace che non ci sia nessuna indignazione dei giovani e che, anzi, molti di loro - io sto con Matusalemme - consapevolmente o involontariamente pubblicizzano l’immagine d’una nuova classe dirigente, ridisegnata in termini entusiastici se non trionfalistici. Nihil sub sole novum: assistenzialismo, irregolarità, protezionismo, silenzio ed emigrazione. Quando ci sveglieremo? Mi piacerebbe molto che i liberali moderati di Ebeteinfiore si esprimessero e che Vincenzo Tiano e Mauro Diana dicessero la loro, in proposito. Oltretutto, non guasterebbe qualche commento di Federico La Sala e Biasi, magari tralasciando la religione, il Codice da Vinci e la Chiesa vaticana.
Emiliano Morrone
Carissimo Direttore
Sono un lavoratore socialmente utile impegnato da ben 10 anni presso il l’Amministrazione comune di Matera, mi consola sapere che non siamo gli unici ad essere umuliati e deturpati della nostra dignità umana, anche a noi è impedito lasciare traccia del nostro lavoro, perchè l’amministrazione ha paura di eventuali e future rivalse, non sono daccordo però che noi subiamo in silenzio perchè io per primo non accetto questa situazione, ma abbiamo famiglia e non è facile mettersi in discussione,innoltre a noi non è negato non solo dimostrare il nostro lavoro ma anche altri diritti come il diritto alle ferie, a dire la nostra opinione noi siamo solo un numero il motto è : "Voi siete utili ma non dispensabili", insomma noi dobbiamo solo obbedire se vogliamo sopravvivere in termini lavorativi, ed io rispondo il tempo del fascismo è finito ma noi come la popolazione ebraica siamo contrassegnati non dalla stella di Davide ma da una sigla L.S.U.. Mi chiedo per quanto tempo ancora il governo permmettera questa speculazione di vite umane, perchè di questo si tratta, di lavoro nero autorizzato. Io spero che il Presidente Prodi non dimentica che noi siamo frutto della sinistra e che oramai siamo da anni in attesa di una stabilizzazione non fantasma ma definitiva, abbiamo tutti famiglia abbiamo figli, progetti che forse non realizzeremo mai finchè non saremo soltanto dei lavoratori socialmente utili.
Caro Federico,
condivido. Mi dispiace, però, che molti giovani di San Giovanni in Fiore restino lì, fermi, muti, a guardare. Belle premesse! A proposito, sarai nominato - fuori della logica del Grande Fratello - nel mio intervento a Silvana Mansio.
Cordialissimi saluti,
tuo emiliano
«La lotta alla mafia non deve essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolga tutti, che tutti abitui a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si contrappone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza» P. Borsellino
Vincenzo Tiano
Caro Direttore e caro Tiano, bellissime parole quelle del giudice Borsellino: ...un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolga tutti, che tutti abitui a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà... Io mi chiedo: libertà e pane (posto di lavoro) a discrezione per tutti, potranno essere, un giorno, fra loro conciliabili, nel paese di Gioacchino ? Oppure saremo (saranno) sempre "schiavizzati" dalle necessità, dal "pane", e quindi sempre assoggettati al potere ? Cosìcchè chi amministra questo "pane", sarà sempre considerato quell’ipotetico "dittatore" o "mafioso" ? E chi "sfama" lo fa, ricordiamocelo, sempre in "nome di qualcuno" (partito politico) al quale dobbiamo eterna riconoscenza (voto elettorale). Mai e poi mai potremo (potranno) sfamarci (sfamarsi) senza di "loro" ?
Finchè resteremo liberi (fuori da questo sistema di cose) nessuno ci darà il "pane", caro Direttore; saremo costretti a vivere lontani dal nostro paese natio. Un giorno che decidessimo di "deporre la nostra arma", la nostra libertà, allora cadremmo anche noi ai loro piedi per implorare il "panem nostrum cotidianum". Per conservare la propria dignità si richiede ai nostri giovani un prezzo molto, troppo elevato: la partenza, la lontananza, l’emigrazione. E non tutti, giustificatamente, sono disposti a pagarla !
Mit freundlichen Grüssen. Biasi
Caro Biasi,
mi ricordi tanto un amico del liceo, oggi in terra elvetica e non solo. Condivido le tue affermazioni e ritengo importante proseguire sulla via intrapresa, tutti assieme. Magari, con tutte le differenze, le tue, le mie, quelle di Vincenzo e san La Sala saranno parole elettroniche. Magari saranno desideri elettronicamente divulgati. Magari saranno passioni civili e politiche in circuiti dell’elettronica. Magari, alla fine, tutta questa corrente porterà a qualcosa. Con ferma speranza e gratitudine.
Tuo emiliano