Dal libro "Parole d’onore" di Attilio Bolzoni è nata una piéce in lingua inglese
Ora il debutto a Londra e la vetrina del Fringe Festival ad Edimburgo
I boss mafiosi raccontano se stessi
"Curiosità, quasi sbirritudine"
Il linguaggio e codice "morale" di Cosa Nostra nei discorsi di chi vi fa parte
Lo spettacolo in novembre arriva anche in Italia: si comincia all’Ambra Jovinelli di Roma
di CLAUDIA MORGOGLIONE *
LA MAFIA dall’interno. Raccontata da loro, gli uomini di Cosa Nostra. Con il linguaggio, le regole, il codice "etico" che accomuna boss e soldati semplici. Come quando Totò Riina dice questa frase, rimasta celebre: "La curiosità è l’anticamera della sbirritudine". O come il comandamento in base al quale non ci si può affiliare se si ha "uno zio finanziere, un cugino poliziotto, una madre separata o una sorella malandata". O come nel dialogo (vero) tra i due fratelli Marchese: uno è innamorato di una ragazza i cui genitori divorziano, l’altro gli ricorda non è possibile, sarebbe immorale, ma propone la soluzione: dato che invece le nozze con un’orfana sono ammesse, lui potrebbe ammazzare padre e madre...
A svelare un campionario così unico di antropologia mafiosa è stato l’inviato di Repubblica Attilio Bolzoni, nel suo libro Parole d’onore (Rizzoli). La novità è che adesso quest’opera ha lasciato la pagina scritta ed è emigrata in palcoscenico. Diventando carne, volto, voce, spettacolo per un pubblico. Uno show chiamato Words of honour, scritto dallo stesso Bolzoni, che debutta adesso nella capitale mondiale del teatro, Londra, e in quella che è forse la più importante manifestazione del settore, il Festival di Edimburgo. Ma che in autunno sbarcherà anche in Italia.
Dunque una dimensione internazionale, per una piéce centrata sulla mafia: parola il cui valore evocativo non è mai venuto meno, presso il pubblico mondiale. Al centro dell’operazione c’è un attore siciliano che vive in Inghilterra: si chiama Marco Gambino, l’abbiamo già visto in alcune fiction mafiologiche (tra cui Il Capo dei capi) e ha la faccia e il carisma giusti per interpretare i quattro monologhi, con quattro diversi tipi di uomo d’onore, che costituiscono l’ossatura dello spettacolo. C’è il nostalgico, alla Tommaso Buscetta, del genere "quant’era bella la Cosa Nostra del passato". C’è il "serpente" sanguinario e carico d’odio: Totò Riina. C’è il "pappagallo" alla Gaspare Mutolo, attentissimo a difendere il codice morale e familiare dell’organizzazione. E infine c’è il vecchio molto religioso, alla Michele Greco.
In tutto, cinquanta minuti di parole e di maschere mafiose doc, recitate in lingua inglese (con qualche incursione nel siciliano) con la regia di un’altra italiana trapiantata Oltremanica, l’attrice napoletana Manuela Ruggiero. Lo show è in cartellone al Jermyn Theatre di Londra, a un passo da Piccadilly, nel cuore del West End: dopo un’anteprima di inizio agosto, è in cartellone dal 7 settembre al 3 ottobre. Prima, però, c’è la vetrina prestigiosa del Fringe Festival di Edimburgo: la prima il 6 agosto, e poi è in calendario fino al 31 dello stesso mese.
In Italia, invece, lo spettacolo - con lo stesso cast, ma recitato nella nostra lingua - è in programma dal 3 al 29 novembre all’Ambra Jovinelli di Roma. Poi ci sarà un mini-tour nel basso Lazio, in cui verranno coinvolti anche gli studenti e gli anziani; e infine in tour nel resto d’Italia. A febbraio-marzo 2010, lo sbarco oltreoceano: probabilmente, in Argentina e negli Stati Uniti.
Ma quanto è stato difficile trasporre Parole d’onore, scritto da un giornalista espertissimo della materia, in spettacolo teatrale, capace di catturare l’attenzione di un pubblico internazionale? "Un volume del genere - spiega oggi Bolzoni - non è difficile da trasformare in show teatrale: è infatti un racconto fatto di tanti racconti, testimonianze, episodi, che ho raccolto nei miei taccuini di cronista in trent’anni di lavoro. Con questo materiale così vivo, la trasposizione non è stata complicata. Anche perché a incarnare Words of honour è una faccia bella, espressiva e ambigua come quella di Gambino. La sfida, adesso, è vedere se il pubblico anglosassone saprà apprezzare un prodotto nato qui in Italia".
Ultima annotazione: all’inizio dello show, vediamo rotolare verso il palcoscenico un’arancia. A evocazione del fatto che i mafiosi, nella cerimonia di iniziazione, si pungevano il dito con le spine di arancio amaro. Ma non si tratta di agrumi qualsiasi: quelli utilizzati in teatro, infatti, sono offerti dall’associazione "Addio pizzo" di Palermo. E portano tutti l’etichetta "Pizzo Free".
* la Repubblica, 3 agosto 2009