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Comunicazioni

LA BANDA LARGA: INTERNET SULLE ONDE RADIO. Contro il "digital divide", il Wi-MAX.

mercoledì 3 gennaio 2007 di Maria Paola Falchinelli
Addio cavo: con WiMAX saremo sempre online
di Toni De Marchi *
A Kinshasa c’è già. E anche a Medellin, in Colombia. C’è pure a Kiev, in Ucraina. Solo per l’Italia il WiMAX sembrava un sogno impossibile. Fino a due giorni fa, quando dopo un braccio di ferro durato anni, i militari hanno finalmente accettato di liberare un po’ delle frequenze che occupano da sempre. Un accordo tra il ministro della Difesa e quello delle Comunicazioni ha sbloccato una imbarazzante impasse e messo in movimento (...)

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> LA BANDA LARGA: INTERNET SULLE ONDE RADIO. Contro il "digital divide", il Wi-MAX. --- Il web per democrazia e libertà (di Marco Giovannelli).

domenica 20 giugno 2010

Il web per democrazia e libertà

di Marco Giovannelli *

Ogni epoca ha le sue parole. Chiare, dirette, magiche, a volte misteriose. Descrivono la vita ed evocano emozioni. Alcune sono universali, altre sembrano sbucare dal nulla. Nel nostro secolo una di queste è banda larga. Una parola che richiede un aggettivo, ma che potremmo usarla anche come fosse un tutt’uno. Di banda larga si parla sempre più spesso. Non ha a che fare solo con la tecnologia, anche se è direttamente legata allo sviluppo di Internet e serve per garantire una migliore e più efficace connessione alla Rete.

Questi anni sono straordinari e faticosi al tempo stesso. Straordinari perché siamo di fronte a cambiamenti epocali. Il mondo e le nostre vite diventano ogni giorno realmente globali. Il termine confine assume così significati profondamente diversi da quelli che aveva anche solo qualche anno fa. Si aprono opportunità affascinanti, ma la velocità dei cambiamenti e il rischio di profondi squilibri aprono le porte anche a inquietudini e paure.

Siamo passati rapidamente dall’era dell’accesso, come la chiamava Jeremy Rifkin solo pochi anni fa, a quella della condivisione come la definisce Derrik De Kerckhove. La connessione è così una condizione che diventa sempre più vitale e non ha a che fare solo con il computer, ma con oggetti di vita quotidiana. E’ solo questione di tempo, davvero poco, perché la Rete diventi quello che oggi è l’energia elettrica.

E la Rete è qualcosa che è dentro di noi. Rappresenta lo sviluppo del nostro cervello, delle nostre sinapsi. E da elemento tecnologico è diventato così elemento di socialità e di comunità. Permette un livello di interazione e partecipazione senza precedenti. Siamo di fronte a un nuovo modo di vivere le relazioni che non elimina il bisogno essenziale di fisicità, ma che ci consente maggiori scambi e maggiori opportunità. Restano le emozioni il nucleo vitale della vita, ma queste non vengono certo annullate dall’uso del web.

La Rete è infatti democrazia, libertà e conoscenza. E per queste ragioni la parola banda larga è centrale per il nostro secolo. Lo è per la vita sociale di ogni cittadino e lo è per l’economia. E’ il cuore dell’innovazione che “parte da un atto di ribellione“, come sostiene Luca De Biase, ed è essenziale per garantire competitività e inclusione. Ovvero la capacità di stare sul mercato e al tempo stesso l’attenzione verso tutti. Ne parla con grande competenza Renato Soru.

Ma la banda larga nel nostro Paese è ancora lontana da venire per molti cittadini. Scontiamo un ritardo pericoloso. Due dati ci danno la misura di una condizione veramente preoccupante: lo scarsissimo livello culturale di una parte consistente della popolazione e la bassa diffusione della banda larga. Sono fenomeni tra loro legati e forse in molti casi riguarda le stesse persone.

E’ un ritardo non tanto nel presente, ma nella visione di futuro. E l’incapacità di cogliere a fondo questa situazione diventa giorno dopo giorno sempre più pericolosa. Rischiamo di dover rincorrere perennemente in uno stato di costante emergenza e restare così tagliati fuori dai paesi più dinamici, perché sviluppare queste infrastrutture tecnologiche richiede tempo e risorse. Lo Stato deve fare una parte importante e non bastano le imprese private, perché vivono restrizioni anche di natura giuridica che non consento di sviluppare liberamente il sistema delle telecomunicazioni.

Da qui emerge tutta l’incapacità della politica di saper affrontare seriamente questo tema. Chi governa oggi, vista l’impossibilità di controllarla, ha il timore che la Rete, con la sua istanza democratica e un po’ anarchica, permetta ai cittadini di sviluppare maggiore conoscenza e coscienza. Oltre a questo, l’attuale premier ha una precisa idea di futuro, fatto di maggiori canali televisivi e di semplice intrattenimento. Dall’altra, nel Partito democratico, si intravedono potenzialità e possibili effetti, ma si vive in una contraddizione che fa sprecare enormi energie. C’è la paura di perdere l’identità, non comprendendo che una maggiore diffusione della Rete non solo la preserverebbe, ma porterebbe valori, progetti e proposte a una più larga platea.

Dentro questa situazione il Paese vive una condizione bloccata. E anche in questo la banda larga è utile come specchio del momento storico che viviamo. Per sbloccarci c’è bisogno di coraggio, di capacità di ascolto, di guardare con maggior fiducia il futuro senza vivere nella perenne sindrome dell’essere reduci. C’è bisogno di visioni, ma soprattutto di ribellione perché si dia sempre maggior spazio alla socialità, alla condivisione e alla speranza. La banda larga è anche questo.

* l’Unità, 19 giugno 2010


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