Comunicazioni

LA BANDA LARGA: INTERNET SULLE ONDE RADIO. Contro il "digital divide", il Wi-MAX.

mercoledì 3 gennaio 2007.
 

Addio cavo: con WiMAX saremo sempre online

di Toni De Marchi *

A Kinshasa c’è già. E anche a Medellin, in Colombia. C’è pure a Kiev, in Ucraina. Solo per l’Italia il WiMAX sembrava un sogno impossibile. Fino a due giorni fa, quando dopo un braccio di ferro durato anni, i militari hanno finalmente accettato di liberare un po’ delle frequenze che occupano da sempre. Un accordo tra il ministro della Difesa e quello delle Comunicazioni ha sbloccato una imbarazzante impasse e messo in movimento un volano che potrebbe far partire molte cose.

Non a caso Prodi ne ha parlato anche nella conferenza stampa di fine d’anno. È un po’ come lo sbarco di Armstrong sulla Luna, «un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità». Perché, fuori di retorica, il WiMAX promette di essere l’anello mancante per giungere all’uomo wired, in rete, sempre connesso, sempre capace di interagire in remoto con l’ufficio, la casa, i passatempi.

WiMAX - 9.6 Kb

WiMAX

Il WiMAX, che non è un prodotto, né una tecnologia, ma piuttosto una serie di norme per la creazione di reti senza fili, nasce dall’idea di trovare un sostituto a basso costo per il cosiddetto «ultimo miglio». Quel pezzo di cavo fondamentale per portarvi a casa, oltre al telefono e connessi, anche la cosiddetta banda larga, l’Internet veloce.

L’ultimo miglio, ai tempi della liberalizzazione, è diventato un terreno di scontro feroce tra i vecchi monopolisti delle telecomunicazioni (leggi Telecom Italia e omologhi nel resto del mondo)e le new entry (leggi le varie Tele2, Infostrada eccetera). Chi possiede il doppino che porta la banda larga dalla centrale telefonica alle case o alle imprese ha in mano il mercato. Il WiMAX promette di far dimenticare tutto ciò. Sulle onde radio, Internet, e non solo, può arrivare nelle case e nelle aziende dove oggi la banda larga è solo un miraggio: nelle valli delle Alpi piuttosto che in qualche paese dell’Appennino. Ma anche nelle città, dove chiunque (ammesso che abbia comperato la licenza dal Governo) potrà offrirvi l’equivalente di una Adsl senza fili. Una sola antenna può servire un’area vasta decine di chilometri quadrati. Con una qualità, si dice, simile a quella del cavo.

Incubo o sogno, fate voi. Il WiMAX è qui per restare. E presto - diciamo all’orizzonte del prossimo quinquennio - potrebbe essere così pervasivamente dentro le nostre vite da chiederci come potevamo fare prima. Avete presente il telefonino? Dal nulla all’indispensabile. Il WiMAX potrebbe ripetere la storia e farcelo dimenticare, più in fretta di quanto non lo abbiamo desiderato. Ma proprio perché il WiMAX non è una tecnologia, non è un hardware specifico, ma un cappello sotto cui ci possono stare molte cose anche diverse, le possibilità di sviluppo sono limitate solo dall’immaginazione. D’altronde le avvisaglie ci sono già oggi. Per un po’ Vodafone vi ha proposto di «staccare la spina» e di mettere il vostro numero di casa sul cellulare. Ha smesso perché Telecom le ha fatto causa. Ma la strada è quella.

Il WiMAX, che ha bisogno di pochi trasmettitori e dunque ha costi di gestione relativamente bassi potrà arrivare nelle case, ma anche direttamente sul vostro computer, in macchina o in ufficio, o sul successore del telefono-telefonino. Ma sarà anche una straordinaria occasione per superare quel digital divide, quel fossato digitale che separa chi ce l’ha da chi non ce l’ha, la banda larga. Non solo da noi (adesso ben il 20% degli italiani non può avere Internet veloce) ma soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Ecco perché a Kinshasa c’è, a Roma non ancora.

* l’Unità, Pubblicato il: 29.12.06, Modificato il: 29.12.06 alle ore 8.45


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