Addio cavo: con WiMAX saremo sempre online
di Toni De Marchi *
A Kinshasa c’è già. E anche a Medellin, in Colombia. C’è pure a Kiev, in Ucraina. Solo per l’Italia il WiMAX sembrava un sogno impossibile. Fino a due giorni fa, quando dopo un braccio di ferro durato anni, i militari hanno finalmente accettato di liberare un po’ delle frequenze che occupano da sempre. Un accordo tra il ministro della Difesa e quello delle Comunicazioni ha sbloccato una imbarazzante impasse e messo in movimento un volano che potrebbe far partire molte cose.
Non a caso Prodi ne ha parlato anche nella conferenza stampa di fine d’anno. È un po’ come lo sbarco di Armstrong sulla Luna, «un piccolo passo per un uomo, un grande balzo per l’umanità». Perché, fuori di retorica, il WiMAX promette di essere l’anello mancante per giungere all’uomo wired, in rete, sempre connesso, sempre capace di interagire in remoto con l’ufficio, la casa, i passatempi.
WiMAX |
Il WiMAX, che non è un prodotto, né una tecnologia, ma piuttosto una serie di norme per la creazione di reti senza fili, nasce dall’idea di trovare un sostituto a basso costo per il cosiddetto «ultimo miglio». Quel pezzo di cavo fondamentale per portarvi a casa, oltre al telefono e connessi, anche la cosiddetta banda larga, l’Internet veloce.
L’ultimo miglio, ai tempi della liberalizzazione, è diventato un terreno di scontro feroce tra i vecchi monopolisti delle telecomunicazioni (leggi Telecom Italia e omologhi nel resto del mondo)e le new entry (leggi le varie Tele2, Infostrada eccetera). Chi possiede il doppino che porta la banda larga dalla centrale telefonica alle case o alle imprese ha in mano il mercato. Il WiMAX promette di far dimenticare tutto ciò. Sulle onde radio, Internet, e non solo, può arrivare nelle case e nelle aziende dove oggi la banda larga è solo un miraggio: nelle valli delle Alpi piuttosto che in qualche paese dell’Appennino. Ma anche nelle città, dove chiunque (ammesso che abbia comperato la licenza dal Governo) potrà offrirvi l’equivalente di una Adsl senza fili. Una sola antenna può servire un’area vasta decine di chilometri quadrati. Con una qualità, si dice, simile a quella del cavo.
Incubo o sogno, fate voi. Il WiMAX è qui per restare. E presto - diciamo all’orizzonte del prossimo quinquennio - potrebbe essere così pervasivamente dentro le nostre vite da chiederci come potevamo fare prima. Avete presente il telefonino? Dal nulla all’indispensabile. Il WiMAX potrebbe ripetere la storia e farcelo dimenticare, più in fretta di quanto non lo abbiamo desiderato. Ma proprio perché il WiMAX non è una tecnologia, non è un hardware specifico, ma un cappello sotto cui ci possono stare molte cose anche diverse, le possibilità di sviluppo sono limitate solo dall’immaginazione. D’altronde le avvisaglie ci sono già oggi. Per un po’ Vodafone vi ha proposto di «staccare la spina» e di mettere il vostro numero di casa sul cellulare. Ha smesso perché Telecom le ha fatto causa. Ma la strada è quella.
Il WiMAX, che ha bisogno di pochi trasmettitori e dunque ha costi di gestione relativamente bassi potrà arrivare nelle case, ma anche direttamente sul vostro computer, in macchina o in ufficio, o sul successore del telefono-telefonino. Ma sarà anche una straordinaria occasione per superare quel digital divide, quel fossato digitale che separa chi ce l’ha da chi non ce l’ha, la banda larga. Non solo da noi (adesso ben il 20% degli italiani non può avere Internet veloce) ma soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Ecco perché a Kinshasa c’è, a Roma non ancora.
* l’Unità, Pubblicato il: 29.12.06, Modificato il: 29.12.06 alle ore 8.45
Il web per democrazia e libertà
di Marco Giovannelli *
Ogni epoca ha le sue parole. Chiare, dirette, magiche, a volte misteriose. Descrivono la vita ed evocano emozioni. Alcune sono universali, altre sembrano sbucare dal nulla. Nel nostro secolo una di queste è banda larga. Una parola che richiede un aggettivo, ma che potremmo usarla anche come fosse un tutt’uno. Di banda larga si parla sempre più spesso. Non ha a che fare solo con la tecnologia, anche se è direttamente legata allo sviluppo di Internet e serve per garantire una migliore e più efficace connessione alla Rete.
Questi anni sono straordinari e faticosi al tempo stesso. Straordinari perché siamo di fronte a cambiamenti epocali. Il mondo e le nostre vite diventano ogni giorno realmente globali. Il termine confine assume così significati profondamente diversi da quelli che aveva anche solo qualche anno fa. Si aprono opportunità affascinanti, ma la velocità dei cambiamenti e il rischio di profondi squilibri aprono le porte anche a inquietudini e paure.
Siamo passati rapidamente dall’era dell’accesso, come la chiamava Jeremy Rifkin solo pochi anni fa, a quella della condivisione come la definisce Derrik De Kerckhove. La connessione è così una condizione che diventa sempre più vitale e non ha a che fare solo con il computer, ma con oggetti di vita quotidiana. E’ solo questione di tempo, davvero poco, perché la Rete diventi quello che oggi è l’energia elettrica.
E la Rete è qualcosa che è dentro di noi. Rappresenta lo sviluppo del nostro cervello, delle nostre sinapsi. E da elemento tecnologico è diventato così elemento di socialità e di comunità. Permette un livello di interazione e partecipazione senza precedenti. Siamo di fronte a un nuovo modo di vivere le relazioni che non elimina il bisogno essenziale di fisicità, ma che ci consente maggiori scambi e maggiori opportunità. Restano le emozioni il nucleo vitale della vita, ma queste non vengono certo annullate dall’uso del web.
La Rete è infatti democrazia, libertà e conoscenza. E per queste ragioni la parola banda larga è centrale per il nostro secolo. Lo è per la vita sociale di ogni cittadino e lo è per l’economia. E’ il cuore dell’innovazione che “parte da un atto di ribellione“, come sostiene Luca De Biase, ed è essenziale per garantire competitività e inclusione. Ovvero la capacità di stare sul mercato e al tempo stesso l’attenzione verso tutti. Ne parla con grande competenza Renato Soru.
Ma la banda larga nel nostro Paese è ancora lontana da venire per molti cittadini. Scontiamo un ritardo pericoloso. Due dati ci danno la misura di una condizione veramente preoccupante: lo scarsissimo livello culturale di una parte consistente della popolazione e la bassa diffusione della banda larga. Sono fenomeni tra loro legati e forse in molti casi riguarda le stesse persone.
E’ un ritardo non tanto nel presente, ma nella visione di futuro. E l’incapacità di cogliere a fondo questa situazione diventa giorno dopo giorno sempre più pericolosa. Rischiamo di dover rincorrere perennemente in uno stato di costante emergenza e restare così tagliati fuori dai paesi più dinamici, perché sviluppare queste infrastrutture tecnologiche richiede tempo e risorse. Lo Stato deve fare una parte importante e non bastano le imprese private, perché vivono restrizioni anche di natura giuridica che non consento di sviluppare liberamente il sistema delle telecomunicazioni.
Da qui emerge tutta l’incapacità della politica di saper affrontare seriamente questo tema. Chi governa oggi, vista l’impossibilità di controllarla, ha il timore che la Rete, con la sua istanza democratica e un po’ anarchica, permetta ai cittadini di sviluppare maggiore conoscenza e coscienza. Oltre a questo, l’attuale premier ha una precisa idea di futuro, fatto di maggiori canali televisivi e di semplice intrattenimento. Dall’altra, nel Partito democratico, si intravedono potenzialità e possibili effetti, ma si vive in una contraddizione che fa sprecare enormi energie. C’è la paura di perdere l’identità, non comprendendo che una maggiore diffusione della Rete non solo la preserverebbe, ma porterebbe valori, progetti e proposte a una più larga platea.
Dentro questa situazione il Paese vive una condizione bloccata. E anche in questo la banda larga è utile come specchio del momento storico che viviamo. Per sbloccarci c’è bisogno di coraggio, di capacità di ascolto, di guardare con maggior fiducia il futuro senza vivere nella perenne sindrome dell’essere reduci. C’è bisogno di visioni, ma soprattutto di ribellione perché si dia sempre maggior spazio alla socialità, alla condivisione e alla speranza. La banda larga è anche questo.
* l’Unità, 19 giugno 2010
Centinaia di mail di racconti e proteste in poche ore per l’iniziativa di Repubblica.it
Cittadini, aziende e imprenditori spiegano perché è indispensabile l’alta velocità sulla Rete
"Fuori dalla banda larga e dal mondo"
La rivolta di chi lavora con internet
di SALVATORE MANNIRONI *
"A cosa mi serve la banda larga? A stare al passo coi tempi, a comunicare, a crescere". Riccardo, che scrive da Luco di Mugello, riassume in termini generali lo stato d’animo di quanti, in assenza dell’alta velocità su internet, si sentono "tagliati fuori dal mondo" e dunque ritengono inaccettabile il ’congelamento’ degli investimenti statali (800 milioni di euro) sulla banda larga.
A partire dall’isolamento, le oltre 300 mail arrivate in poche ore all’iniziativa di Repubblica.it segnalano problemi ed esigenze comuni a tutto il Paese. Intanto emerge che la prima ragione per cui si sollecita la banda larga è legata a esigenze professionali e di lavoro; poi che la richiesta viene tanto da singoli cittadini quanto da imprenditori piccoli e grandi; quindi che moltissimi (e arrabbiatissimi) utenti hanno problemi con gli operatori che forniscono connessioni adsl; infine, che il famigerato digital divide - il ritardo del nostro paese quanto a infrastrutture di rete - , anche grazie alla vetustà delle centraline Telecom, non colpisce solo chi vive e opera in montagna (in luoghi dove lo sviluppo delle reti anche tradizionali trova un ostacolo nell’orografia del territorio) ma anche chi sta in pianura e a pochi passi dalla città.
LE STORIE - "La mia città - scrive Gianni da Mestre - è stata devastata per cinque anni dai lavori per le fibre ottiche. Al momento non mi risulta sia stata collegata alcuna utenza. Invece pago un abbonamento per 6 mega e me ne forniscono solo 2 di banda, dicendo che il ’doppino’ non sopporta ulteriore traffico. Dovrebbero vergognarsi!".
"La banda larga - scrive Enzo - mi serve per lavorare, semplicemente per lavorare. Sono un piccolo imprenditore e dirigo un Centro revisioni autoveicoli in provincia di Varese; ad agosto sono cambiate le modalità di collegamento con la Motorizzazione a Roma e senza collegamento veloce non si lavora, e non siamo in montagna o in mezzo a una landa deserta. Vergogna!".
Jacopo è uno dei tanti informatici che ha scritto, costretto "a utilizzare le chiavette umts per avere una velocità decente a prezzi proibitivi e per un tempo limitato": "per i miei progetti di ricerca - racconta - sono costretto ad appoggiarmi a strutture esterne o a spostarmi di quasi 60 chilometri per alcune necessità specifiche".
La Cgil-funzione pubblica di Ferrara segnala il destino del Progetto sole che dovrebbe permettere la rapida trasmissione dei dati sanitari sul territorio, ossia "far girare i dati e non gli utenti". Il problema è che "è costato milioni di euro e dipende dalla banda larga".
Angela racconta di aver avviato un’attività turistica sui Colli del Trasimeno. Per reggere la concorrenza hanno il loro sito, preparano il blog, sono su Facebook e sui portali di categoria. Eppure, racconta: "Lavoriamo con un modem analogico, dobbiamo andare in città per upload o download minimamente impegnativi e gli aggiornamenti continui di Vista inchiodano il pc e ci danno la gastrite".
Moltissimi lettori citano interminabili discussioni con i call center dei vari operatori tlc con oggetto le centraline Telecom di zona. "Molti abbonati - avverte C.P. da Donoratico alle prese con richieste inevase di potenziamento dell’adsl - cercano di cambiare gestore non sapendo che la situazione non cambierebbe essendo la centrale piccola e gli altri gestori forniscono il servizio attraverso apparati telecom". Il caso di Romolo, da Perugia, è emblematico. Abita al terzo piano di una palazzina dove tutti i piani, tranne il suo, sono raggiunti dall’adsl. Possibile? "Dai tecnici telecom mi sono sentito rispondere che dipende dalle centraline. Che i posti sono tutti già occupati e che non ci saranno possibilità di nuovi accessi anche in futuro. Il terzo mondo incastinato nel primo... ".
Dalla prima ondata di mail, insomma, emerge un malcontento generale rispetto al rinvio degli investimenti sulla banda larga e una critica diffusa verso le scelte del governo: "Servono ponti verso il mondo, non il ponte sullo Stretto che neppure i siciliani useranno."
Raccontate la vostra esperienza.
Scrivete all’indirizzo: sosbandalarga@repubblica.it
© la Repubblica, 11 novembre 2009
IL CASO
Banda larga, Confindustria contro lo stop ai fondi
Dure critiche dagli operatori del settore. Presa di posizione della Federazione concessionarie pubblicitarie-Assointernet: "Grave errore. Era una strada per uscire dalla crisi"
di ALESSANDRO LONGO *
ROMA - Contro lo stop ai finanziamenti per la banda larga protesta anche la Confindustria."Un danno al Paese. Il Piano anti digital divide è strategico. Come Confindustria - afferma il delegato del presidente della confederazione allo Sviluppo della Banda Larga, Gabriele Galateri - continueremo a sostenere la priorità di questo intervento. In due anni potrebbero essere investiti 1,5 miliardi di euro in infrastrutture per ridurre il digital divide, che riattiverebbero la filiera dell’ICT e gli investimenti in innovazione digitale delle imprese. Ogni euro investito nella banda larga ne produce almeno due di aumento di attività economica e di Pil. Il Paese non può rimandare questi interventi".
Le proteste dal mondo web. "Siamo stupefatti dalla decisione del governo di rinviare i fondi per il piano banda larga di Paolo Romani (vice ministro allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni). Significa rallentare la ripresa economica". Carlo Poss, presidente dell’osservatorio Fcp (Federazione concessionarie pubblicitarie)-Assointernet non ha dubbi: "Il governo non ha capito, a differenza delle aziende, che la banda larga serve per uscire dalla crisi, creare posti di lavoro, aumentare il prodotto interno lordo".
Secondo uno studio dell’Unione Europea, la banda larga porterà un milione di posti di lavoro fino al 2015 e una crescita dell’economia europea di 850 miliardi di euro. "Tutti i paesi europei l’hanno capito e infatti stanno investendo tantissimo contro il digital divide. Eppure non sono più o meno in crisi di noi", dice.
"Ma abbiamo deciso di andare a fondo a questa cosa. Metteremo insieme le associazioni di categoria, gli editori, per far capire al governo che sta sbagliando valutazione e che deve cambiare idea sui fondi banda larga", aggiunge Poss, che ha anche una serie di proposte "pratiche e concrete" per sostenere internet in Italia. "Il governo dovrebbe sostenere l’e-commerce con campagne istituzionali per l’utilizzo della carta di credito", dice per esempio. Secondo Eurostat, l’Italia è in fondo alla classifica dei principali Paesi europei per l’uso dell’e-commerce: lo fa l’11 per cento della popolazione (contro il 20 della Spagna e il 55 del Regno Unito).
Una famiglia su due non ha il pc: un altro record negativo dell’Italia. "Il governo dovrebbe incentivare l’uso di internet e l’acquisto di pc da parte delle famiglie disagiate", dice Poss.
Del resto, "misure concrete per stimolare la domanda informatica delle famiglie italiane risalgono a due legislazioni fa, con le iniziative del Ministro Stanca", conferma Maurizio Decina, ordinario di Reti e Comunicazioni del Politecnico di Milano e uno dei massimi conoscitori del settore, "mentre ora- continua Decina - l’attenzione del Governo è rivolta soprattutto al passaggio al digitale terrestre". La tv, non internet, è nei pensieri del governo, conferma Poss: "bisognerebbe rivedere la legge Mammì, che stabilisce gli investimenti pubblicitari della pubblica amministrazione e mette internet in una quota di investimenti dove c’è anche la tv, a cui va quindi tutto, lasciando a internet le briciole".
Fcp-Assointernet è in buona compagnia. C’è stato un vero e proprio coro di proteste, da tutti gli schieramenti, contro il rinvio dei fondi banda larga deciso dal governo. Una scelta che, secondo Anie (federazione di Confindustria di imprese elettrotecniche ed elettroniche) e Cgil rischia di ritardare la ripresa dell’economia. Proteste anche da Assintel-Confcommercio, mentre Corrado Calabrò (presidente dell’Authority tlc) non trattiene la delusione: "purtroppo lo prevedevo", ha dichiarato. Il rischio è di ritardare l’ammodernamento complessivo del sistema Italia. Il piano Romani infatti doveva servire anche per sostenere, con una rete più efficiente, gli imminenti servizi per comunicare via internet con la pubblica amministrazione (sanità, scuole, uffici), come previsto dal piano Brunetta, eGovernment 2012.
Lo stesso Renato Brunetta (ministro per la pubblica amministrazione) pochi giorni fa ha affermato che il suo piano e quello di Romani sono strettamente legati. Si rischia di piombare in un circolo vizioso. Dall’arrivo di questi servizi eGovernment, l’industria si aspetta infatti uno sprone della domanda di banda larga (come stima Confindustria). E risolvere così un problema tutto italiano: solo il 20 per cento della popolazione infatti ha la banda larga, molto meno che negli altri principali Paesi europei.
© la Repubblica, 6 novembre 2009
BANDA LARGA
Giugno, mese del WiMax italiano
Le offerte, la copertura, i ritardi
Lentamente, ma prende piede la rete che sfrutta le onde radio invece del doppino di rame
e permette di accedere a internet a velocità di molto superiori all’Adsl
di ALESSANDRO LONGO *
LA COPERTURA del WiMax italiano s’impennerà a giugno, per la prima volta, quando entreranno nel vivo i piani di molti operatori, con mesi di ritardo rispetto alle previsioni. Ma meglio tardi che mai. L’attesa perché il WiMax bussasse alle porte degli italiani è cresciuta nei mesi, del resto, perché da noi sono ben 7,5 milioni le persone escluse dall’alta velocità su internet (come appena ricordato ora dal rapporto Caio). E le offerte WiMax sembrano fatte apposta per soddisfare quest’esigenza: hanno canoni economici (da 15-20 euro al mese) e, anche se utilizzano le onde radio invece del doppino di rame, permettono di accedere a internet da casa in modo simile a come si fa con l’Adsl. Sono interessanti soprattutto per chi non è coperto da Adsl o per chi può averla solo a velocità ridotte. In alcune zone l’Adsl non supera i 640 Kbps (e a volte è anche più lenta di così), una velocità inadeguata a godere appieno di internet, come scrive lo stesso Caio; mentre le offerte WiMax promettono alcuni megabit al secondo.
Adesso quindi si fa sul serio. "Entro fine giugno saremo anche in Lombardia, Puglia e Veneto", promette Mario Citelli, amministratore delegato di Aria, l’operatore che ha scommesso di più sul WiMax (il solo che conta di coprire tutte le regioni). In particolare, in Lombardia comincerà dalle province di Brescia e Bergamo, dalle aree della bassa padana tra Pavia, Lodi, Mantova e Cremona; nelle aree in digital divide della provincia di Milano. Arriverà presto anche nell’area prealpina delle province di Varese, Como e Sondrio, dove si scontrerà direttamente con i servizi di una tecnologia precedente al WiMax, l’Hiperlan, offerta dall’operatore Ngi.
Per il momento Aria è solo nella natia Umbria, dove ha poco più di mille abbonati, per un totale di utenti WiMax italiani che ora è intorno ai 2.500. Una stima che Repubblica.it fa mettendo insieme le dichiarazioni dei vari operatori. Siamo davvero proprio all’inizio dell’avventura WiMax in Italia. Prudenti nel costruire la rete sono un po’ tutti gli operatori; ad oggi sono coperte quindi poche province sparse dello Stivale. Linkem, il secondo operatore WiMax per copertura prevista, ora è solo a Brescia, Bari e Crotone, "ma procediamo come pianificato e in questi giorni stiamo aprendo a Latina", dice Davide Rota, l’amministratore delegato.
Giugno vedrà il lancio (rinviato) anche delle offerte di Freemax, a Livorno, su rete di Retelit, a cui si appoggiano anche i servizi di Comeser (Parma), Wi+ (Segrate) e Politech (Sondrio); a breve anche quelli di Aemcom (Cremona). L’operatore WiMax in Sicilia è Mandarin, che a giorni lancerà l’offerta per gli utenti residenziali (ne ha già una per le aziende). WiMaxer (Infracom/Acantho) dice invece a Repubblica.it che partirà dopo l’estate, in Emilia Romagna; in Liguria, Toscana e Trento c’è poi Mgm (OdeonTv), per ora senza piani di lancio annunciati. Al Sud (eccetto le Isole) sono attesi anche i servizi di Telecom Italia, che ha comprato le licenze per quest’area. Aveva annunciato che avrebbe lanciato il WiMax a marzo, nelle zone dove il doppino telefonico è difettoso e quindi non riesce a garantire un buon servizio Adsl. Ma a quanto pare anche Telecom è in ritardo.
Perché si procede con lentezza? Aria spiega che i problemi sono due: la crisi economica è arrivata proprio mentre gli operatori stavano costruendo la rete e ha reso difficile l’accesso al credito bancario necessario per investire negli apparati di rete; mettere le antenne si sta rivelando più difficile del previsto, a causa della burocrazia e dell’ostruzionismo di alcuni comuni, spaventati dai presunti pericoli (mai scientificamente accertati) delle onde radio.
A ostacolare il decollo del WiMax ci si mette anche l’industria dell’hardware: i modem sono ancora pochi e costosi (tanto che gli operatori ne fanno pagare il noleggio a 5 euro al mese, il che gonfia il canone finale); problema che si risolverà una volta che il costo di produzione si abbasserà grazie a migliori economie di scala. Buona notizia, a tal proposito, anche l’annuncio da parte di Acer e di Samsung dei primi computer WiMax, che dovrebbero debuttare entro fine anno. Saranno computer portatili che permetteranno di accedere alla rete WiMax dell’operatore, fuori o dentro le mura di casa, senza bisogno di strumenti aggiuntivi.
* la Repubblica, 27 maggio 2009
Wi Max, ora Internet è nell’aria
di Paola Zanca *
Navigare in Internet mentre si è al parco. Controllare la posta durante un viaggio. Accedere al web anche se si è in uno sperduto paesino di montagna. Con il Wi Max, Internet non è più una questione di cavi, di linee telefoniche, di luoghi fisici da cui connettersi. Con il Wi Max, Internet è nell’aria. È partita il 2 ottobre da Brescia e da Bari la sfida tecnologica ai limiti della rete. Ovvero, quelli della linea telefonica e della postazione fissa. Il Wi Max è infatti il primo standard mondiale che permette la connessione a banda larga attraverso frequenze radio. Una rivoluzione - per la democrazia, per le pari opportunità, per il superamento del digital divide - che tutta Europa ha già conosciuto e che solo da noi era ancora una chimera. In Italia, infatti, le frequenze per il Wi Max erano occupate dai militari, che le hanno sbloccate solo nel 2007, grazie ad un accordo tra gli allora ministri delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, e della Difesa, Arturo Parisi.
Ma facciamo un passo indietro. La tecnologia di ultima generazione con cui ci eravamo abituati a navigare è il wi-fi: non più cavi aggrovigliati attorno al computer, ma invisibili schede wireless che ci fanno connettere senza fili. Ma solo in casa o in ufficio, comunque in ambienti dove c’è una linea telefonica. E con la possibilità di avere collegamenti veloci solo se abbiamo la fortuna di vivere in una zona coperta dall’adsl e se non ci sono troppi utenti on line. Ora, come ci racconta Paolo Danielli, tecnico della Selex Communications, la società che sta sviluppando la rete, cambia tutto. Il Wi Max funziona in mobilità. Ovvero, in auto, per strada, in spiaggia. Ovunque. Non risente del numero di utenti connessi, non ha interferenze tra pc, perchè garantisce una banda minima garantita. Certo, più si paga, più certezze si hanno. Ma a questo, è parecchio che ci siamo abituati. Il Wi Max, infatti, a differenza del wi-fi, consente di ottimizzare la distribuzione della banda disponibile: si chiama politica della qualità del servizio e, per farla breve, riserva una quantità di banda a determinati utenti e per determinati servizi. Mario Rossi ha diritto a navigare a 1 mega, scaricare un film a 3, leggere il pdf del nostro giornale a 2. Nel momento in cui lui non è connesso quello spazio di banda viene liberato e messo a disposizione di altri utenti. Anche di quelli che pagano meno. Il risultato finale, dicono i calcoli statistici, è che anche in situazioni di overbooking, tutti hanno la sensazione di navigare veloce. Ad un massimo, secondo i primi piani tariffari, di 45 euro al mese.
In Rete, con il Wi Max, ci si arriva anche dai luoghi più remoti. Se i cavi di fibra ottica che portano l’adsl dovevano arrivare fino praticamente a casa dell’utente - e quindi agli operatori non conveniva portarli dove magari c’era un solo abbonato - ora basterà piazzare una stazione base che avrà un raggio di copertura di 10/15 chilometri. E poi il Wi Max vive anche di “rimbalzo”. Se con le vecchie tecnologie i riflessi delle onde radio erano solo un segnale di disturbo, ora si trasformano in opportunità: un palazzo in cemento armato, una casa di pietra diventano un naturale propagatore delle onde e fanno sì che il segnale si diffonda anche fuori dalla cosiddetta “linea di vista”, ovvero un orizzonte senza ostacoli fisici di mezzo. La città, per assurdo, è un ambiente più ostico per la diffusione del Wi Max: non solo perché affittare gli spazi per le antenne costa di più, ma anche perché la copertura di un’antenna è limitata a un chilometro e mezzo: ci sono molti utenti, e tanti ostacoli che non favoriscono i rimbalzi.
Quanto ai tempi, si procede spediti. Dopo Brescia e Bari, AFT-Linkem, il primo operatore a partire, coprirà entro fine anno le province di Latina, Crotone, Lodi e ampie zone del Veneto. Nel 2009 - come ci spiega Alessandro Losavio della Direzione marketing - toccherà a Roma e Milano. Tra due anni il segnale arriverà in tutte e 13 le regioni in cui Linkem si è aggiudicata le licenze. Dopo il lancio della campagna pubblicitaria del Wi Max, il 1 ottobre, Linkem ha già ricevuto «centinaia di richieste». Ma per ora si tratta solo di pre-contratti, in attesa dell’arrivo del segnale. Linkem, comunque, punta a diventare operatore nazionale e sta studiando sinergie con gli altri vincitori della gara: MGM in Liguria, Toscana e Trentino, Infracom in Emilia Romagna, Aria in Sicilia, Assomax in Friuli, la City Carrier nelle Marche.
A chi pensa che tutto sommato il Wi Max non cambierà la vita, basterebbe raccontare la storia dei lavoratori delle piattaforme petrolifere. Prima per telefonare a casa facevano i turni. E pensare di fare cavi sottomarini che portassero anche a loro la banda larga era economicamente improponibile. Ora, con il Wi Max, la loro capacità di connessione è cento volte maggiore. E la terraferma, casa, un po’ più vicina. Comunque, a sconfiggere eventuali resistenze dei consumatori, ci penserà il mercato. La Intel, azienda leader nella produzione di chips, sta già producendo computer con schede Wi MAX incorporate. Il successo del wi-fi arrivò quando, senza chiederlo, ce lo siamo ritrovato nel pc, nel palmare, nell’I-phone. Per il Wi Max, c’è da starne certi, sarà lo stesso.
* l’Unità, Pubblicato il: 04.10.08, Modificato il: 04.10.08 alle ore 15.22
Il dossier. La copertura nazionale arriverà solo a fine 2009
Dovrebbe portare la banda larga nei comuni ora sprovvisti
Veloce e senza fili, ecco il WiMax
Via al servizio in alcune regioni
di ALESSANDRO LONGO *
ROMA - Dal primo ottobre sono disponibili le prime offerte WiMax, per Internet veloce: dell’operatore Linkem (per ora solo a Bari e a Brescia; entro fine anno a Bergamo e Cremona). Ed entro fine ottobre arriveranno le offerte di Aria, il solo operatore ad avere comprato licenze per costruire un network WiMax nazionale. Aria coprirà, da ottobre, tutta la Puglia e l’Umbria. Entro fine anno - fa sapere a Repubblica - avrà copertura parziale di Lazio, Toscana e Veneto.
Nonostante la partenza al rallentatore, nel 2009 il WiMax arriverà un po’ ovunque: Aria conta di coprire altre 14 regioni, per arrivare a 33 milioni di utenti raggiunti entro il 2011. Linkem avrà coperto Lombardia, il Veneto e il Lazio entro il 2009. Comincia così, con questi due operatori, l’avventura del WiMax in Italia (in forte ritardo rispetto al resto d’Europa).
Questa tecnologia per ricevere la banda larga senza fili ha le carte in regola per avere due effetti sul nostro mercato: portare la banda larga nei comuni che ne sono sprovvisti e dare un’alternativa all’Adsl. Per gli utenti nascono occasioni per risparmiare sull’accesso a Internet (da casa e non solo), sul canone Telecom e sulle telefonate.
Le offerte dei due operatori, infatti, partono da 20 euro al mese (iva inclusa), senza canone Telecom. E’ compreso un modem speciale, che riceve il segnale WiMax dell’operatore (via onde radio, un po’ come avviene con i cellulari). Il modem va collegato al computer, tramite cavo o senza fili (via WiFi).
Entrambi gli operatori, con lo stesso canone, inoltre permettono di navigare in qualunque posto d’Italia ci sia la loro copertura radio WiMax. È una grande differenza rispetto alla Adsl, che invece consente di connettersi a Internet solo dalla casa dov’è stato attivato il servizio. Linkem offre anche una scheda WiMax da inserire nel computer portatile, per facilitare la connessione fuori casa (in strada, in un’altra abitazione...). Nello stesso canone, include inoltre l’accesso senza limiti ai suoi 600 hot spot WiFi in Italia.
Le offerte WiMax più costose (fino a 45 euro al mese) includono anche telefonate senza limiti verso numeri fissi e alcune ore verso i cellulari: l’utente può farle collegando al modem un normale telefono. Le chiamate sono in VoIP, sfruttano quindi la rete WiMax invece del doppino telefonico Telecom.
Il WiMax si presenta quindi come la tecnologia banda larga e telefonica più indipendente dalla rete Telecom, a pari merito con l’Umts.
A inizi dell’anno prossimo sono attese anche le offerte di altri operatori, come Wimaxer (Infracom/Acantho); per metà anno quelle di Mgm (OdeonTv) in Liguria e Toscana, fa sapere a Repubblica. Retelit lancerà il servizio entro fine anno, ma è più interessata a proporlo all’ingrosso (ad altri operatori), nel Centro-Nord.
Telecom Italia utilizzerà invece il WiMax nel Centro-Sud, entro marzo, solo nelle zone dove non può offrire l’Adsl a causa di problemi sul doppino telefonico.
E’ una fase in cui Telecom è costretta a rivedere la propria strategia banda larga: pullulano le offerte per risparmiare sul canone Telecom e che includono Internet sia da postazione fissa sia in mobilità (lanciate a settembre da Fastweb e da Vodafone, Wind le ha da tempo). E così dal primo ottobre Telecom ha deciso di giocare con le stesse carte degli avversari, lanciando Alice Casa, la sua prima offerta Adsl attivabile nelle case dove non c’è una linea voce Telecom.
* la Repubblica, 2 ottobre 2008.
Una provincia wifi e pontes alla romana
di Alessia Grossi *
«Provincia Wi-Fi, internet gratuito senza fili». Se viaggiando per la provincia di Roma leggete questa scritta non è uno scherzo né uno slogan, ma un cartello che avverte dei lavori in corso per creare le infrastrutture del tanto atteso internet gratuito senza fili. Parte mercoledì il piano della provincia di Roma per la diffusione delle reti Wi-Fi, della banda larga e della lotta al digital divide presentato dal presidente Nicola Zingaretti alla stampa. A pochi muniti dall’approvazione del piano da parte del Consiglio provinciale la promessa del presidente: è si parte subito per coprire l’intera provincia entro 5 anni.
«Progetto ambizioso - spiega Zingaretti - e non solo per il Wi-Fi. Questa è una vera sfida per la crescita sociale e la democrazia, per abbattere le differenze d’accesso alla nuova tecnologia che ancora dipendono dal luogo di nascita o peggio dal censo». Lotta al divario tecnologico e sociale, insomma.
Tre le azioni per sconfiggere «l’apartheid tecnologica». Uno: creazione di una rete Wi-Fi della provincia. Due: Internet in tutte le case della provincia. Tre: nascita di 50 centri di creatività e innovazione.
La provincia di Roma come il Brasile, quindi. Gilberto Gil insegna. Così pensando ai Pontes brasiliani anche Zingaretti dà il via alla politica della formazione, innovazione e socialità attraverso la creazione di «quei centri di aggregazioni di energie e talenti che una volta - dice il presidente - svolgevano le case del popolo, ad esempio. Sarà una rete di alfabetizzazione, non solo formazione informatica di base ma promozione di attività di produzione culturale e sociale, come video, grafica, documentazione storica e letteraria e valorizzazione dei luoghi naturalistici e ambientali». Unire, insomma, quello che già c’è, potenziare la rete e rendere il tutto gratuito e accessibile. È con lo spirito del regista, infatti, che la provincia utilizzerà la tecnologia già esistente come quella delle reti universitarie, amministrative, e pubbliche per collegarle tra loro e legare a queste altri punti wireless, i cosiddetti hot spot. Trenta hot spot entro dicembre 2008 che diventeranno 500 entro il 2010.
Internet gratuito con accesso Wi-fi quindi anche nella piazze, nei bar e nei centri di aggregazione, case cantoniere comprese.
E a proposito di case, il secondo passo del Pianoinnovazione prevede l’arrivo della banda larga in tutte le case della provincia. Per far questo, il piano Zerodd di Zingaretti prevede un primo monitoraggio già entro dicembre 2008 e la copertura del territorio con internet veloce entro il 2010.
Tutto gratis. Certo non per il bilancio della Provincia. «Ma - spiega il presidente in conferenza stampa - i costi totali sono contenuti. Il piano antiapartheid vedrà la luce per poco più di due milioni e quattrocentomila euro in 5 anni.
L’appuntamento con il primo grande evento di presentazione e discussione sul Wi-Fi provinciale è per l’autunno.
* l’Unità, Pubblicato il: 30.07.08, Modificato il: 30.07.08 alle ore 16.57
La classifica mondiale che studia l’utilizzo dei nuovi business digitali
Il nostro Paese è migliorato negli ultimi anni, ma resta fanalino di coda
Ibm, Italia 25esima per e-readiness
Ultima in Europa per tecnologia
ROMA - Internet e tecnologie digitali, l’Italia è ancora indietro. L’Economist Intelligence Unit in collaborazione con l’Institute for Business Value di Ibm ha stilato la classifica annuale dei paesi in cui maggiore è l’e-readiness, ossia l’indice che valuta il progresso nell’adozione delle nuove tecnologie business digitali: l’Italia si piazza al 25esimo posto, con un tasso pari a 7,55 su 10.
Stando alla nuova classifica Ibm, l’Italia rispetto al 2005 ha migliorato di qualche punto la propria preparazione, ma non ha tenuto il passo degli altri paesi, scivolando dalla 24esima alla 25esima posizione, tra Spagna e Portogallo, sotto paesi come Bermuda, Israele o Singapore. Al vertice si trovano ancora Danimarca e Stati Uniti (8.95 punti), seguiti da Hong Kong (8,91), Svizzera e Svezia con 8,85.
Nelle sei categorie prese in esame dalla ricerca (infrastrutture tecnologiche, contesto di business, fattori socio-culturali, quadro legale di riferimento, policy e vision del governo, modelli di consumo e del business), l’Italia ottiene un buon piazzamento solo in relazione al "quadro legale di riferimento", collocandosi al primo posto tra gli stati dell’Europa Occidentale e all’ottavo a livello mondiale.
Per quanto riguarda le altre categorie abbiamo una classifica tutt’altro che lusinghiera. Nelle infrastrutture tecnologiche siamo al 13esimo posto a livello europeo e al 23esimo a livello mondiale tra le peggiori fra le economie avanzate; a proposito del contesto tecnologico, l’Italia è ultima a livello europeo - con la Grecia - e si colloca al 41esimo posto nel mondo. Un leggero miglioramento si riscontra per i fattori socio-culturali dove siamo dodicesimi a livello europeo e ventesimi a livello globale; per la policy e vision del governo (rispettivamente tredicesimo posto e ventitreesimo) e per i modelli di consumo e del business (quindicesima posizione europea e ventisettesima mondiale).
Grazie all’analisi approfondita della ricettività dell’economia italiana verso le opportunità offerte dalle tecnologie digitali, lo studio Ibm raccomanda alcune azioni capaci di incrementare l’e-readiness: una politica di investimenti strategici in infrastrutture attuata in collaborazione dal governo centrale e da quelli locali; una stretta partnership tra pubblico e privato per assicurare il progresso nelle aree interessate dalla ricerca; infine il sostegno a progetti d’eccellenza.
* la Repubblica, 13 aprile 2008
Connessioni veloci, siamo tra gli ultimi in Europa. Tante promesse mancate
E l’utente resta costretto nell’angolo del Digital Divide dalle scelte delle telecom
Banda larga, l’Italia al rallentatore
un abitante su dieci non può averla
Quasi due anni fa una nostra inchiesta rivelò realtà paradossali
Ora c’è la speranza Wimax. Ma qualcosa cambierà davvero?
di ALESSANDRO LONGO *
L’OBIETTIVO: rendere la banda larga un diritto di tutti, "universale". Servirà a questo il WiMax, come ha dichiarato il Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni alla presentazione del bando, nei giorni scorsi. Sono anni però che viene ripetuto il ritornello della promessa della banda larga a tutti e ancora il "mostro" del digital divide non è stato abbattuto.
L’Italia resta uno dei peggiori casi in Europa per diffusione della banda larga, disponibile sull’89 per cento della popolazione, mentre a settembre in Gran Bretagna è stato raggiunto il 99,8 per cento. Numerose le cause del ritardo: un po’ la morfologia accidentata del nostro paese, un po’ l’eccessiva frammentazione dei nodi di rete (che rendono svantaggioso l’investimento in apparati banda larga in certe zone); si è messa di mezzo anche la burocrazia che ha rallentato l’arrivo, appunto, del WiMax (l’Italia è l’ultimo grande Paese europeo a renderlo disponibile).
I rimedi tentati dal Governo hanno avuto risultati lontani dalle aspettative: lo stesso Ministero ha dichiarato deludente, in un bilancio pubblicato ad agosto, quanto fatto finora da Infratel-Sviluppo Italia per colmare il divario digitale del Meridione (avrebbe dovuto coprire circa 180 centrali con la banda larga; ad oggi l’ha fatto su meno di un terzo, pari a circa il 3 per cento della popolazione: una goccia nell’oceano).
Adesso si parla di rilanciare il piano di investimenti nel Meridione e in generale nelle aree del digital divide. Buoni propositi, ma a conti fatti ben poco è cambiato dai tempi dell’inchiesta di Repubblica.it del gennaio 2006 (puntata 1 - 2 - 3 - 4) sulle lacune della banda larga italiana. Il grosso dei rimedi attende ancora all’orizzonte, come promessa; tale è lo stesso WiMax, in teoria arma potente contro il digital divide, ma in pratica ancora lo si deve vedere in azione per giudicarne le potenzialità. I servizi commerciali arriveranno nel 2008 inoltrato, visti i tempi di assegnazione delle licenze e necessari a realizzare le infrastrutture di rete. Va reso atto al Ministero e all’Autorità Garante delle Comunicazioni, però, di avere curato il bando WiMax in modo da indirizzarlo al meglio alla lotta al digital divide. Agli operatori che vinceranno la licenza è chiesto infatti di occuparsi in modo prioritario delle zone ora non raggiunte da Adsl.
Tra le novità che sono già concrete, invece, si evidenziano alcune iniziative di Telecom Italia per migliorare la copertura Adsl, con l’obiettivo di raggiungere il 98 per cento della popolazione entro fine 2008 (ma più volte in passato queste promesse sono state mancate). Recente è il piano anti-mux. Telecom sta installando apparati (detti "zainetti") per bypassare i mux, che impediscono agli utenti in certi quartieri, anche metropolitani, di ottenere l’Adsl. Sono stati già installati A Roma, Arezzo, Genova, Grosseto, Pavia, Bologna, Torino, Seregno, Cotogno, Taranto e in gran numero soprattutto a Bari, come si legge sul sito di Telecom. Dove ci sono gli zainetti, gli utenti possono richiedere l’Adsl di qualsiasi operatore. Tocca affrettarsi, però, perché il massimo di utenti collegabili per centrale è 48 e la velocità è al massimo di 4 Mbps per linea. Più che una soluzione completa, sembra insomma un palliativo al problema. E tale è anche il piano anti-digital divide, con cui Telecom sta dotando di Adsl centinaia di centrali minori. Peccato che la velocità per linea sia in questo caso limitata a 640/256 Kbps.
Il problema è inoltre che a fronte dell’accelerazione de piano anti digital divide si rileva un rallentamento della copertura di nuove centrali tramite Adsl normale (quella fino a 20 Mbps), come si può leggere dai piani Telecom pubblicati sul sito Wholesale-Telecomitalia.it. Né c’è da sperare che siano gli operatori alternativi ad arrivare con l’Adsl là dove Telecom non voglia. La copertura delle reti alternative è infatti inferiore a quella di Telecom e cioè ad oggi è pari a circa il 45-50 per cento della popolazione. La previsione è che si arrivi al 58 per cento entro il 2010.
Quali speranze ci sono, quindi, per gli utenti nel digital divide di poter avere l’Adsl e, magari, anche un’Adsl normale? Solo quella che, anche attraverso i promessi investimenti pubblici, ci sia un ulteriore sforzo infrastrutturale nei prossimi mesi da parte di diversi soggetti (ma tuttora i piani sono poco definiti).
L’alternativa è il wireless: oggi soluzioni WiFi/Hiperlan, domani il WiMax. Ci sono offerte WiFi/Hiperlan (analoghe a quelle Adsl per banda e prezzi) in quasi tutte le Regioni italiane, anche se la copertura è a macchia di leopardo. La rete più estesa è in provincia di Brescia, dove opera il provider Linkem.
Un’altra possibilità è la rete Hsdpa, evoluzione dell’Umts: la copertura sta crescendo (ad oggi raggiunge circa il 70 per cento della popolazione), la velocità pure (ora è 3,6/7,2 Mbps in download e 384 Kbps in upload), mentre i prezzi stanno scendendo (anche se ancora non c’è un’offerta flat-rate paragonabile a un’Adsl). Insomma, per i digital divisi non resta che sperare in tempi migliori.
Wi-Max, sbarcherà in estate *
La rivoluzione WiMax sta per sbarcare anche da noi, tempo sei mesi. E c’è qualche possibilità che, lenta ad arrivare, una volta sbarcata in Italia si recuperi il tempo perduto velocizzando la diffusione di questa nuova tecnologia destinata a cambiarci la vita.
Si sta parlando di quell’insieme di protocolli di accesso a internet superveloce in grado di raggiungere anche le zone più impervie finora non raggiungibili. I collegamenti Wi-Max procedono infatti via etere e potranno, in un futuro non troppo lontano soppiantare tanto i cavi della banda larga quanto le vecchie antenne dei telefonini.
Tutto il traffico dei dati, insomma, tempo pochi anni, dovrebbe poter girare senza fili, grazie all’istallazione di nuove antenne per il Wi-Max che utilizzano frequenze fino a pochi mesi fa non utilizzabili perché tenute strette dai militari. Con cinque anni di ritardo rispetto al resto d’Europa - ma non solo: a Città del Messico il Wi-Max esiste già dal 2003 - il governo Prodi è finalmente riuscito un mese fa a liberare le frequenze ancora detenute dalla Difesa. Ora si tratta di renderle attive, collocandole in capo a operatori che siano effettivamente interessati ad utilizzarle al meglio.
E è proprio a questa operazione che si sta dedicando il ministero delle Comunicazioni. Il ministro Paolo Gentiloni, in visita nella sede centrale di Fastweb a Milano, ha confermato che tutto sarà pronto entro l’estate. È in corso la selezione dell’advisor, cioè della società incaricata di determinare il prezzo base d’asta per le licenze, ha annunciato il ministro. Aggiungendo che attualmente il governo è impegnato a concludere l’affidamento delle licenze «entro il primo semestre».
Il problema allo stato dell’arte è quello di garantire «il completamento della copertura del potenziale accesso alle reti a banda larga, da un lato con il Wi-Max e dall’altro lo sforzo delle autorità locali, e lo sviluppo delle reti di nuova generazione». Ma chi può essere interessato davvero a una tecnologia che mandi in soffitta tutta la rete telefonica fissa e anche, almeno in prospettiva, le reti della telefonia mobile, incluso l’Umts?
Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb ha detto che «l’azienda è pronta a cogliere le nuove opportunità ed è la prima a poter guardare al Wi-Max e agli operatori virtuali, avendo peraltro già investito 3 miliardi per il completamento, già avvenuto, della propria rete di nuova generazione». Un’occasione, quella dell’operatore mobile virtuale (mvno), che Parisi ribadisce Fastweb «vuole cogliere non per fare dell’azienda il quinto operatore mobile del paese, ma per trasformarla in un vero e proprio quadruple player, capace di fornire i servizi anche in mobilità». «Siamo l’ultimo paese in Europa a non prevedere questa possibilità e il ministro - ha proseguito il manager - è consapevole che la necessità di aprire all’operatore virtuale è un’esigenza impellente. Riteniamo che se in Italia ci fosse ancora un freno, sarebbe un freno alla crescita del paese».
Fastweb in effetti potrebbe essere fortemente motivata ad aggiudicarsi l’ultimo miglio per i collegamenti Wi-max. In questo modo potrebbe infatti evitare di dover pagare a moneta sonante l’affitto delle linee Telecom nelle zone ancora non raggiunte dalla sua, ancora molto incompleta, rete in fibra ottica.
La nuova tecnologia di comunicazione senza fili a largo raggio, meglio conosciuta come Worldwide Interoperability for Microwave Access, era rimasta "dormiente" in Italia, a differenza della stragrande maggioranza dei paesi, inclusi Kenya e Congo. Una volta resa operativa, i primi prodotti saranno quasi sicuramente indirizzati ai network service provider e alle aziende, non ai consumatori e alle utenze domiciliari. Non perché non esista la tecnologia, ma perché servirà un po’ di tempo - e gli investimenti necessari - per posizionare tutte le antenne per raggiungere anche i casali nelle zone più impervie. E per farlo in fretta serve un operatore fortemente interessato all’affare e la disponibilità - come dice il ministro - degli enti locali. Per rendere attiva la connettività fissa del Wi-Max si ultizzano infatti delle basse frequenze che hanno bisogno di una rete di antenne piazzate a distanze non eccessive ("a vista", si dice ), cioè capaci di coprire un raggio tra i 12 e i 50 chilometri.
In una seconda fase, però, questa rete potrebbe soppiantare tutte quelle attualmente installate per la telefonia mobile. Sempre nel caso che gli operatori della telefonia mobile abbiano interesse a abbandonare le loro vecchie reti. Ma questa è un’altra storia.
* l’Unità, Pubblicato il: 17.01.07, Modificato il: 18.01.07 alle ore 13.13
CONNESSIONI SUL TERRITORIO OLTRE 150 km di rete wireless per collegamenti ADSL nella Prov. di VV
HIT PARADE OLTRE 150 km di rete wireless per collegamenti ADSL nella provincia di Vibo Valentia realizzata in poco più di un anno. OLTRE 30 comuni coperti dal servizio ADSL.
CLASSIFICAZIONE DEI COMUNI PER NUMERO DI UTENTI 1° posto: San Calogero 2° posto: Limbadi 3° posto: Mesiano 4° posto: Filandari 5° posto: Vazzano 6° posto: Cessaniti/Pannaconi 7° posto: Rombiolo 8° posto: Ionadi 9° posto: Vibo Valentia 10° posto: Capo Vaticano 11° posto: San Costantino 12° posto: Soriano e Sorianello 13° posto: Zungri 14° posto: Nicotera - Nicotera Marina 15° posto: Monte Poro 16° posto: Spilinga
Comuni della Provincia di Vibo Valentia serviti dal WI.FI.: CLASSIFICAZIONE Wi.Fi
(AAA) COMUNE CON TOTALE COPERTURA DEL SERVIZIO WI.FI TRAMITE HOT SPOTS LOCALI PER LA FRUIZIONE DI INTERNET DIRETTAMENTE TRAMITE PORTATILE, PALMARE ETC.
(AA) COMUNE CON SERVIZIO WI.FI CON ALMENO UN HOT SPOT LOCALE IN POSIZIONE CENTRALE DEL COMUNE PER LA FRUIZIONE DI INTERNET DIRETTAMENTE TRAMITE PORTATILE, PALMARE ETC.
(A) COMUNE CON SERVIZIO WI.FI CON ALMENO UN HOT SPOT LOCALE SUL TERRITORIO COMUNALE (FRAZIONI, LOCALITA’) PER LA FRUIZIONE DI INTERNET DIRETTAMENTE TRAMITE PORTATILE, PALMARE ETC.
(B) COMUNE SENZA SERVIZIO WI.FI MA CON POSSIBILITA’ DI USUFRUIRE DEL SERVIZIO INTERNET TRAMITE L’INSTALLAZIONE DI UNA ANTENNA RICEVENTE (CPE).
(C) COMUNE SENZA BANDA LARGA TRAMITE NUOVE TECNOLOGIE.
1 Vibo Valentia (AA) 2 Pizzo (C) 3 Mileto (B) 4 Serra San Bruno (C) 5 Tropea (B) 6 Nicotera (B) 7 Filadelfia (B) 8 Rombiolo (B) 9 San Calogero (AA) 10 Ricadi (A) 11 Briatico (B) 12 Cessaniti (A) 13 Limbadi (A) 14 Dinami (B) 15 Sant’Onofrio (C) 16 Soriano Calabro (B) 17 Acquaro (B) 18 Fabrizia (B) 19 Jonadi (B) 20 Gerocarne (B) 21 Stefanaconi (B) 22 Francavilla Ang. (B) 23 San Gregorio d’Ipp.(B) 24 San Costantino Cal.(A) 25 Joppolo (B) 26 Maierato (B) 27 Drapia (A) 28 Zungri (B) 29 Monterosso Calabro (B) 30 Filandari (AA) 31 Arena (B) 32 Zambrone (B) 33 Francica (B) 34 Spilinga (B) 35 San Nicola da Cr. (B) 36 Sorianello (AA) 37 Nardodipace (C) 38 Filogaso (C) 39 Parghelia (C) 40 Pizzoni (B) 41 Polia (C) 42 Dasà (B) 43 Vazzano (AAA) 44 Capistrano (C) 45 Simbario (C) 46 Zaccanopoli (C) 47 Mongiana (C) 48 Spadola (C) 49 Brognaturo (C) 50 Vallelonga (C)
Strutture pubbliche della provincia di Vibo Valentia connesse al sistema WIC: - Comune di Filandari - Comune di Limbadi - Comune di Sorianello - Scuole di San Calogero - Scuole di Rombiolo fraz. Moladi - Scuole di Soriano New Entry - Comune di Gerocarne
Altre Strutture connesse alla rete wic - Rete Kalabria - Costa degli Dei - Santa Monica - Auto Tassone srl - Impresa Restuccia Prefabbricati - Impresa Restuccia Calcestruzzi
Le amministrazioni comunali che hanno patrocinato l’iniziativa sono: -FILANDARI il comune risulta completamente coperto tramite i ripetitori di Mesiano e di Casalello. -LIMBADI il comune risulta completamente coperto tramite il ripetitore di Motta Santa Croce e Montalto. -CESSANITI il comune risulta completamente coperto tramite i ripetitori di Mesiano e di San Marco. -SAN CALOGERO il comune risulta completamente coperto tramite i ripetitori di San Calogero, Piana delle querce, Casalello. -SORIANELLO. il comune risulta completamente coperto tramite il ripetitore di Sorianello. -VAZZANO. il comune risulta completamente coperto tramite i ripetitori di Vazzano.
Altri comuni Coperti dal servizio: -SORIANO. il comune risulta completamente coperto tramite il ripetitori di Sorianello. -ROMBIOLO il comune risulta completamente coperto tramite i ripetitori di Mesiano, Casalello e San Calogero. -IONADI il comune risulta completamente coperto tramite il ripetitore di Casalello. -SAN COSTANTINO il comune risulta coperto tramite il ripetitori di San Costantino. -MILETO. il comune risulta completamente coperto tramite il ripetitori di Casalello. -VIBO VALENTIA. il comune risulta completamente coperto tramite i ripetitori di Vibo Valentia. -ZAMBRONE. il comune risulta completamente coperto tramite il ripetitori di San Marco. -ZUNGRI il comune risulta completamente coperto tramite i ripetitori di Mesiano e di San Marco. -SPILINGA il comune risulta completamente coperto tramite i ripetitori di Monte Poro e di Caria. -DRAPIA il comune risulta coperto tramite i ripetitori di Monte Poro e di Caria. -IOPPOLO il comune risulta coperto tramite il ripetitore di Caria. -CAPO VATICANO la zona risulta completamente coperta tramite i ripetitori di San Nicolò, Caria e Monte Poro
Nuove adesioni: Altri comuni che hanno manifestato l’interesse per la copertura:
-Dasà. rif. Amministrazione Comunale.