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Comunicazioni

LA BANDA LARGA: INTERNET SULLE ONDE RADIO. Contro il "digital divide", il Wi-MAX.

mercoledì 3 gennaio 2007 di Maria Paola Falchinelli
Addio cavo: con WiMAX saremo sempre online
di Toni De Marchi *
A Kinshasa c’è già. E anche a Medellin, in Colombia. C’è pure a Kiev, in Ucraina. Solo per l’Italia il WiMAX sembrava un sogno impossibile. Fino a due giorni fa, quando dopo un braccio di ferro durato anni, i militari hanno finalmente accettato di liberare un po’ delle frequenze che occupano da sempre. Un accordo tra il ministro della Difesa e quello delle Comunicazioni ha sbloccato una imbarazzante impasse e messo in movimento (...)

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giovedì 18 gennaio 2007

Wi-Max, sbarcherà in estate *

La rivoluzione WiMax sta per sbarcare anche da noi, tempo sei mesi. E c’è qualche possibilità che, lenta ad arrivare, una volta sbarcata in Italia si recuperi il tempo perduto velocizzando la diffusione di questa nuova tecnologia destinata a cambiarci la vita.

Si sta parlando di quell’insieme di protocolli di accesso a internet superveloce in grado di raggiungere anche le zone più impervie finora non raggiungibili. I collegamenti Wi-Max procedono infatti via etere e potranno, in un futuro non troppo lontano soppiantare tanto i cavi della banda larga quanto le vecchie antenne dei telefonini.

Tutto il traffico dei dati, insomma, tempo pochi anni, dovrebbe poter girare senza fili, grazie all’istallazione di nuove antenne per il Wi-Max che utilizzano frequenze fino a pochi mesi fa non utilizzabili perché tenute strette dai militari. Con cinque anni di ritardo rispetto al resto d’Europa - ma non solo: a Città del Messico il Wi-Max esiste già dal 2003 - il governo Prodi è finalmente riuscito un mese fa a liberare le frequenze ancora detenute dalla Difesa. Ora si tratta di renderle attive, collocandole in capo a operatori che siano effettivamente interessati ad utilizzarle al meglio.

E è proprio a questa operazione che si sta dedicando il ministero delle Comunicazioni. Il ministro Paolo Gentiloni, in visita nella sede centrale di Fastweb a Milano, ha confermato che tutto sarà pronto entro l’estate. È in corso la selezione dell’advisor, cioè della società incaricata di determinare il prezzo base d’asta per le licenze, ha annunciato il ministro. Aggiungendo che attualmente il governo è impegnato a concludere l’affidamento delle licenze «entro il primo semestre».

Il problema allo stato dell’arte è quello di garantire «il completamento della copertura del potenziale accesso alle reti a banda larga, da un lato con il Wi-Max e dall’altro lo sforzo delle autorità locali, e lo sviluppo delle reti di nuova generazione». Ma chi può essere interessato davvero a una tecnologia che mandi in soffitta tutta la rete telefonica fissa e anche, almeno in prospettiva, le reti della telefonia mobile, incluso l’Umts?

Stefano Parisi, amministratore delegato di Fastweb ha detto che «l’azienda è pronta a cogliere le nuove opportunità ed è la prima a poter guardare al Wi-Max e agli operatori virtuali, avendo peraltro già investito 3 miliardi per il completamento, già avvenuto, della propria rete di nuova generazione». Un’occasione, quella dell’operatore mobile virtuale (mvno), che Parisi ribadisce Fastweb «vuole cogliere non per fare dell’azienda il quinto operatore mobile del paese, ma per trasformarla in un vero e proprio quadruple player, capace di fornire i servizi anche in mobilità». «Siamo l’ultimo paese in Europa a non prevedere questa possibilità e il ministro - ha proseguito il manager - è consapevole che la necessità di aprire all’operatore virtuale è un’esigenza impellente. Riteniamo che se in Italia ci fosse ancora un freno, sarebbe un freno alla crescita del paese».

Fastweb in effetti potrebbe essere fortemente motivata ad aggiudicarsi l’ultimo miglio per i collegamenti Wi-max. In questo modo potrebbe infatti evitare di dover pagare a moneta sonante l’affitto delle linee Telecom nelle zone ancora non raggiunte dalla sua, ancora molto incompleta, rete in fibra ottica.

La nuova tecnologia di comunicazione senza fili a largo raggio, meglio conosciuta come Worldwide Interoperability for Microwave Access, era rimasta "dormiente" in Italia, a differenza della stragrande maggioranza dei paesi, inclusi Kenya e Congo. Una volta resa operativa, i primi prodotti saranno quasi sicuramente indirizzati ai network service provider e alle aziende, non ai consumatori e alle utenze domiciliari. Non perché non esista la tecnologia, ma perché servirà un po’ di tempo - e gli investimenti necessari - per posizionare tutte le antenne per raggiungere anche i casali nelle zone più impervie. E per farlo in fretta serve un operatore fortemente interessato all’affare e la disponibilità - come dice il ministro - degli enti locali. Per rendere attiva la connettività fissa del Wi-Max si ultizzano infatti delle basse frequenze che hanno bisogno di una rete di antenne piazzate a distanze non eccessive ("a vista", si dice ), cioè capaci di coprire un raggio tra i 12 e i 50 chilometri.

In una seconda fase, però, questa rete potrebbe soppiantare tutte quelle attualmente installate per la telefonia mobile. Sempre nel caso che gli operatori della telefonia mobile abbiano interesse a abbandonare le loro vecchie reti. Ma questa è un’altra storia.

* l’Unità, Pubblicato il: 17.01.07, Modificato il: 18.01.07 alle ore 13.13


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