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Buona notizia, eu-angelo... ed eu-politica

MONSIGNOR LUIGI BETTAZZI, VESCOVO EMERITO DI IVREA. Sulle coppie di fatto, i "Dico", la "Pacs-ia" vaticana, e altri temi in un’intervista di Diego Novelli - a cura di pfls

Anche noi in fondo nei conventi siamo persone dello stesso sesso che vivono insieme
venerdì 13 luglio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] C’è un documento Cei del 1981, che è un’isola, perché dice che bisogna cominciare dagli ultimi; ma in seguito non se n’è tenuto molto conto. Questo anche perché si è fortemente condizionati dall’opinione pubblica, che non è fatta dagli ultimi, ma dai mezzi di comunicazione di massa che sono in mano ai potenti, i quali hanno l’abilità di presentare delle motivazioni anche umanistiche per quelli che sono i propri interessi. Basti pensare a chi dice di fare la guerra per portare la (...)

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> Sulle coppie di fatto, i "Dico", la "Pacs-ia" vaticana ---- L’intervento del Vaticano: «Matrimoni gay ferita per la pace» (di Luca Kocci)

sabato 15 dicembre 2012

«Matrimoni gay ferita per la pace»

di Luca Kocci (il manifesto, 15 dicembre 2012)

Si apre la campagna elettorale e, puntuale, arriva l’intervento del Vaticano a chiarire da che parte stare, ribadendo i «principi non negoziabili» a cui i politici devono attenersi. Non si tratta di un’esternazione mirata: quelle del papa sono le parole del tradizionale messaggio urbi et orbi per la giornata mondiale della pace dell’1 gennaio, «quasi una piccola enciclica» sottolinea l’editoriale dell’Osservatore Romano. Tuttavia la lettura politica è inevitabile, anche perché è sollecitata direttamente dai due prelati che ieri in Vaticano lo hanno presentato alla stampa.

«Beati gli operatori di pace» è il titolo del messaggio. E subito, dopo un brevissimo cenno «ai focolai di tensione e di contrapposizione causati da crescenti diseguaglianze fra ricchi e poveri» provocate «anche da un capitalismo finanziario sregolato», viene chiarito che «operatori di pace sono coloro che amano, difendono e promuovono la vita nella sua integralità». Segue il consueto elenco: no all’aborto e all’eutanasia, sì al matrimonio fra uomo e donna, no a coppie di fatto e coppie gay, sì alla scuola cattolica. Con un’aggiunta pesante: la negazione di questi principi costituisce «una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace».

«Coloro che non apprezzano a sufficienza il valore della vita umana e, per conseguenza, sostengono per esempio la liberalizzazione dell’aborto, forse non si rendono conto che in tal modo propongono l’inseguimento di una pace illusoria», scrive Benedetto XVI, che chiede: «Come si può pensare di realizzare la pace, lo sviluppo integrale dei popoli o la stessa salvaguardia dell’ambiente, senza che sia tutelato il diritto alla vita dei più deboli, a cominciare dai nascituri?». Non è giusto «codificare in maniera subdola falsi diritti o arbitrii, che, basati su una visione riduttiva e relativistica dell’essere umano e sull’abile utilizzo di espressioni ambigue, volte a favorire un preteso diritto all’aborto e all’eutanasia, minacciano il diritto fondamentale alla vita». Per cui è necessario che «gli ordinamenti giuridici» riconoscano «l’obiezione di coscienza nei confronti di leggi e misure governative che attentano contro la dignità umana, come l’aborto e l’eutanasia».

Il secondo capitolo riguarda la famiglia: «La struttura naturale del matrimonio va riconosciuta e promossa, quale unione fra un uomo e una donna, rispetto ai tentativi di renderla giuridicamente equivalente a forme radicalmente diverse di unione che la danneggiano e contribuiscono alla sua destabilizzazione». Le coppie gay non vengono nominate, ma il papa si riferisce a loro. A tal proposito desta una inquietudine apprendere - lo ha segnalato Il Fatto Quotidiano - che il 13 dicembre Benedetto XVI ha ricevuto in Vaticano Rebecca Kadaga, presidente del Parlamento ugandese, dove è in corso di approvazione una legge che prevede la pena di morte per il reato di omosessualità: in questo caso sulla difesa della vita si può chiudere un occhio.

Infine, fra le righe, la scuola cattolica: «Bisogna tutelare - scrive il papa - il diritto dei genitori e il loro ruolo primario nell’educazione dei figli, in primo luogo nell’ambito morale e religioso». C’è anche dell’altro: il «diritto al lavoro» e la ricerca di «un nuovo modello di sviluppo». Ma quasi scompaiono in mezzo all’elenco dei «valori non negoziabili». Che i destinatari privilegiati delle avvertenze papali siano i politici - non solo italiani, data l’universalità del messaggio e visto che da qualche settimana per esempio di matrimoni gay si parla molto negli Usa (quattro Stati li hanno approvati con un referendum lo stesso giorno della rielezione di Obama) e in Francia, dove il Parlamento presto si esprimerà a breve - lo chiarisce mons. Mario Toso, segretario del Pontificio consiglio Giustizia e Pace, presentando il messaggio: «Le comunità politiche sono chiamate a riconoscere, tutelare, promuovere tali diritti e doveri»; quelle che, «mediante ad esempio la liberalizzazione dell’aborto, attentano alla vita dei più deboli» e quindi «non appaiono dotate di una salda tenuta morale». Quasi una scomunica. Del resto, da anni, la strategia appare la stessa: le gerarchie ecclesiastiche non fanno più esplicita professione di fede per un’unica forza politica, ma usano i «principi non negoziabili» come paletti per delimitare il campo in maniera invalicabile.


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