Caro Domenico,
rispondo assieme ad alcuni suoi messaggi. Penso d’aver inteso il suo orizzonte culturale e la sua prospettiva sulle cose. Io condivido parte, una buona parte, delle sue analisi, del suo linguaggio e della sua forma. Salvo raccomandarle una certa semplificazione, per mere ragioni di fruibilità, scorrevolezza e comprensione generale. In merito alla questione di Mauro Diana, però, sono tassativo. Qui vige una regola: si parla col rispetto delle persone, a prescindere da ruoli e valenze di vario ordine e grado. Personalmente, e questo lo dico fuori pentagramma, mi fido moltissimo di Mauro Diana, senza per ciò il timore di ritrovarmi a rispondere in giudizio di servilismo cronico o asservimento acquisito. Mi creda, non è semplice operare nell’ambito dell’informazione. In questi ambienti digitali ed elettronici, poi, occorre garantire libertà e parità in un tempo. Vede, però, Diana è un redattore. Questo vuol dire che si porta i geni, sani o malati, di questa testata, la quale accoglie favorevolmente critiche, risentimenti e attacchi, a patto che tocchino le opinioni e non le persone. Non se la prenda, io sono cattolico, apostolico e quasi romano. Ho una via, una linea e un’impronta. Ciò precisato, lei sarà sempre il benvenuto su queste pagine. Non mi deluda, però, lasci perdere le lezioni a Diana, dato che, per statuto, qui ci si confronta e si dialoga alla stessa altezza. Con viva e autentica cordialità.
Emiliano Morrone