In molti hanno fatto il paragone tra la morte dell’ispettore di Polizia Fabrizio Raciti a Catania e quella di Carlo Giuliani, il ragazzo morto durante gli scontri derivati dalla conferenza dei G8 tenutasi a Genova non pochi anni fa. In molti hanno additato Raciti come un eroe. Ed in molti hanno sbagliato. Quell’ispettore di Polizia, a mio avviso, non voleva essere un eroe, forse non lo avrà neanche mai pensato in vita sua. Era solamente un uomo, che indossava una divisa, data dallo Stato dopo anni di sacrifici, concorsi pubblici, visite mediche e avanzamenti di grado che voleva (forse), ma doveva(comunque), svolgere il compito che gli era stato assegnato: proteggere i cittadini e le infrastrutture pubbliche del capoluogo etneo dalle orde barbariche di persone incivili.
Carlo Giuliani, invece, no. Giuliani era solo un esaltato che, con un estintore in mano, voleva darle di santa ragione ai "servitori dello Stato": quale sia la ragione che spinga ad un comportamento simile non si sa. Non me la riesco a spiegare. Insoddisfazione? Protesta? E verso chi o che cosa? Di sicuro non si protesta per uccidere. L’unica cosa certa è che un "ragazzo" non dovrebbe trovarsi con un estintore in mano, se non per spegnere un principio d’incendio: dovrebbe manifestare se, secondo la sua idea, c’è qualcosa che non va. Ma non dovrebbe tentare di spaccare la testa ad un Carabiniere. Non perchè Carabiniere, quindi Stato, ma perchè innanzitutto persona, quindi uomo. Quei cretini dei tifosi del Livorno, con quelle scritte stupide del tipo ACAB (All cops are bastards - tutti i poliziotti sono bastardi), oppure "Giuliani vendicato", non capiscono un acca di come va il mondo. Come non capiscono un acca quelli che gridano "la disoccupazione c’ha dato un bel mestiere...": non capiscono che sono le scelte di Governo che non danno mestieri a tempo indeterminato, e non che il Carabiniere sia un ripiego alla mancanza di un’attività lavorativa stabile.
Ma quei cretini non hanno tutte colpe: le poche, uniche, attenuanti sono date dallo Stato stesso, specie dall’ala più radicale della Sinistra che, attraverso i loro rappresentanti, martirizzano il povero Giuliani additando lui come eroe. Non si possono avere dei pregiudizi verso chi lavora per lo Stato e nello Stato, dato che lavora anche per tutti quanti noi. Come si può chiamare lui un eroe quando stava per spaccare la testa a dei Carabinieri, quindi delle persone?
A quest’ora il povero Giuliani avrebbe dovuto stare in galera, a pagare la giusta pena. Invece sta lì, sotto terra, lontano geograficamente da Fabrizio Raciti, ma vicino metaforicamente perchè, se ci si vuole credere, il Cielo non ha confini. Chissà se i due là sopra magari stanno chiacchierando, e magari Giuliani avrà capito i suoi sbagli. Speriamo che tutti e due possano illuminare le menti di quei cretini, inclusi i politici che, invece di capire e far comprendere a tutti che tali comportamenti non portano da nessuna parte, continuano a fomentare orde di altri cretini ("ammazza quanti ce ne stanno").
MAURO DIANA.
Al Capo Ispettore Raciti
Routine giornaliera e solita missione e giusto quotidiano riposo familiare Ritorno atteso dal servizio amato mai più vedrà sorriso d’occhi radiosi dell’amor paterno e coniugale occhi dipinti di color profondo Mediterranei solari volti gentili tra capelli bruni rigati di dolore e dignità Dolor composto e più sofferto infinito a prematura immeritata sorte d’ignobile violenza e disumano gesto Spremuti i cuori da crudele pressa non versano rancore ma parole affrante diffuse lievi nell’odor d’incenso Tergono i visi mute lacrime umane salate aspre come il mare imminente della magna grecia E silente braccia cadenti sta incredulo il gigante trattenendo il fumo dal cratere acceso per capire come sia ancora violenta la civile terra dei padri
alcambi
Domenico DL,
vorrei che lei riflettesse sull’incoerenza che ha mostrato nel commento all’articolo di Mauro Diana. Come fa a dargli del "caro" e a bastonarlo ingiustamente, subito appresso? Le pare il modo di argomentare le sue tesi, di spiegarci qualcosa e di farci capire la sua opinione? Evidentemente, noi ne abbiamo avuto rispetto, se abbiamo pubblicato il suo scritto. La invito a chiedere scusa a Mauro Diana, il quale certamente non merita le sue parole sprezzanti. Non si dice a nessuno "sei un servo e tale rimarrai". Diana non è servo di qualcuno. Come me e lei, è membro d’una comunità fondata sul principio e sul valore della democrazia. Tanto basta.
Emiliano Morrone
Gentili lettori,
ringrazio anticipatamente per i vostri interventi. Ringrazio sopratutto il Direttore Morrone per essere intervenuto, dato che è persona di buon senso e culturalmente preparata.
Innanzitutto non era, e non è, mia intenzione offendere le sensibilità di ognuno. Credo sia stato travisato il mio messaggio. Il paragone che intendevo fare è semplice: un poliziotto viene ucciso a sprangate fuori dallo stadio di Catania e subito lo si definisce eroe. Ma quale eroe? Era semplicemente uno che voleva e doveva fare il suo dovere, per poi tornarsene a casa. Se, per caso, avesse estratto la pistola ed avrebbe sparato, gli sarebbe invece toccata la sorte di Mario Placanica, il carabiniere che è stato processato per avere sparato a Carlo Giuliani. Ed al morto magari sarebbe toccata la stessa sorte di Giuliani, un ragazzo violento, che con un estintore voleva spaccare la testa ai carabinieri che stavano facendo il loro lavoro. Per questo Giuliani non può e non deve essere trasformato in un martire, al quale si vogliono titolare anche Aule Parlamentari. Quanta ipocrisia.
Da che mondo è mondo, i martiri vanno vendicati. Ed ecco servita su un piatto d’argento la violenza. Ciò spiega le scritte sui muri, i fischi all’Olimpico, da gente con "la terza media" (e non è detto che sia un male avere solo questo titolo...a volte ci sono deficienti laureati...DOC). Ma come fa uno ad essere vendicato? Purtroppo politica e sport sono troppo correlati tra loro: se non ci fosse stata questa correlazione, non avremmo letto e sentito dai più blasonati media certe frasi.
Per quel che mi riguarda, io non sono servo di nessuno. Nè di questo, nè di quell’altro partito. Io sono un cittadino, un uomo, libero, che in democrazia ha la possibilità sacrosanta di argomentare le proprie tesi. Così come ha fatto il sig. Domenico D L, anche se, mi permetta, ci sono modi e modi. Ed ho la possibilità e, soprattutto, la fortuna di poter scrivere per "La Voce di Fiore", che è una Testata libera ed indipendente.
Sarebbe più opportuno per tutti che, da questo articolo, ognuno possa trarne spunti di riflessione, di critica, di adesione, a patto che tutto venga argomentato. Ognuno, nel rispetto della individualità altrui, può dire ciò che vuole. Detto ciò, ringraziando ancora per gli interventi, saluto indistintamente senza remora.
Mauro Diana.
Gentile sig. Domenico D L,
dato che Lei è persona di cultura, Le faccio i miei più cari complimenti. Il Direttore Morrone, posso assicurare, è persona di cultura e dotata di buon senso, osservativo e critico. Per cui, se decide di intervenire in una discussione, è perchè evidentemente ritiene il caso che sia così. Evidentemente, c’è stato qualcosa che forse non andava secondo i canoni adatti, cioè quelli della Voce e quelli democratici in generale. Servo certo no. Anche se vorrei ricordare che, in ogni caso, siamo sempre servi di qualcosa o qualcuno. A volte lo sappiamo, a volte no, altre volte facciamo finta di non accorgecene perchè sappiamo che è così. Tutti compresi, nessuno, ma proprio nessuno, escluso. Siamo una comunità, ricordi.
Il termine "ipocrisia" è semplicemente un dato di fatto: i nostri sig.ri parlamentari, prima condannano determinati fatti (anche quelli di Genova) poi, invece, esaltano a martire una persona che lì si trovava per manifestare, ma che in realtà non l’ha fatto nella maniera corretta. Prima questi parlamentari condannano ogni forma di violenza, poi però intitolano aule a fatti o persone che ricordano tali tristi avvenimenti. Ed in questo ne ha principalmente colpa l’ala più "a destra" della Sinistra. Tristi per lo Stato, tristi per le famiglie di queste povere persone. A tal proposito, si veda anche i cosiddetti "Eroi di Nassyria", quando quelli di certo eroi non sono, come ebbi già modo di argomentare in un altro articolo che può visionare navigando nel sito. Per cui, la ringrazio, ma in tal senso non accetto consigli. Così come ho scritto anche in un altro articolo, di questo poliziotto se ne vuole fare un eroe, anche se poi tutto andrà in cavalleria.
Per mia fortuna, non essendo legato a partiti, sindacati e intrallazzi vari, riesco ad esprimere un opinione argomentandola. Non voglio avere la presunzione di avere ragione perchè la ragione obiettiva non c’è. La ricerca sociologica di cui Lei parla, ovvero il perchè di certi comportamenti, i fini e i mezzi, nonchè i risultati, meriterebbe, appunto, una tesi ben lunga, di cui sinceramente non me ne voglio occupare. Non rientrebbe più nei parametri giornalistici tipici della Testata. I fini magari saranno pure giusti, ma i mezzi sono sbagliati. Ed i risultati sono quelli che sono sotto gli occhi di tutti. Ognuno se ne può fare un’idea, anzi se la deve fare, e poi agisce come reputa, pur senza ledendo l’opinione altrui.
Per questo, gradirei chiudere qua, e non prolungare ulteriormente la discussione, dato che questa è sterile polemica. La discussione deve essere costruttiva. Ognuno dice la sua, argomentando, se ne discute, pacatamente, senza offendere e poi, come si dice a Roma, "bella": ognuno se ne va per la propria strada e fà la propria vita. Tanto il passato non si cambia: se ne può discutere, ma il passato rimane tale. Anzi, ne va discusso per non ricadere più negli eventuali errori fatti, o per trovare ispirazione dalle cose fatte per bene.
Nel ringraziarla nuovamente, la saluto.
Mauro Diana.
Caro Mauro Diana, questa volta il "Caro" è oggettivo vista la prima risposta composta che hai steso (ovviamente nell’ambito di questo argomento). Nel preambolo mi hai dato del "persona di cultura" anche se non mi conosci, quindi lo intendo come uno sfottò; questo forse ti spetta visto che nessuno ci tiene all’offesa del proprio intelletto. All’infuori di come ho esplicitato la mia critica, ho ritenuto opportuno usare determinate parole visto che ciò che si scrive in un sito pubblico viene letto da un pubblico molto ampio. L’ipocrisia di chi ci governa è placida dal solo analizzare il livello di tossicodipendenza di cui sono schiavi alcuni dei nostri parlamentari e non c’è bisogno di aggiungere altro. Purtroppo, il nostro sistema pseudo-democratico è frutto di una gerarchia (non averla, oggi, è un’utopia) basata non sulla meritocrazia ma sul carisma che un qualsiasi pinco pallino può avere. In più, in determinati gruppi di persone si pensa l’andare contro qualche tabù dia più carisma (forse perché è ritenuto figo). Al problema della gerarchia carismatica non abbiamo trovato (come collettività) una soluzione e sarebbe il caso di cercare i mezzi per raggiungere tale fine.
Ti ringrazio per l’avermi fatto notare la mia eccessiva temperanza. Non sempre è vero che "ognuno può dire la sua"; bisogna avere gli strumenti per farlo, altrimenti ci si deve limitare ad esprimere i fatti.
Saluti
Caro Domenico,
rispondo assieme ad alcuni suoi messaggi. Penso d’aver inteso il suo orizzonte culturale e la sua prospettiva sulle cose. Io condivido parte, una buona parte, delle sue analisi, del suo linguaggio e della sua forma. Salvo raccomandarle una certa semplificazione, per mere ragioni di fruibilità, scorrevolezza e comprensione generale. In merito alla questione di Mauro Diana, però, sono tassativo. Qui vige una regola: si parla col rispetto delle persone, a prescindere da ruoli e valenze di vario ordine e grado. Personalmente, e questo lo dico fuori pentagramma, mi fido moltissimo di Mauro Diana, senza per ciò il timore di ritrovarmi a rispondere in giudizio di servilismo cronico o asservimento acquisito. Mi creda, non è semplice operare nell’ambito dell’informazione. In questi ambienti digitali ed elettronici, poi, occorre garantire libertà e parità in un tempo. Vede, però, Diana è un redattore. Questo vuol dire che si porta i geni, sani o malati, di questa testata, la quale accoglie favorevolmente critiche, risentimenti e attacchi, a patto che tocchino le opinioni e non le persone. Non se la prenda, io sono cattolico, apostolico e quasi romano. Ho una via, una linea e un’impronta. Ciò precisato, lei sarà sempre il benvenuto su queste pagine. Non mi deluda, però, lasci perdere le lezioni a Diana, dato che, per statuto, qui ci si confronta e si dialoga alla stessa altezza. Con viva e autentica cordialità.
Emiliano Morrone
Signor Domenico, faceva prima, senza tanti commenti, a firmarsi :
Domenico BR ....
Signor Domenico, mi perdoni, ma qua siamo usciti veramente fuori di testa (altro che ragione !).
Adesso sarei io che istigo al terrorismo, alla violenza ??
Ma non è lei che ha affermato:"quando sta gente che non capisce di sbagliare, ci vuole un ATTO DI VIOLENZA" ?
Mi faccia allora capire come dovrei interpretare la sua frase precedente, e poi, se sarà il caso, le porgerò le mie scuse.
Cordiali saluti
Biagio Allevato
Mi sono limitato a riportare una frase di Mao, sulla quale si basa la dinamicità dei sistemi sociali. Io non ho scritto una frase, ho scritto un pezzo di diverse righe. Forse sei abituato a leggere un libro dalla copertina.
Saluti
Caro Domenico,
è l’ultimo richiamo che le faccio, badi. Lei non s’è limitato a etc., come informa. Scriva ciò che le pare ma col rispetto dei redattori e dei lettori. In clara (voce) non fit interpretatio.
EM
Caro Direttore, non ho capito bene cosa intende con ultimo richiamo. Poi scatta la censura? Io penso di scrivere in maniera molto chiara e sta alla gente saper leggere con attenzione. Per essere più chiaro: nel primo pezzo della prima risposta, ho esplicitato il modo (obsoleto) di cambiare un sistema, usando la violenza. Non mi pare di aver espresso un bravo a nessun violento. Nell’ultima frase ho inserito un modo di agire per adeguarsi al sistema scrivendo: "Penso solo una cosa: fino a quando sta gente che vede il mondo con tali metriche, ci deve essere altra gente disposta a comandarla". Non è mia intensione offendere nessuno. Penso sia un mio diritto esprimere disprezzo verso chi mi associa ad un BR o verso chi esplicita critiche incoerenti.
Saluti
Ah ecco, era una frase di Mao ! Allora non mi ero sbagliato !!!
Lei si richiama a quella "grande democrazia" cinese nella quale, se si protesta pacificamente, si viene schiacciati come vermi nelle piazze (vedi Thien An Men); nella quale milioni di bambine vengono buttate nella spazzatura o abbandonate agonizzanti su un ciglio di una strada;nella quale le esecuzioni capitali si contano a un milione ogni anno;nella quale vige il commercio di organi prelevati ai detenuti e ai condannati a morte, a prezzi popolari; nella quale per la costruzione di una diga si può tranquillamente deviare il corso di un fiume cancellando così interi paesi, abitanti inclusi; nella quale il massacro del pacifico Tibet è diventata consuetudine...
Mi spiace, ma penso che le persone che la pensano come lei dovrebbero essere isolate, in modo che non nuocino al vivere pacifico e democratico della società in cui vivono.
Saluti, e mi perdoni la franchezza.
ba
Grazie per la franchezza e per la grande perspicacia. Se le piace parlare dei problemi della cina possiamo inserire anche qualche commento riguardo la mafia, così sforiamo del tutto il dove andare a parare. Poi cominciamo a parlare del fatto che le bambine cinesi che non vengono buttate per strada vengono impiegate per cucire il vestiario che usa, così capiamo il quanto siamo bigotti. Poi? Cosa vogliamo inserire di più per usare la dialettica al fine di cercare di imporre ragione ad un tema?
Non mi pare di aver detto che a "canzoni" vanno fatte rivoluzioni. Non capisco questo suo accanirsi creandomi dei connotati usando preconcetti.
Riporto una sua frase: "Mi spiace, ma penso che le persone che la pensano come lei dovrebbero essere isolate, in modo che non nuocino al vivere pacifico e democratico della società in cui vivono.". Si è accordo o no che (come meridione) siamo isolati dal mondo?!?!?
Saluti
Signor Domenico, come vorrebbe risolvere il problema della mafia e del Mezzogiorno ? Con una rivoluzione ? Un colpo di stato ? Una dittatura ? Con il Comunismo al potere ?
Sia così cortese e ce lo spieghi sinteticamente.
Saluti
Premetto tre cose: 1. non mi piace esser messo su piedistalli quindi mi limito ad esprimere qualche impressione esplicitando un minimo di critica, 2. anche se mi hai mascherato da comunista, non sono legato a nessun profilo politico e sono più liberale di quanto lei possa pensare, 3. il problema della mafia l’avevo suscitato perché lei stava saltando a un argomento all’altro facendo perdere il "dove" andare a parare. Era arrivato addirittura in Cina.
Per essere realisti, la mafia al mezzogiorno si risolverà tra almeno 2-3 generazioni; questo perché mafia è la stragrande maggioranza della collettività non un organizzazione. Dato che la democrazia fa di noi lo stato, lo stato stesso è in senso lato mafia. Non credo si possa oggi pensare di attuare sistemi utopistici, atti a rendere lo stato un insieme ristretto di persone.
La mafia è il sistema che elimina la meritocrazia e fa tacere il libero pensiero; quel libero pensiero che non fa rimanere statica una società, quel libero pensiero che viene fatto tacere non da imposizioni esplicite ma da implicite forme di ghettizzazione. La conseguenza è il ristagnare di una società basata sulla corruzione e su una gerarchia che prende forma sulla base delle amicizie e non delle competenze. Un approccio gerarchico è inevitabile in ogni società sana perché purtroppo non godiamo di sistemi biologici di auto gestione o meglio non ci nasciamo (è l’informazione che riceviamo che ci porta ad avere determinati comportamenti). E’ ovvio che la tecnologia ci da una mano in tutto questo: le comunicazioni sono più semplici e viene reso meno utopistico il mescolarsi di varie culture. Purtroppo oggi la cultura non se la possono permettere tutti e in ogni "società sana" sta gente colta che da un mentality update a chi la circonda. Il problema sta dunque nella fuga dei cervelli (dettata da questa gerarchia non meritocratica e non solo dalla mancanza di lavoro) e la conseguenza è che, il convergere verso modi di vivere più civili slitta in avanti nel tempo.
Per accelerare un po’ le cose, si dovrebbe cominciare a far prendere coscienza alla gente che possono ragionare con la propria testa.
Per fav. eviti di chiamarmi signore. Saluti
Gentile lettore,
che siano stati o meno i tifosi del Livorno a me non interessa. Questo è ciò che hanno riferito i media, e ciò che io riferisco nell’articolo. Punto. Non ci sono parole per descrivere comportamenti del genere. Punto. Che li abbiano fatti chissachi davanti al Tirreno, o davanti al Messaggero, o in qualunque altro posto denotano ignoranza perchè non se li sono fatti davanti casa loro. Punto. Che poi siano o meno stai i tifosi del Livorno sono comunque dei cretini. Altro punto fermo.
Ringraziandola per la sua puntualizzazione, cordialmente la saluto.
Mauro Diana.
Ricordiamo che al campione del "lancio dell’estintore" è stata dedicata una sala del senato italiano, mentre la madre, Heidi, è stata "ripescata" (in quanto non eletta) e nominata senatrice.
E poi c’è pure gente della stessa risma che vorrebbe togliere la targa in parlamento dedicata a Giovanni Paolo II, perchè ritenuta vergognosa !!
Cosa da pazzi (anzi, da comunisti senza pudore!) !!