Pregiudizi

Raciti e Giuliani: una stupida attinenza

martedì 13 febbraio 2007.
 

In molti hanno fatto il paragone tra la morte dell’ispettore di Polizia Fabrizio Raciti a Catania e quella di Carlo Giuliani, il ragazzo morto durante gli scontri derivati dalla conferenza dei G8 tenutasi a Genova non pochi anni fa. In molti hanno additato Raciti come un eroe. Ed in molti hanno sbagliato. Quell’ispettore di Polizia, a mio avviso, non voleva essere un eroe, forse non lo avrà neanche mai pensato in vita sua. Era solamente un uomo, che indossava una divisa, data dallo Stato dopo anni di sacrifici, concorsi pubblici, visite mediche e avanzamenti di grado che voleva (forse), ma doveva(comunque), svolgere il compito che gli era stato assegnato: proteggere i cittadini e le infrastrutture pubbliche del capoluogo etneo dalle orde barbariche di persone incivili.

Carlo Giuliani, invece, no. Giuliani era solo un esaltato che, con un estintore in mano, voleva darle di santa ragione ai "servitori dello Stato": quale sia la ragione che spinga ad un comportamento simile non si sa. Non me la riesco a spiegare. Insoddisfazione? Protesta? E verso chi o che cosa? Di sicuro non si protesta per uccidere. L’unica cosa certa è che un "ragazzo" non dovrebbe trovarsi con un estintore in mano, se non per spegnere un principio d’incendio: dovrebbe manifestare se, secondo la sua idea, c’è qualcosa che non va. Ma non dovrebbe tentare di spaccare la testa ad un Carabiniere. Non perchè Carabiniere, quindi Stato, ma perchè innanzitutto persona, quindi uomo. Quei cretini dei tifosi del Livorno, con quelle scritte stupide del tipo ACAB (All cops are bastards - tutti i poliziotti sono bastardi), oppure "Giuliani vendicato", non capiscono un acca di come va il mondo. Come non capiscono un acca quelli che gridano "la disoccupazione c’ha dato un bel mestiere...": non capiscono che sono le scelte di Governo che non danno mestieri a tempo indeterminato, e non che il Carabiniere sia un ripiego alla mancanza di un’attività lavorativa stabile.

Ma quei cretini non hanno tutte colpe: le poche, uniche, attenuanti sono date dallo Stato stesso, specie dall’ala più radicale della Sinistra che, attraverso i loro rappresentanti, martirizzano il povero Giuliani additando lui come eroe. Non si possono avere dei pregiudizi verso chi lavora per lo Stato e nello Stato, dato che lavora anche per tutti quanti noi. Come si può chiamare lui un eroe quando stava per spaccare la testa a dei Carabinieri, quindi delle persone?

A quest’ora il povero Giuliani avrebbe dovuto stare in galera, a pagare la giusta pena. Invece sta lì, sotto terra, lontano geograficamente da Fabrizio Raciti, ma vicino metaforicamente perchè, se ci si vuole credere, il Cielo non ha confini. Chissà se i due là sopra magari stanno chiacchierando, e magari Giuliani avrà capito i suoi sbagli. Speriamo che tutti e due possano illuminare le menti di quei cretini, inclusi i politici che, invece di capire e far comprendere a tutti che tali comportamenti non portano da nessuna parte, continuano a fomentare orde di altri cretini ("ammazza quanti ce ne stanno").

MAURO DIANA.


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