Chiesa e politica

Casi di inaccettabile intromissione

mercoledì 24 maggio 2006.
 

Che la chiesa si intrometta in tematiche strettamente politiche non è una novità. Anzi, sembra ormai diventata una consuetudine. Comprendo chiaramente la posizione dei prelati per i quali non ci deve essere aborto, non si debbano usare anticoncezionali, non si debbano accettare i PACS e via discorrendo. Ma sono anche tematiche per le quali la Chiesa non può permettersi di andare oltre, superare quel limite invalicabile che è la libertà di pensiero individuale. Libertà di pensiero che ha ogni essere umano, ma che, specie per quelle persone che non hanno avuto il privilegio o la possibilità di studiare, e quindi di farsi un’idea e manifestarla col proprio voto, è stata calpestata.. L’altro giorno mi trovavo allo sposalizio di due carissimi amici. Il celebrante, durante la messa, ha parlato per oltre un’ora di temi strettamente politici come i PACS, gli aborti, la legge 194 ed il film tratto dal libro di Dan Brown. Temi, dunque, del tutto al di fuori dell’importante rito religioso che costituisce l’essenza stessa del matrimonio. Per quanto riguarda i PACS, il prete ha detto chiaramente: <<Pensateci bene quando andate a votare...>>, asserendo anche che queste sono figure create dal demonio, e non di certo dalla mano di Dio. Parole che possono mettere anche del timore a tutte quelle persone che magari, come è giusto che sia, ci credono. Il tanto discusso film “Il Codice Da Vinci”, nelle sale in questi giorni, è stato a lungo motivo di predica: il sacerdote, affermando di avere appeso al di fuori della chiesa un cartellone con i motivi per i quali si sconsigliava la visione di questo film, ha dato chiaramente degli ignoranti ai presenti in sala, perché non sapevano la parola di Dio non avendo letto la Bibbia, e dicendo anche che, chiunque fosse andato a vedere quel film, sarebbe stato plagiato dalla pellicola, anche se poi sarebbe stato perdonato dal Signore. Il prelato ha chiaramente espresso la sua opinione anche sulla legge 194 e sugli aborti, dicendo che sono sempre sbagliati e che, su tale legge, andava votato “no”. Altra intromissione. Su una messa durata circa di un’ora e mezza, più di sessanta minuti sono stati spesi per parlare, senza possibilità di replica, di questi temi politici. La Chiesa di Roma ribadisce ogni giorno che non c’è intromissione nella vita politica italiana, ma quanto accaduto lo smentisce pienamente. Come si può definire tutto ciò? Non la si vuol chiamare intromissione, ma solo opinione riguardo temi che riguardano l’etica. Il mondo ecclesiastico si è fatto furbo: parte dal basso. Non serve insinuarsi a livello nazionale su questi delicati temi, ma basta partire da una piccola chiesa di un piccolo centro. Basta partire dal contatto diretto col popolo. L’intromissione a livello nazionale, attraverso i media, comporta che ogni persona può farsi un’idea e replicare, ma il fatto avvenuto in un piccolo centro chi lo viene a sapere? Nessuno. E nessuno può interrompere il celebrante durante il rito. Se così lo vogliamo definire. Intanto però il sassolino è stato lanciato, e magari chi era in dubbio si è lasciato convincere dalle parole di un astuto sacerdote che, per carità, aveva le sue buone ragioni per affermare tutto ciò, anche se non comprendo perché lo abbia fatto durante un matrimonio. Forse solo perché, solitamente, ad uno sposalizio la gente è attenta e le parole rimangono di più stampate nella mente. Così non si può andare avanti: uno non può sentirsi chiamare ignorante se va a vedere un film, e non può sentirsi in colpa se ha votato “” al referendum sulla 194. E, soprattutto, non può avere la preoccupazione di avere mandato al governo persone che favoriscono l’inserimento del demonio, attraverso i PACS, nella vita di tutti i giorni. Non è che tra tutte queste deviazioni della fede, fosse proprio il prete il plagiatore del pensiero individuale?

Mauro Diana


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