[...] Benché sposato e padre di due figli, Wilde fu condannato a 2 anni di lavori forzati per una relazione omosessuale col giovane lord Alfred Douglas. Aspetti - questi ultimi - non contemplati nel libro, nel quale l’autore preferisce invece delineare "la forza apparentemente paradossale" delle provocazioni del padre di "Ritratto di Dorian Grey". Padre Sapienza di propone di stimolare il "risveglio" di determinati ambienti cattolici, perché - come si legge nella prefazione citando Kierkegaard - "il cristianesimo doveva essere una cura radicale; invece se ne è fatto uno di quei rimedi che si usano contro il raffreddore"[...]
Le massime dello scrittore in un libro di padre Leonardo Sapienza addetto al protocollo della Prefettura della Casa Pontificia
Oscar Wilde riabilitato svolta in Vaticano
di ORAZIO LA ROCCA *
CITTÀ DEL VATICANO - Sorpresa. Oscar Wilde, grande scrittore e poeta dell’800, ma anche storica icona omosessuale della cultura europea, fa breccia in Vaticano. Le sue massime - provocatori aforismi del tipo "Posso resistere a tutto, ma non alle tentazione", oppure "L’unico modo di liberarsi di una tentazione è abbandonarsi ad essa" - sono state prese a modello in un libro scritto da un alto esponente della curia per dare una scossa a fedeli cristiani intiepiditi e uomini di buona volontà. Un obiettivo indicato fin dal titolo, "Pro-vocazioni", e dal sottotitolo, "Aforismi per un cristianesimo anticonformista" (Editrice Rogate). Ne è autore uno dei più stretti collaboratori di papa Benedetto XVI, il padre rogazionista Leonardo Sapienza, addetto al protocollo della Prefettura della Casa Pontificia. Il libro contiene un migliaio di frasi a carattere morale suddivise in 443 paragrafi selezionati in ordine alfabetico.
Quasi un mini vocabolario con le più importanti massime wildiane, insieme ai pensieri di un altro autore, meno noto, ma anch’esso dotato di una indubbia forza provocatoria, Nicolas Gomez Davila, scrittore cristiano colombiano scomparso nel 1994. Dei due, a sorprendere di più è certamente la presenza di Wilde, nato a Dublino, in Irlanda, il 16 ottobre 1854 e scomparso a Parigi il 30 novembre 1900, a soli 46 anni, convertitosi al cattolicesimo in punto di morte, dopo una vita di eccessi e di provocazioni nella Inghilterra vittoriana, ma costellata anche da grandi successi letterari.
Benché sposato e padre di due figli, Wilde fu condannato a 2 anni di lavori forzati per una relazione omosessuale col giovane lord Alfred Douglas. Aspetti - questi ultimi - non contemplati nel libro, nel quale l’autore preferisce invece delineare "la forza apparentemente paradossale" delle provocazioni del padre di "Ritratto di Dorian Grey". Padre Sapienza di propone di stimolare il "risveglio" di determinati ambienti cattolici, perché - come si legge nella prefazione citando Kierkegaard - "il cristianesimo doveva essere una cura radicale; invece se ne è fatto uno di quei rimedi che si usano contro il raffreddore".
Da qui l’avvertimento di padre Sapienza: "Dobbiamo essere una spina nel fianco" per muovere le coscienze e per fronteggiare quello che oggi è il nemico numero uno della religione: l’indifferenza. Male particolarmente temuto da Benedetto XVI. Così la Santa Sede sembra ora riabilitare una figura scomoda come Wilde, scrittore "dotato di una intelligenza folgorante - scrive Sapienza - autore mordace, sarcastico e provocatorio, vissuto perigliosamemte e un po’ scandalosamente, ma che ha lasciato nelle sue pagine motti taglienti".
* la Repubblica, 4 gennaio 2007
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Mio carissimo ragazzo,
di Oscar Wilde *
questo è per assicurarti del mio amore immortale, eterno per te. Domani sarà tutto finito. Se la prigione e il disonore saranno il mio destino, pensa che il mio amore per te e questa idea, questa convinzione ancora più divina, che tu a tua volta mi ami, mi sosterranno nella mia infelicità e mi renderanno capace, spero, di sopportare il mio dolore con ogni pazienza. Poiché la speranza, anzi, la certezza, di incontrarti di nuovo in un altro mondo è la meta e l’ incoraggiamento della mia vita attuale, ah! debbo continuare a vivere in questo mondo, per questa ragione. Il caro ***(Robbie Ross) mi è venuto a trovare oggi. Gli ho dato parecchi messaggi per te. Mi ha detto una cosa che mi rassicurato: che a mia madre non mancherà mia niente. Ho sempre provveduto io al suo mantenimento, e il pensiero che avrebbe potuto soffrire delle privazioni mi rendeva infelice.
Quanto a te (grazioso ragazzo dal cuore degno di un Cristo), quanto a te, ti prego, non appena avrai fatto tutto quello che puoi fare, parti per l’ Italia e riconquista la tua calma, e componi quelle belle poesie che sai fare tu, con quella grazia così strana. Non esporti all’Inghilterra per nessuna ragione al mondo. Se un giorno, a Corfù o in qualche isola incantata, ci fosse una casetta dove potessimo vivere insieme, oh! la vita sarebbe più dolce di quanto sia stata mai.
Il tuo amore ha ali larghe ed è forte, il tuo amore mi giunge attraverso le sbarre della mia prigione e mi conforta, il tuo amore è la luce di tutte le mie ore. Se il fato ci sarà avverso, coloro che non sanno cos’è l’amore scriveranno, lo so, che ho avuto una cattiva influenza sulla tua vita. Se ciò avverrà, tu scriverai, tu dirai a tua volta che non è vero. Il nostro amore è sempre stato bello e nobile, e se io sono stato il bersaglio di una terribile tragedia, è perchè la natura di quell’ amore non è stata compresa. Nella tua lettera di stamattina tu dici una cosa che mi dà coraggio. Debbo ricordarla. Scrivi che è mio dovere verso di te e verso me stesso vivere, malgrado tutto. Credo sia vero. Ci proverò e lo farò. Voglio che tu tenga informato Mr Humphreys dei tuoi spostamenti così che quando viene mi possa dire cosa fai. Credo che gli avvocati possano vedere i detenuti con una certa frequenza. Così potrò comunicare con te.
Sono così felice che tu sia partito! So cosa deve esserti costato. Per me sarebbe stato un tormento pensarti in Inghilterra mentre il tuo nome veniva fatto in tribunale. Spero tu abbia copie di tutti i miei libri. I miei sono stati tutti venduti. Tendo le mani verso di te. Oh! possa io vivere per toccare i tuoi capelli e le tue mani. Credo che il tuo amore veglierà sulla mia vita.
Se dovessi morire, voglio che tu viva una vita dolce e pacifica in qualche luogo fra fiori, quadri, libri, e moltissimo lavoro. Cerca di farmi avere tue notizie. Ti scrivo questa lettera in mezzo a grandi sofferenze ; la lunga giornata in tribunale mi ha spossato. Carissimo ragazzo, dolcissimo fra tutti i giovani, amatissimo e più amabile. Oh! aspettami! aspettami! io sono ora, come sempre dal giorno in cui ci siamo conosciuti, devotamente il tuo, con un amore immortale:
Oscar
Bastava un "sì" del Signore alle interrogazioni del Maligno, perchè la storia del mondo fosse completamente diversa, e le sorti rovesciate.
Bisogna saper dire di "no" alle tre seduzioni universali, le stesse per cui ancora e sempre la Chiesa combatte, e contro la quale si scaglia chi, affascinato dallo splendore delle proposte, viene spinto ad accettare, a mutare schieramento e padrone.
Come Oscar Wilde, siamo tutti tentati di cedere le armi. Debolezza ? Stanchezza o incapacità di durata ? Incapacità di digiuno ?
Forse è il non sapere che più si digiuna più si è forti. Ma è il digiuno delle cose a produrne la fame: "E dopo che ebbe digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente ebbe fame".
Ma la prima disobbedienza dell’uomo non si consuma forse attraverso la manducazione di un frutto ? Anche quella era fame! D’allora, tutti noi siamo smembrati dietro i vari oggetti del desiderio, consenzienti verso i più facili o apparentemente pìù fascinosi...
Vita, istruzioni per l’uso. Indirizzate ai giovani di oggi
L’ultimo libro di padre Leonardo Sapienza è un viaggio-riflessione sulla ricerca della felicità
di Mimmo Muolo (Avvenire, 17.03.2007)
Roma. Di «istruzioni per l’uso» siamo bombardati ogni giorno. Quando compriamo qualche nuovo congegno elettronico, quando ci regalano gadget spesso inutili, quando usiamo gli elettrodomestici e i computer. Ma esistono anche delle «Istruzioni» per l’uso della vita? Padre Leonardo Sapienza tenta di fornirle ai giovani nella sua più recente fatica letteraria, che si intitola proprio così: «Vita, istruzioni per l’uso» e ha un sottotitolo ugualmente esplicativo: «Giovani chiamati ad essere felici». Il sacerdote rogazionista, addetto al protocollo della Casa Pontificia, parla con l’umiltà del compagno di viaggio. Come egli stesso dichiara, fin dalla prima pagina del libro, pubblicato (come i precedenti volume dell’autore dalla Editrice Rogate).
Il testo si apre, infatti, con un apologo pregnante di significato. Un ciclista che ha ormai staccato tutti gli avversari e vola verso la vittoria, ad un certo punto cade e si fa male. Sopraggiunge il suo allenatore e senza dirgli una parola gli si pone accanto e comincia a cantargli le canzoni della sua montagna, che restituiscono allo sfortunato atleta la forza per risalire in sella, completare la gara e vincere. «Anche a te che ti lanci fiducioso nella meravigliosa avventura della vita sicuro del tuo avvenire - scrive padre Sapienza rivolgendosi a un ipotetico giovane lettore - possono capitare delle improvvise cadute, che ti lasciano triste e scoraggiato ai margini della strada. Ebbene, in queste pagine non voglio dirti grandi cose, ma solamente mettermi al tuo fianco con la delicatezza di un amico, per sussurrarti le canzoni della tua giovinezza, e darti coraggio a riprendere il cammino».
Fuor di metafora, dunque, padre Sapienza «canta» sia attraverso le riflessioni personali, sia ricorrendo a citazioni che attingono a un pantheon di autori a 360 gradi. Nei 29 capitoli del libro, infatti, si può trovare Madre Teresa di Calcutta e John Lennon, Seneca e il Samuel Beckett di «Aspettando Godot», Paul Claudel e Victor Hugo. E naturalmente diversi passi della Scrittura, oltre agli insegnamenti dei santi di tutte le epoche.
Ogni capitolo (di volta in volta intitolato al destino, alla felicità, all’amicizia, al peccato, alla preghiera e così via) si conclude con una paginetta di consigli, le «Istruzioni per l’uso», appunto. Una serie di proposizioni, talvolta scritte dall’autore, qualche altra prese a prestito da pensatori, filosofi, scrittori e anche qualche nome a sorpresa (Mao, ad esempio), perché, padre Sapienza è convinto che la verità ha un solo ispiratore: lo Spirito Santo. E infatti inizio e fine del volume hanno un respiro trinitario e cristologico. «Tieni gli occhi sempre in alto: c’è un faro acceso che indica la via: Cristo. Nei momenti in cui la navigazione si fa difficile, grida come gli apostoli: "Maestro, salvaci: stiamo per affondare!", Lui farà tornare il sole».
PERCHé IL PAPA CE L’HA CON I GAY
Un libro scottante racconta gli amori nati in seminario
di DAVID FIESOLI (il Tirreno, mercoledì 28 febbraio 2007 - da: Gaynews)
Lo storico della Chiesa Michele Ranchetti ne è convinto: se la Chiesa non smette di considerare naturali solo le unioni eterosessuali, firma la sua condanna. E mentre il Papa tuona contro le unioni gay e le definisce dannose per la famiglia, due irriverenti giornalisti raccontano, in uno scottante libro, storie vere di amori segreti nati in seno a Madre Chiesa: anche la storia di padre Roberto, che in seminario si innamorò, corrisposto, di Davide.
Il libro, appena uscito, si intitola “L’ultimo tabù” (Cairo editore, pp.237, euro 14) e affronta lo spinoso tema del celibato. Maria Corbi e Giacomo Galeazzi hanno parlato con i protagonisti, e anche con padre Roberto hanno insistito sulla sessualità: emergeva negli incontri con Davide? “Il desiderio - risponde padre Roberto - respirava in noi in ogni momento che passavamo insieme”. La storia non finisce bene: Davide lascia il seminario. Padre Roberto invece sceglie di prendere i voti, ma la mancanza di Davide continuerà a trafiggerlo: “Cominciai a cercarlo dentro altri uomini, fuori della mia esistenza ecclesiale, nella solitudine della notte”.
Di fronte a un atteggiamento delle gerarchie ecclesiastiche tanto intransigente, quanti sono i gay che, come Davide, si allontanano dalla Chiesa? Emanuele Bresci è un insegnante elementare di Prato e ha una fede molto viva: nella città laniera ha fondato il Comitato gay e lesbiche locale. I vescovi toscani sanno chi è: Bresci ha spedito loro lettere e fax, ha voluto parlarci, o tentare, prima di prendere una dolorosa decisione. La storia dei Dico lo ha davvero deluso: “E’ inutile girarci intorno, l’ostacolo maggiore all’approvazione di una legge sulle coppie di fatto sta nella demonizzazione da parte del Vaticano delle coppie gay, e nella schiera trasversale di politici cattolici su cui il Vaticano detta legge”.
Pare che la questione dei Dico verrà discussa in Senato, secondo il ministro Barbara Pollastrini, entro quindici giorni. Ma mentre aspetta di vedere quel che succede, Emanuele Bresci si è fatto cancellare dall’elenco dei cattolici, ed è diventato apostata. Lui, di fede cattolica e fidanzato con Marco, non sopportava più di non essere approvato. Eppure ha tentato. Ha spedito ad ogni diocesi toscana articoli e prese di posizione in favore dei gay di altri vescovi come quello di Memphis, Terry Steib, che ha fondato un ministero con gay e lesbiche cattolici, dichiarando: “Sono diventato sempre più consapevole del numero di cattolici che non si sentono più bene nella loro casa. Sono cattolici meravigliosi e bravi, sono gay e lesbiche”.
A Memphis, tentano di non perderli. Perciò Emanuele Bresci ha cercato di parlarne con i vescovi toscani: gli hanno risposto solo quello di Prato e quello di Lucca, mentre il vescovo di Pistoia gli ha inviato un opuscolo delle Edizioni Paoline che spiega come dall’omosessualità si possa guarire. Le risposte ricevute non hanno convinto Emanuele: “Tra l’essere compreso e accettato ce ne passa - afferma - Io vorrei sentirmi accolto in quanto cattolico e gay, ma insieme al mio ragazzo, e non se mi astengo da qualsiasi unione d’amore. Spero che prima o poi qualcuno capisca che è paradossale che una Chiesa che si basa su regole d’amore abbia tanta ostilità nei confronti di alcune delle sue innumerevoli forme”. Anche se Bresci, deluso, ha deciso di “cancellarsi” dalle file dei cattolici, non ha smesso di credere, nè di lottare: “Da cristiano, cercherò di far conoscere la posizione della altre Chiese. Io volevo far parte di quella cattolica, volevo essere accolto, ma voglio anche essere riconosciuto, e questo per ora non è possibile. Se e quando lo sarà, tornerò ad essere cattolico”.
Forse Emanuele Bresci non lo sa, ma la sua posizione corrisponde all’allarme che lancia lo storico della chiesa Michele Ranchetti, che insegna all’Università di Firenze: “Non riconoscere le unioni di fatto, anche gay, è un errore enorme da parte della Chiesa - dice al nostro giornale - E’ il segno di una grave crisi del cattolicesimo non prendere atto delle varie forme del rapporto affettivo. E se la Chiesa non si libera di questo pregiudizio contro le unioni gay, contribuisce alla sua stessa fine. Sono persuaso che sia una questione della massima importanza, un nodo che se non si scioglie diventerà un cappio”.
E racconta di un suo carissimo amico che ha fatto un percorso contrario di quello di Emanuele Bresci: dall’ebraismo si è convertito al cattolicesimo ed è gay, alla luce del sole. “Anche lui è la testimonianza vivente - dice Ranchetti - che se la Chiesa vuole un futuro, con questa realtà dovrà fare i conti, e dovrà accettarla”.