L’Associazione Museo Arti e Mestieri di un Tempo organizza il convegno/dibattito “Ma i gay vanno in paradiso?” con l’intervento del Prof. Gianni Vattimo e di Don Ermes Segatti, moderatore il giornalista Orlando Perera. Ospita inoltre una mostra fotografica, a cura di Paolo Ciaberta, sul Gay Pride di Torino e Madrid. Seguirà cena (è gradita la prenotazione) ed alle 21.30 spettacolo del Teatro della Caduta dal titolo “Tutti quelli che cadono”. A trent’anni dal movimento del ’77, Chiesa cattolica italiana e società civile tornano a confrontarsi su temi etici e politici scottanti. Da una parte la campagna conservatrice contro il riconoscimento delle cosiddette unioni di fatto (etero e omosessuali), la difesa della famiglia e della sessualità riproduttiva come unico modello possibile contro lo stravolgimento della natura umana: uteri in affitto, brevetto sul DNA. Dall’altra l’istanza per il diritto ad una sessualità individuale piuttosto che “naturale”, la richiesta di una apertura verso una famiglia profondamente mutata sia come pratiche culturali che sessuali. Intanto, circa un anno fa, proprio nella location del Gay Pride, la curia torinese ha avviato un progetto “pilota” di mediazione fra Chiesa e comunità gay. Questo ha previsto la designazione di due referenti (uno è proprio Don Segatti) per un confronto, anche inter-religioso sul tema della fede e della omosessualità. Cisterna d’Asti custodisce all’interno del castello un patrimonio di oggetti, databili fra il 1600 ed il 1900, che connotavano i mestieri, le storie e la vita del mondo rurale. Essi conservano la memoria degli antichi lavori dell’uomo. Soprattutto testimoniano le sofferenze patite dalle mani che hanno impugnato, gli echi di martello che hanno battuto ed i rintocchi di chiodi che hanno bucato il legno; lo stridore di seghe, lo sbattere di travi, le sgorbie che hanno intagliato e le pialle che hanno lisciato. Questa collezione vuole continuare a parlare dell’uomo, dell’ineluttabile rapporto fra corpo e anima. Una cornice spettacolare quale il belvedere a 360 gradi sulle colline. Un’atmosfera conviviale. L’occasione di ascoltare oratori illustri dibattere su sessualità e volontà divina, status sociale moderno e secolare magistero religioso.
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"Ad essere definiti dal catechismo contrari alla legge naturale sono gli atti, non l’inclinazione, quindi gli omosessuali possono raggiungere la perfezione cristiana". puntualizza il commissario Cei dell’Educazione
"Trans e gay,distinguere atti da inclinazione"
Dopo le dichiarazioni del cardinale Barragan su gay e trans all’inferno prova a gettare acqua sul fuoco attraverso la "distinzione tra tendenza e atti" il vescovo teologo Michele Pennisi.
di GIACOMO GALEAZZI (La Stampa, 3/12/2009)
Gay e trans all’inferno. Dopo le dichiarazioni del cardinale Barragan prova a gettare acqua sul fuoco attraverso la "distinzione tra tendenza e atti" il vescovo teologo Michele Pennisi. "Perché ci sia peccato mortale servono materia grave, deliberato consenso e piena avvertenza- spiega il commissario Cei per l’Educazione cattolica-Ad essere definiti dal catechismo "contrari alla legge naturale" sono gli atti, non l’inclinazione, quindi gli omosessuali possono raggiungere la perfezione cristiana".
La condanna dei comportamenti omosessuali, per la Chiesa Cattolica, non coincide necessariamente con il fatto che il singolo che compie tale atto sia peccatore. Nel 1975, la Congregazione della Dottrina della Fede pubblicò una Dichiarazione che sottolineava «il dovere di cercare di comprendere la condizione omosessuale, e si osservava come la colpevolezza degli atti omosessuali dovesse essere giudicata con prudenza». Nello stesso tempo la Congregazione teneva conto della «distinzione comunemente operata fra condizione e tendenza omosessuale e atti omosessuali».
Nel 1986, davanti a interpretazioni «eccessivamente benevole» il dicastero presideuto da Joseph Ratzinger chiarì in un nuovo testo che «l’inclinazione stessa dev’essere considerata come oggettivamente disordinata», ma ugualmente ammise che «in un caso determinato possono essere esistite nel passato e possono tuttora sussistere circostanze tali da ridurre o addirittura da togliere la colpevolezza del singolo; altre circostanze al contrario possono accrescerla». «Dev’essere comunque evitata - afferma la Congregazione - la presunzione infondata e umiliante che il comportamento omosessuale delle persone omosessuali sia sempre e totalmente soggetto a coazione e pertanto senza colpa. In realtà anche nelle persone con tendenza omosessuale dev’essere riconosciuta quella libertà fondamentale che caratterizza la persona umana e le conferisce la sua particolare dignità».
In sostanza, per la Chiesa, «le persone omosessuali sono chiamate come gli altri cristiani a vivere la castità. Se si dedicano con assiduità a comprendere la natura della chiamata personale di Dio nei loro confronti, esse saranno in grado di celebrare più fedelmente il sacramento della Penitenza, e di ricevere a grazia del Signore, in esso cosi generosamente offerta, per potersi convertire più pienamente alla sua sequela». «Non si nasce omosessuali, ma lo si diventa per varie cause, per motivi di educazione, per non aver sviluppato la propria identità nell’adolescenza- afferma il cardinale di Curia Javier Lozano Barragan-.Magari non sono colpevoli, ma agendo contro la dignità del corpo certamente non entreranno nel Regno dei Cieli". parole pesanti come pietre:"Tutto quello che consiste nell’andare contro natura e contro la dignità del corpo offende Dio, quindi trans e omosessuali non entreranno mai nel Regno dei Cieli e non lo dico io, ma San Paolo».
Immediata esplode la polemica e in serata l’ex ministro vaticano della Sanità aggiunge: «Non sta a noi condannare, sono comunque persone e in quanto tali da rispettare.L’omossessualità è un peccato ma questo non giustifica alcuna forma di discriminazione. Il giudizio spetta solo a Dio, noi sulla Terra non possiamo condannare, e come persone abbiamo tutti gli stessi diritti». Il cardinale cita un passaggio della Lettera ai Romani in cui San Paolo stigmatizza "gli impure, abbandonati a passioni infami".
Ma a far discutere è anche il "J’accuse"di Barragan sulla Ru486. "L’uso della pillola abortiva è un crimine, un delitto e merita una punizione, quindi autorizzarne la diffusione è peggio che liberalizzare la vendita di armi. La condotta di chi compie e pratica un aborto è più grave di chi compra un revolver in un’armeria». e non "cambia la sostanza il ricovero in ospedale. "Non c’entra la sorveglianza medica, si tratta sempre e comunque di un mezzo abortivo e come tale, rappresenta una violazione gravissima della vita".
Durissima la reazione delle associazioni gay. ’’Mentre in tutta Italia imperversano violenze contro gli omosessuali, la gerarchia vaticana ci manda all’inferno perché ha bisogno di prendersela con noi- accusa il presidente dell’Arcigay, Aurelio Mancuso-.Dopo un lungo e interessato silenzio sulla questione omosessuale e transessuale, la Chiesa torna all’attacco. La dichiarazione di Barragan segue di un giorno quella del cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, che invita a non trattare i gay come tutti gli altri rispetto ai diritti riconosciuti alle coppie eterosessuali". Comunque, ironizza Mancuso, "è un sollievo non andare in paradiso, almeno nell’aldilà non incontreremo vescovi e cardinali coi loro proclami accusatori e la millenaria volontà di dominio sui corpi e le idee di milioni di persone libere".