TORINO PRIDE
Una manifestazione per difendere i diritti di tutti
di Gianni Vattimo (www.lastampa.it, 16 giugno 2006)
Se non ci fosse la Chiesa che continua a perseguitare gli omosessuali, con pesanti conseguenze anche sul piano delle leggi e dei diritti (Pacs e simili), credo che in Italia e fuori il Gay Pride finirebbe per non essere più «necessario», o almeno non più così socialmente provocante e problematico. Diventerebbe come la festa di un gruppo di cittadini che hanno piacere di ritrovarsi tra loro una volta ogni tanto - come un raduno di motociclisti (ma molto meno rumoroso) o di giocatori di scacchi (un po’ meno serioso). Non ci si domanderebbe nemmeno perché il sindaco non manda il gonfalone della città, o perché non partecipa con la sua fascia tricolore, né perché aziende e commerci che sono abituati a sponsorizzare quasi tutto rifiutino di appoggiarlo.
Possiamo fare un altro paragone, rischiando di prenderci sdegnate proteste? Al primo maggio il sindaco va e ci va il gonfalone della città; ma ci va anche Letizia Moratti, che proprio una lavoratrice del braccio non è. Perché ormai quella festa non è più un raduno «di lotta», anche Bertinotti ci va solo come «istituzione», e si guarda bene dal prendervi la parola: le istituzioni, come i musei, sono al di sopra delle parti. Dunque, con tutti i rischi di «chiassate», come le chiamano i benpensanti, con tutto il folklore che spesso urta anche il gusto di alcuni gay dichiarati ma ormai non più adatti a indossare boa di struzzo o trofei di piume, il Gay Pride è una manifestazione sacrosantamente attuale. Che, come dicono giustamente gli organizzatori, serve anche a chi gay non è e non desidera diventarlo.
Serve alle coppie di fatto eterosessuali che vogliono veder riconosciuti vari diritti che, in quanto non sposate, vengono loro negati. Serve ai genitori di gay per riconoscere che questa diversità non deve separarli dall’affetto per i loro figli. Serve ai transessuali che rivendicano l’assistenza della mutua per il cambiamento di sesso. Serve a far respirare un poco, e magari a far riflettere, i tanti gay «velati» che molto spesso conducono una vita solo esteriormente rispettabile, ma in fondo stanno piuttosto male, e rischiano sempre di trovare il prostituto che li ammazza di botte con la tacita approvazione dei «normali».
Quanti non sarebbero un po’ meno infelici se la bisessualità - c’è anche questo al mondo, signora mia - fosse meno duramente stigmatizzata, e magari come accadeva nella Grecia di Platone e di Aristotele, uno potesse vivere apertamente e senza angoscia la propria vita di famiglia (etero) e i propri rapporti di amore omo. Il Gay Pride serve, almeno, a rendersi conto una volta di più che «la vita è bella perché è varia». Per questo noi che ci andremo siamo consapevoli di rendere un servizio a tutti, anche ai più omofobi tra i nostri concittadini. Vi pare poco?
"PERCHE’ NON SIA UNA MORTE INUTILE" *
"IL PROSSIMO 17 MAGGIO CELEBREREMO LA GIORNATA MONDIALE CONTRO L’OMOFOBIA NEL RICORDO DI MATTEO E DI TUTTE LE VITTIME DI QUESTA PATOLOGIA ANTISOCIALE"
Per evitare che la morte di Matteo passi, anche questa, senza insegnarci nulla, dobbiamo fare due cose soprattutto: la prima è quella di evitare i sensi di colpa: semplicemente non servono a nessuno. La seconda è quella di evitare di parlar d’altro, che invece sembra essere lo sport preferito di molti dei commentatori di questi giorni, a partire dal comunicato del ministro Fioroni che, incredibilmente, non cita nemmeno la parola gay.
I sintomi del "parlar d’altro" sono evidenti: evocare le responsabilità della famiglia, della società, della televisione, della politica va sempre bene, tanto un po’ di indignazione non fa mai male. Oppure usare quell’autentica stupidaggine di chi dice che, in fondo, dare del "cupio" non è poi così grave, lo si è sempre fatto, ed anzi è una vera palestra di crescita. A parte il fatto che vorremmo che a giudicare se sia grave o no siano innanzitutto i diretti interessati (chiedete agli ebrei se son felici di sapere che il termine "rabbino" è ancora usato come sinonimo di avaro tra un certo tipo di giovani ....) Ma soprattutto: ovvio che nessuno intende censurare lo scherzo, ma qui siamo di fronte a ben altro, che va al di là della ragazzata, e non capirlo significa chiudere gli occhi alla realtà di una dimensione giovanile - non l’unica per fortuna - per la quale la sessuofobia e l’omofobia in particolare sono un modo di essere quotidiano nei rapporti tra pari.
Che facciamo con chi non sopporta questa continua pressione? Classi separate? Rupe tarpea? O non dobbiamo forse lavorare con i responsabili di questi comportamenti perché siano consapevoli degli effetti della violenza praticata sotto le mentite spoglie dello scherzo?
Perché non parlare di omofobia significa parlar d’altro? Ovviamente non è mai stato in discussione se Matteo fosse gay o no, o se la scuola in generale (non solo il Sommeiller) siano palestre di razzismo sessuale tout court. Ma risulta altrettanto inaccettabile nascondersi dietro le parole: la debolezza di Matteo, la sua "grande sensibilità", il suo sentirsi non accettato come diverso (qualunque sia stata la sua diversità) non sono attenuanti né per coloro che hanno torturato con ingiurie la sua adolescenza né per la scuola che non si è accorta di nulla.
La madre ha mille volte ragione nella sua richiesta di giustizia, e noi la sosterremo per quanto ci sarà possibile. Non parliamo della giustizia dei tribunali, per questa la magistratura farà le sue valutazioni. Ma della giustizia di chi vede straziata la sua identità, personale e sociale, nelle aule di scuola o nelle dichiarazioni sui giornali: solo chi non ha mai fatto parte di una minoranza (la minoranza dei timidi o la minoranza dei gay, o qualunque altra che vi venga in mente) scambia per vittimismo la rabbia impotente di chi subisce le dichiarazioni di chi crede che l’omosessualità sia paragonabile alla pedofilia o che sia contro natura, od anche che sia la distruzione della famiglia.
Noi faremo di tutto perché non si parli d’altro. Non cadremo nel tranello, magari in buona fede, di chi dice che il problema "è più ampio". Dobbiamo tutti diventare consapevoli che sessuofobia e omofobia si possono e si devono debellare, nell’interesse di tutti.
Il prossimo 17 maggio celebreremo la Giornata mondiale contro l’omofobia nel ricordo di Matteo, e di tutte le vittime di questa vera e propria patologia antisociale. Ma serve un impegno continuo, costante, che superi l’emozione del momento e sappia rinnovare l’attenzione su questi temi nei prossimi anni, quando le nuove classi del Sommeiller (e di tutte le altre scuole) si saranno dimenticati di Matteo e della sua vita spezzata.
* per il Coordinamento Torino Pride
Convegno fede e omosessualità Torinopride2006 *
Torino 24-25 novembre 2006
Il 24-25 novembre 2006, presso i locali del Gruppo Abele di Torino, si terrà il convegno nazionale di gruppi gay e lesbiche credenti dal titolo "Una fedeltà scandalosa? L’amore nella coppia gay e lesbica. Credenti e non credenti a confronto" In allegato potete trovare il programma dettagliato del convegno con tutti i riferimenti utili. Vi aspettiamo numerosi
Il Gruppo di Lavoro FEDE e OMOSESSUALITA’ del TORINOPRIDE2006
La coppia gay e lesbica: che cosa ne sappiamo? Gay e lesbiche credenti a confronto col vangelo
Pianezza (TO), GIOVEDI’ 9 NOVEMBRE 2006
di TorinoPride2006 *
GIOVEDI’ 9 NOVEMBRE 2006
Alle ore 21
Incontro e dibattito sul tema:
GAY E LESBICHE CREDENTI A CONFRONTO COL VANGELO
Interverrà d. Ermis Segatti referente della Pastorale della cultura e dell’Università della diocesi di Torino
L’incontro si terrà a Pianezza (TO) presso Villa Lascaris, v. Lascaris 4, ed é aperto a tutti
TorinoPride2006 Gruppo di lavoro Fede e Omosessualità
L’incontro che proponiamo è l’ultimo di una serie organizzata dal Gruppo di lavoro "Fede e Omosessualità" sorto all’interno del TorinoPride2006.
Dopo gli interventi di sociologi e di esponenti di confessione cattolica e di altre religioni, tocca a d. Ermis Segatti, il referente della Pastorale della cultura e dell’università della diocesi di Torino.
Nel giugno dello scorso anno l’arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto, ha delegato d. Segatti e d. Danna a seguire le attività del TorinoPride2006. Dopo alcuni momenti informali di confronto si è giunti a settembre ad un primo incontro fra il Gruppo di lavoro, d. Valter Danna e vari esponenti della Pastorale della famiglia.
Don Segatti proporrà una riflessione sia per gay e lesbiche, credenti e non credenti, sia per chi a qualsiasi titolo possa essere interessato all’omosessualità.
Il Gruppo di lavoro ringrazia d. Ermis e d. Valter per la loro disponibilità e si augura che queste occasioni non siano che l’inizio di una serena e feconda collaborazione
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www.ildialogo.org, Mercoledì, 25 ottobre 2006
Gay.it: insulti al Papa, dialogo con l’islam
“Omofobia e cattolicesimo: Ratzinger SS a Verona”. Così il sito Gay.it ha titolato l’articolo a firma di Roberto Taddeucci sull’intervento di Benedetto XVI al Convegno della Chiesa italiana. In occasione del suo discorso di giovedì scorso il Papa aveva ricordato il no della Chiesa a “forme deboli e deviate di amore”, un no derivante dalla “sollecitudine per la persona umana e la sua formazione” e che rappresenta un sì “all’amore autentico, alla realtà dell’uomo come è stato creato da Dio”.
Il più grande portale gay e lesbico italiano, dando un chiaro esempio di quale tipo sia la “tolleranza” ossessivamente invocata dalla comunità omosessuale, ha risposto associando il Pontefice ad un membro delle Schutzstaffeln naziste.
Ma la cosa più interessante è che nello stesso portale un altro commento è dedicato dallo stesso Taddeucci alla questione omosex-islam, dopo un pronunciamento dei Fratelli Musulmani in Egitto. In questo caso Taddeucci fa educatamente presente che ai Fratelli Musulmani "fa un po’ difetto la conoscenza scientifica delle cose". Ma solo un po’, eh! Mica che si offendano.....
CONTROLLA LA FONTE!!!
L’articolo di gay.it ha per titolo "SS RATZINGER" = Sua Santità Ratzinger e quindi non è per nulla ofensivo (anzi).
Daniele
Caro Daniele, dai su...non faccia simile figure; sia più onesto con se stesso e poi con gli altri !!!
Se volevano scrivere : "Sua Santità" allora scrivevano S.S
La "dimenticanza" (voluta!!) di quel puntino (.) conferma quanto denunciato da quella rivista cattolica (IL TIMONE).
La difesa dell’articolo dello stesso Taddeucci su gay.it appare ridicola, debole e deviante.
Come dicono a Napoli : ca nisciuno e fess !
Cordiali saluti
Dai Lucia, non facciamo i finti tonti ! Se le intenzioni erano così "nobili" allora scrivevano (anche "dimenticando" i puntini), a scanso di equivoci, : SS Papa Benedetto XVI; oppure SS Benedetto XVI... Scrivere SS + Ratzinger,, se non si è veramente in malafede, non può che indicare quanto il Timone ha denunciato.
Saluti cordiali. Biasi
Torino pride di don Franco Barbero *
Care chiese cristiane, svegliatevi da questo sonno popolato dai vostri incubi e dalle vostre ossessioni. Si ripete una vecchia antifona: dove fiorisce la vita, le gerarchie prescrivono di ritirarsi e di vedere il nemico. Eravamo una quindicina, sabato 17 giugno, dietro lo striscione della nostra comunità cristiana di base, al Gay Pride di Torino. Con la comunità di Pinerolo erano convintamente partecipi fratelli e sorelle delle comunità cristiane di base di Torino, di Piossasco e di Chieri. Il clima festoso, popolare, insieme sobrio e fantasioso, ci ha riempiti di gioia... allora è davvero importante continuare a lottare perché i diritti si espandano e ognuno/a possa vivere secondo ciò che è.
Ci auguriamo che le decine di migliaia di persone che hanno fatto ala al lungo corteo siano tornate a casa con molti stimoli positivi. Negli applausi di moltissime persone abbiamo avvertito una nuova coscienza che sta maturando lentamente. Non ci facciamo illusioni... e conosciamo bene la diffusione del pregiudizio omosessuale, ma la maturità espressa da questo ultimo gay pride conquista nuovi consensi e dà credito ai movimenti omosessuali.
Certo, di fronte a questa bella visibilità sta lo sconfortante paesaggio di una quasi totale invisibilità di gay e lesbiche nella vita quotidiana in gran parte del nostro paese. Questo rimane il vero problema perché i diritti o sono acquisiti e praticabili nella vita quotidiana oppure restano proclamazioni retoriche ed inefficaci.
Ma clamorosamente assenti erano le parrocchie, i movimenti e le associazioni cattoliche progressiste che tanto parlano di una chiesa conciliare, ma ormai vivono nella paura e nel totale rispetto degli ordini vaticani. Erano, invece, presenti e partecipi moltissimi credenti, per i quali ciò che conta è amare e lottare per una società più giusta. Gay, lesbiche, transessuali, eterosessuali non avvertono nessuna divisione quando li unisce l’amore e l’impegno.
Care chiese cristiane, svegliatevi da questo sonno popolato dai vostri incubi e dalle vostre ossessioni. Si ripete una vecchia antifona: dove fiorisce la vita, le gerarchie prescrivono di ritirarsi e di vedere il nemico. Dove si vuole allargare la famiglia, un papa triste e omofobico vede un “attentato alla sacralità della famiglia”.
Guardiamo avanti perché nei fatti esiste già una chiesa che dice insieme al Gay Pride, NO VAT. Un bel no al Vaticano per dire un bel sì al vangelo e alla passione civile della libertà di amare.
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FOGLIO DI COMUNITA’ supplemento al n°1/2006, anno IX di Viottoli -
N° 7/8 - LUGLIO-AGOSTO 2006
A quando una manifestazione a favore dei diritti dei pedofili ? Oramai in Olanda hanno pure un partito !E poi quella dei zoofili ? E quindi quella dei nudisti (perchè ghettizzarli in alcuni spazi e non dargli la possibilità di camminare tranquillamente fra la gente?)?
Non possiamo negare che esistano delle lobby omosessuali che sono oramai parte integrante del sistema politico e che hanno la forza di discriminare chi la pensa diversamente (vedi caso Buttiglione o Ruth Kelly in Inghilterra). Esisterà sicuramente anche una lobby pedofila (vedi Olanda) che fra poco farà sentire la sua voce. Come cattolico sono molto preoccupato, perchè un giorno potrebbe essere previsto il reato di concorso esterno in associazione cattolica ...
Ma sì, facciamo di questa festa e di quelle che verranno (pedofila compresa) una allegra espressione della nostra "libertà" e dei nostri "diritti" conquistati !Sempre e comunque : Defendemos l’alegria ! Viva l’Opus Gay - abbasso l’Opus Dei !
Continua pure a nasconderti dietro i "fasci" e far finta di non vedere la realtà. Prova ad osservare da che parte stanno chi ha sempre ostacolato il decreto legge che voleva inasprire le pene contro i pedofili nel nostro Paese...Esiste una lobby culturale organizzata che tenta di leggittimare la pedofilia, caro Federico !È questo il PROBLEMA ! Non chiudiamoci nelle nostre trincee ideologiche o religiose, usciamo allo scoperto e bolliamo questo crimine come crimine contro l’umanità (ricordiamoci che questo fenomeno coinvolge 2 milioni di bambini ogni anno !); e non continuiamo a fare una speciosa distinzione tra pratica e opinione riguardo a questa o quella perversione, fulgido esempio di quel relativismo culturale laicista, di cui sei un degno rappresentante..
Sempre con stima e amicizia. Biasi