Gesù, Christo (con l’ "acca"!!!) toglie i veli ... ma "Cristo", il grande artista, li rimette!!!

"DICO", LA "VERGOGNA" DELLE SCRITTE (PAROLE CHE SALGONO IN CIELO) E L’INTEGRALISMO DELLA CEI E DEL VATICANO. "UNA SCORTA PER BAGNASCO". Il commento di Francesco Merlo - a cura di pfls

sabato 14 aprile 2007.
 

[...] la parte odiosa di questa faccenda è che i vescovi non capiscono che anche il neo integralismo papista produce sofferenza. Un omosessuale che si sente bandito in nome di Cristo è sofferenza pura. Insomma quello controriformista può diventare un codice odioso che stana gli odiosi. E, in Italia, ormai lo sappiamo, si trova sempre un odioso imbruttito dal rancore, che scrive proclami feroci, fosse solo sui muri [...]

Il fatto è che, a dispetto della sbandata integralista della Cei, noi laici crediamo davvero nella nobiltà dei preti italiani, nella loro generosità, persino nelle loro capacità visionarie e nelle loro intemperanze, insomma nella superlevitazione della religione, nel suo stare sopra e mai contro: sopra i conflitti e i luoghi comuni, sopra i gusti sessuali e le tensioni sociali; la religione come lingua viva che non si trova nei mille libroni di teologia tedesca e neppure nelle scuole di pensiero dei banchieri tomisti, che sono un’altra bizzarria nazionale. Ecco perché, qualora occorresse, garantiremmo, sempre e comunque, una scorta laica a Bagnasco e alla sua battaglia di retroguardia [...]

UNO SCORTA LAICA PER BAGNASCO

di Francesco Merlo

Sono arrivate, le incivili e minacciose scritte sui muri contro il neopresidente della Cei Bagnasco e contro Papa Ratzinger, proprio quando i vescovi italiani stavano rischiando di renderci simpatico, per reazione, il diavolo. Sono arrivate a ricordarci che questo nostro cattolicesimo, in cui siamo nati e in cui intendiamo continuare a vivere, va protetto anche da se stesso, va difeso anche quando viene colto dalla fregola fondamentalista, e dunque va scortato non solo dalla polizia come sta avvenendo a Genova, ma, se occorre, da tutti gli italiani.

Insomma siamo pronti a offrirci volontari come guardie del corpo del vescovo Bagnasco anche noi laici.

Persino noi che nel Papa tedesco e nell’"imam" Ruini più che un anelito e un profumo di cielo annusiamo un gran puzzo di inferno; anche noi insomma che nella chiesa che manda in piazza i suoi preti contro i gay vediamo balenare non il buon Dio ma un "Diaccio" senza la grazia, sospettoso e diffidente a tal punto verso le sue creature da essere quasi contento di coglierle in fallo e dannarle senza misericordia.

È vero che c’è nel neo tradizionalismo populista del Vaticano, e nello zelo savonarolesco dei vescovi italiani un’insicurezza di se stessi da cui chi crede veramente dovrebbe essere al riparo. Ma in fondo è una paura, è una debolezza, è una povertà di spirito che possono persino intenerirci se paragoniamo questi nostri monsignori, diventati, anche fisicamente, così incerti, così dispeptici, e tutti politicamente un po’ torbidi, a quelle orribili stelle a cinque punte e alla sigla Br che, per la prima volta nella storia italiana, sono state rivolte contro di loro e contro il Papa.

Le scritte - da "vergogna" a "morte a Bagnasco", da "cloro al clero" sino a "Ruini Bagnasco Ratzinger assassini" - che sono apparse sui muri di Genova, poi di Bologna e di Torino e che ora si stanno diffondendo per contagio, rimandano alla grammatica e alla sintassi di quell’Italia ormai ultraminoritaria ma violenta e vigliacca che sempre approfitta dell’impunità per preparare agguati, per rilanciare squallide battaglie perdute, per riportare il paese ai suoi anni incivili o solo per preparare la pesantezza del rituale chiassoso di strada. Da tempo ormai in Italia i muri non sono più i fogli bianchi, i pannelli collettivi e le pagine della comunicazione democratica, degli azzardi strampalati e degli abusi lessicali che sintetizzavano appassionate discussioni, segnalavano il debordare di un eccesso sociale, dalle assemblee di fabbrica alle occupazioni di università o di case, e diventavano gli slogan delle lotte studentesche e dei cortei operai. Oggi i muri sono piuttosto il corpo vivo su cui si incidono le cicatrici, sono i luoghi dove parlano gli antisistema alla taxi-driver, sono i taccuini delle anime malate. Non è più vero che chiunque abbia qualcosa da dire la scrive o la disegna sul muro, purtroppo non è più il diario irriverente degli adolescenti con l’acne comunicativa. E’ invece vero che i muri esprimono il malessere dell’intelligenza e spesso anticipano il fanatismo di piazza.

Ma temo che sia inutile spiegare ai vescovi che ad andare in piazza ci si imbatte sempre nei professionisti della piazza, negli organizzatori del disagio epocale come eversione, nei rifondatori delle rifondazioni che la disperazione rende pericolosi. Non che i fanatici producano vero consenso e sogni collettivi di rivoluzione, ma che possano produrre lutti, funerali e immensi dolori, questo sì, è possibile. E in questo senso ha fatto bene lo Stato a non sottovalutare le minacce ai vescovi e a proteggere fisicamente il loro capo.

E però la parte odiosa di questa faccenda è che i vescovi non capiscono che anche il neo integralismo papista produce sofferenza. Un omosessuale che si sente bandito in nome di Cristo è sofferenza pura. Insomma quello controriformista può diventare un codice odioso che stana gli odiosi. E, in Italia, ormai lo sappiamo, si trova sempre un odioso imbruttito dal rancore, che scrive proclami feroci, fosse solo sui muri: scarti metropolitani che non ce la fanno a stare al mondo e che arrivano a sparare agli altri perché non hanno il coraggio di spararsi, disperati che invece di togliersi di mezzo, di impazzire o di suicidarsi, molto più vigliaccamente progettano di togliere di mezzo qualcuno, il loro presunto nemico che, adesso - incredibile ma vero - identificano con il vescovo, con la chiesa italiana.

Ed è una follia, una folle novità che non ha nulla a che vedere con le persecuzioni dei cristiani, con il martirio dei sacerdoti nei paesi comunisti, con la Jihad islamica. È una follia tutta italiana, anche perché non è vero che questi vescovi dalle gote incavate hanno soffocato il sanguigno don Camillo, il mantello del ricco tagliato in due e diviso con il povero, l’amore per tutto ciò che è naturale e non è arzigogolio teologico, il prete antiideologico che ha registrato la nostra storia nazionale, il prete italiano a cui ricorrevano comunisti e conservatori, ricchi e poveri, miscredenti e baciapile, un prete bonario e ricco di saggezza di mondo, al di sopra dei partiti e delle classi.

Su una cosa possiamo rassicurare Bagnasco: l’Italia laica proteggerà sempre questi suoi preti, e proteggerà anche Bagnasco, non solo perché non ama il martirio e l’industria dei santi che in questi giorni sembra eccitare i soliti focosissimi giornalisti e intellettuali ultracattolici, ai quali piace la rissa (sempre nel nome del perdono, della rinunzia e dell’amore). Il fatto è che, a dispetto della sbandata integralista della Cei, noi laici crediamo davvero nella nobiltà dei preti italiani, nella loro generosità, persino nelle loro capacità visionarie e nelle loro intemperanze, insomma nella superlevitazione della religione, nel suo stare sopra e mai contro: sopra i conflitti e i luoghi comuni, sopra i gusti sessuali e le tensioni sociali; la religione come lingua viva che non si trova nei mille libroni di teologia tedesca e neppure nelle scuole di pensiero dei banchieri tomisti, che sono un’altra bizzarria nazionale. Ecco perché, qualora occorresse, garantiremmo, sempre e comunque, una scorta laica a Bagnasco e alla sua battaglia di retroguardia, per proteggerlo certo dai matti fanatici e, come dicevamo all’inizio, per proteggerlo pure da se stesso. Ma anche per proteggere noi stessi, per evitare che davvero questi vescovi riescano a farci vivere nel rimpianto del Dio buono dei nostri padri e nel rimorso di averlo perso.

* La Repubblica, 13/04/2007.



"Liberare il cielo", "che il cielo ci liberi", "voglia il cielo"!!! Sono espressioni che, dopo la nascita di del Re di Pace e di Giustizia e della diffusione del messaggio evangelico, vanno ben al di là dell’orizzonte astronomico e astrologico e vogliono dire che "la stella della redenzione" non è una stella di recinzione!!! La parola "Gesù" e di Gesù è quella di una "persona" che indica ... la via(la verità e la vita) verso il "cielo" e l’unico "Pastore" divino, cioè l’"Amore (che) salva" ... e libera!!! E allora, se vogliamo seguirLo, cerchiamo di re-imparare a parlare-bene, eu-angelicamente... Almeno quanto e come cerca di fare monsignor Ravasi!!!(fls)

parole pesanti e parole leggere

Le parole nascono e poi, essendo più leggere dell’aria, salgono in su e arrivano fino al punto in cui il cielo finisce e conduce all’eternità.

Passano per l’aria attraverso le onde radio in ogni momento flussi ininterrotti di parole che avvolgono tutto il globo. In verità - rispetto a quanto scrive Giovanni Guareschi (sì, il creatore di Peppone e don Camillo) - molte di queste parole sono ben più pesanti dell’aria pura, naturalmente in senso metaforico. Pensiamo all’immensa futilità di tante chiacchiere diffuse ora attraverso i cellulari: si tratta di polvere che cade per terra, meritando di essere calpestata. Ma la considerazione dello scrittore emiliano contiene anche un’indubbia verità.

In mezzo a quel fiume di «parole, parole, parole», come dice l’Amleto di Shakespeare ce ne sono alcune che salgono verso l’alto fino a toccare il cielo. Sono le preghiere dei sofferenti e dei poveri, dei peccatori e degli sfiduciati che giungono sino alle orecchie di Dio, nell’eternità e nell’infinito. Sono anche le parole buone, dette per sostenere e per consigliare, segno di una carità autentica. Sono le parole stesse degli amici e degli innamorati che esprimono la loro tenerezza e la loro comunione di vita. Sono le parole importanti dei grandi scrittori che si rivelano - come si legge nel libro biblico del Qohelet - «simili a pungoli, a chiodi piantati, parole provenienti da un unico Pastore» divino (12, 11). Cerchiamo, allora, di pronunciare queste parole belle, buone e lievi che salgono verso l’alto e irradiano luce.

Gianfranco Ravasi

* Avvenire/Mattutino,14 Aprile 2007



Sul tema, nel sito, si cfr.:

-  IL VATICANO NON SA PIù CHE "PESCE" (I.ch.th.u.s.) PRENDERE - "CRISTO" CON O SENZA LA "H"?! Ebraico, greco, e "latinorum". Dopo "Deus caritas est", tutta la teologia "cattolica" insiste ancora: "Sacramentum caritatis"!!! Non c’è che dire: il pesce puzza dalla testa!!! Una nota di Federico La Sala e una lettera aperta al predicatore del Papa di p. Fausto Marinetti Restituire a Giuseppe l’anello del Pescatore!!!

-  DONNE, UOMINI, E L’ALLEANZA "PREISTORICA" DELLA MADRE ("MARIA") CON IL FIGLIO ("GESU"): "L’ORDINE SIMBOLICO DELLA MADRE". CANTA ANCORA LA MESSA, QUESTA IDEOLOGIA "TEBANA" DELLA GRECIA ANTICA?!! Un commento di Lea Melandri, all’apertura "femminista" del Vaticano

-  GESU’ "CRISTO". MA CHI ERA COSTUI?! CERTAMENTE IL FIGLIO DELL’AMORE ("CHARITAS") DI GIUSEPPE E DI MARIA!!! NON IL FIGLIO DEL "DIO" ("CARITAS") DELLA CHIESA AF-FARAONICA E COSTANTINIANA!!!

-  PER L’ITALIA, "DUE SOLI". Per "una sana laicità", un sano cristianesimo!!! Come MARIA: "FIGLIA DEL TUO FIGLIO", Così GIUSEPPE: "FIGLIO DEL TUO FIGLIO"!!! Dante non "cantò i mosaici" (Carlo Ossola) dei faraoni, ma la Legge del "Dio" di Mosè, del "Dio" dei nostri "Padri" e delle nostre "Madri". L’Amore che muove il Sole e le altre stelle ... e la fine del cattolicesimo costantiniano!!!


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