In Italia più di centomila i ragazzi di genitori gay
"Nuclei senza diritti". Ma gli esperti: "Relazioni che funzionano"
Hanno due mamme o due papà
I figli di una sola metà del cielo
di MARIA NOVELLA DE LUCA *
HANNO due mamme. O due papà. A volte tre genitori. Sono centomila in Italia secondo le ultime stime, ma forse molti di più. I più grandi sfiorano l’adolescenza, i più piccoli, concepiti all’estero nei centri di fecondazione assistita, hanno pochi anni, alcuni pochi mesi. Figli e figlie di genitori gay. Di una sola metà del cielo. Bimbi sereni dicono gli psicologi, gli insegnanti, i pediatri che li analizzano e li "monitorano" fin dalla culla negli Stati Uniti, in Francia, in Germania, in Inghilterra, e adesso anche in Italia. Nati da relazioni eterosessuali o nella coppia omosessuale stessa, tra due donne o due uomini, complice la Scienza e le più ardite tecniche di procreazione artificiale: sono l’ultima frontiera della famiglia, la più inedita, la meno riconosciuta, la più controversa.
Si chiamano nuclei "omogenitoriali", adattamento dal francese homoparentalité, per l’anagrafe italiana non esistono, la legge li ignora, la Chiesa li condanna, le istituzioni li osteggiano. Invece sono sempre di più, nel nostro paese il 17,7% degli omosessuali e il 20,5% delle lesbiche con più di 40 anni ha uno o più figli, e il 49% delle coppie omosessuali dichiara di voler diventare genitore, un vero e proprio gayby boom, come lo hanno definito i sociologi americani, un boom di bambini nati dalle unioni gay. Scrive Giulia Porretti, maestra di Pordenone: "Martina nei suoi disegni rappresenta mamma Alessia e mamma Franca, più il gatto di casa. Non è stato facile, all’inizio, comprendere. Poi ci siamo abituate. Martina ci guarda con occhi sereni ed è la più brava della classe".
Cronache da un mondo sommerso che inizia a chiedere rispetto, diritti, visibilità. In Francia, pochi giorni fa, il Governo di Nicolas Sarkozy ha presentato un disegno di legge che legittima, in modo esplicito, "i nuclei composti tra due adulti dello stesso sesso tra le nuove configurazioni familiari". In Italia le famiglie omosessuali si sono consorziate in "Famiglie arcobaleno", una proposta di legge del Pd chiede i loro bimbi vengano tutelati, ma restano nuclei fantasma. Intanto i figli nascono, crescono, vanno a scuola, fanno la vita dei loro coetanei... E ieri giorno del papà, hanno festeggiato a Genova la "festa delle famiglie". Anche quelle in cui si cresce con due genitori dello stesso sesso.
Nella stanza di Arianna, 6 anni, figlia di Federica che vive con Cecilia, sua nuova compagna, Cenerentola e il principe volteggiano abbracciati sul muro, mentre Minni e Topolino si guardano complici. Siamo a Roma, nella periferia che si estende verso la Via del Mare, tra case nuove e scheletri di palazzi. Federica Bruni, 34 anni, infermiera, descrive la faticosa scoperta e poi la conquista di un amore gay, dopo una vita eterosessuale, un matrimonio, la separazione, la messa al bando dalla famiglia e le minacce dell’ex marito. "Arianna sa che per me Cecilia è un affetto grande, adesso dice che ha due mamme, ci vede dividere il letto matrimoniale come prima lo dividevo con suo padre. Certo per lei l’amore resta quello tra un uomo e una donna, mi sembra naturale che sia così... Sa anche che presto arriverà un altro bambino, Cecilia ed io andremo a Copenaghen e Cecilia farà l’inseminazione artificiale con il seme di un donatore: saremo una famiglia a tutti gli effetti, anche se per la legge italiana il nostro bambino sarà soltanto figlio di Cecilia, lo Stato riconosce unicamente il padre o la madre "biologici". Io semplicemente non esisto".
Federica tocca il cuore del problema, quello che ha portato Giuseppina La Delfa, docente di francese, trapiantata in Italia da 19 anni in un minuscolo paesino vicino ad Avellino e mamma di una bambina di 5 anni, a fondare insieme ad altri genitori le "Famiglie Arcobaleno". "Siamo migliaia ma c’è ancora una gran paura a mostrarsi, a dichiararsi. In "Famiglie Arcobaleno" siamo circa 500 tra adulti e bambini, quasi tutti i nostri figli sono nati "nella coppia", con la fecondazione assistita per le donne, attraverso il seme di un donatore o di un amico, e con le "maternità surrogate" per i maschi. La mia compagna Raphaella ed io siamo andate in Belgio, nel centro "Azvub", volevamo che fosse lei a portare avanti la gravidanza, ma c’erano dei problemi e così è toccato a me... La cosa assurda però è che la mia compagna per la legge italiana non può prendersi cura di nostra figlia, se io morissi la bambina resterebbe sola pur avendo un altro genitore...". È particolare la storia di Giuseppina, che oggi ha 46 anni, è nata in Francia da genitori emigrati dalla Sicilia, ed è poi tornata a vivere in un minuscolo borgo campano, senza fare mistero della propria omosessualità. Anzi, dando il via ad una vera campagna di outing durante la gravidanza. "Volevo che la gente del paese fosse preparata all’evento, all’arrivo di una bambina figlia di due lesbiche, e l’accoglienza è stata superiore alle aspettative, L. è piena di amici, allegra solare... No, non mi sento egoista ad averla privata del padre: io le ho dato la vita, cosa può esserci di più bello?".
Una famiglia come le altre, si potrebbe obiettare, con un padre e una madre, ed è questa infatti la tesi di chi ritiene che le famiglie gay siano dannose per lo sviluppo di un bambino. Ma è proprio un esperto di infanzia e adolescenza, Gustavo Pietropolli Charmet, a chiarire perché invece si può crescere bene anche in un contesto così atipico. "Oggi è in corso una modificazione cruciale sia della maternità che della paternità: si va sempre di più verso situazioni in cui i genitori si occupano a staffetta dei figli o verso famiglie monogenitoriali. Questo vuol dire - spiega Charmet - che di volta in volta il padre e la madre incarnano entrambi i ruoli, sono cioè le due figure insieme, i maschi si "maternalizzano" e le donne acquistano autorità. Ed è ciò che accade nelle coppie omosessuali: se un figlio viene allevato da due padri è inevitabile che questi sviluppino anche una parte materna, e così accade nel caso di famiglia con due madri. E i bambini cresciuti in questi contesti non manifestano alcun problema diverso dai loro coetanei". Aggiunge Margherita Bottino, sociologa, autrice di diversi saggi sulla "omogenitorialità", tra cui il libro "La gaia famiglia": "Quando una coppia gay decide di fare un figlio, i due padri o le due madri preparano il terreno e invece di nascondersi cercano la massima visibilità. E la società di solito è più pronta di quanto si creda. Il vero problema è la non esistenza giuridica di queste famiglie. I pediatri americani hanno dimostrato che nelle realtà dove il loro status è riconosciuto i bambini sono più sereni...".
Ed è infatti un percorso di assoluta trasparenza quello intrapreso da Tommaso e Gianfranco, insegnanti romani quarantenni, oggi padri di una piccola di tre anni e di un bimbo di 6 mesi, nati in California attraverso due "maternità" surrogate. Una sorta di "acrobazia" procreativa, ma i due neo-padri, impegnati in un full time di biberon e pannolini, affermano di cavarsela benissimo. "Prima di lanciarci in questa avventura - spiega Tommaso - abbiamo cercato di capire effettivamente come vivono i bambini nati da coppie gay. Ci siamo interrogati sull’eventualità che ai nostri figli potesse mancare una figura femminile, ma ci sono due nonne, diverse zie, e abbiamo deciso mantenere un rapporto anche con la mamma portatrice". "Nostra figlia va al nido pubblico - continua Gianfranco - all’inizio le maestre erano sconvolte, smarrite, poi hanno iniziato a fidarsi, hanno addirittura inventato una favola in cui ci sono le zebre con due mamme, e i cuccioli di leone con due papà... Le difficoltà arriveranno, perché la campagna contro l’omogenitorialità è forte, ma adesso siamo una famiglia, ed è questo che conta".
* la Repubblica, 20 marzo 2009
Sul tema, nel sito, si cfr.:
COSTITUZIONE E ORIENTAMENTO SESSUALE.
IL LETTO DI PROCUSTE DELLA GERARCHIA VATICANA, L’ONU E L’ORIENTAMENTO SESSUALE DELLE PERSONE.
"I bambini crescono bene anche nelle famiglie gay"
la svolta della Cassazione
di Elsa Vinci (la Repubblica, 12 gennaio 2013)
Basta pregiudizi. «Un bambino può crescere in modo sano ed equilibrato anche con una coppia omosex, non vi sono certezze scientifiche o dati di esperienza che provino il contrario». La sentenza, definita «storica» dall’Arcigay, è quella con cui la Corte di Cassazione ha legittimato l ’affido di un bimbo a una coppia formata da due donne. La presidente della prima sezione civile, Maria Gabriella Luccioli, aveva aperto il solco della giurisprudenza nel marzo dell’anno scorso, quando sancì che «i gay hanno diritto a una vita familiare». Adesso afferma quanto «il mero pregiudizio possa essere dannoso per lo sviluppo di un minore».
Così è stato respinto il ricorso di un padre musulmano. L’uomo, un egiziano che vive a Brescia, si era rivolto alla Suprema Corte per contestare la sentenza d’appello che nel luglio 2011 aveva affidato la figlia alla ex compagna. Il padre lamentava che la donna fosse andata a vivere con una assistente sociale della comunità per tossicodipendenti in cui, anni prima, era andata a disintossicarsi. «Non è idoneo per mia figlia essere educata in un contesto formato da due donne legate da una relazione omosessuale», contestava. Proprio lui che si era allontanato dalla bimba quando aveva solo 10 mesi, si è messo a invocare l’articolo 29 della Costituzione e, sottolineando di essere musulmano, il diritto del minore ad essere educato secondo i principi religiosi di entrambi i genitori.
La Corte gli ha ricordato che con la sua condotta violenta - aggrediva l’ex compagna - è stato lui piuttosto a turbare la figlia. Poi si è sottratto agli incontri protetti con la piccola e ha assunto «un comportamento non improntato a volontà di recupero e poco coerente con la richiesta di affidamento condiviso». Sulla relazione omosessuale dell’ex convivente, la Cassazione ha sottolineato come «alla base delle doglianze del ricorrente non sono poste certezze scientifiche o dati di esperienza, ma solo mero pregiudizio». Insomma «si è dato per scontato ciò che invece è da dimostrare». Maria Gabriella Luccioli, prima donna a essere nominata presidente di sezione della Suprema Corte, è nota per importanti innovazioni nel diritto di famiglia.
Esultano le associazioni omosex, ma restano divisi i politici. E c’è lo sconcerto della Conferenza episcopale: «Non si può costruire una civiltà sui tribunali», dice monsignor Domenico Sigalini, presidente della commissione Cei per il Laicato. Scontate le critiche di Carlo Giovanardi e Maurizio Gasparri del Pdl, ma da un altro esponente del Popolo della libertà, Giancarlo Galan, arriva un giudizio opposto. «Questa sentenza è un passo avanti - dice - Perché lo Stato laico deve ascoltare i cittadini e nessun altro».
Per Ignazio Marino, del Pd, la Corte ha sancito un principio di civiltà: «La capacità di crescere un figlio non è prerogativa esclusiva della coppia eterosessuale ma riguarda anche gli omosessuali e i single. L ’importante è che l’adozione venga disposta nell’interesse del minore». Non è favorevole il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, che auspica però «maggiore tutela per le coppie di fatto». Contrario anche il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che nello specifico tuttavia giudica la sentenza «sacrosanta». Medici e specialisti invitano a valutare di volta in volta ma il Movimento italiano genitori invoca «i principi di natura». Mentre la polemica si infiamma, le associazioni omosessuali chiedono alla futura maggioranza di legiferare in merito.
In Europa l’adozione per gli omosessuali è legale in diversi paesi: Gran Bretagna, Spagna, Svezia, Belgio, Olanda. Nel 2008 la Corte di Strasburgo ha stabilito infatti che anche i gay hanno diritto alla genitorialità, lasciando ai paesi dell’Unione la libertà di decidere. Le legislazioni restano molto diverse.
L’interesse del bambino
di Carlo Rimini (La Stampa, 12 gennaio 2013)
Leggendo in controluce la sentenza della Cassazione depositata ieri, si vedono immagini di profonda sofferenza. Sono frammenti interrotti: non un racconto dettagliato, perché la Cassazione non ha il compito di ricostruire i fatti, ma solo quello di interpretare il diritto e applicarlo ai fatti già accertati nei precedenti gradi del giudizio.
Le parti sono i genitori non sposati di un bambino. La madre è stata tossicodipendente ma ha superato il suo problema con l’aiuto di un’altra donna alla quale si è legata fino ad iniziare con lei una convivenza, scoprendo una nuova dimensione della propria sessualità.
In un altro fotogramma la Cassazione descrive la sofferenza e la rabbia del bambino che ha assistito alla violenta aggressione del padre verso la compagna e convivente della madre: l’uomo non poteva accettare, anche per ragioni culturali e religiose, che suo figlio crescesse con due donne e non ha trattenuto le mani.
Il tribunale ha cercato di raccogliere i cocci: ha previsto che il padre e il bambino potessero incontrarsi solo alla presenza degli operatori dei servizi sociali fino a che il bambino non avesse riacquistato fiducia nel papà e quest’ultimo non avesse dato prova di saper controlla la sua ira.
Ma il padre non si è adeguato al progetto e si è rivolto alla corte d’appello: due donne, ha affermato, non possono crescere suo figlio. E perché no? Il giudice valuta solo l’interesse del bambino sulla base dei fatti e cerca di proteggerlo da ciò che può compromettere la sua serenità.
L’unica cosa che è apparsa sicura al giudice è che un padre rabbioso che alza le mani contro una donna di fronte a suo figlio non è un genitore idoneo. La convivenza omosessuale della madre non è in sé rilevante, sino a che non si traduce in comportamenti dannosi per il bambino. Lo stesso principio era già stato affermato dal tribunale di Napoli nel 2006 e dal tribunale di Bologna nel 2008. La corte d’appello ha quindi confermato la sentenza del tribunale e ha affidato il bambino alla mamma.
Il padre, non convinto, si è rivolto alla Cassazione. Ma nel nostro ordinamento, l’accertamento dell’interesse del minore è una valutazione dei fatti riservata ai giudici di primo e di secondo grado, la cui valutazione non può essere modificata dalla Cassazione. L’esito era quindi scontato: il ricorso è inammissibile. La madre non si è neppure curata di difendersi.
È tuttavia interessante la motivazione della sentenza della Cassazione: non si limita a dire - come generalmente avviene in questi casi - che il padre ha chiesto una nuova valutazione dei fatti, improponibile dopo la sentenza d’Appello, ma sottolinea che la tesi per cui la crescita di un bambino in una famiglia composta da due donne legate da una relazione omosessuale non garantisce lo sviluppo di un bambino non è sorretta da certezze scientifiche o dati di esperienza, ma si basa sul mero pregiudizio.
Sono parole che hanno un peso, soprattutto considerando che il dibattito sui diritti degli omosessuali e sul loro rapporto con i figli è di grande attualità e non solo in Italia.
Ma i ragazzi crescono meglio in una famiglia arcobaleno che con un solo genitore
di Massimo Ammaniti (Corriere della Sera, 13 gennaio 2013)
Oggi la famiglia tradizionale, ad esempio quella della Vienna asburgica descritta da Sigmund Freud, non rappresenta più il modello dominante: è sempre più frequente che un genitore single si occupi dell’educazione dei figli o più spesso dell’unico figlio oppure si creino famiglie ricomposte in cui convivono figli di precedenti legami con quelli nati dalla relazione attuale. È evidente che la tradizionale divisione dei ruoli si modifichi sostanzialmente: il genitore singolo può fare da padre e da madre allo stesso tempo oppure nelle famiglie ricomposte non è detto che il nuovo partner del genitore sia disposto a svolgere un ruolo genitoriale.
Questa breve premessa per dire che il mondo della famiglia deve essere visto con occhi nuovi e il dibattito su coppie gay o lesbiche dovrebbe necessariamente tener conto di questi cambiamenti.
Si tratta di un terreno scivoloso, infatti nelle proprie convinzioni intervengono modelli mentali profondamente introiettati durante l’infanzia nella propria famiglia oppure si fa riferimento a teorie psicologiche nate in un contesto culturale e sociale del passato. Come viene ribadito dalla sentenza di questi giorni della Cassazione, il dibattito non può non tenere conto dei dati di ricerche svolte in questo ambito, anche perché in altri Paesi si sono accumulate esperienze consistenti di famiglie di coppie omosessuali con figli.
In un recente articolo del 2011 pubblicato su una rivista francese, «Encephale», viene riferito che in Francia vi sono circa 200-300 mila bambini che vivono in famiglie omosessuali e pertanto servirebbero indagini più approfondite per valutare lo sviluppo dei bambini che crescono in queste famiglie.
Gli studi che sono stati effettuati fino ad ora, soprattutto negli Stati Uniti, mettendo a confronto famiglie di coppie omosessuali con quelle eterosessuali hanno messo in luce che i bambini di coppie omosessuali mostrano uno sviluppo psicologico non diverso dagli altri bambini. E questo non riguarda solo le capacità di socializzazione o il funzionamento affettivo ma anche la costruzione dell’identità di genere, ambito in cui potrebbero emergere maggiori difficoltà.
Gli studi non si fermano solo ai primi anni di vita dei bambini, che sono stati seguiti anche durante l’adolescenza, quando si sviluppa e si stabilizza l’orientamento sessuale e la stessa identità personale dei ragazzi. Anche in questo periodo non emergono differenze rilevanti e non sembrano emergere confusioni dell’identità di genere.
Sicuramente è ancora troppo presto per affermare che i bambini cresciuti in famiglie di coppie omosessuali non abbiano difficoltà in quanto questi studi devono essere replicati anche in gruppi più grandi utilizzando metodiche di indagine più approfondite. Tuttavia emergono fin da ora risultati abbastanza rassicuranti sullo sviluppo dei bambini di coppie omosessuali, che mostrano un funzionamento migliore dei bambini cresciuti in famiglie con un solo genitore.
Da queste osservazioni ci si può chiedere se sia realmente necessaria la presenza di un padre e di una madre in carne ed ossa o se non siano più significativi in famiglia modelli identificativi paterni e materni.
Questo tema era stato sviluppato in passato dallo psicoanalista Franco Fornari che aveva parlato di due codici simbolici, quello paterno e quello materno, che interverrebbero nella costruzione della personalità.
Mentre il codice materno è rappresentato dal principio di appartenenza, ossia la dimensione mentale di cura, di condivisione affettiva e di protezione soprattutto nei momenti di difficoltà, il codice paterno al contrario si basa sul riconoscimento delle capacità e dell’efficienza, sul sostegno dell’autonomia e dell’indipendenza favorendo in questo caso l’esplorazione e l’affermazione personale.
I due codici convivono in ognuno di noi, con una maggiore espressività, ma non sempre, del codice materno nelle donne e di quello paterno negli uomini, anche se ci sono esempi assolutamente contrastanti.
Ritornando alle coppie lesbiche o gay i due codici possono essere maggiormente personificati in uno o nell’altro partner, creando una dinamica di significati simbolici che vengono internalizzati dal bambino. Si tratta evidentemente di un’ipotesi ma che potrebbe spiegare perché i bambini di coppie omosessuali crescono adeguatamente raggiungendo una propria identità sessuale matura.
*Professore di Psicopatologia dello sviluppo all’Università La Sapienza di Roma
Il mensile di Legambiente apre alle famiglie omosex
a cura di Pasquale Quaranta
ROMA - La Nuova Ecologia, il mensile di Legambiente, apre una riflessione sui diritti delle coppie omosessuali e dei loro figli. Nel numero di ottobre, in distribuzione nelle librerie Feltrinelli, un dossier di tredici pagine dal titolo “Legami d’amore” testimonia l’affermazione di legami familiari oltre i pregiudizi.
In copertina l’immagine di una famiglia composta da due madri con i loro figli. Sono Maria Silvia Fiengo e Francesca Pardi che a Milano hanno fondato Lo Stampatello, prima casa editrice per l’infanzia dedicata ai temi delle famiglie omogenitoriali. “Sono sempre più i figli di coppie omosessuali in Italia - spiega Maria Silvia Fiengo - ed è fondamentale per ogni bambino e ogni bambina rispecchiarsi nei racconti e nei libri illustrati”.
Ad aprire il dossier è l’intervento di Francesco Gnerre, professore di didattica e sociologia della letteratura, che sottolinea come la cultura angloamericana abbia diffuso anche in Europa il modello di una società inclusiva e come la letteratura gay degli anni Settanta abbia permesso alle persone omosessuali di considerarsi una comunità.
Tra gli interventi quello di Andrea Pini, insegnante delle scuole superiori, racconta perché nel nostro paese sia ancora difficile essere se stessi se si è omosessuali a partire dalle speranze di emancipazione nel dopoguerra.
Simonetta Moro, presidente di Polis Aperta, associazione che riunisce persone gay e lesbiche nelle forze dell’ordine, racconta il suo impegno per contrastare l’omofobia all’interno del mondo militare e delle forze di polizia, in modo da creare un ambiente più sereno e più rispettoso delle persone omosessuali che servono il paese in uniforme.
Tra le testimonianze, La Nuova Ecologia racconta l’amore di due mamme, Viola Valentini e Gabriella Giarratano, per il loro figlio. “Prima o poi - scrivono - questo Paese riconoscerà la nostra esistenza come famiglia. È solo questione di tempo ma intanto nostro figlio ha già due anni”. Luca Possenti e Francescopaolo Di Mille, una due papà gay, racconta quanto sia difficile per governanti e legislatori capire il vissuto della loro famiglia. Le due mamme e i due papà sono attivisti dell’associazione di genitori omosessuali Famiglie Arcobaleno.
A seguire il contributo intitolato “Ecologia di genere” di Pasquale Quaranta, giornalista e curatore del dossier, spiega perché i diritti delle persone omosessuali siano un obiettivo che riguarda anche gli ambientalisti. “Se vostra figlia o vostro figlio fossero gay o lesbica in che mondo vi augurereste che viva la sua vita?”. Un dibattito da portare avanti.
Spazio anche alla lotta ai pregiudizi che circolano nella Chiesa cattolica con la testimonianza di Antonio De Chiara, fondatore del gruppo di gay cristiani Ponti Sospesi. “Vogliamo migliorare la nostra relazione con Gesù - afferma De Chiara - purificandola degli errati insegnamenti del clero”.
Il dossier è arricchito con un omaggio inedito di Ciro Ciretta, all’anagrafe Ciro Cascina, interprete della scuola teatrale napoletana sulla tradizione dei “femminiell”: un omaggio a un’amica di tanti anni fa, Salvatore detto Samanta, scomparsa misteriosamente.
Foto d’epoca dell’archivio dell’Afan, associazione femminell antiche napoletane, e altre tratte dal libro di Andrea Pini, Quando eravamo froci (il Saggiatore), danno radici profonde alle rivendicazioni moderne. “Legami d’amore” segnala infine numeri utili e indirizzi per chi volesse approfondire o semplicemente chiedere aiuto: un dossier destinato non solo alle socie e ai soci di Legambiente ma a tutte le persone e alle associazioni impegnate nella tutela della qualità della vita di tutte e tutti.
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La Nuova Ecologia può essere acquistata nelle librerie Feltrinelli e online nell’edicola virtuale https: al costo di 5 euro (spese di spedizione comprese). È inoltre distribuita in abbonamento postale ai soci di Legambiente (tesseramento@legambiente.it, 0686268316) e agli abbonati (abbonamenti@lanuovaecologia.it, 0686203691).
Per visualizzare il dossier, clicca sul link seguente p40.it
Corso di educazione alle differenze affettive e sessuali
Il Cirps Consortium, consorzio universitario della Sapienza, Università di Roma e il Dipartimento di ricerche filosofiche dell’Università di Roma Tor Vergata propongono un corso di formazione professionale intitolato “Corso di educazione alle differenze affettive e sessuali”.
Il corso si propone di informare e sensibilizzare, in particolar modo i giovani, sulle identità di genere e sugli orientamenti sessuali, anche alla luce delle più recenti acquisizioni scientifiche. Saranno analizzate criticamente le rappresentazioni della realtà omosessuale e transessuale veicolate dai mezzi di comunicazione di massa nel rispetto del diritto dei fruitori mediali ad accedere ad un’informazione corretta.
Durante il corso, ampio spazio verrà dedicato alla riflessione sulle cosiddette “best practices” (buone prassi). Un’azione positiva in tal senso sarà l’istituzione e l’avviamento di un Osservatorio permanente sulla comunicazione e l’informazione veicolata dai mass media sugli orientamenti sessuali (OMO, Osservatorio Media e Omosessualità). Un’altra azione positiva sarà l’istituzione del Premio giornalistico “Penna Arcobaleno”, fondato dall’Osservatorio sopra menzionato, conferito ai professionisti dell’informazione-comunicazione che hanno trattato il tema dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere con competenza e professionalità.
Il progetto (Corso di formazione, Osservatorio e Premio giornalistico) finanziato dalla Provincia di Roma e dall’Unione Europea è stato ideato dal giornalista Pasquale Quaranta con il coordinamento tecnico di Valeria Troya, esperta in progettazione europea (Cirps Consortium) e di René Buonocore, mediatore linguistico-culturale (Cirps Consortium).
"La proposta formativa - spiega Pasquale Quaranta - consta di 60 ore di lezione in aula più 3 mesi di tirocinio e si articola in tre moduli: sociale, salute e benessere, sicurezza. Il corso fornisce strumenti d’intervento per allievi motivati a muoversi nell’ambito dell’informazione e comunicazione non stereotipata rispettosa delle identità di genere e degli orientamenti sessuali. Gli argomenti trattati vanno dal bullismo omofobico tra i banchi di scuola agli studi gay e lesbici in ambito accademico, alla comunicazione glbt; dal minority stress al coming out in famiglia, fino alla genitorialità omosessuale; dai pronunciamenti della giurisprudenza alle leggi vigenti; dai femminielli nella cultura napoletana al transessualismo; dalla prostituzione maschile alle politiche di riduzione del danno; dalle infezioni a trasmissione sessuale al mobbing sul luogo di lavoro".
Il Corso di educazione alle differenze affettive e sessuali è supportato, tra gli altri, da Agedo (associazione genitori di omosessuali), Arcigay, Arcilesbica, Famiglie Arcobaleno (associazione genitori omosessuali), Rete Lenford (avvocatura per i diritti glbt), Certi diritti (Associazione radicale), Circolo Mario Mieli di Roma.
“La possibilità - conclude Pasquale Quaranta - di avere un confronto tra giovani e ricercatori, studiosi e autori, attivisti e militanti, esponenti della cultura, dell’informazione-comunicazione, permetterà di fornire indicazioni utili ai corsisti che riceveranno un’educazione al rispetto delle differenze affettive e sessuali”.
Il bando del corso, che resterà aperto fino al 14 marzo 2011, è consultabile al link http://www.cirpsconsortium.net/05ServPersDiffAffettive.aspx
La sede, le date e l’orario delle selezioni saranno indicate il 16 marzo 2011. Le lezioni si teranno a partire dal 28 marzo 2011 presso la sede del Cirps Consortium (Palazzo Doria Pamphilj), in Piazza della Costituente a Valmontone (RM). La partecipazione al corso è gratuita ed è prevista un’indennità di frequenza per i disoccupati pari a 3 euro per ogni ora di corso effettivamente frequentata, previa presenza ad almeno il 70% del monte ore del corso. Al termine del corso, gli allievi che avranno superato le prove d’esame, conseguiranno un attestato di frequenza valido agli effetti della Legge Regionale n. 23 del 25 febbraio 1993. Per ulteriori informazioni rivolgersi allo 06 959938216 begin_of_the_skype_highlighting 06 959938216 end_of_the_skype_highlighting begin_of_the_skype_highlighting 06 959938216 end_of_the_skype_highlighting - www.cirpsconsortium.net