Mario Oliverio ha perso. È un fatto. Il candidato del Pd, quattro volte deputato, consigliere e assessore regionale in un ventennio, non è riuscito a farsi rieleggere presidente della Provincia di Cosenza.
Ora ha il magone del ballottaggio, il che è una goduria immensa: dovrà bussare a ogni porta, compresa la mia, chiusa da anni per trasferimento obbligatorio. Sarà costretto a supplicare chicchessia, a prospettare il paradiso, per rientrare a palazzo, in una provincia squassata da disparità, disoccupazione, emigrazione. Dovrà inventare qualcosa di credibile per ben due settimane, ma con l’angoscia di numeri che lo danno à la maison, se l’Udc e Roberto Occhiuto, avversari al primo turno, sosterranno il rivale del Pdl Pino Gentile, assieme agli autonomisti di Raffaele Lombardo.
La caduta dall’Olimpo del divo, stalinista vestito blu notte, era chiara, annunciata, fin troppo prevedibile. Per tutta la campagna elettorale, Oliverio è apparso confuso, spiazzato, tremante, insicuro, nervoso. L’ha condotta con una fifa tremenda, tra patemi, clamori e fesserie politiche. Ha tagliato nastri, inaugurato rotonde e bretelle stradali costruite in fretta e furia. Ha tentato la quadratura del cerchio, politicamente simulando un attaccamento viscerale al territorio; con operine pubbliche, parate, dimostrazioni di forza cantate da tv, giornali e siti amici. S’è portato dietro il codazzo: amministrativi in fibrillazione, sindacalisti rugginosi e ragazzini addestrati, fieri di esibire una maglia di interesse antropologico, con scritto, a ribadire un’identità politica - e forse persino ontologica, a giudicare dagli eroici furori inscenati -, «Oliverio è il mio presidente».
Al suo posto, avrei puntato su un programma coerente, su scelte precise, espressione di rinnovamento vero. Ma non siamo tutti uguali: chi calcola, Oliverio è un ragioniere, spesso non vede più avanti del suo naso, convinto d’essere infallibile e, rimembrando Spinoza, «perfettissimo».
Ormai, Oliverio non ha più nulla di sinistra, come diversi colleghi delle stanze romane. Non gli resta - l’osservatore libero non ci crede più - che proclamarsi erede d’una tradizione tradita da tempo, pure scomparsa dai simboli e dal linguaggio di suoi vicini.
Nelle sue liste, il gubernator, più noto come U lupu, ha inserito presidenti di consiglio comunale, vicari di sindaci, segretari di assessorati regionali e Luigi Garofalo (Psdi, ex Udeur), coinvolto in «Omnia» (processo contro la ’ndrangheta) e sospettato di voto di scambio nella vicenda, che tocca vertici politici e il clan dei Forastefano.
Come quadrupedi, che delimitano gli spazi orinando, gli adepti di Oliverio hanno attaccato striscioni e poster ovunque; perfino, e senza sanzioni, sui muri dell’ospedale di San Giovanni in Fiore (Cosenza), sugli alberi, i balconi delle case. Fortuna che, presente, ho fermato l’affissione d’un folle, intenzionato a coprire un manifesto funebre.
I sostenitori di U lupu hanno marchiato vie, palazzine, negozi e impalcature con la faccia pensosa del loro leader, stampata finanche su immensi teloni di plastica. Un’azione selvaggia, prepotente, violenta e irrispettosa che documenta, ove ignoto, quanto il personaggio domini psicologie individuali e collettive, coadiuvato da consiglieri comunali che a San Giovanni in Fiore stazionano davanti ai seggi, consigliando democraticamente gli elettori, salutati con pacche, salamalecchi e sorrisi Durban’s.
Ma tutto ha una spiegazione, assolutamente razionale. Oliverio è nato a San Giovanni in Fiore, paesone calabrese di miseria e nobiltà, smembramento sociale e cementificazione autorizzata. Presto è diventato referente politico degli operai, in seguito privati della coscienza di classe, zittiti con sussidi, favori e clientele di varia provenienza. Senza distinzione di partito.
Finito il Pci, Oliverio ha saputo riciclarsi avvicinandosi alla Chiesa, cambiando look e ripudiando nell’estetica la sinistra proletaria delle origini. Per restare a galla e celebrarsi politicamente, ha chiuso qualsiasi spazio di confronto, circondato da adulatori e "servi", pronti ad agire in autonomia, pur di guadagnarsi il favore e le simpatie del “dominus”.
San Giovanni in Fiore l’ha sempre colmato di consensi, malgrado i disastri politici del Nostro, preoccupato della carriera più che della sua - e mia - terra, distrutta dal degrado morale, culturale e umano, figlio d’una dipendenza politica cieca, assurda, fatale. Ovvio, quindi, che, per eterno ritorno, cercasse intra moenia, ricuperando reattivi e dissidenti, le risorse per la definitiva intronizzazione; in un momento critico per la Calabria in cui, nonostante l’assassinio di Fortugno, l’immobilità amministrativa di Loiero e le porcherie emerse da Why not, sopravvivono politici di vecchio stampo come Mario Pirillo, da poco eletto parlamentare europeo. Promoveatur ut amoveatur.
Per compiere il balzo, a Oliverio serviva una campagna elettorale basata su slogan ed effetti speciali; specie a San Giovanni in Fiore, per cui, considerando l’ossessiva occupazione degli spazi pubblici, evidentemente s’è speso meno che altrove.
Così, abbiamo assistito a trovate tipo «La città di San Giovanni in Fiore sostiene Mario Oliverio», una balla impressa su manifesti variopinti e onnipresenti. Ancora, abbiamo visto sfilare furgoni con tanto di parabola satellitare per il suo comizio conclusivo dal palco; e, per chiudere in bellezza, la distribuzione di gadget del Pd, episodio che rievoca passaggi ironici d’un testo teatrale di Giampaolo Spinato.
Il dato politico incontrovertibile è che, malgrado la magniloquenza di Oliverio e l’assalto allo spirito di San Giovanni in Fiore, la sua - e mia - terra stavolta non l’ha sostenuto.
Con tutti i soldi spesi per gettare fumo negli occhi e impressionare, coi big della politica locale nelle liste e l’aiuto di Pirillo - l’assessore regionale all’Agricoltura che per sé e Oliverio ha chiesto il voto a centinaia di dipendenti regionali convocati ex abrupto - il Nostro s’è fermato al 49,73%. A San Giovanni in Fiore. Il che significa che è stato spodestato, a prescindere da come andrà il ballottaggio.
Noi di “la Voce” non siamo quella parte di San Giovanni in Fiore che, non più maggioritaria, ha sostenuto Oliverio. Non lo siamo, e non lo siamo mai stati, perché Oliverio è politicamente un limite insormontabile rispetto allo sviluppo della nostra terra, in cui si continua a emigrare per una vita dignitosa e libera. Non lo siamo perché, ben prima di queste ultime elezioni, abbiamo sposato la causa dell’emancipazione, seguendo l’utopia di Gioacchino da Fiore, profeta rivoluzionario che, ancora oggi, ispira la lotta per un mondo più giusto, solidale e spirituale.
Non lo siamo perché non abbiamo mai condiviso i metodi di Oliverio e perché combattiamo, sia pure in solitudine, contro l’egemonia politica e culturale che ha stabilito negli anni, con responsabilità di governo e innumerevoli occasioni, bruciate, di effettivo cambiamento.
Questo non significa che dobbiamo o possiamo essere catalogati. Pensare con la testa propria e agire di conseguenza è ciò che crea più fastidio in Calabria. La politica impazzisce, quando non può assoggettare. Non riconosce, quindi, che schemi mentali remoti, sciocchi e faziosi.
La nostra terra non ha colori, bandiere o motti elettorali. È sull’equivoco della classificazione che certi podestà hanno fatto le proprie fortune.
Andiamo avanti con forza e coraggio, sicuri di non essere nel deserto, certi di non temere un potere imposto col terrore e la propaganda.
Emiliano Morrone
Corruzione: indagati Mario Oliverio e sindaco di Cosenza
Coinvolto anche ex consigliere regionale Nicola Adamo *
Il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, del Pd, il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, di Fi, aspirante candidato governatore, e l’ex consigliere regionale Nicola Adamo, anch’egli del Pd, hanno ricevuto, insieme ad altre 17 persone, un avviso di conclusione indagini della Procura di Catanzaro in cui si ipotizzano, a vario titolo, i reati di associazione per delinquere, frode nelle pubbliche forniture, turbative d’asta e corruzione.
L’inchiesta riguarda la metropolitana leggera e il nuovo ospedale di Cosenza. Oliverio e Adamo, si afferma nell’avviso, sono promotori di un’associazione per delinquere finalizzata a "commettere una serie di delitti contro la Pa". Oliverio è ritenuto "il referente politico istituzionale degli associati, nonché degli amministratori pubblici e degli imprenditori in ordine agli sviluppi delle procedure di gara pubbliche bandite dalla Regione e di interesse dell’associazione, nonché alle vicende politiche ed istituzionali correlate alle stesse".
Obbligo di dimora per il governatore della Calabria Mario Oliverio
Il provvedimento emesso nell’ambito dell’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Cosenza in materia di appalti pubblici
di Redazione ANSA (COSENZA, 17 dicembre 20180)
Il gip distrettuale di Catanzaro ha emesso un provvedimento di obbligo di dimora nel comune di residenza per il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, eletto nelle file del Pd. L’accusa è abuso di ufficio. Il provvedimento è stato emesso nell’ambito dell’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Cosenza in materia di appalti pubblici. Al momento non è noto il reato che viene ipotizzato nei confronti del Governatore calabrese.
L’inchiesta sugli appalti pubblici coordinata dalla Dda di Catanzaro riguarda, secondo quanto si è appreso, due appalti, uno sul Tirreno Cosentino, ed uno riguardante un impianto sciistico in Sila. Nei confronti di alcuni indagati viene ipotizzata anche l’aggravante dell’articolo 7 per avere agevolato la cosca di ’ndrangheta Muto di Cetraro.
Complessivamente le misure emesse dal gip distrettuale su richiesta della Procura distrettuale antimafia catanzarese al termine delle indagini condotte dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria diretto dal colonnello Michele Merulli, sono 16, due delle quali riguardano l’ex sindaco di Pedace Marco Oliverio (obbligo di dimora) e l’imprenditore Giorgio Barbieri, già arrestato nel febbraio dello scorso anno nell’ambito di un’altra inchiesta perché accusato di essere intraneo alla cosca Muto.
LA CALABRIA E L’UNITÀ DELLA SINISTRA (DA LEGGERE TUTTO)
di Emiliano Morrone *
Calabria, molti dirigenti del Pd auspicano l’unità della sinistra: contro "il razzismo di Salvini" e per una generica accoglienza tutta italiana. Intanto l’Italia partecipa alle "missioni di pace", il potere le chiama così, secondo i media della finanza volte a regalare libertà duratura e condizioni democratiche alle vittime dei regimi non occidentali.
Ciò che più mi colpisce di questa sinistra calabrese, la stessa che per brama di poltrone sostenne l’ultima riforma costituzionale bocciata dal popolo, è l’oblio definitivo dei deboli, degli abbandonati, delle nostre periferie dell’impero abitate da uomini di diversi colori, lingue, fedi e tradizioni.
Questa sinistra calabrese ha dimenticato la lotta di classe, si è imborghesita: vive ormai di salotti, gala, abbuffate, privilegi e celebrazioni.
Questa sinistra calabrese ha scordato i lavoratori, le diseguaglianze del presente, lo sfruttamento dei manovali (e oggi anche degli intellettuali) e il ruolo di emancipazione sottratto alla scuola pubblica pure dall’esercito parlamentare di quel buffone di Matteo Renzi.
Con il pretesto della carità cristiana, questa sinistra calabrese nega e nasconde che sulle navi della speranza viaggiano deportati prossimi alla schiavitù; ad accettare paghe da miseria per lavorare come bestie e senza diritti; a subire l’ostilità di molti italiani in una guerra tra disperati creata a uso (e consumo) del grande capitale.
Questa sinistra calabrese non si assume la responsabilità d’aver concorso in largo alla fine della sanità regionale e d’aver sempre taciuto sul criterio con cui dal 1999 è ancora ripartito il Fondo sanitario, che affossa i nostri ospedali e insieme alla diffusa e impunita mafia burocratica determina l’emigrazione (da 300 milioni all’anno) per cure al Nord.
Questa sinistra calabrese non guarda agli anziani e nemmeno ai giovani, che lascia in un angosciante e interminabile precariato. Inoltre non parla mai di previdenza, di assistenza sociale, di tutela del risparmio e di vigilanza sul credito, pur sapendo che in Calabria il costo del denaro è tra i più alti in Europa.
Questa sinistra calabrese difende a spada tratta le nomine dirigenziali illegittime, gli incarichi dati in barba alle norme ad amici e compari, l’opacità nella gestione pubblica e i torti quotidiani ai tanti (calabresi) che non hanno appoggi politici.
Questa sinistra calabrese, che esalta il silente Roberto Saviano, mai indignato per la spaventosa subalternità del Sud, fa finta di non capire che la ’ndrangheta prolifera nei luoghi in cui dilagano povertà, ingiustizia e abusi di palazzo.
«Il messaggio di Gioacchino da Fiore (per il Pd)»
di Emiliano Morrone (Corriere della Calabria, 11 aprile 2018)
Mi ha colpito un comunicato stampa della Regione Calabria sulla partecipazione al XXXI Salone Internazionale del Libro di Torino con i “suoi” «Cassiodoro, Gioacchino da Fiore, Telesio e Campanella, (...) le cui opere contribuiscono a fornire risposte utili a sciogliere i nodi posti dal tema del Salone», cioè «interrogativi sul presente e il futuro del nostro mondo» e «sulla precarietà che contraddistingue la società attuale», «alla ricerca delle positività e di soluzioni possibili».
Mi verrebbe da chiedere al governatore Mario Oliverio - e ai suoi consulenti culturali - in che modo le opere di Gioacchino da Fiore possano concorrere a fornire risposte utili sul tema del Salone del 2018. E vorrei capire, soprattutto dai consulenti di Oliverio, come l’Abate calabrese si ricolleghi alla precarietà, in vero fragilità ontologica nel - e del - tempo corrente, intesa con fretta e semplificazione nel riferito comunicato della “Cittadella”. Le due domande scavalcano il recinto della teoria e si collegano, nel mio discorso, al momento storico del Pd calabrese, che vuol ripartire ma ancora non sa bene da dove né con quale prospettiva e linfa.
Nelle settimane passate discussi in tv con Ernesto Magorno sulle ragioni della sconfitta elettorale del Pd, in soldoni da ricondurre all’abbandono spinto della propria tradizione sociale, per esempio da Gramsci a La Pira. Il Pd è diventato - anche in Calabria - il partito di riferimento del sistema del capitalismo monetario, finanziario e delle multinazionali. Lo si è visto con la vicenda della riforma costituzionale volta ad accentrare poteri e a rimuovere gli ultimi scampoli di rappresentatività democratica, Cnel compreso. Lo si è colto con la rivalutazione d’imperio delle quote di Banca d’Italia; con l’approvazione muscolare del «Jobs Act», ispirato (d)alle tesi blindate dell’economista Jean Tirole; con l’arrendevolezza della «Buona scuola» a un insegnamento funzionale all’offerta smisurata di prodotti (a breve termine) del grande mercato tecnologico; con la scandalosa forzatura del «decreto vaccini», coperta da una diatriba ad arte tra vaccinisti ed avversari.
Qui, a sud del Sud, nella terra di Cassiodoro, Gioacchino, Telesio, Campanella (e Vattimo), che il Pd sia remissivo ai padroni dell’«Impero», di negriana memoria, è confermato dal perpetuo attendismo del governatore Oliverio, intanto in materia sanitaria, protetto dal suo «guscio vuoto» di sostenitori interessati, dirigenti, funzionari e passacarte solidali (a scadenza).
In sintesi: Oliverio ha subito, come molti altri, la gestione aziendalistico-ragionieristica della sanità regionale, soggetta al vincolo costituzionale del pareggio di bilancio e ai tagli progressivi alla spesa pubblica derivanti dal «Trattato sulla stabilità, coordinamento e governance nell’unione economica e monetaria». Che cosa poteva fare il governatore, posto che nello specifico la minestra venne bell’e cotta nel lontano 2012? Di certo poteva tentare una mediazione politica col Pd di governo (centrale) e risparmiarsi l’annuncio a effetto d’incatenarsi sotto Palazzo Chigi, come obiettato(gli) da più parti. E poteva seguire una strada tutta politica, che forse gli avrebbe permesso di ricevere la delega quale commissario per l’attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario regionale, tenuto conto che aveva un vice, Antonio Viscomi, molto capace di negoziare con pacatezza ed efficacia.
Oliverio, non ha (dimostrato di possedere) una visione sullo sviluppo della Calabria, sulla tutela dei diritti, dei disoccupati, dei deboli. Si dirà che, inevitabilmente, l’amministrazione regionale risente delle fasi del ciclo economico (e politico) nazionale e internazionale, ma il presidente della Regione non ha voluto saperne di alcune battaglie fondamentali. Mi riferisco a quella, intrapresa dalla deputata 5stelle Dalila Nesci, della ripartizione del Fondo sanitario sulla base dei dati di morbilità e co-morbilità relativi alla Calabria e all’intero Mezzogiorno. E alludo a un’altra, meno conosciuta, di Paolo De Marco, accademico italo-canadese che, con sforzi fissi e senza interessi di bottega, dialogando con l’Assessorato regionale per il Welfare ha provato a creare sbocchi di lavoro per centinaia di “paria” dell’interno montuoso, argomentando contro le misure temporanee che hanno alterato le statistiche dell’occupazione ed esteso la subalternità alla politica.
Nel 2004 - e Oliverio dovrebbe ricordarlo - Gianni Vattimo, il padre del «pensiero debole», intervenne al congresso del Centro internazionale di studi gioachimiti. Parlò della progressiva emancipazione collettiva dalla violenza del potere, che legò alla profezia, di Gioacchino da Fiore, dell’avvento dello Spirito e della possibilità del compimento della giustizia nella storia. Quella lezione del filosofo torinese, originario di Cetraro (Cs), fu dimenticata alla svelta. Seguì, anni dopo, la “bufala” della citazione dell’Abate calabrese da parte di Barack Obama, alla quale, presumo, partecipò in buona fede l’allora deputato del Pd Franco Laratta. Nel 2004 Vattimo aveva già rotto con i Ds, di cui era stato parlamentare europeo. L’attento giornalista Aldo Varano lesse la successiva candidatura del filosofo quale sindaco di San Giovanni in Fiore (Cs) come una specie di vendetta personale nei confronti di Massimo D’Alema; anche perché Vattimo, come rammenta Aldo Cazzullo del “Corriere della Sera”, è difficile da interpretare: si diverte con motti di spirito, provocazioni e una compiaciuta autoironia.
Come deve agire il Pd calabrese, se vuole uscire dal pantano della conservazione dell’ordine interno? Detto da me, che, terzo, non nascondo simpatie per il movimentismo in chiave meridionalistica, forse assume un valore di verità meno relativo delle analisi (“esterofile”) dell’amico Luigi Guglielmelli. Il Pd parta dal messaggio autentico di Gioacchino da Fiore, che Vattimo spiegò mirabilmente nella sua spiazzante attualità. Il partito guardi allora agli ultimi, che sono la maggioranza. Ne ascolti la voce, anche se rotta o scomposta. Comprenda che non si può continuare con la recita a soggetto, come per gli ospedali di Trebisacce (Cs) e Praia a Mare (Cs), aperti nell’irrealtà. -Costruisca un progetto politico dal basso e per le comunità, rinunciando a servire i pochi forti. Si faccia trasformare dal grido di dolore che proviene dal corpo sociale maggioritario, sempre più omogeneo per debiti, privazioni e pesi economici. Trovi, il Pd, il coraggio di lottare contro la criminalità con la passione di Peppino Impastato, che sapeva quanto la mafia provocasse diseguaglianze terribili. Il Pd rinunci, insomma, all’idea del potere come privilegio, come strumento per l’utile delle élites. Perciò si apra al confronto, sui programmi, con le espressioni dell’attivismo civile, purtroppo ancora ignorate.
*giornalista
«La nuova playlist del governatore “carioca”»
di Emiliano Morrone* (Corriere della Calabria, 21 giugno 2018)
Il governatore Oliverio si fionda a Roma e bussa al ministro Grillo. Chiede la gestione della sanità calabrese. Accusa i governi precedenti d’averlo gabbato, quasi dissociandosi dal remoto passato renziano, chiuso nell’immagine della cravatta mozzata in galleria. Acqua sotto i ponti (cadenti) di Calabria e il presidente della Regione è già “carioca”. Il creativo Pignanelli studia su “YouTube” il linguaggio di Taverna e Di Battista, pronto alla carica contro la burocrazia della “Cittadella”, i suoi Apicella, Fatarella (“off shore”), Zito e Pallaria. La rivoluzione dei due silani è iniziata, in vista delle prossime regionali; in sottofondo i “99 Posse” con «tutto poteva succedere, un imprevisto prevedibile e la mente si fa labile». Al momento le catene per Palazzo Chigi stanno chiuse in uno scantinato accanto all’Abbazia florense, controllato a vista dal placido Iacucci e dalla Guardia dei sangiovannesi transitati dalla Provincia di Cosenza. Di Napoli fotografa la scena, Mesoraca defilato, Romeo e De Gaetano passano furtivi.
Rientrato dalla capitale, Oliverio, assistito, riprova il copione. Sbirciando si legge in fondo la firma di Miguel de Cervantes, testo riadattato alla bisogna e parti cantate; da «mister Giamborino, non ho voglia di scherzare, rimettiamoci la maglia i tempi stanno per cambiare» a «siamo gente di montagna chi da vita nun si spagna, siamo gente di buon cuore, siamo a San Giovanni in Fiore». Poi dialoghi da musical, che riprendono brani di cantautori italiani e motti pubblicitari, da «sono depresso, lasciatemi» a «sempre un po’ di più Arena ti dà», sino alla cover suonata dai “Brancati del Mutuo Soccorso”: «Perché volete disturbarmi, se io forse sto sognando un viaggio alato».
Dunque le più dotte partiture di Panella: «La macchia tonda e dolce dei bicchierini, le scarpe décolleté, quel capogiro, che scossa agli orecchini, l’onda color dei vini». Quindi un pezzo gucciniano censurato, trasmesso da una mail dell’Asp di Vibo Valentia: «Il mercoledì delle “ceneri” ci confessarono bene o male che la festa era ormai finita e ormai lontano il carnevale». Dall’Asp di Catanzaro giungono perfino due contributi musicali correlati, uno sul buio vincibile della notte, l’altro di puro afflato: «Un padre e un figlio con un solo abbraccio squarciano il tempo, vanno oltre lo spazio cani randagi nella notte Scura, la vita no, non fa paura» e, parafrasando Tiziano Ferro, «hai Dell’Isola negli occhi». Non manca l’accenno liturgico, con «Benedetto colui che viene nel nome del Signore». C’è finanche un richiamo ad «Amici miei» di Vecchioni, che giunge dall’ultimo piano, storico, del “Mater Domini”: «Vorrei mandare in frantumi memoria, pensieri, almeno per un saluto; e avere ancora vent’anni, ancora tutto da dire per un minuto». Chiude il Pelide Achille da Cosenza: «Ne abbiamo avute di occasioni, perdendole, non rimpiangerle, non rimpiangerle mai. Ancora un altro entusiasmo ti farà pulsare il cuore».
C’è solo un problema, per questo spettacolo dell’anno. In un corridoio il ministro della Salute avrebbe proprio ieri intonato: «Anche se voi vi credete assolti, siete per sempre coinvolti».
*giornalista
Il puzzo dell’anima immonda dei sostenitori anonimi e’ ro lupu fuoriesce dallo schermo. Possibile che dobbiamo continuare a pubblicare i commenti di questi schiavi masochisti? Di questi sottosviluppati mentali? Di questa gente priva di alcuna forma di dignità. Inumane creature che solo un luogo basato sull’odio del bello, della poesia, dell’umanità, poteva plasmare. Non hanno nemmeno il coraggio di firmarsi! Non voglio più neanche scrivere di questo luogo fuori dal mondo. Inumano. Orribile.
A Totonniellu che ha scritto: W mario oliverio sei grandissimo e vincerai. san giovanni in fiore tutta con te esiliamo saverio alessio e emiliano morrone leccaculi di gianni vattimo, de magistris e pino gentile che perderà sicurissimamente. alessio e morrone siete fanulloni e bugiardi. siete soli e non contate niente.
Volevo semplicemente ricordare che noi esiliati lo siamo già, personalmente non ho neanche la residenza a San Giovanni in Fiore, e questo mi permette di votare gente un poco meno indegna di quella che si candida dalle nostre parti.
Io non ho il problema del ballottaggio, tanto più che in passato ho scritto anche di Gentile, e anche nel presente ho scritto che non cambierà nulla chiunque dei due vinca.
Sono un poco stanco di dover rispondere a degli animali senza anima e senza cervello come quelli che appaiono spesso nel nostro forum.
Volevo anche ricordare a quanti continuano a diffamarmi ed offendermi che ho i loro indirizzi ip e che prima o poi potrei scoglionarmi definitivamente e fornirli alle autorità competenti correlati da regolare denuncia penale e poi perchè no? anche una bella causa civile per danni...e sono soldini... Ed io nonostante provenga da un luogo dove la parola Giustizia non esiste nel vocabolario, la Calabria e San Giovanni in Fiore in particolare, ho ancora fiducia in essa.
A proposito di chi sostiene che non sono nessuno o che non ho amici e persone che mi stimano consiglio una visita sulle migliaia di pagine web che riguardano le mie varie attività.
http://www.google.it/search?q=francesco+saverio+alessio&ie=
Giusto per mettere qualche puntino sulle i e per informare chi potrebbe credere alle fandonie di questi vermi. Last but not least: per riconfermare la mia superbia e snobismo, non vorrei correre il rischio di apparire buonista, non lo sono affatto, anzi! Posso essere molto vendicativo, e col cervello che mi ritrovo diventare molto pericoloso... A tutti gli schiavi: attenti! State molto, ma molto attenti, perchè ora per me avete colmato la misura
Anche Ippaso di Metaponto ha fatto moltissimo per "questo paese", Friedensreich Hundertwasser, Leonhard Euler, il commissario Montalbano. Mi meraviglio che tu non abbia eccepito la mia posizione, nell’articolo controverso, su Marcello Lippi. Tutto sommato, a qualcuno il giornale è servito per tentare una buona campagna. D’una cosa sono certo: "la Voce di Fiore" ha moltissime visite effettive. Peccato che i lettori sono in larga maggioranza indipendenti e, oltre a recepire il primo livello d’ogni testo, colgono sempre il secondo e anche il terzo. Quelli "esoterici".
Un caro saluto, emiliano, un cafone debolista
No! Alessio e Morrone non sono da soli, neanche quì in Calabria, a Cosenza.
I tuoi tentativi, come al solito, come sempre, cascano male!
W gli eretici calabri, voi invece mi fate pena!
Anna Rita Sarro
E’ veramente triste ascoltare lotte di parole, spesso anche d’azioni che talvolta sfociano nel volgar-violento, anche solo da esterni...figuriamoci parteciparvi. A che serve combattersi in una battaglia che qualora si concluderà, con l’uno o l’altro trionfo, avrà solo vinti?!? Perché è così che sarà...comunque finisca: che trionfi il centrosinistra o qualsivoglia il centrodestra. Nell’uno o l’altro caso sarà solo vittoria personale o, al più oligarchica a Famiglie, ma tutti sappiamo molto bene che i poveri rimarranno Poveri, i disoccupati Disoccupati, gli emigrati Emigrati.
Perché scegliere a parità di risultati?
Tali contenuti non esprimono ne menefreghismo, tanto meno rassegnazione ma solo consapevolezza serena che a tale “lotta” non seguirà alcun mutamento di causa: dopo lo sfoglio non ci saranno vincitori ne vinti ma solo “più soddisfatti” e “meno soddisfatti” della campagna elettorale condotta alla luce dei risultati.
E la gente?
Giusy
Caro anonimo, io non ho capito proprio il tuo messaggio, visto che non è scritto in italiano. Quando ho criticato e "lecchinato" Franco Laratta? Pensa, poi, al futuro di tutti, non solo al tuo. E trai spunto da chi sta in prima linea, come Saverio Alessio, e parla dati in mano. Non solo a San Giovanni in Fiore. Buone cose. Se puoi, leggi il Vangelo di Tommaso.
Un abbraccio, emiliano
Con Socrate, pecca l’ignorante.
Auguri, Emiliano Morrone
Un Funereo Ballottaggio
Il primo turno delle elezioni amministrative del 6 e 7 giugno non è bastato ad esprimere il nuovo presidente della Giunta Provinciale di Cosenza: è ballottaggio tra centrodestra e centrosinistra, con la novità sostanziale che l’UDC di Occhiuto, che aveva condotto una campagna elettorale contro i due contendenti, prontamente e senza ritegno, porta in dote al neo sposo Gentile il suo lusinghiero pacchetto di voti. Chi esce sconfitto da questa consultazione elettorale sono evidentemente i cittadini che popolano l’intera provincia di Cosenza; umiliati da anni e anni di Governi incapaci, mortificati da un incredibile numero di candidati gettati nell’arena del voto con il solo scopo di racimolare il voto del parente, dell’amico o del vicino di casa. Un arrogante Presidente uscente che per l’intera campagna elettorale non una sola volta si è espresso su Ambiente, Sanità, Lavoro e Trasporti; nessun accenno su cosa è stato fatto e su cosa intende fare , conducendo la sua personalissima battaglia su un fantomatico sondaggio di gradimento. Dietro di lui un’ incredibile e vergognosa lista di nomi e liste aventi come unico scopo quello di rastrellare quanti più voti possibili, senza un programma, senza un progetto del territorio, senza una minima connotazione politica e di prospettiva. Unico scopo mantenere quel potere che tanti danni ha creato al territorio cosentino e alle sue popolazioni: disoccupazione dilagante, fiumi e mari al collasso, territorio devastato, rete di comunicazioni da Terzo Mondo. Certo il centrodestra non è stato da meno. Pino Gentile ha avuto la faccia tosta di presentarsi come colui che avrebbe per la prima volta “spezzato” il potere del centrosinistra in questa Provincia. Ricordiamo all’Onorevole Gentile che negli anni scorsi il SUO Partito Socialista ha enormemente contribuito allo sfacelo di questo territorio; che nelle sue liste decine di amministratori del centrosinistra hanno concorso al raggiungimento di quel 37% circa di voti: anche da questa parte una immorale accozzaglia di centinaia di candidati. Si registra altresì nello schieramento di centrodestra un incredibile caso, tra gli altri, di trasformismo politico: la lista Calabria Riformista messa in piedi per l’occasione da un noto Consigliere Regionale di centrosinistra che con una faccia tosta indescrivibile sostiene Loiero alla Regione e corre per Gentile alla Provincia. Qualunque sia il risultato che uscirà fuori da questo ballottaggio, l’unica cosa certa sarà che disoccupati, lavoratori e il nostro amato territorio ne usciranno sicuramente sconfitti. Vinceranno ancora una volta i poteri forti che da sempre dominano la nostra provincia, i palazzinari, i burocrati dei centri di potere, i clan che spadroneggiano, inquinano e devastano. Coerentemente alle nostre posizioni sempre riportate in ogni comizio, su ogni volantino e nel nostro programma (l’unico presente in queste elezioni) chiediamo ai militanti e compagni del Partito Comunista dei Lavoratori di astenersi dal voto di ballottaggio. Comprendiamo altresì tutti quei compagni e cittadini che per simpatia, per vicinanza alle nostre posizioni,hanno espresso la propria preferenza nei nostri confronti e vorrebbero recarsi alle urne per porre un argine all’avanzata delle destre nel nostro paese, pur non condividendo la logica errata del meno peggio. Invitiamo infine tutti coloro che hanno sostenuto la lista del Partito Comunista dei Lavoratori, tutti i compagni stufi di una sinistra che ad ogni competizione elettorale porta in dote la propria preferenza all’Oliverio di turno, di aiutarci nella costruzione di un soggetto politico assolutamente equidistante da centrodestra e centrosinistra: autonomo e anticapitalista, che faccia opposizione alle destre del nostro paese e a questo centrosinistra: nelle piazze, nei luoghi di lavoro, ovunque. E’ veramente giunto il momento di costruire una forza che contrasti con vigore trasformismi, malaffare e malgoverno, che ridìa voce alle classi sociali svantaggiate e non le costringano ad ogni tornata elettorale a scegliere di che morte vogliono morire.
Partito Comunista dei Lavoratori Sez. di Cosenza - Via Parisio 23/d - Cosenza www.pclcalabria.it www.pclavoratori.it
C’era una bellissima canzone di Mina: "Parole, parole, parole, parole parole soltanto parole". Permettimi di aggiungere, con un pizzico di sana ironia: "Va’ pensiero, sull’ali dorate. Va’, ti posa sui clivi, sui colli, ove olezzano tepide e molli l’aure dolci del suolo natal".
Molto cordialmente, em
Cara Maria Teresa, mi chiedevo se per caso, durante i tuoi tour per seguire Mario Oliverio tra un palco ed un altro, ti sei guardata intorno. No,perchè questa cosa mi fa impazzire! Forse noi calabresi non siamo più abituati al bello(per citare indegnamente Peppino Impastato) nè al civile,nè al tecnologicamente avanzato,nè allo sviluppo umano e culturale. Alle strade accessibili, ai mari ed ai fiumi puliti, ai Parchi Nazionali che non somiglino a discariche a cielo aperto e bivaccamenti, a depuratori funzionanti, alle stazioni ferroviarie che siano all’altezza del nome che portano. Forse siamo talmente tanto abituati all’orrido da non renderci conto di ciò che la politica calabrese, quella dei Gentile come quella degli Oliverio,dei Loiero come dei Chiaravalloti, ha fatto alla nostra regione. Dove sono le imprese artigiane, in un territorio che ha vissuto di artigianato ed agricoltura per secoli? La scuola tappeti di San Giovanni in Fiore, dov’è?Lo sviluppo culturale?Biblioteche,musei,scuole di teatro... E lo sviluppo industriale? Mentre quello ambientale e turistico è sotto gli occhi di tutti, vero? In che cosa è consistito lo sviluppo turistico della nostra provincia se non nelle concessioni ai privati per costruire Residence,lidi ed alberghi fino al soffocamento delle nostre spiagge,strutture dai prezzi inaccessibili e vergognosamente brutte. Mentre il demanio pubblico,le spiagge libere(quelle poche rimaste),sono tenute da schifo apposta per favorire l’accesso ai ridicoli villaggi plastico-caraibici calabresi...Le coste lasciate libere puzzano di acque stagnanti,Maria Teresa,ci hai mai fatto caso?E sono discariche,che poi vanno a finire in mare. E che dire dei nostri boschi,delle nostre montagne? Cosa ne rimane dopo la devastazione degli incendi estivi? Quali misure sono state prese dai nostri politici calabresi per contrastare questa terribile piaga che ogni anno si abbatte sulla Calabria (c’è da dire, sempre e solo dolosa)? Cosa hanno fatto gli Oliverio,i Gentile,i Loiero,i Chiaravalloti,i Pirillo (tutti indistintamente uguali)? Potresti definire il Parco Nazionale della Sila,un Parco Nazionale? Ne hai mai visitati degli altri in Italia? Ma possibile che siate così ciechi? Per chi fai il tifo,Maria Teresa? Per uno che investe milioni di euro politici e partitici per farsi una campagna elettorale basata sullo show business, millantando il suo amore per la sua San Giovanni mentre la ricopre di manifesti abusivi,senza alcun rispetto per la dignità e per la libertà di voto dei suoi cittadini? Invece d’impomatarsi e di dare spettacolo in campagna elettorale,con champagne e caviale in mano,perchè non si è occupato durante il suo mandato di quel meraviglioso monumento (che ci appartiene,porca miseria!) che è l’Abbazia florense? Dov’era Oliverio, che dice di amare la sua San Giovanni in Fiore, mentre questa diventava,archeologicamente ed urbanisticamente, uno dei posti più brutti del mondo? Chi le ha date quelle concessioni edilizie? Chi ha permesso la distruzione dei centri storici? Io,forse? Emiliano, Saverio? E chi permette la disocupazione spaventosa che riguarda il territorio di San Giovanni e dintorni? E l’emorragia delle migliaia di calabresi che scappano,spariscono dal territorio ogni anno?E i giovani che non trovano lavoro?E quelli che restano e si rifuggiano nell’alcool e nelle droghe,morti che camminano ammalati di depressione cronica?Li abbiamo permessi noi? Li ha permessi Emiliano? Saverio? Noi,le vittime di questo modo di far politica e di gestire la cosa pubblica?
Ma svegliati, ti prego! Svegliati!
Anna Rita Sarro
«Alla fine, senza che mai me lo sia detto così esplicitamente e con tanta forza, su tutto io ho cercato la libertà. Per me. Per gli altri. Più ancora dell’amore forse, più della fama e del successo certamente, più del potere di sicuro, io ho cercato la libertà. Consapevole che si può essere molto soli senza essere liberi, ma è difficile essere veramente liberi senza essere un po’ soli. Forse è questo che non mi viene perdonato. Forse è per questo che la mia ultima avventura politica si è consumata nel segno di Gioacchino da Fiore, nel Sud dal quale provengo» (Gianni Vattimo, Non essere Dio, Aliberti, 2006, pag. 195).
Un caro saluto, emiliano
A si? E per cosa ci facciamo eleggere strappando il voto porta a porta ed a furia di promesse? Per andare a scaldare la poltrona e per costruirci un trono? E per dare una sistemazione a parenti, amici, amici degli amici, e sostenitori? Oppure chi si fa eleggere dovrebbe pensare alla cosa pubblica, al bene di tutti, a costruire un futuro che sia di tutti? Non io sono al "potere" da più di vent’anni, cara Maria Teresa, ma Oliverio Gerardo Mario. Anche perchè io di anni ne ho trenta. E poi, magari i calabresi avessero "viaggiato sul treno della presunzione,carichi di pretese ed aspettative", se così fosse stato, se così fosse, non ci ritroveremmo dopo venti o trent’anni sempre le stesse facce al "potere" (ma io preferisco parlare di politica, dato che siamo in democrazia). Ti faccio presente che non me ne sono stata con le mani in mano, a puntare il dito ed a giudicare. Sono dieci anni che lotto per un riscatto ed un risveglio della mia gente, a partire dal mio piccolo "villaggio", un paese di cinquemia abitanti. L’elenco dei progetti, delle proposte,delle liste alternative alla solita politica ai quali ho partecipato e che sono stati presentati da me e da altri ragazzi che alla fine hanno fatto la valigia e sono partiti,non si contano. Ma è veramente ben poca cosa rispetto a ciò ch’è stato fatto e continua ad essere fatto dai ragazzi de La Voce di Fiore, i quali, per tua informazione, hanno presentato anche un progetto politico, nel 2005, che vedeva il filosofo Gianni Vattimo come candidato a sindaco della città. Hanno proposto l’alternativa. Faresti bene ad informarti meglio. E poi, non sono io che vado a fare il tifo (al grido di Bravo!Bis!) sotto il palco di Mario Oliverio,come hai fatto tu. Io ero con Emiliano che denunciava in diretta web da San Giovanni in Fiore lo sconcertante episodio che ha visto coinvolto l’allora assessore regionale all’agricoltura Mario(in nomen homen) Pirillo,candidato alle europee,e che in veste di assessore estorceva psicologicamente il voto ai suoi "dipendenti", i poveri operai dell’ex Fondo Sollievo.Ne troverai il racconto dettagliato su questo sito. Certo, la "nostra" è sicuramente una posizione più scomoda della tua, a me costa la prossima fuga per mancanza di pane da mettere sotto ai denti,se non fosse per i miei genitori, perchè se non ti allinei ai potenti(questa volta è il caso di dirlo)in Calabria non mangi,tanto per partire dal basso, figuriamoci se cresci e ti affermi,come vorrebbe la Dichiarazione per i Diritti Umani ( che come dice qualcuno,a ragione, sono relativi). Mentre, la tua affermazione secondo la quale "chi si rifugia nella droga e nell’alcool" lo fa "perchè fa tendenza", si commenta da sola. E’ già abbastanza deplorevole! Concordo invece con te quando dici che ci dobbiamo(vi dovete,io già lo sono) svegliare e costruire. Ma rischiano di restare parole vuote, se poi andiamo a fare i tifo per Oliverio, "che ci mette il cuore"(come in una pubblicità che passa ultimamente), ed il cuore da Sangiovannese!
saluti, ma non cordiali.
Anna Rita
"Gli amici sembravano sommersi dalla voce del mare.../ o sogni o visioni, qulacosa la prese e si mise a pensare,/ sentì che era un punto al limite di un continente,/ sentì che era un niente, l’Atlantico immenso di fronte./ E in questo sentiva qualcosa di grande/ che non riusciva a capire/ che non poteva intuire/ che avrebbe spiegato solo se svesse capito lei e quell’oceano infinito/ poi il caldo l’avvolse, si sentì svanire e si mise a dormire".
"... ma per seguir virtute e canoscenza".
Molto cordialmente, em
Con Emiliano,per Maria Teresa, "Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza".
Molto cordialmente, Anna Rita
Caro Emiliano, sai che ho condiviso con te e con gli amici della Voce, esprimendo le mie idee attraverso il sito, alcune delle numerose battaglie per lo sviluppo della nostra terra. Ti ho ringraziato molte volte per il lavoro di monitoraggio e denuncia dei misfatti che vengono compiuti nella nostra cittadina. Oggi però mi trovo in perfetto disaccordo con le idee sostenute da te e dall’amico Vincenzo Tiano. Mi riferisco alla coerenza ed obiettività che in questo "periodo elettorale", mi dispiace dirlo, ma non avete dimostrato. COERENZA: Non potete basare la vostra idea politica e di rinnovamento sulla lotta all’illegalità e alle mafie e poi sostenere (e non dirmi di no caro Emiliano) l’elezione a presidente della provincia di Pino Gentile, il quale ha ricevuto un avviso di garanzia (dei nove ricevuti in tutta la sua carriera politica) nella famosa inchiesta Why Not dove sono implicati politici di destra, centro e sinistra. Pino Gentile che è noto nel cosentino per la politica votata all’assistenzialismo si ricordino: 1) il concorso per 12 posti bandito alla Camera di Commercio di Cosenza, fra i vincitori troviamo Claudio Gentile, fratello del "caro" Pino Gentile, e Massimiliano Manna, nipote dell "onorevole" Gentile; 2) l’Asl di Cosenza bandisce un concorso per 35 assistenti amministrativi e fra i vincitori troviamo: Gentile Anna Rosa, Gentile Antonella, Gentile Katia, Gentile Manuela (quest’ultima si beccherà anche i fondi della giunta Chiaravalloti relativi al settore"Comunicazione") e Gentile Barbara, tutti figlie e nipoti dei potenti e "trasparentissimi" fratelli Gentile. Dove è andata a finire la coerenza delle vostre idee... OBIETTIVITA’: Se mi dite, come ha fatto l’amico Tiano, la Provincia poteva fare di più potrei dirvi "avete ragione, ma tutti noi potremmo fare di più", ma se dite e sostenete che Oliverio è un pessimo politico-amministratore mi trovate in disaccordo, ed ecco perchè. Voglio elencarvi alcune delle realizzazioni portate a termine o in via di completamento della Provincia di Cosenza, in base alle competenze che attengono all’Ente Provincia. In merito alla: 1) formazione professionale: lo Sportello di Mobilità Internazionale tramite il Progetto Europeo Leonardo da Vinci consente ai giovani neolaureati, disoccupati o inoccupati, di realizzare un’esperienza professionale all’estero in aziende o pubblica amministrazione, credo che questa sia un’ottima opportunità di crescita professionale ed umana, o no?; 2) solidarietà sociale: il sostegno al banco alimentare di cosenza, la costruzione di pozzi d’acqua in Kenya e l’adozione del cantiere per la ricostruzione della Chiesa di San Francesco di Paola all’Aquila, il pulmino attrezzato per gli studenti disabili dell’Unical, il sostegno negli Istituti Scolastici Superiori in favore dei portatoti di handicap, ritengo siano scelte condivisibili, o no? 3) programmazione sanitaria: la nascita del camper della salute per la prevenzione e la diagnosi precoce dei tumori alla mammella e all’utero, l’acquisto di 200 defibrillatori consegnati ai comuni e alle società sportive dilettantistiche, il contributo all’acquisto della RetCam per la diagnosi precoce di malattie oculari ai bambini, penso siano azioni rivolte alla tutela della salute dei cittadini, o no? 4) Edilizia sportiva e scolastica: la costruzione di scuole e strutture sportive (noi di San Giovanni in Fiore ne dovremmo sapere qualcosa mi riferisco agli istituti scolastici di recente costruzione e alla progetto in fase di completamento del palazzetto dello sport ex piscina) da la possibilità alle giovani generazioni di avere edifici adeguati dove poter svolgere l’attività didattica e sportiva, merito dell’amministrazione provinciale o no? 5) Viabilità: le diverse strade che sono state realizzate dalla Provincia (anche nel territorio di San Giovanni in Fiore) sono un dato di fatto o no? Obiettività è anche saper riconoscere i meriti ai propri avversari, e voi non lo avete fatto. Per tutti questi motivi, caro Emiliano e cari amici della Voce di Fiore, sono convinto che l’amministrazione provinciale di Cosenza e il Presidente Mario Oliverio meritino la riconferma, perchè alla fine della legislatura possono vantare di aver portato a termine i risultati sopraelencati, e in un territorio come il nostro,martoriato dalle mafie e dalla cattiva amministrazione della cosa pubblica, credo non sia poco.
Con stima ed affetto immutati Francesco
Caro Francesco,
sei tu che fai l’elenco delle meraviglie di Oliverio, e per questo lo sostieni. Diversamente da te, che solo adesso, sembra, ti sei accorto di Gentile, noi abbiamo scritto e parlato del politico berlusconiano già nel 2007, lontani da campagne elettorali. E’ gratuito, quindi, il tuo discorso su una nostra mancanza di coerenza. Essere politicamente contro Oliverio, e io lo sono con fierezza, non significa votare per il suo avversario, ammesso che possa considerarsi tale.
Vai pure a dare il tuo contributo a "U lupu", sulla base delle motivazioni esposte, legittime, rispettabili ma non condivisibili.
Io, per coerenza, me ne starò dove sono, a sognare una Calabria libera e unita per il proprio bene. Nessuno potrà accusarmi d’aver confermato chi, col suo operato politico, ha paralizzato San Giovanni in Fiore né d’aver optato per il suo dirimpettaio, rinviato a giudizio.
T’ho già scritto, ricordando Paolo Borsellino, che non conta soltanto, nella lotta per l’emancipazione culturale, la logica dell’accertamento in sede giudiziaria. Nessuno, sino a sentenza passata in giudicato, è colpevole. Ma esistono altre colpe, che non riguardano la sfera penale. Leggendoti, Oliverio non può né deve scontarle, perché s’è già redento con la buona amministrazione che tu, come suoi amici di partito, gli attribuisci convintamente.
La sconfitta di Oliverio avrebbe conseguenze dirette a San Giovanni in Fiore (Cosenza), capitale della cementificazione, della subordinazione, della disoccupazione e dell’emigrazione. Finirebbe un’egemonia politica di due decenni. Ma questo, mi pare di intendere da vari segnali, sarebbe troppo, per la nostra amata cittadina; incapace, senza "U lupu", di creare un assetto politico.
Con stima ed affetto immutati, emiliano
Caro Emiliano, come hai scritto tu, le mie opinioni sono legittime e rispettabili, e anche le tue... Resto convinto del buon operato dell’amministrazione provinciale in toto e del suo presidente. Spero troveremo altri motivi e opportunità di confronto, chi lo sa, magari dala stessa parte, ma permettimi in questo caso di esprimere il mio assoluto disaccordo con ciò che scrivi. Ciò che ho scritto nel messaggio precedente sono FATTI EVIDENTI E NON PAROLE SCRITTE SU UN BLOG. Il 21 e il 22 si tratta di scegliere tra Gentile ed Oliverio, ed io scelgo OLIVERIO e lo dico apertamente senza timore alcuno... mi dispiace che tu abbia deciso solo di sognare e di non scegliere...
Cordialmente, con stima
Francesco
Caro Francesco,
io ho scelto di non votare per nessuno dei due. Ma ti assicuro che se lo sfidante di Oliverio fosse stato il mio giornalaio, non avrei avuto dubbi, lo avrei sostenuto, il giornalaio. E’ evidente che Oliverio ha avuto grandi incarichi politici per un ventennio. E’ un fatto. Come è un fatto che San Giovanni in Fiore sia oggi il peggiore comune di tutta la provincia di Cosenza, il più assistito d’Italia (batte, in proporzione, Orta di Atella, in Campania), il più arretrato, il più sofferente, il più spopolato. Il più brutto. Il più problematico. E’ chiaro e incontestabile che le sue sorti, magnifiche e progressive, sono decise da "U lupu" (Oliverio). Ed è un fatto che Mario Oliverio non ha mai voluto assumere una posizione politica sul caso del consigliere provinciale Luigi Garofalo (ex Udeur, oggi Psdi), che gli portò i suoi voti nel 2004, facendo altrettanto nel 2009. Garofalo è coinvolto nel processo "Omnia", per aver avuto un ruolo nel rapporto elettorale tra il clan di ’ndrangheta dei Forastefano e Franco La Rupa. Con questo non sostengo che Oliverio, Garofalo e La Rupa sono mafiosi. Oliverio non c’entra con "Omnia" e la posizione penale degli altri due non è ancora definita. Garofalo deve rispondere, salvo aggiornamenti che non ho, essendo fuori sede, di voto di scambio. C’è bisogno d’una rivoluzione culturale e politica in Calabria. Non è più possibile che a palazzo si presentino i vecchi, i cui risultati sono noti all’Italia, nonostante la tua lista sui meriti di Oliverio, che "ha la responsabilità politica del degrado a San Giovanni in Fiore". Il virgolettato si riferisce a un discorso di suoi compagni di partito.
Un abbraccio, emiliano
Emiliano, vedi, si parla sempre di persone "vicine" al presidente oliverio e mai di lui in prima persona, perchè?... è questa la differenza tra Pino Gentile e Mario Oliverio... ILLEGALMENTE parlando, il primo (Gentile) HA FATTO, il secondo (Oliverio) NO...AMMINISTRATIVAMENTE parlando il primo (Gentile) NON HA FATTO, il secondo (Oliverio) SI....
p.s. ho letto la posizione della voce, la rispetto, ma non la condivido...
Con stima sincera e leale
Francesco
Caro Francesco,
vorrei che guardassimo più su. Il 19 luglio prossimo sarò a Palermo, come tantissimi giovani, per dimostrare - a chi ha tentato di cancellarlo - che Paolo Borsellino vive. Mi piacerebbe che ci fossi anche tu. Paolo ci ha insegnato che non è discriminante l’accertamento in giudizio. Conta l’etica. Dunque, non approvo nessuno dei politici nostrani. Specie se stanno con arroganza e senso di onnipotenza in una torre d’avorio; ingannando il popolo e lasciando che la Calabria muoia giorno per giorno.
Un caro abbraccio, emiliano
Caro Francesco,
L’elenco che fai mi sembra più una barzelletta che qualcosa di serio! Hai elencato soltanto paliativi, soltanto fumo negli occhi, ma dov’è lo sviluppo vero? La provincia di Cosenza (non dico la mia provincia, perché avrei sentito mia la provincia se fosse stata quella di Crotone, ma questa è un’atra storia) si estende su un territorio bellissimo, ricco di storia e di cultura, mari, montagne, monumenti... Se avessimo degli amministratori un pò lungimiranti, amministratori che gurdassero alle esigenze delle persone e non soltanto ai propri affari ed a quelli delle persone a loro vicine, non ci sarebbe proprio bisogno di emigrare come tanti siamo costretti a fare. L’industria quella vera non è per noi, come molti hanno sempre ribadito, siamo troppo lontani dai ricchi mercati europei, ma abbiamo davanti il Mediterraneo, abbiamo immense possibilità turistiche, che non sfruttiamo in nessun modo.
Il lavoro, quello che una persona si guadagna da solo, rende liberi, come ha reso libere molte donne dopo le rivoluzioni femministe, ma la libertà per i nostri politici è un pericolo!!!
San Giovanni in Fiore: un paese dove ne si vive e ne si muore...
Caro Emiliano, caro Saverio insieme a voi ho condiviso scelte che hanno prodotto "scosse" e che hanno fatto traballare i poteri forti del paese. Sopratutto come è mia abitudine fare, ho messo la faccia, la mia faccia, per un progetto di "rivoluzione" politico, culturrale e di progresso sociale quale la campagna elettorale dlle comunali con Vattimo per la Città. Insieme ad Emiliano per altro, ho tentato pur tra mille ostacoli di fare una buona campagna elettorale per l’elezione di Gianni Vattimo al Parlamento Europeo.
Il ballottaggio delle provinciali della provincia di Cosenza però, in questo contesto di egemonia culturale berlusconiana, assume un carattere politico non indifferente. L’alterego di destra come lo definisce saverio, rappresenta la sintesi dei disvalori che il capo di Arcore vorrebbe ormai inculcare per decreto nella testa di ognuno diu noi. Lo stesso gasparri ( quello che ha definito Peppino Inglaro un assassino ) ha definito Pino gentile il miglior candidato che il centro destra cosentino poteva esprimere.
Oliverio nonostante tutte le contraddizioni che si porta dietro, anche se passassero le proposte di De Magistris e Di Grillo, potrebbe candidarsi, perchè ad oggi non risulta indagato ( e questo non mi sembra poco ).
Durante la mia vita di militante di sinistra ho combattuto la degenerazione della sinistra calabrese e ne ho pagato anche le conseguenze sul piano politico e personale. Non sono disposto ad accettare però il discorso del "tanto peggio tanto meglio", troppe volte utilizzato per portare ancora di più allo sfascio un paese, un territorio una nazione. Es. prodi non andava bene...tanto peggio tanto meglio= Berlusconi con i tagli alle scuole, ai maestri elementari, le ronde verdi e nere, le leggi vergogna, il lodo Alfano, la deleggitimazione del 25 aprile, il razzismo di stato....
Cosenza può essere "una immagianaria linea del Piave", dove Berlusconi potrebbe arrestare la sua offensiva di pensiero unico ( offensiva non soltanto in senso logistico-militare ). Resistere, resistere, resitere...come diceva Caselli. Non è un fatto personale il mio. Nonostante tutto mi sforzo di declinare politicamnte l’intera vicenda . Consegnare Cosenza a Gentle ed alla sua famiglia, consegnare cosenza al berlusconismo, significherebbe negare alla sinistra moralmente a posto, la possibilità di far ripartire un progetto nuovo per la Calabria: formazione di una nuova classe dirigente, emancipazione della società. Potrebbe sembrare utopico tutto questo ma la mia formazione mi porta a tentare di ottenere obiettivi raggiungibili a medio termine, sullo sfondo di progetti utopici a lungo termine. Io non voterò come la maggior parte dei cosentini contro Gentile o Contro Mario Oliverio. Io voterò per l’ìaffermazione di principi differenti da quelli grandefratelliani... Del resto quello che mi lega e mi avvicina molto a Gianni Vattimo, è un viscerale antiberlusconismo e un voler riportare alla sinistra valori che sembrano ormai dimenticati dallla stessa sinistra: lavoro, scuola, questione morale.
Forse anche Vattimo potrebbe affermae oggi: "Io non voto a Cosenza, ma se votassi li voterei per Oliverio!"
Caro Francesco,
penso che tu possa parlare per te e non per Vattimo. Se non altro perchè il voto è personale. Io non so cosa voterebbe Vattimo alla provinciali, se potesse votare; so soltanto che al ballottaggio delle comunali di San Giovanni in Fiore dichiarò di stare dalla parte di Barile (allora FI) e contro una sinistra borghese e autoreferenziale. Credo, inoltre, che Berlusconi avrà vita lunga, finché non si saranno spazzate via le macerie di un centro-sinistra oramai in frantumi. Solo allora si potrà ricostruire un’alternativa - seriamente e veramente di sinistra - a Berlusconi. Quanto alla "candidabilità" o meno di Gentile e Oliverio, se vogliamo fare un discorso legalitario dovremmo mandare in galera parecchi parlamentari europei, nazionali e regionali di Pdl e Pd. Ma non essendo io un tribunale, non posso pronunciarmi sulla dignità legale di essere candidati; peraltro le inchieste giudiziarie sono così complesse e intrecciate che non sono in grado di venirne a capo. Quello che faccio - nell’avvicinarmi al voto - è una valutazione politica, quella che ogni cosentino in senso lato dovrebbe fare, sul merito e le capacità. Conosco persone di destra che alle comunali votarono Vattimo e persone di sinistra che in massa hanno appena votato Barile. Il voto può essere un "atto di disobbedienza, che come atto di libertà, è l’inizio della ragione".
Con amicizia,
Vincenzo Tiano
Caro Francesco,
Gianni Vattimo non voterebbe mai per Oliverio. Mai.
Ti ricordo, se la memoria ha ancora un valore, che alle comunali del 2005 preferì il "berlusconiano" Antonio Barile, forse l’ultimo vero comunista di Fiore, al socialista (integralista?) Antonio Nicoletti, poi eletto sindaco. Per tutta la campagna elettorale, l’attuale primo cittadino del "capoluogo" silano parlò di coerenza, dimenticando d’essere stato in minoranza sino a tre giorni prima dell’ufficializzazione delle candidature.
Il punto, a mio avviso, è un altro. Io non sostengo Pino Gentile, ma non potrò mai preferirgli Mario Oliverio che, a tuo avviso, incarnerebbe, non capirò mai il perché, l’ultimo baluardo della sinistra.
Oliverio non ha nulla di sinistra: è politicamente animato da pulsioni individualistiche, dalla paura disperata di perdere il potere, dal desiderio d’un imperio perenne. Conosciamo tutti, per averle subite, le sue manovre politiche, la sua povertà politica, la sua gestione politica fondata sull’annullamento della diversità, della critica, del confronto, della partecipazione. Un uomo, Oliverio, che ha paralizzato per due decenni lo sviluppo culturale ed economico di San Giovanni in Fiore, con le sue scelte e il suo dominio in politica, il suo terrore dell’avversario, la sua "cortomiranza", il suo provincialismo politico, le sue illusioni politiche (es. l’associazione Europa Mezzogiorno Mediterraneo).
Per il resto dell’Italia, caro Francesco, la Calabria non esiste. E’ cosa nostra, nel senso che dobbiamo risolvere noi, secondo la politica romana e la stampa nazionale, i tanti problemi della regione: ’ndrangheta, clientelismo, miopia politica, abusi, irregolarità, sopraffazione, ricatto perpetuo dei deboli e degli ignoranti.
Politicamente, io sono contro gli Oliverio e i Pirillo, come sono contro, e mi pare d’averlo scritto a chiare lettere, l’intera "Casta" calabrese, trasversalmente affaristica, riprovevole sul piano morale, responsabile d’un degrado forse irrecuperabile.
Ho parlato e scritto in tante occasioni dei Chiaravalloti, degli Sculco, dei La Rupa, dei Gentile, dei Saladino, dei Loiero, dei Crea e di tutti gli altri che, in un modo o nell’altro, continuano indisturbati, di là da questioni di diritto, la loro devastazione della Calabria; con la complicità d’una stampa locale spesso deviata, supina e squallida.
Io vivo fuori della Calabria. Come tanti calabresi onesti che, per non accettare le pressioni e le minacce di potenti, hanno scelto la via dell’emigrazione, consapevoli della loro dignità di esseri umani, di pensanti.
Se è vero questo ragionamento, c’è una "Questione calabrese" irrisolta, che le scelte nazionali trascurano, anche in considerazione del fatto che i nostri rappresentanti contano pochissimo a Roma, a prescindere dalla provenienza.
Bisognerebbe, quindi, unirsi nella lotta per l’emancipazione, come ci insegna l’instancabile Salvatore Borsellino, erede del giudice Paolo, morto anzitutto per aver avviato una rivoluzione culturale indipendente dallo schema, insipido, dell’accertamento in sede giudiziaria.
E’ per questo, in fondo, che tanti calabresi hanno dato fiducia a Luigi De Magistris, una specie di nuovo Ulisse, che ha avuto la forza di non affondare, in una terra sconfitta da se stessa, dal suo egoismo, dalla sua incapacità di guardare all’interesse generale.
In Calabria non si produce quasi nulla. Quando c’è qualcosa che può suscitare un dissenso civlile, subito la si blocca per mantenere quel lurido sistema di cui siamo schiavi tutti, se non ci ribelliamo, se non resistiamo alla seduzione e agli inganni di podestà disumani, insensibili, colpevoli dello spopolamento della lenta agonia della regione. Ovviamente, chi non combatte, cioè chi non rifiuta questo ordine criminale delle cose, è più delinquente di chi usa le risorse pubbliche per scopi personali, magari in accordo con la mafia.
L’esperienza di Gianni Vattimo, che non è stata capita a San Giovanni in Fiore, in primo luogo da noi, è quasi mistica. E’ la dimostrazione che c’è ancora qualcuno che crede nella forza delle idee; che esiste chi ha il coraggio di rischiare per il bene comune, senza un tornaconto.
Mi dispiace, caro Francesco, se pensi che Gianni possa mai pronunciarsi in favore di Oliverio. Gianni Vattimo è figlio dell’emigrazione, è figlio della Calabria. S’è fatto da solo: suo padre emigrò per le stesse ragioni per cui oggi i giovani se ne vanno. La politica del malaffare, tipica della nostra regione, crea il vuoto soprattutto adesso: non tollera opposizioni.
Almeno Berlusconi, tessera 1816 della P2, ha un pezzo di stampa che lo fronteggia, da Travaglio a Pinotti, da Gomez a Veltri. Se dovessimo valutare l’opposizione del Partito democratico, dei Ds o del Pds, dovremmo dire, banalmente, che D’Alema e compagni gli hanno permesso di fare tutto ciò che ha voluto. Suona strano, quindi, che tu consideri Oliverio come il solo presidio d’opposizione contro il Cavaliere, su cui ti invito a leggere certe pagine del volume "Colletti sporchi", di Pinotti e Tescaroli.
A me risulta che, nel suo piccolo, "Il lupo" lo abbia copiato nella magniloquenza, ma con minore eleganza e simpatia. Ha fatto o non ha fatto una campagna elettorale basata sulla forza, quasi rievocando una scena del libro dell’Esodo, quella in cui sarebbero state risparmiate le case con gli stipiti segnati dal sangue dell’agnello?
Noi continueremo a vigilare, anche tramite queste modeste pagine elettroniche. E i nostri concittadini, come la maggioranza dei calabresi, asseconderanno le volontà dei padroni, confermandoli sulla base di presunte ideologie, abbandonate per utilità e sventolate alla bisogna.
Io non penso, caro Francesco, che a riguardo tu la veda diversamente da noi. Forse sarebbe il caso che lasciassi parlare il tuo orgoglio di uomo di sinistra, di uomo libero.
Con sincera cordialità e limpido affetto,
emiliano
Emiliano sai bene che spesso sugli strumenti d’azione politica non andiamo d’accordo... ciò dimostra però l’onestà disinteressata dell’impegno profuso da entrambi nelle battaglie in cui ci ritroviamo gomoto a gomito.
Speriamo di ritrovarci presto a muoverci su posizioni vicine e concordanti....per il momento le posizioni restano un pò lontanucce!
Anche se spesso non condivido ciò che dici...darei la vita perchè tu lo possa dire!
Francesco
Se l’obiettivo è l’emancipazione della nostra terra, non credo che le posizioni siano "lontanucce".
Ovviamente, per il medesimo obiettivo Oliverio non c’entra.
Tu sei un eretico, io pure. E questo conta.
emiliano
Caro Francesco ti pregherei di non usare questo forum per propaganda elettorale. Hai messo lo stesso commento su più di un articolo. Io risponderò con lo stesso commento anche negli altri articoli.
Poi non insistere con Gentile perchè la posizione de La Voce di Fiore non è assolutamente quella di sostenere questo altro campione: "Calabria, al ballottaggio per la Provincia di Cosenza "la Voce di Fiore" si astiene"
Le tue motivazioni per votare Oliverio sono semplicemente un offesa al dolore che vive la nostra città, alle migliaia di emigrati dispersi nel mondo, alla vita squallida e triste della popolazione florense, abituata e costretta da quest’uomo di potere, u lupu, espressione esemplare del potere fine a se stesso, semplicemente al brutto, alla povertà, al sottosviluppo economico e culturale, come se questo fosse un ineluttabile destino.
La popolazione, e a quanto pare anche tu, credo immagini che il mondo sia come San Giovanni in Fiore, ma per fortuna il mondo è molto meglio di SGF in qualsiasi luogo si vada, parlo naturalmente di paesi cosiddetti democratici. Trovo offensivo sia per la mia intelligenza che per la tua che tu dimentichi che u lupu è stato protagonista unico del nostro possibile sviluppo, in quanto ha ricoperto ripetutamente per quattro volte il ruolo di parlamentare, è stato assessore regionale, presidente di provincia e sindaco.
30 anni di dominio assoluto. Ora se la situazione è quella che è di chi è la responsabiltà?
La chiudo con questa domanda perchè è inutile che ti rispieghi quello che tu sai benissimo: se voterai Mario Oliverio devo pensare che a te, come ad altri florensi sta bene mantenere lo statu quo, vuol dire che tutto quello che ci eravamo proposti come movimento "Vattimo per la città" è stato messo da te in discussione completamente. Ti pregherei, con garbo, per la seconda volta, di non fare propaganda, perchè di questa si tratta, ad un uomo così dannoso e rozzo da queste pagine oneste.
Grazie!
Per chi volesse sapere qualcosa in più su San Giovanni in Fiore, incollo un mio vecchio articolo di sei anni fa, è sempre attuale se non per il fatto che la situazione è peggiorata ancora:
Se chi svolge un’attività intellettuale specialistica emigra perché qui non è richiesto, o riconosciuto adeguatamente, chi è rimasto a decidere le sorti della nostra città?
San Giovanni in Fiore, 29 agosto 2003
Oggi compio quarantacinque anni. Quaranta li ho passati ad osservare la catastrofe urbanistica che ha subito la mia città. Prima è stato chirurgicamente ripulito il Centro Storico da ogni segno che ricordasse la tradizione, le signe, i gradini di granito massello, i bellissimi e sempre diversi vignani, i portali scolpiti, i mobili antichi, i tegami di rame e di terracotta, le coperte ed i tessuti tradizionali, tutto quello che ci rappresentava come popolo sistematicamente distrutto con l’esempio fornito dalla Pubblica Amministrazione e con la sua incentivazione. Questa è Storia.
Un paese che era tutto attraversato da vie d’acqua, pieno di fontane pubbliche con sorgenti naturali, sulle montagne della Sila, e dove ora non esiste più traccia di queste proprietà comuni, a volte manca anche l’acqua potabile e sicuramente il Comune stà bene attento a non sprecarne neanche una goccia per lavare le strade.
Norman DOUGLAS descrive San Giovanni in Fiore come una città estremamente sporca ( dirty ); se scrivesse adesso non penso che cambierebbe di molto la sua descrizione tranne che oggi invece delle galline e dei maiali per le nostre strade circolano solo automobili, e che la puzza invece di essere di sterco è di smog.
Dopo e contemporaneamente alla distruzione di ogni segno storico e tradizionale si è passati alla costruzione indiscriminata di migliaia di edifici tutti uguali, tutti sbagliati, tutti vuoti ed inutili, si è colmati valloni, sterrato montagne, tagliati alberi secolari, l’orrore della nostra urbanistica è sotto gli occhi di tutti; nella sezione "San Giovanni in Fiore" di emigrati.it, troverete un’ampia descrizione di questo dramma della storia Calabrese e sui motivi che lo hanno prodotto.
Un’altro bell’esempio di gestione fallimentare del territorio è il lago a Re di Sole che scandalosamente non è mai nato, nonostante sono state portate a termine diga, impianti, tubature distribuite per migliaia di ettari di Sila.
Di questo spreco enorme di risorse pubbliche dobbiamo ringraziare particolarmente gli uomini politici florensi dall’On. Gerardo Mario OLIVERIO al suo Sindaco Riccardo SUCCURRO, che sono bravissimi sia a promettere prima delle elezioni, sia a non mantenere le promesse dopo, e che hanno una abilità particolare, un dono naturale, un grande talento nel fare regredire sempre di più il nostro territorio.
Le responsabilità di questo sfacelo sociale ed economico, l’assoluta arretratezza, la stupida diffusa anarchia, i comportamenti barbari della nostra gioventù, il massacro del centro storico che continua ancora oggi con la ridicola e pittoresca moda del tutto in pietra dopo quarant’anni di cemento e di cemento, sono tutte da attribuirsi alle Amministrazioni Provinciali e Comunali, delle quali le ultime sono sicuramente le peggiori di tutte.
Ci sono state Amministrazioni che non hanno fatto nulla almeno; quelle con alla guida il Sindaco Riccardo SUCCURRO stanno facendo soltanto danni gravi, molti di questi irreparabili.
Siamo per lo meno sconcertati dal fatto, che grazie al Direttore di "La Gente d’Italia" Mimmo Porpiglia, e al suo speciale su Monongah dell’ottobre 2003, di scoprire che il Sindaco Riccardo SUCCURRO e l’Assessore Vincenzo GENTILE lavorano da tempo al tentativo di attirare l’attenzione della Storia e delle Istituzioni su tragedie come quella di Monongah, quando fino a pochi mesi prima amministravano da sette anni senza il prezioso strumento della Consulta degli Emigrati.
Tale e tanta ipocrisia ci indigna come cittadini e come esseri umani: il dramma di Monongah appartiene al passato ma il dramma contemporaneo, del quale il Sindaco Succurro e l’Assessore Gentile continuano ad essere fra i principali responsabili a San Giovanni in Fiore, dalla pessima qualità della vita alla fuga di intellettuali, dalla oscena cementificazione pubblica e privata che continua inarrestabile alla assoluta mancanza di qualsiasi forma di progettazione e programmazione per un eventuale sviluppo territoriale, la barbarie alla quale è ridotta la nostra città sono una Monongah vivente e dolorante e rappresentano per ogni cittadino che abbia conservato un minimo di dignità una vergogna.
Più di tre milioni di euro di debiti pubblici (nel 2009 siamo arrivati a sedici milioni di deficit, Ndr) per ritrovarsi a vivere nella città più brutta, sporca e incivile d’Europa è un ottimo raggiungimento: i miei più vivi complimenti al Sindaco Riccardo SUCCURRO, all’attuale Giunta Comunale, al loro Ufficio Tecnico.
Bisogna ricominciare dalla ricerca delle nostre antiche radici, quasi completamente divelte dalla più che secolare emigrazione di massa, dal mal governo locale, dall’abbandono delle tradizioni e dell’artigianato, dagli ultimi decenni di storia, e ritrovare l’amore e l’orgoglio della nostra cultura di profonda e centrale identità mediterranea.
Un grande ed esperto giornalista e scrittore, Paride Leporace, l’Autore di "Toghe rosso sangue", profondo conoscitore delle desolate lande calabre, commentando questo articolo su facebook ha scritto: " Vorrei averlo scritto io. Su un giornale calabrese "
Dal nostro ex eremo florense tutto tace, nessuno che lasci un commento ad un editoriale così storico e contemporaneamente epico. Silenzio. Omertà. Assassinio delle parole e della libera espressione del pensiero. Un silenzio inquietante come inquietanti sono i potenti di cui si scrive: Gerardo Mario Oliverio, detto "u lupu", Mario Pirillo, Luigi Garofalo, etc. etc.
Con Pino Gentile, il suo alter ego di destra, dovrà vedersela al ballottaggio, vedremo chi la spunterà. Roberto Occhiuto non è certamente un cretino; tantameno un inesperto. Subì con molta classe gli spintoni dei Gentile ai tempi di Forza Italia! Forte del suo fedele elettorato e del 10% che rappresenta, potrà togliersi qualche sassolino dalle scarpe e condurre delle trattative a lui molto favorevoli, facendo fuori contemporaneamente l’ex comunista converstitosi alla fede cattolica e, forse, anche a quella della fratellanza massonica, visto la sua attenta e partecipata presenza per un giorno intero, ospite il Gran Maestro Gustavo Raffi, al convegno massonico “ Il pensiero di Giordano Bruno tra scienza e magia: eresia della scelta o scelta dell’eresia? ” , patrocinato, cosa che avviene credo solo in Calabria, dal comune, dalla provincia e dalla regione...
...praticamente la situazione sarà sempre e comunque di sottosviluppo culturale ed economico, ma almeno no vedremo "u lupu" in circolazione. Poi, se non sarà eletto, i suoi amici (D’Alema, Minniti, e molti altri anche di ambienti apparentemente lontanissimi fra loro) gli troveranno un bel posto in qualche consiglio di amministrazione, curerà i suoi interessi, sarà dentro la fondazione europa mezzogiorno mediterraneo, etc. etc.
Non cambierà nulla! Il tipo di gestione del potere e della Cosa Pubblica è lo stesso. Le amicizie trasversali consolidate da anni.
Però qualcosa è cambiato profondamente, soprattutto a San Giovanni in Fiore: molte persone si sono sottratte al tabù di votarlo assolutamente, e questa è una grande conquista umana. Sono aumentati gli uomini e le donne autonomi, determinati a scegliere la propria vita, creatori di valore umano.
Anche se veramente inquietante appare, umanisticamente parlando, e anche un po’ umiliante per l’intelligenza, che, nella città dove era stato candidato a sindaco Gianni Vattimo, uno dei massimi e più riconosciuti universalmente filosofi viventi, abbia preso solo 238 voti; mentre un tipico potente calabrese come Mario Pirillo, il Cetto Laqualunque di Antonio Albanese, abbia preso 2517 preferenze.
Schiavi.
Complimenti al mio direttore per il resoconto sui risultati delle elezioni. Come è suo solito descrive con intelligenza, passione, amore...le sciagure che continuano ad incombere sulla nostra terra.
Resistenza!
...una mia intervista/denuncia a News Italia Press...stranamente "sparita" dal server del Nip...
http://www.lavocedifiore.org/SPIP/article.php3?id_article=16
Tutto quello che c’era da dire l’ha detto Emiliano, non c’è niente da aggiungere, se non i complimenti... per rispondere a questo signore che augura di lavare piatti: meglio stare dritti a lavare piatti, che essere piegati all’egemonia di Oliverio! Persone che fino ad un anno fa gli mandavano parolacce dietro, quest’anno si sono candidate nella sua lista.
Mi dispiace per tutte quelle persone che non sono "LIBERE" di scegliere, hanno avuto il "posto" (posto di lavoro) in cambio di un "eterno" voto, mi dispiace perché il 50% delle guerre dell’umanità sono state combattute per la LIBERTA’ (il restante 50% per la religione), la libertà di decidere se votare ed a chi votare, la libertà di postare un commento in un sito, anch’io ho paura nello scrivere il nome di Oliverio, perchè già in passato sono stato vittima di angherie, per non abbassarmi ho fatto la valigia e sono partito, in questo momento sono in Iran, sono terminate da 2 giorni le elezioni, la gente parla sottovoce, come parla sottovoce la nostra gente a San Giovanni in Fiore...
Pigliatila nculu ca Maruzzu vinciari e vi ne stati fore ca cu lu paise un cintrati nente mbiriusi pagliettari.
W Mario Oliverio, Giovanni (che tu sai)
Sì, per essere politicamente corretti e assolutamente neutrali, dobbiamo preservare l’onorevole Oliverio da ogni critica obiettiva, parlando pure di minoranze, opposizioni, voci soffocate e, magari, anche degli uccelli migratori che sorvolano l’altopiano della Sila. Segnalo all’attento Wegavox che in "La società sparente", che non è un libro di inchiesta, essendo mero pettegolezzo finalizzato alla vendita nella centralissima San Giovanni in Fiore (Cosenza), c’è un lungo indice dei nomi, in cui, probabilmente, il suo è poco presente. Un caro abbraccio, con l’auspicio della Concordia.
EM
Il punto non è, per me, scegliere tra l’uno e l’altro. Di Gentile è scritto abbastanza in "La società sparente", e fuori del pettegolezzo. Oliverio, però, è il limite più grosso per lo sviluppo, anzitutto culturale, di San Giovanni in Fiore. E’ il politico peggiore che la città abbia mai avuto. E lei, caro presidente Wegavox, ne sa qualcosa.
Cari saluti,
emiliano