L’ITALIA E LA MENZOGNA ISTITUZIONALE (1994-2009). C’E’ L’ITALIA, CI SONO LE REGOLE COSTITUZIONALI DEL GIOCO POLITICO, E C’E’ ... IL PARTITO-NAZIONE "Forza Italia".

VERITA’ E MENZOGNA: IN ITALIA PRIMA ERAVAMO TUTTI "CITTADINI-SOVRANI" (DON MILANI), PRESIDENTI, POI E’ NATO IL PARTITO "FORZA ITALIA" E "IL PRESIDENTE DELL’ ITALIA" E’ DIVENTATO UNO SOLO - QUELLO FALSO E MENZOGNERO?!. Una nota di Stefano Rodotà - a cura di Federico La Sala

BERLUSCONI CONTINUA A CANTARE LA SUA CANZONE. IL PRESIDENTE DELL’ "ITALIA" SONO IO: "FORZA ITALIA" ... E L’EFFETTO SI E’ VISTO E SI VEDE.
mercoledì 27 maggio 2009.
 


La menzogna in politica e il diritto alla verità

di Stefano Rodotà (la Repubblica 26.5.09)

Mai come in questi tempi spazio pubblico e spazio privato si sono così intensamente mescolati fin quasi a rendere indistinguibili i loro confini. Addirittura lo spazio privato sembra svanire nell’era di Facebook e di YouTube, delle infinite e continue tracce elettroniche, dell’impietosa radiografia mediatica d’ogni mossa, contatto, preferenza. Dobbiamo accettare la brutale semplificazione di chi ha affermato "la privacy è finita. Rassegnatevi"? O dobbiamo ridisegnarne i confini senza perdere i benefici della trasparenza che, soprattutto nella sfera della politica, le nuove tecnologie rendono possibili? La politica, appunto. Nel nuovissimo panorama tornano, intatte e ancor più ineludibili, antiche questioni.

Quali sono i doveri dell’uomo pubblico? Quale dev’essere la sua moralità? Possono convivere vizi privati e pubbliche virtù? Può il politico coltivare la pretesa di stabilire egli stesso fin dove può giungere lo sguardo dei cittadini? E soprattutto: qual è il rapporto tra verità e politica nel tempo della comunicazione globale?

«La menzogna ci è familiare fin dagli albori della storia scritta. L’abitudine a dire la verità non è mai stata annoverata tra le virtù politiche e le menzogne sono state sempre considerate giustificabili negli affari politici». Così Hanna Arendt, che tuttavia in questa lunga abitudine non vedeva un dato da accettare in nome di un troppo facile realismo politico. Al contrario, contro la menzogna bisogna lottare non solo per la sua intrinseca immoralità, ma per i suoi effetti distruttivi proprio dello spazio della politica.

Dove esiste un establishment, un ceto politico consapevole della necessità di mantenere la propria legittimità nei confronti dei cittadini, la pubblica menzogna sui propri fatti privati porta all’espulsione del mentitore. John Profumo è costretto a dimettersi perché ha mentito alla Camera dei Comuni sulla sua relazione con Christine Keeler. Gary Hart è costretto ad abbandonare la vita politica e le sue ambizioni di candidato alla presidenza degli Stati Uniti per aver sfidato la stampa sull’esistenza di sue relazioni sessuali, che i giornalisti, facendo bene il loro mestiere, impietosamente scoprono. Non un sussulto moralistico, ma l’affidabilità stessa del politico rende inammissibile la menzogna.

Questo significa che parlare del rapporto tra menzogna e politica esige distinzioni. Vi è la menzogna in nome della salute della Repubblica, quella su vicende private del politico, quella che vuol salvaguardare uno spazio di intimità di cui nessuno può essere espropriato. Né il primo, né l’ultimo caso possono essere invocati nella vicenda che coinvolge Silvio Berlusconi.

Per quanto sia divenuta totalizzante l’identificazione sua con i destini del paese, non si può certo ritenere che il suo parlar franco sui rapporti con una giovane ragazza metta a rischio il sistema politico italiano. Al contrario, proprio le sue reticenze, i silenzi e le contraddizioni stanno producendo effetti perversi nella sfera pubblica. La difesa della privacy, il rifiuto di una politica fatta di un guardare nel buco della serratura? Chi ragiona in questo modo sembra ignorare il modo in cui la vicenda è stata resa pubblica, la denuncia circostanziata e impietosa di Veronica Lario, i suoi diretti riferimenti politici. Lì si parlava della figura pubblica di Berlusconi, non di qualche pettegolezzo privato. Da decenni, peraltro, è cosa nota e consolidata che i politici godono di una più ridotta "aspettativa di privacy", proprio perché la decisione di vivere in pubblico e di gestire la cosa pubblica impone loro di rendere possibile una conoscenza ampia e una valutazione continua proprio da parte di quei cittadini al cui giudizio il presidente del Consiglio sembra tenere tanto.

Chi, allora, ha "diritto alla verità"? Questo interrogativo, che divise Immanuel Kant e Benjamin Constant, è proprio quello che sta al centro della discussione italiana. Al deciso universalismo di Kant, Constant opponeva che «nessun uomo ha diritto a una verità che nuoccia ad altri». Qui possiamo astenerci dal ripercorrere quella storica discussione, perché proprio la rilevanza politica del caso esclude comunque che la verità possa nuocere a persona diversa dal presidente del Consiglio, mentre il silenzio o la menzogna pregiudicano proprio quel diritto di sapere che costituisce ormai uno dei caratteri della democrazia, che sfida il machiavelliano uso politico della menzogna come strumento per mantenere il potere. Molte volte si è sottolineato che le procedure di occultamento della verità hanno sempre accompagnato i regimi totalitari, mentre l’accesso alla verità è sempre stato una prerogativa delle libere assemblee, a partire dalla democrazia di Atene.

Il diritto alla verità, in questo caso più che mai, è diritto di tutti. È stato proprio il presidente del Consiglio a rendere ineludibile la questione con le sue reticenze, le doppie versioni, il distogliere lo sguardo da fatti incontestabili. Il suo rifiuto di rispondere a domande specifiche, e tutt’altro che pretestuose proprio perché riferite a dati precisi, assomiglia assai a quella "facoltà di non rispondere" di cui giustamente può giovarsi l’indagato o l’imputato."Nemo ternetur se detegere", recita un’antica e civile formula giuridica, che si può spiegare con le parole di un vecchio commentatore: «non imporre a nessuno, neppure allo scellerato più infame, di rivelare il malfatto». Quali consiglieri, ammesso che ce ne siano, hanno suggerito al presidente del Consiglio di seguire una strada così scivolosa?

Una menzogna può acquietare i fedeli di un politico, ma lo spinge a rinserrarsi nel suo campo trincerato, corrode la fiducia dei cittadini in un tempo in cui proprio la produzione di fiducia è considerata un elemento indispensabile per restituire alla politica un vero consenso. Non è il moralismo a spingere verso questa conclusione, anche se oggi soffriamo proprio di un deficit spaventoso di moralità pubblica.

La democrazia, ricordiamolo, non è solo governo del popolo, ma governo "in pubblico". Qui, in questa semplice e profonda verità, sta l’inammissibilità della menzogna in politica, che si trasforma proprio nella pretesa di non rendere conto dei propri comportamenti da parte di chi ha liberamente scelto di uscire dal rassicurante spazio privato per essere protagonista nello spazio pubblico.


Sul tema, nel sito si cfr.:

-  LA GRANDE BOLLA SPECULATIVA DELLA STORIA POLITICA D’ITALIA. 1994-2009: UN CITTADINO HA RUBATO IL NOME DI TUTTO UN POPOLO E NE HA FATTO LA BANDIERA DEL PROPRIO PARTITO PERSONALE E DELLA PROPRIA AZIENDA ....
-  CHI ATTACCA BERLUSCONI ATTACCA L’ITALIA: UNA PREMESSA "COL TRUCCO", FALSA E INGANNEVOLE. "Il Paese del premier corruttore". Una nota di Furio Colombo -
-  BERLUSCONI FA FINTA DI NIENTE E CONTINUA A CANTARE LA SUA CANZONE. IL PRESIDENTE DELL’ "ITALIA" SONO IO: "FORZA ITALIA"!!!

-  LA COSTITUZIONE, LE REGOLE DEL GIOCO, E IL MENTITORE ISTITUZIONALE ...
-  1994-2008: LA LUNGA E BRILLANTE CAMPAGNA DI GUERRA DEL CAVALIERE DI "FORZA ITALIA" CONTRO L’ITALIA. Alcuni documenti per gli storici e i filosofi del presente e del futuro

-  "FATTORIA ITALIA". LA SCRITTA SUL CANCELLO D’ENTRATA: "IL POPOLO DELLA LIBERTA’" ....
-  A FUTURA MEMORIA. APPROVATO IL "LODO ALFANO". L’IMMUNITA’ AD PERSONAM SALVA IL PRESIDENTE DI "FORZA ITALIA" DA TUTTO, MA NON DALL’IMMANE VERGOGNOSO REATO DELL’AVER RUBATO ALL’INTERO POPOLO ITALIANO LA PAROLA ***ITALIA*** E AVERNE FATTO IL NOME DEL SUO *PARTITO* E DELLA SUA *AZIENDA*

-  ITALIA. UN CITTADINO RUBA IL NOME DI TUTTO UN POPOLO, NE FA LA BANDIERA DEL PROPRIO PARTITO PERSONALE E REALIZZA LA PIU’ GRANDE BOLLA SPECULATIVA DELLA STORIA POLITICA ITALIANA...
-  GIOVANI ITALIANI NEL MONDO (PRIMA CONFERENZA), ATTENTI AL TRUCCO E ALL’INGANNO. E ALLA VERGOGNA!!! Il Presidente della Repubblica Napolitano grida: Forza ITALIA; ma Schifani, Frattini e Fini (nonostante Mirko Tremaglia, onore a Lui) gridano per il partito: "Forza Italia"!!! Un gigantesco conflitto d’interessi

IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI. Un invito e un appello a fare luce, a fare giorno

BERLUSCONI FA FINTA DI NIENTE E CONTINUA L’ATTACCO ALLA COSTITUZIONE. IL PRESIDENTE DELL’ITALIA SONO IO: "FORZA ITALIA"!!!

FOTO: BERLUSCONI, UN TOCCO DI TRUCCO NEL FAZZOLETTO.

CNN E TG1: DOPO IL TRUCCO NEL FAZZOLETTO (e il "vecchio" trucco di "forza Italia"), NEL TG1 L’INTERVISTA ALLA CNN TRUCCATA. Dal nulla compare «Berlusconi presidente».

PER DUE "PAPI", UOMINI DELLA "PROVVIDENZA" DI GRANDE "CARISMA", IN VATICANO UNA COMMISSIONE ATEO-DEVOTA PER LA BEATIFICAZIONE.


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