Giustizia

Delitto di Cogne: oggi la sentenza ad Anna Maria Franzoni

venerdì 27 aprile 2007.
 

Torino, 27 apr. (Adnkronos) - Potrebbe essere il giorno della verità per il delitto del piccolo Samuele Lorenzi. Oggi, infatti, dovrebbe arrivare la parola fine sul ’processo del secolo’, quello che per anni ha diviso l’Italia tra innocentisti e colpevolisti. Salvo imprevisti, la Corte d’Assise d’Appello presieduta da Romano Pettenati in serata dovrebbe emettere la sentenza a carico di Anna Maria Franzoni, già condannata il 30 luglio 2004 in primo grado a 30 anni di reclusione per la morte del figlioletto Samuele avvenuta il 30 gennaio 2002 nella villetta di Montroz.

L’udienza si aprirà con la seconda parte della controreplica dell’avvocato difensore, Paola Savio: poi, al termine, si riunirà la Camera di Consiglio per emettere la sentenza. La riunione dovrebbe procedere a oltranza finché i giudici non raggiungeranno la decisione. La legge, tuttavia, prevede, anche la possibilità, in caso di necessità, di sospensione con relativo verbale, e ripresa il giorno successivo. Nel caso specifico, però, è probabile che i giudici, due togati, oltre a Pettenati, il giudice a latere Luisella Gallino, e i 6 popolari, arrivino già in giornata a una decisione.

Oggi dunque Anna Maria Franzoni saprà se i giudici le avranno creduto, quando tra le lacrime aveva sussurrato: “Voglio solo dire che non ho ucciso mio figlio”, concedendole l’assoluzione piena per non aver commesso il fatto, come richiesto dalla difesa, oppure se sarà prevalsa la tesi dell’accusa secondo cui in quella villetta nella fredda mattina del gennaio di cinque anni fa si consumò “un figlicidio compiuto da una madre normale, che ha perso la testa per 20 secondi”. Tesi, questa, che ha spinto il procuratore generale Vittorio Corsi a chiedere la conferma del primo grado.

Ma i giudici potrebbero anche optare per una terza via: condannare Anna Maria concedendole, però, una o più attenuanti, quelle generiche o il riconoscimento della semi infermità oppure entrambe. Sarà Paola Savio il difensore d’ufficio della mamma di Cogne, a giocarsi le ultime carte.

Qualunque sarà il pronunciamento della Corte, stasera si abbasseranno i riflettori su una vicenda che ha appassionato l’opinione pubblica tanto da creare quello che il procuratore Corsi ha definito ’il morbo di Cogne’, che ha colpito gente comune ed esperti di ogni genere, inondando giornali e trasmissioni televisive, spesso attaccate tanto da accusa quanto da difesa, durante le udienze di un processo in abbrevviato mai così lungo. Un ’morbo’ che ha fatto della maxi aula 6 del Palagiustizia di Torino un grande palcoscenico sempre sottratto all’occhio di fotografi e telecamere, fatta eccezione per qualche immagine rubata con i telefonini.


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