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Per la pace e per l’Italia - nello spirito di Francesco!!!

NO DAL MOLIN - della guerra !!! BUONA-GIORNATA!!! PER LA MANIFESTAZIONE DI VICENZA, NAZIONALE ED EUROPEA - CONTRO OGNI vecchia e abUSAta TENTAZIONE, RICORDIAMO I "FATTI DI GENOVA" E LA "MORTE" DI CARLO GIULIANI !!! PER LA PACE, INVITIAMO IL PAPA E IL CARDINALE RUINI A "DEPORRE LE ARMI" E A PARTECIPARVI: A USCIRE DAL VATICANO, E FARE COME PAPA WOJTYLA!!! Per l’identità, non perdiamo la differenza tra il metro della politica e il metro di Cristo!!! Una riflessione (2001) del teologo Giovanni Felice Mapelli - a cura di pfls.

sabato 17 febbraio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] La Chiesa risponde ad un’alterità, che non è di questo mondo.
Sotto questa luce evangelica sono pochi i momenti in una lunga serie di secoli in cui essa è stata fedele al suo Maestro: San Paolo dice "Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è nulla per ridurre a nulla le cose che sono (le cose che "credono di essere" più letterale).
Questo non significa una Chiesa degli estremismi e degli estremisti: ma nemmeno una Chiesa delle (...)

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> PER LA MANIFESTAZIONE DI VICENZA - CONTRO OGNI ALLARMISMO, RICORDANDO I " FATTI DI GENOVA" E LA "MORTE" DEL GIOVANE CARLO GIULIANI !!! PER LA PACE, UN INVITO AL PAPA E AL CARDINALE RUINI A PRENDERVI PARTE!!! USCIRE DAL VATICANO, FARE COME PAPA WOJTYLA!!! Per l’identità, non perdiamo la differenza tra il metro della politica e il metro di Cristo!!! Una riflessione (2001) del teologo Giovanni Felice Mapelli - a cura di pfls.

mercoledì 14 febbraio 2007

22-7-2002 - Lettera aperta

Ai genitori di Carlo Giuliani - GENOVA

di don Vitaliano della Sala *

Carissimi Haidi e Giuliano,

è trascorso esattamente un anno dai fatti e dalle parole di Genova, dai forum, dalle manifestazioni, dall’uccisione di vostro figlio, dalle imprese “cilene” delle forze dell’ordine.

L’amarezza e lo sdegno sono ancora vivi dentro di noi per la violenza subita e per le giustificazioni e le coperture a tanta violenza. Una violenza che spesso si è espressa nella forma di una pericolosa generalizzazione: da una parte, nell’odio indiscriminato per tutti gli appartenenti alle forze dell’ordine, dimenticando che nelle loro file ci sono anche democratici autentici; dall’altra, nella criminalizzazione di tutto il movimento no global; senza riconoscere che spaccare le costole a un ragazzo o ammazzarlo non è la stessa cosa che frantumare una vetrina.

Non possiamo più permettere che venga gettato altro fango su centinaia di migliaia di persone - per parlare soltanto di quelli che erano presenti a Genova ma che certamente ne rappresentano molti di più - come ha fatto il Presidente Berlusconi e altri ministri con lui in questo anno.

Di fronte alla violazione dei diritti di un anno fa, che quotidianamente e senza clamore si ripete in Italia e nel mondo, nelle carceri e nelle strade, nei confronti dei migranti o dei deboli, abbiamo l’ineludibile dovere di fare verità e giustizia.

Nel ricordare i fatti di Genova ci vuole uno scossone di democrazia, di civiltà.

Sarei voluto essere a Genova in questi giorni, per ricordare Carlo e tutto quello che lì è accaduto un anno fa, perché dopo un anno i fatti di Genova non sono passati nel dimenticatoio e, nonostante le difficoltà del movimento dei movimenti, volevo essere a Genova come i tanti e con i tanti che non intendono farsi irretire dal potere globale e dalla violenza bruta che lo supporta, con i tanti che non vogliono farsi dividere e disperdere in mille rivoli, ma che si ostinano a tenere unite le loro risorse e a impegnare le loro diversità, in una “convivialità delle differenze”, perché un altro mondo sia veramente possibile.

Sarei voluto essere a Genova, ma il mio vescovo e la mia condizione canonica me lo impediscono; qualche giornalista, con ironia, mi ha definito “agli arresti domiciliari canonici”: potrei anche sorridere di questo, ma non posso transigere con me stesso di fronte alle molte omissioni a cui tale condizione mi costringe. Mi riempie di amaro sconforto riconoscere che quella che dovrebbe essere una sola e indivisa fedeltà a Cristo e al fratello, a Cristo nell’ultimo tra i fratelli, debba invece dividersi in due parti in conflitto fra loro.

Tuttavia solo fisicamente sarò assente da Genova. Troppe cose mi legano a questa città: le giornate vissute lo scorso anno, la memoria di Carlo e la vostra presenza, i genovesi del movimento, e poi don Andrea Gallo e la sua comunità. Sono sicuro che riempirete, voi e tutti gli altri, un’assenza che mi fa soffrire. Avete invitato noi tutti a deporre un fiore per Carlo in piazza Alimonda: una Messa in suo ricordo sarà il mio fiore per lui.

Ci avete proposto di ricordare Carlo brindando alla vita: anch’io lo farò insieme ai ragazzi della mia parrocchia.

Vi abbraccio.

Abbracciate per me tutti quelli che a Genova ci verranno.

don Vitaliano - Sant’Angelo a Scala, 19 luglio 2002

*www.ildialogo.org, 22.07.2002


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