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sabato 17 febbraio 2007.
 

[...] La Chiesa risponde ad un’alterità, che non è di questo mondo.

Sotto questa luce evangelica sono pochi i momenti in una lunga serie di secoli in cui essa è stata fedele al suo Maestro: San Paolo dice "Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è nulla per ridurre a nulla le cose che sono (le cose che "credono di essere" più letterale).

Questo non significa una Chiesa degli estremismi e degli estremisti: ma nemmeno una Chiesa delle benedizioni dell’esistente, del perbenismo e dall’incapacità di profezia e di utopia, che è la stessa sua dimensione escatologica, usando un termine della teologia biblica, o per dirla col Cardinale Martini "sognare un mondo diverso", non come fuga dalla realtà ma tensione per cambiare una realtà segnata dalle ingiustizie e dal dolore [...]


Dopo il G8: Un teologo risponde ad Angelo Panebianco

Il Metro della Politica e quello di Cristo

di Giovanni Felice Mapelli*

L’editoriale di Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 30 luglio ha suscitato un’ondata di reazioni da parte di molti tra le associazioni del volontariato che si occupano in prima persona delle emergenze del mondo dei diseredati, ma anche da parte di molti teologi che hanno contribuito a scrivere quella che si chiama "dottrina sociale" della Chiesa, una teologia che si occupa di tradurre nella concretezza i principi evangelici e di realizzare quell’anticipazione del Regno di Dio, che in fondo è il Discorso della Montagna, altrimenti detto "Beatitudini".

Panebianco osserva dalla sua postazione di fìrma del più grande giornale italiano la Chiesa, come se fosse cosa tra cose, realtà immanente, e si precipita da uomo della stabilità delle cose terrene a dire che l’Istituzione doveva non fare questo e doveva invece fare quello.

L’errore che Egli imputa alla Chiesa, veramente ad una parte di essa, sarebbe quello di aver dato una "adesione massiccia e anche qualificata (benedetta da molti vescovi e cardinali)" alla protesta delG8.

Nel suo argomentare comincia da subito a descrivere missionari e missionarie, suore o religiosi come dei sognatori, che ascoltano il cuore anziché "ragionare delle cose dure e prosaiche, della politica".

Io gli rispondo meno male che c’è ancora gente, anche nella Chiesa che continua a ragionare "con il cuore", meno male: infatti non metto in dubbio che dentro la Chiesa, soprattutto ai piani alti delle stanze, ci sia stato spesso ed anche tuttora qualcuno che ha continuato a ragionare, nelle varie circostanze, con il metro della politica, diciamo cinica e machiavellica.

In fondo tra un sognatore illuso ed un burocrate dell’esistente ci sarà pure uno spazio: qualcuno che i principi evangelici vorrà cercare di tradurre nella realtà.

Ma Panebianco è ad un’altra Chiesa che forse guarda: una Chiesa che inserita nell’Occidente (ma questa collocazione non è certamente primaria oggi, basta guardare alle Chiese dei Paesi dell’ Africa e dell’America Latina oppure dell’Asia), tende ad essere potere tra i poteri: ma Cristo quando disse - la sera dell’ultima cena (in cui, secondo gli esegeti, fondò la Chiesa stessa attorno all’eucarestia) - ai suoi discepoli "I capi delle nazioni comandano su di esse, si fanno chiamare signori ma per voi non sia così..." non voleva una Chiesa di questo tipo.

Cioè dicendo per la Chiesa non sia così, Cristo non intendeva il suo compito nel mondo come un copiare le mire di potere e di dominio del mondo: non è suo compito questo.

La Chiesa risponde ad un’alterità, che non è di questo mondo.

Sotto questa luce evangelica sono pochi i momenti in una lunga serie di secoli in cui essa è stata fedele al suo Maestro: San Paolo dice "Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è nulla per ridurre a nulla le cose che sono (le cose che "credono di essere" più letterale).

Questo non significa una Chiesa degli estremismi e degli estremisti: ma nemmeno una Chiesa delle benedizioni dell’esistente, del perbenismo e dall’incapacità di profezia e di utopia, che è la stessa sua dimensione escatologica, usando un termine della teologia biblica, o per dirla col Cardinale Martini "sognare un mondo diverso", non come fuga dalla realtà ma tensione per cambiare una realtà segnata dalle ingiustizie e dal dolore.

Panebianco dice che a Genova non c’era nulla di compatibile col magistero della Chiesa: certamente la violenza no.

Ma Panebianco non sa cosa c’era veramente a Genova, né sa cosa non hanno costruito in settimane e settimane di incontri tutte quelle realtà associative laiche e cattoliche o di altre Chiese presenti ai meeting e ai dibattiti che facevano da corona al summit.

I documenti di lavoro presentati agli stessi Capi di Stato, gli Otto, dovevano essere poi sostenuti da una marcia di pace per le vie della città, come sia andata effettivamente e perché sia accaduto è tutto ancora da scoprire a fondo.

I cattolici e tutti i pacifisti, i non violenti che amano manifestare senza crear danno a nessuno, forse hanno soltanto sottovalutato l’invasività dei devastatori - evitiamo per favore di dar loro nomi che li esaltino ancora di più - e non immaginavano nemmeno una violenza diffusa tra i reparti delle forze dell’ordine.

Certo non c’erano tutti i buoni da una parte e tutti i cattivi dall’a1tra: ma pare che questa visione più che dei manifestanti con le mani levate e inermi sia stata quella della polizia e dei carabinieri che ha fatto di ogni erba un fascio, e di chi ha comandato loro di agire così.

Una cosa simile capitò a marzo a Napoli e noi fummo tra i primi a denunciarlo anche allora, quasi inascoltati.

In fondo neppure di fronte ai violenti la legge impone né permette di usare ritorsioni selvagge, figuriamoci sui cittadini civili e inermi. Ma questo, non riesce ancora ad entrare nella mente di chi si dichiara a difesa delle Istituzioni dello Stato e si ostina a negare inspiegabilmente la realtà.

Una cosa tanto semplice che fatica ad essere compresa: una coltre di coperture e giustificazionismi che non possono che peggiorare tutto e creare diffidenza e rancore tra i cittadini e le forze dell’ordine: cosa che pagherà poi il resto degli agenti, sicuramente maggioritario, che mai avrebbero agito a quella maniera.

Infine sul dialogo con l’Occidente e sugli antioccidentalismi: non è in gioco nella Chiesa un confronto costruttivo con l’Occidente, affatto, ma non si può pensare alla speranza evangelica contenuta tutta nello scandalo dell’ Occidente che vive a due passi da un mondo che muore: muore di malattie, di aids, di ignoranza, di sottosviluppo, di disprezzo totale dei diritti umani, di sfruttamento comunque condiviso dagli stessi potentati che vanno in giro a far conferenze e a magnificare ogni virtù di questa globalizzazione.

C’è poi un mondo povero qui tra i ricchi che non è invisibile e forse cresce, uno povero tra i poveri, dove i ricchi sono pochissimi, ed infine un rapporto tra i ricchi e i poveri, che oggi si incontrano, nelle nostre vie, approdati qui dai gommoni.

La Chiesa di Papa Wojtyla non ha smesso mai di dialogare con l’Occidente, non ha smesso mai di interpellarlo: ma attenzione, basta leggere alcune pagine tra le più importanti della dottrina sociale della Chiesa per capire che di sconti non ce ne sono, per nessuno: in particolar modo le encicliche "Centesimo Anno", e la "Sollecitudo rei socialis": dove il Papa dice che le risorse sono di tutti poiché Dio creatore le ha donate a tutta l’umanità, e chi ne è privato subisce un grave furto ma soprattutto viene violato nel suo diritto umano fondamentale.

Dove indica con chiarezza le strutture economiche, i sistemi politico-economici, che perversamente producono debiti su debiti per i paesi più poveri, dove lo scandalo del commercio delle armi imperversa e priva risorse per le spese alimentari e mediche o per le risorse tecnologiche, oltre a fomentare guerre e stragi come in Ruanda e Burundi, piuttosto che in Kosovo o in Medio Oriente, oppure il mercato chiuso all’accesso delle deboli offerte, dove a chi lavora vengono riservate le briciole nel passaggio globalizzato delle merci.

Ma gli Stati spesso sono andati per la loro strada, nell’assoluta sordità.

Il Papa in realtà, proprio per il suo prodigarsi per le strade del mondo,dove ha cercato di indicare una via più equa ai governanti di fronte alle enormi ingiustizie e tragedie, doveva essere lui il nono dei convitati al G8.

Un G9 o meglio G10 con l’ONU e poi di tutti gli altri non-grandi. Ma ci doveva essere non come vorrebbero gli osservatori che vedono la Chiesa o il Vaticano tra coloro che dovrebbero godere degli utili di una "globalizzazione reale" - Panebianco dice "Chiesa solidale con quel mondo di cui essa stessa è parte" - ma come profezia di "un’altra globalizzazione".

Il Papa seduto tra gli Otto poteva essere quella Chiesa che dice in nome di Cristo "Beati i poveri... beati gli assetati e affamati di giustizia... perché saranno saziati... Beati, perché di essi è il Regno dei Cieli

Che non solo indica, ma vive...

Una Chiesa che poteva far cadere senza violenza una zona rossa, che è divenuta oggi tragicamente la zona del sangue, mentre poteva essere la zona dell’incontro, dell’ascolto di chi ha soltanto la forza della voce, per chi non ha voce.

*Teologo Centro Studi Teologici - Milano

Fonte: IL DIALOGO - Da "l’Unità" di giovedì 9 agosto 2001



Sul tema, nel sito, si cfr. anche:

-  E si continua a dormire: una lettera del 2002!!! PER UNA SANA LAICITA’, UN SANO CRISTIANESIMO!!! DEPONIAMO LE ARMI, APRIAMO UN DIBATTITO TRA CATTOLICI E NON

-  LA CRISI DEL CATTOLICESIMO ROMANO E DELLA DEMOCRAZIA AMERICANA NON SI RISOLVE... RILANCIANDO UNA POLITICA OCCIDENTALE DA SACRO ROMANO IMPERO

-  L’AMORE NON E’ LO ZIMBELLO DEL TEMPO: "AMORE E’ PIU’ FORTE DI MORTE" (Cantico dei cantici: 8.6). Un omaggio a William Shakespeare e a Giovanni Garbini


*** BUONA GIORNATA A VICENZA*** BUONA GIORNATA ALL’ITALIA ***

-  Vicenza. Comunicato dal presidio permanente: «Stia lontano chi vuole delegittimare o cavalcare la nostra lotta»

http://ww2.carta.org/notizieinmovimento/articles/art_10372.html

-  «Il futuro è nelle nostre mani», dossier dei comitati No Dal Molin

http://www.carta.org/campagne/pace/vicenza/dossier.pdf


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