"La grandezza e la responsabilità della famiglia sono nel fatto che essa è la prima comunità di vita e di amore, il primo ambiente in cui l’uomo può imparare ad amare e a sentirsi amato, non soltanto da altre persone, ma anche, innanzitutto, da Dio. Per questo a voi genitori cristiani spetta di formare e custodire un focolare in cui germogli e maturi la profonda identità cristiana dei vostri figli: l’essere figli di Dio".
Giovanni Paolo II, Messico, 10 maggio 1990.
Vorrei partire da questa affermazione, l’affermazione di un grande Papa, per fare alcune brevi riflessioni sulla famiglia e, quindi, sulla società.
Mi chiedo, cosa ha portato la cultura del libertinaggio, dell’arrivismo a tutti i costi, dell’egoismo e della soddisfazione personale, il tutto nascosto dal nostro falso senso della tolleranza e del buonismo ? Cosa ha portato la cultura del divorzio se non il convincimento che "l’abbandonare" richieda molto meno fatica del "ricominciare" ? Dove sono finite le figure di riferimento ? Dove è finito il ruolo del padre, della sua autorità , del suo esempio? Dove sono finite quelle qualità di base che fanno di un uomo, un uomo leale e coerente ? Oramai è diventato tutto un party, una festa di condominio; ognuno mira alla propria soddisfazione, al proprio piacere, possibilmente senza fatica e soprattutto senza responsabilità.
La famiglia sana è costruita sull’amore, sulla felicità dell’altro, sulla fiducia reciproca, dove l’obbedienza diventa una virtù e non una costrizione.
Stiamo oggi raccogliendo i frutti di una semina iniziata oltre trenta anni fa con la cultura sessantottina e proseguita con l’approvazione del divorzio e l’istituzione delle "brigate bianche" (legge sull’aborto), proseguendo forse ancora (sperando di no!) con il SI ai referendum del 12-13 giugno.
Ecco cosa ha prodotto l’influsso del pensiero di sinistra :una cultura del permissivismo che afferma l’esistenza del solo "SI", del "SI" a tutto e per tutti. E allora perchè scandalizzarci di questi episodi ? Sono figli del pensiero dominante odierno, che priva la persona umana della propria capacità critica e la riduce a vittima delle proprie passioni, dei propri istinti, in uno stato di catalessi che può portarla a compiere atti così mostruosi.