Gli ingredienti ci sono tutti, il pasticcio è compiuto. Ancora non sappiamo dell’apertura d’un procedimento penale a carico della Patrizio, la nuova Franzoni di Casatenovo, al Nord. Quante altre ne verranno, mi chiedo, in questa nostra patria di giocatori e perfetti idioti, di amministratori ladri e donne per luci e quattrini, tv e seni modellati, zigomi rialzati, labbra macellabili e storie di triste e volgare mondanità, complici istituzioni, potenti e uomini annullati? Quanti mostri prodotti da un sistema politico e mediatico in cui non c’è più rispetto per la persona? Quanta ignoranza e quale modernità, quale emancipazione, quali basi per il futuro, qui, nel regno dell’orrendo e tragico fittizio, d’una informazione che costruisce a modino - come ha scritto Pippo Marra - identità e dinamiche politiche e sociali, cronache della follia, particolari, eccezioni? Come difenderci? Bruno Vespa è sicuramente già pronto per uno speciale in prima serata, col solito e illuminante Crepet, qualche bravo leguleio, possibilmente legato al parlamento, un analista del crimine, un prete eloquente, un’associazione di categoria e l’Auditel che registra dati eccezionali da passare al tg. Come lui, i colleghi, a raccogliere pareri sul posto, testimonianze, dettagli; a scavare nel passato della Patrizio, che già si scopre legata all’immagine (di modella), come scrive Grazia Mottola sul Corriere della Sera di oggi, ma solo per «guadagnare e comprare un’altra casa» - secondo l’amica Federica Capone. E poi le foto a Mediaset, ai settimanali, alle agenzie, che ritraggono l’innocente già sospettata o la colpevole d’un crimine inenarrabile in atteggiamento provocatorio, di richiamo, diremmo. Vagamente ricordando, ma assai vagamente, l’Adele di Klimt, se non fosse per lo sguardo, fra la propaganda d’un numero a valore aggiunto e quello che si offre ai primi piani nel talk, durante un un ballo malizioso. Senza ergerci a giudici nani o nani giudici, proviamo a valerci d’un certo corredo minimo di logica: versioni dei fatti che non tornano, possibilità, pressoché impossibili, d’una presenza invisibile che agisce e impedisce e, su tutto, la vita d’un bimbo, di un essere indifeso e privo d’ogni genere di responsabilità. Potrebbe risultare, insomma - salvo tutto e, soprattutto, il caso che clamorosamente ci sbagliamo, pur non volendo insinuare alcunché -, il giallo scontato della donna che cerca successo con la morte della sua creatura, di sé; l’intrigo semplice della perversione per cui la vita piena segue all’eliminazione, all’annientamento perfino d’una parte dei propri geni, riprodotti attraverso la pratica più antica e problematica che si conosca. Potrebbe essere l’epilogo d’una volontà per la potenza che non ha controllo: non parliamo di quello etico, già sepolto e retrò, ma alludiamo, sommessamente, a quello statale, dell’ordine costituito, come cantava De Andrè. Al di là del reale, di quello che potrebbe uscire fuori o restare per sempre in ombra, oltre i rilevamenti dei Ris e le congetture degli incaricati, mi pare che ci sia una verità evidente. Mi pare, cioè, che tutto sia, in questa storia, uno spettacolo necessario, un grande gioco dei ruoli consueti e una mostra quotidiana dell’insana avidità collettiva. Mi pare che ci sia guadagno per chiunque si getti in questo affare col gaudio di cavarne un’affermazione o qualcosa per andare avanti qualche giorno. Benché madre affranta, Maria Patrizio non si sottrae, suo malgrado, a questo teatro già classico.
Emiliano Morrone
Nota importante:
il pezzo è del 26 maggio scorso. Viene riproposto, con data aggiornata, solo per l’inatteso successo che ha avuto, statistiche alla mano. I fatti nel testo sono relativi alle conoscenze acquisite fino allo scorso 26 maggio. Forse, possono ancora interessare altri aspetti dell’articolo.
"La grandezza e la responsabilità della famiglia sono nel fatto che essa è la prima comunità di vita e di amore, il primo ambiente in cui l’uomo può imparare ad amare e a sentirsi amato, non soltanto da altre persone, ma anche, innanzitutto, da Dio. Per questo a voi genitori cristiani spetta di formare e custodire un focolare in cui germogli e maturi la profonda identità cristiana dei vostri figli: l’essere figli di Dio".
Giovanni Paolo II, Messico, 10 maggio 1990.
Vorrei partire da questa affermazione, l’affermazione di un grande Papa, per fare alcune brevi riflessioni sulla famiglia e, quindi, sulla società.
Mi chiedo, cosa ha portato la cultura del libertinaggio, dell’arrivismo a tutti i costi, dell’egoismo e della soddisfazione personale, il tutto nascosto dal nostro falso senso della tolleranza e del buonismo ? Cosa ha portato la cultura del divorzio se non il convincimento che "l’abbandonare" richieda molto meno fatica del "ricominciare" ? Dove sono finite le figure di riferimento ? Dove è finito il ruolo del padre, della sua autorità , del suo esempio? Dove sono finite quelle qualità di base che fanno di un uomo, un uomo leale e coerente ? Oramai è diventato tutto un party, una festa di condominio; ognuno mira alla propria soddisfazione, al proprio piacere, possibilmente senza fatica e soprattutto senza responsabilità.
La famiglia sana è costruita sull’amore, sulla felicità dell’altro, sulla fiducia reciproca, dove l’obbedienza diventa una virtù e non una costrizione.
Stiamo oggi raccogliendo i frutti di una semina iniziata oltre trenta anni fa con la cultura sessantottina e proseguita con l’approvazione del divorzio e l’istituzione delle "brigate bianche" (legge sull’aborto), proseguendo forse ancora (sperando di no!) con il SI ai referendum del 12-13 giugno.
Ecco cosa ha prodotto l’influsso del pensiero di sinistra :una cultura del permissivismo che afferma l’esistenza del solo "SI", del "SI" a tutto e per tutti. E allora perchè scandalizzarci di questi episodi ? Sono figli del pensiero dominante odierno, che priva la persona umana della propria capacità critica e la riduce a vittima delle proprie passioni, dei propri istinti, in uno stato di catalessi che può portarla a compiere atti così mostruosi.
Cosa centrano i valori della Chiesa con i comportamenti di alcuni uomini di chiesa ? La Chiesa è formata da uomini e gli uomini sbgaliano, peccano (durante la Santa Messa, lo ricordiamo: "Padre, non guardare ai nostri peccati, ma alla fede della tua Chiesa..").
La Chiesa non ha mai perseguitato gli omosessuali, (è sempre stata contraria alla PRATICA dell’omosessualità!) anzi li ha sempre difesi, affermando che gli omosessuali non sono necessariamente responsabili della loro condizione e che nessuno dovrebbe giudicare tali persone come inferiori !
La Chiesa ha sempre riconosciuto l’eguale dignità di tutte le persone, offrendo un’accoglienza materna a coloro che sperimentano tali inclinazioni (omosessuali).
Quindi, riflettiamo meglio, prima di scrivere sciocchezze.
Il terrorismo, poi, ha sempre avuto altre matrici (molto più vicine al tuo pensiero)