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Protagonismo

Maria Patrizio: storia d’una notorietà cercata. Ricercata

Un caso che assomiglia terribilmente al giallo nero di Cogne, in un’Italia minuta e grassa
lunedì 6 giugno 2005 di Emiliano Morrone
Gli ingredienti ci sono tutti, il pasticcio è compiuto. Ancora non sappiamo dell’apertura d’un procedimento penale a carico della Patrizio, la nuova Franzoni di Casatenovo, al Nord. Quante altre ne verranno, mi chiedo, in questa nostra patria di giocatori e perfetti idioti, di amministratori ladri e donne per luci e quattrini, tv e seni modellati, zigomi rialzati, labbra macellabili e storie di triste e volgare mondanità, complici istituzioni, potenti e uomini annullati? Quanti mostri (...)

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> Maria Patrizio: storia d’una notorietà cercata. Ricercata

giovedì 23 giugno 2005
La saga di Medea, confrontando la vicenda teatrale con gli elementi naturali, quegli stessi da cui il teatro ha preso forma e vita, non è un prodotto astratto. E’ vero che la logica pura consentirebbe, ad un intuito dall’estro particolarmente acuto, la sintesi fantastica si una vicenda del genere, ma non è, Euripide, profeta di questa moderna sciagura. Molto probabilmente, le valenze in uso fra le altre specie animali sono differenti da quelle del mammifero antropoide, ma l’attualità storica non proviene dalla sua precedente rappresentazione teatrale. Chi scrive non ha propriamente subito un’esperienza del genere, e nemmeno c’è andato vicino, ma all’età di undici anni, mia madre, durante un accesso d’ira, mi colpì ad una gamba con un paio di forbici. Nulla, logicamente, può giustificare un gesto del genere, però è possibile spiegarlo: il decadimento del matrimonio, la presa d’atto, e non di coscienza, del fallimento dei progetti adolescenziali, l’ostilità del piccolo paese dove andò a consumarsi la vicenda, la mancanza di un lavoro, e del reddito conseguente. Tutte queste valenze, inserite in un soggetto incapace di individuiarle, selezionarle e risolverle, hanno condotto lo stesso a cercare per quelle una via di sfogo. Preso in sé, il gesto delle forbici ha la stessa valenza di una pugnalata, ma se si ha ragione di credere che assai difficilmente una madre potrebbe fare una cosa del genere, allora bisogna sapere chi, piuttosto, sarebbe stata la vittima ideale. Fatta una corretta scansione dei personaggi, se ne può ricavare l’ex marito. tutto il resto può essere una questione di coincidenze, tali per cui, al momento del tracollo, il contenitore più vicino al soggetto instabile diventava il figlio di questa che, nella sua mente, lo interiorizzava non come figlio bensì come erede o rappresentante del marito transfuga. Tutto questo, però, che cosa c’entra con la vicenda Patrizio? C’entra assolutamente, con questa e tutte le sue consimili e la chiave di volta sta nel processo di sostituzione. Perchè nei confronti di una nevrosi, prima di pagarne il conseguente carico energetico, qualsiasi soggetto va a cercare il punto più vicino a sé per scaricare su questi l’intero fardello. Per altro, una condizione del genere già era stata visitata da Orwell, in "1984", quando a Winston Smith, chiuso nella gabbia insieme ai topi, faceva urlare di colpire Julia, la sua amata, l’altra parte di lui, il rappresentante di quel livello di intimità all’interno del quale il Partito intendeva mettere mano. E se si convalidasse il principio di sostituzione, andrebbe da sé l’applicarlo a tutti i personaggi della tragedia, in maniera da potere correttamente dedurre chi abbia ucciso cosa e per quale ragione sia stato più vantaggioso coinvolgere quella donna e suo figlio che non scontare privatamente la sofferenza del caso. Una sofferenza non nuova, nel senso che si tratta, sicuramente, del risultato di una proiezione prospettica di più antiche inquietudini che, volta per volta, sono andate a specchiare su piani successivi, ingrandendo, o approfondendo, sempre di più, fino alla soglia limite del gesto incontrollabile. Non un gesto inconscio, assolutamente no, ma consapevole e la cui struttura è perfettamente nota al suo attore che non è, come detto, la Patrizio ma qualcosa di non suo che lei ha valutato custodire che non isolare.

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