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Politica

L’AMACA di Michele Serra su "la Repubblica"

giovedì 22 febbraio 2007 di Vincenzo Tiano
I Cavalieri dell’Ideale
di MICHELE SERRA
SI CAPISCE, uno ha tutto il diritto di coltivare i suoi ideali integerrimi. E di sentirsi eletto dal popolo lavoratore anche se è stato spedito in Senato da una segreteria di partito. Uno ha tutto il diritto di rivendicare purezza e coerenza, così non si sporca la giacchetta in quel merdaio di compromessi e patteggiamenti che è la politica. Però, allora, deve avere l’onestà morale di non fare parte di alcuna coalizione di governo. E deve dirlo prima, (...)

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lunedì 16 maggio 2011

L’AMACA

di Michele Serra (la Repubblica, 15 maggio 2011, p. 30)

Se i figli delle vittime difendono i carnefici: Tobagi Alessandrini e Rossa stanno con Pisapia amico dei terroristi che uccisero i loro genitori”.

Vi prego di annotarvi questo titolo (prima pagina del “Giornale” di ieri) che è riuscito, dopo una vita che leggo i giornali, a farmi venire le lacrime agli occhi dal dolore. Avrei preferito scrivere: dall’ira, o dal disgusto. Ma era proprio dolore, dolore per la morte profanata, per gli affetti sconciati, per la verità brutalizzata, per quei tre padri e quei tre figli.

Tre padri di sinistra (il socialista Tobagi, il comunista Rossa, il magistrato progressista Alessandrini) ammazzati dal terrorismo rosso che odiava la sinistra democratica quasi quanto la odiano, oggi, quelli del “Giornale”. Tre figli rimasti di sinistra anche in memoria di quella lotta per difendere lo Stato e la democrazia, anche per onorare i loro padri. Che oggi si sentono rinfacciare di “difendere i carnefici dei loro genitori” - non so se riuscite a cogliere la leggerezza dell’accusa, ad apprezzare lo stile raffinato - perché votano a sinistra e non a destra, come farà mezza Milano, mezza Milano dunque “amica dei terroristi”. Perché comunisti, sinistra, terroristi, brigatisti, per questi avvelenatori della memoria, della storia, della politica, del giornalismo, sono la stessa cosa, lo stesso infame branco da spazzare via, come ripete del resto da vent’anni il loro capo.

Mi chiedo quanto irrisarcibile, incolmabile odio possa partorire un titolo così.


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