Inviare un messaggio

In risposta a:
Storiografia

FASCISMO E LEGGI PER LA DIFESA DELLA RAZZA (1938). De Felice, Mussolini, e la "percentuale" del 1932. Un saggio di Giorgio Fabre, in "Quaderni di storia", riapre la questione. Una nota di Roberto Roscani - a cura di pfls

domenica 11 marzo 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Trattamento diverso De Felice riservò ad altri documenti sul razzismo come ad esempio le carte inviategli da Marcello Ricci, uno degli estensori del Manifesto della razza (le consegnò per la cura e la pubblicazione ad un suo allievo, Mario Toscano, essendo lui ormai gravemente malato). Ma Razza e percentuale no. Eppure (o forse per questo) era proprio il testo che lo avrebbe costretto ad una revisione radicale della tesi di fondo che lo storico ha costruito attorno al tema del (...)

In risposta a:

> FASCISMO E LEGGI PER LA DIFESA DELLA RAZZA --- Gli intellettuali che vissero due volte. il viaggio nel fascismo (diSergio Romano)

domenica 8 febbraio 2015

Degli intellettuali italiani

il viaggio nel fascismo

risponde Sergio Romano (Corriere della Sera, 08.02.2015)

      • L’apertura di numerosi fascicoli dell’Archivio di Stato concernenti il Ventennio fascista sta portando alla luce un intricato viluppo di corruttele, nepotismo ed interessi personali che sembrano far impallidire l’attuale classe politica e la relativa società, non troppo civile. Al riguardo vorrei chiederle se corrisponda al vero che fior di intellettuali poi assurti al ruolo di icone della cosiddetta «intellighenzia salottiera» della sinistra militante, fossero a libro paga dell’odiato o adorato «puzzone». Le chiedo questo perché nei resoconti televisivi di questo singolare aspetto non si parla troppo, per non dire affatto, e ci si dedica ad evidenziare responsabilità certamente gravi come ad esempio il conflitto di interessi per criticare giustamente il fascismo ed il suo apparato, all’ombra del quale forse prosperavano i suoi futuri censori.
        -  Alberto Muratori

Caro Muratori,

Le consiglio la lettura del libro di Mirella Serri (Gli intellettuali che vissero due volte) pubblicato dalle edizioni Corbaccio dieci anni fa. È uno spaccato della vita intellettuale italiana nel corso di un decennio, dal 1938, l’anno dell’accordo di Monaco che regalò a Mussolini un grande consenso, e il 1948, l’anno delle prime elezioni politiche e del duello fra la Democrazia cristiana e il Fronte democratico popolare, un’alleanza dei socialisti di Pietro Nenni con i comunisti di Palmiro Togliatti.

Se il lettore avesse la pazienza di ricostruire, con l’aiuto di Mirella Serri, il percorso individuale degli intellettuali, scoprirebbe che molti collaboratori delle maggiori pubblicazioni culturali del regime figurano, dieci anni dopo, fra i sostenitori del Fronte. Tutti opportunisti e voltagabbana? Nel regime vi furono parecchi «stipendiati» e beneficiati. Ma un giudizio troppo drastico sarebbe ingeneroso e storicamente sbagliato. Il regime aveva i suoi porti franchi («Primato» di Giuseppe Bottai, le riviste di Leo Longanesi e Mario Pannunzio) in cui esistevano alcuni margini di libertà.

Molti intellettuali non esitavano a criticare il regime in conversazioni private, ma erano piuttosto frondisti che oppositori. Altri detestavano i ras e i gerarchi, ma riponevano le loro speranze in Mussolini. Altri ancora, come Elio Vittorini e Vasco Pratolini, credevano in un fascismo di sinistra in cui la corporazione avrebbe gradualmente sostituito la proprietà privata. Per questi ultimi, in particolare, il passaggio al comunismo fu sentito come il ritorno alla purezza ideologica di una forza politica che aveva smarrito la strada stringendo patti di convenienza con agrari e industriali.

L’intera questione divenne ancora più difficilmente decifrabile quando molti intellettuali, dopo la caduta del fascismo, cedettero alla tentazione di riscrivere il loro passato per esibire un certificato di immacolato antifascismo. Trovarono un complice in Togliatti, desideroso di ingrossare le file del partito e disposto a dimenticare il passato dei nuovi convertiti. Qualche intellettuale, come Ruggero Zangrandi, cercò di raccontare il proprio percorso in un libro intitolato Il lungo viaggio attraverso il fascismo. Ma molti altri preferirono tacere. Peccato. Le loro confessioni ci avrebbero aiutato a capire meglio quei tempi.


Questo forum è moderato a priori: il tuo contributo apparirà solo dopo essere stato approvato da un amministratore del sito.

Titolo:

Testo del messaggio:
(Per creare dei paragrafi separati, lascia semplicemente delle linee vuote)

Link ipertestuale (opzionale)
(Se il tuo messaggio si riferisce ad un articolo pubblicato sul Web o ad una pagina contenente maggiori informazioni, indica di seguito il titolo della pagina ed il suo indirizzo URL.)
Titolo:

URL:

Chi sei? (opzionale)
Nome (o pseudonimo):

Indirizzo email: