Un’inchiesta promossa dalla segreteria generale della CEI, nel 1974, ha portato a individuare nelle cause che la segreteria dei vescovi indica qui di seguito, la ragione della profonda crisi che avvolge il mondo cattolico italiano e che il referendum ha portato alla luce:
" [...] Correnti di pensiero prevalentemente dominate dalla ideologia marxista e tutte permeate da una antropologia unidimensionale.
[...]
Perdita di incidenza, in Italia, del pensiero cattolico; le strutture della cultura sono passate in altre mani.
[...]
una scarsa e disorganica assimilazione del Concilio, con false sperimentazioni e interpretazioni; con lentezza e ritardi da una parte; con precipitazioni spregiudicate dall’altra;
[...]
una "crisi di crescenza" della cultura teologica: sono prolificati libri, opuscoli, riviste, che hanno affrontato e diffuso problemi assai gravi di dottrina teologica e morale, senza i debiti fondamenti e la seria preparazione;
una penetrazione progressiva di idee, interpretazioni, terminologie a sfondo socio-politico e marxista e un’esclusione quasi sistematica della dimensione metafisica e di quella teologico-pastorale"
In questo contesto è stato affrontato il referendum contro il divorzio che, dice sempre la CEI, ha soltanto "evidenziato i mali della Chiesa in Italia e li ha esasperati", mostrando "un declino e un sottosviluppo della coscienza cristiana, che non ha saputo reagire al laicismo e al secolarismo, in stridente contrasto con lo stesso Vaticano II, che impegna il cristiano a portare nell’ordinamento della città terrena lo spirito del Vangelo, secondo l’insegnamento della Chiesa"
[Segreteria generale della CEI, Inchiesta sulla situazione ecclesiale in Italia. Sintesi delle relazioni delle Conferenze regionali e delle Commissioni episcopali, Roma, 10 ottobre 1974, in Enchiridion della Conferenza Episcopale Italiana, vol. 2 (1973-1979), EDB 1985, p. 545].