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Economia, politica, e società ...

L’ITALIA DEL LAVORO PRECARIO. QUESTIONI DI VITA: UN AGGIORNAMENTO. LAVORATORI ATIPICI, A TERMINE, PRECARI, IPER-PRECARI. "OCCUPATI" E "SCADUTI": TOTALE, QUATTRO MILIONI. Un "resoconto" (da uno studio dei dati dell’Istat e dell’Isfol) di Federico Pace - a cura di pfls

sabato 24 marzo 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Ma cosa si può fare per rendere meno difficile l’alternanza tra periodi di occupazione e periodi di non occupazione? Per Mandrone si deve partire soprattutto da un miglioramento dei servizi di intermediazione. “Servizi pubblici in primo luogo ma anche privati al fine di minimizzare i tempi di non occupazione. Investire in formazione durante tutta la vita lavorativa, per “essere sempre pronti “ per la domanda del mercato. Avere garanzie sulla continuità del reddito e (...)

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> L’ITALIA DEL LAVORO PRECARIO. QUESTIONI DI VITA: UN AGGIORNAMENTO. LAVORATORI ATIPICI, A TERMINE, PRECARI, IPER-PRECARI. "OCCUPATI" E "SCADUTI": TOTALE, QUATTRO MILIONI. Un "resoconto" (da uno studio dei dati dell’Istat e dell’Isfol) di Federico Pace - a cura di pfls

mercoledì 13 agosto 2008

i lavoratori precari non hanno solo il problema del non rnnovo del contratto ma anche del trattamento che ricevono sul posto di lavoro. Essendo continuamente minacciati dal timore del non rinnovo, sono di fatto in una istuazione di schiavitu’ con tutti i doveri e nessun diritto. Per questo motivo e’ per loro praticamente impossibile prendere iniziative concrete e partecipare ad azioni di protesta. qualsiasi forma di ’insubordinazione" e’ un pretesto per non rinnovare il contratto. Questa immobilita’ e’ dovuta anche alla sensazione (purtroppo e’ piu’ un’evidenza) del fatto che nessuno sciopero e nessuna azione ha finora portato ad un miglioramento delle loro condizioni. Queste persone non hanni fiducia ne’ nella classe dirigente (che sembra vivere in un’altra dimensione senza conoscere concretamente la quitidianita’ di chi vive con 800 euro) ne’ nei sindacati. La soluzione per molti e’ quella di cercare fortuna all’estero, in una situazione che ricorda molto quella dei loro nonni che lavoravano nelle miniere del Belgio. Con la differenza che qui spesso si parla di persone laureate e qualificate che all’estero trovano invece la loro stabilita’.

altro punto riguarda i lavoratori non precari ma i cui stipendi non permettono uno stile di vita indipendente. Concretamente parlando nel 2008 occorrono almeno 2000 euro per avere uno stile di vita normale, senza eccessi; questo se non si ha una famiglia a carico. In molte citta’ (per lo meno del nord) gli affitti si aggirano intorno ai 700 euro che sono anche lo stipendio di una grande fetta dei lavoratori. poi ci sono le spese, l’alimentazione ecc. Rimane anche il fatto che moltissime persone hanno investito in cultura e hanno studiato diversi anni all;universita’ ecc acquisendo competenze per poi essere disoccupati, precari o lavoratori sotto i 1000 euro. In pratica gli anni investiti in formazione non sono riconosciuti, cosa che invece avviene in molti paesi del nord Europa ed anche in alcuni paesi del sud.

Purtroppo temo che la situazione non abbia una risoluzione immediata e che questa possa venire solo da un cambiamento drastico delle leggi vigenti e soprattutto tramite controlli seri della qualita’ dell’ambiente di lavoro onde prevenire situazioni di mobbing e discriminazioni tra tipologie di lavoratori.


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