L’altra faccia del lavoro a termine
sono un milione i precari “scaduti”
Tanti in Italia gli atipici che non hanno più un’occupazione e cercano disperatamente un posto. Tra loro, contratti a termine non rinnovati, collaborazioni chiuse e partite Iva senza più un impiego. Se sommati ai precari “al lavoro” si arriva a 3milioni e 800mila. I risultati di uno studio di due ricercatori italiani di Isfol e Istat. LAVORATORI PRECARI: scaduti e non. BLOG: racconta la tua esperienza
di FEDERICO PACE *
Il tasso di disoccupazione diminuisce. Il clima del mercato del lavoro pare tornare al bel tempo. Eppure qualcosa nei conti continua a non tornare. Soprattutto a chi il lavoro flessibile lo vive sulla propria pelle. Le cose sembrano essere più complicate di quanto non siano a prima vista. Sì, perché la vitalità mercato del lavoro, se si esclude l’effetto della regolarizzazione dei lavoratori immigrati, sembra ruotare soprattutto intorno ai contratti a termine. Nell’ultimo trimestre, dice l’Istat, i nuovi posti sono 333mila. Di questi 191mila sono contratti a tempo determinato. Contratti che finiscono per scadere. Contratti che non sempre offrono un percorso verso la stabilizzazione (leggi le storie e dì la tua).
E una volta scaduto il contratto, il lavoro non c’è più. Solo per questo si smette di essere precari? No, certo che no. Anzi si diventa iper-precari. Precari all’ennesima potenza. Ma quanti sono gli italiani che oggi si ritrovano a piedi per colpa di una collaborazione che non è stata rinnovata? Quanti sono i giovani e i meno giovani che sono dovuti uscire una sera dai cancelli delle imprese per non tornarci all’indomani perché il contratto è scaduto? Secondo lo studio "Quanti sono i lavoratori precari" realizzato da due ricercatori italiani (Emiliano Mandrone dell’Isfol e Nicola Massarelli dell’Istat), il numero dei lavoratori precari non più occupati arriva quasi a un milione. Per la precisione 948mila uomini e donne (vedi tabella). Non uno di meno. Da soli potrebbero popolare una città. “I risultati di questa analisi - ci spiega Mandrone - sono elaborati esclusivamente da due fonti ufficiali: la Rilevazione Continua sulle Forze Lavoro dell’Istat e la nuova indagine PLUS realizzata dall’Isfol in collaborazione del Ministero del Lavoro.” Il contributo è importante. I due autori hanno cercato di arrivare soprattutto a dare un numero certo e attendibile relativo a quell’inafferrabile magma formato dai lavoratori precari.
In tutto, tra collaboratori, partite Iva, dipendenti a termine - occupati e non più occupati - si arriva a quasi quattro milioni (vedi tabella). Una galassia che sembra farsi sempre più grande e dove i singoli satelliti non riescono mai a trovare un’orbita stabile intorno a un impiego. E tra questi quelli con l’orbita più incerta sono proprio gli iper-precari, i precari non occupati, una nuova categoria a cui gli autori dello studio ci invitano a prestare molta attenzione.
“Ci sembrava che le stime sul precariato che circolavano - ci ha detto Nicola Massarelli ricercatore Istat - avessero il grave difetto di considerare soltanto le persone occupate, seppure con contratti di natura temporanea. È invece insita in un modello di mercato del lavoro flessibile la possibilità che a periodi di occupazione se ne alternino altri di non occupazione. A nostro avviso, quindi, occorre conteggiare tra i precari sia le persone che lavorano con forme contrattuali a termine, sia quelle che non hanno più un lavoro proprio perché ne hanno perso uno precario e che al tempo stesso stanno cercando un nuovo lavoro. I precari non più occupati sono tanti e sono quelli che più necessitano di adeguati ammortizzatori sociali.”
La gran parte di loro sono persone che si sono trovate costrette ad accettare dei contratti a termine e che sono state invitate ad uscire dalla vita dell’impresa. In tutto 789mila. Tutte persone che per lo più i contratti a termine non li avevano di certo scelti. Persone che ai contratti a termine alle dipendenze erano approdati solo perché a loro non veniva proposto altro. Ma quali sono le ragioni di questa esplosione continua nelle imprese dei contratti a termine alle dipendenze? “Il lavoro temporaneo - spiega Massarelli - si presenta con molte facce, e ogni fattispecie contrattuale risponde ad esigenze diverse. Le forme di rapporto di lavoro alle dipendenze con una scadenza sono molte, dal lavoro interinale ai contratti a termine, dall’apprendistato ai contratti di inserimento lavorativo e via discorrendo. Complessivamente, tutte queste fattispecie interessano un numero di persone maggiore dei contratti di collaborazione. Il successo dei contratti a termine è solo in parte dovuto alla flessibilità che essi assicurano alle imprese. Un elemento che sicuramente ricopre un peso rilevante è costituito dal loro costo, che per le imprese è generalmente inferiore rispetto ai normali contratti a tempo indeterminato.”
La difficile sostenibilità sociale di questo fenomeno si acuisce se si pensa che il fenomeno non riguarda solo i giovani. “La precarietà lavorativa - prosegue Massarelli - coinvolge prevalentemente i giovani nella fase di ingresso del mercato del lavoro. Le forme contrattuali flessibili stanno però prendendo sempre più piede anche tra le persone non più giovanissime. La non trascurabile incidenza del lavoro temporaneo tra le persone di 40-45 anni evidenzia la possibilità che questo finisca per costituire una vera e propria trappola della precarietà piuttosto che una via di accesso al lavoro con la elle maiuscola.”
Molti affermano che che quella del lavoro a termine sia una situazione temporanea e questo status porti verso contratti più stabili. Ma quante possibilità hanno davvero queste persone di entrare nel mercato del lavoro a tempo indeterminato? Quali sono le variabili che entrano in gioco nel determinare il destino di questi lavoratori? “Ovviamente i contratti a termine sono anche un’occasione per accedere al mercato del lavoro più stabile - dice Mandrone - tuttavia il tasso di conversione di occupazioni precarie verso lavori stabili è sempre più basso e il momento della trasformazione del contratto sempre più posticipato nel tempo. Inoltre non sono esposti tutti i lavoratori in maniera proporzionale: i lavoratori del Mezzogiorno, i giovani, le donne e gli over50 (che hanno perso l’occupazione) corrono rischi maggiori di avere occupazioni precarie e di avere esiti occupazionali meno favorevoli.”
Significativo, ma forse meno di quanto si pensasse, il gruppo di coloro che si sono visti scadere il contratto di collaborazione senza un rinnovo. Tra collaboratori occasionali e a progetto o co.co.co del pubblico ci sono infatti 120mila persone che sono già alla ricerca di un lavoro e sono pronte ad accettarlo immediatamente. Ancora minore, ma pure significativo, il numero di quelli con partita Iva: 38 mila i “senza impiego”. Gli occupati in questa categoria oggi sono invece pari a 365 mila.
Ma cosa si può fare per rendere meno difficile l’alternanza tra periodi di occupazione e periodi di non occupazione? Per Mandrone si deve partire soprattutto da un miglioramento dei servizi di intermediazione. “Servizi pubblici in primo luogo ma anche privati al fine di minimizzare i tempi di non occupazione. Investire in formazione durante tutta la vita lavorativa, per “essere sempre pronti “ per la domanda del mercato. Avere garanzie sulla continuità del reddito e la contribuzione previdenziale nei periodi di non occupazione. Inoltre è sempre più necessario attivare procedure di selezione formali per garantire a chi investe nel proprio capitale umano migliori chance occupazionali.”
* la Repubblica, 23 marzo 2007
PRECARI
Napolitano: "Rispondere ai giovani
che vivono instabilità e incertezza"
Messaggio del presidente della Repubblica per la presentazione a Roma dell’associazione "Generazioninsieme". "Indispensabili per la crescita la salvaguardia e la valorizzazione del capitale umano e delle risorse di creatività e innovazione" *
ROMA - "In una corretta visione di uno sviluppo sostenibile e nel rispetto del principio fondamentale di solidarietà, i rapporti di responsabilità e fiducia fra le generazioni costituiscono le basi essenziali per assicurare una effettiva integrazione tra patrimoni di esperienze, valori e ideali, e per corrispondere alle esigenze e alle aspettative di tanti giovani che vivono una condizione di instabilità e incertezza nel loro futuro". Lo afferma il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della presentazione a Roma, presso la sede del Cnel, dell’Associazione "Generazioninsieme".
"Gli autorevoli contributi in programma, con il rilevante apporto di giovani ricercatori, testimoniano la ricchezza ed importanza degli obiettivi che si propone il vostro sodalizio", premette il capo dello Stato nel suo messaggio. E poi: "Come ho avuto modo di sottolineare in più occasioni, un deciso e accresciuto impegno per la salvaguardia e la valorizzazione del capitale umano del nostro Paese e delle sue risorse di creatività e d’innovazione è condizione indispensabile per assicurare una equilibrata crescita economica e la stessa tenuta del tessuto civile e sociale".
"In una corretta visione di uno sviluppo sostenibile e nel rispetto del principio fondamentale di solidarietà, i rapporti di responsabilità e fiducia fra le generazioni costituiscono le basi essenziali per assicurare una effettiva integrazione tra patrimoni di esperienze, valori e ideali, e per corrispondere alle esigenze e alle aspettative di tanti giovani - conclude Napolitano - che vivono una condizione di instabilità e incertezza nel loro futuro".
* la Repubblica, 22 giugno 2011
Rabbia dei precari 4 giorni di proteste. In collegamento con Spagna e Grecia, anche in Italia esplode la rivolta degli invisibili
Manifestazione a Montecitorio
Domani anche i precari italiani partecipano alla giornata di protesta collettiva
La rivolta di piazza andrà avanti fino al 22, giorno in cui si approva il decreto sviluppo
«Indigniamoci», in piazza la parte migliore dell’Italia
Come nel resto d’Europa, domenica 19 giugno anche l’Italia vivrà la sua giornata d’indignazione collettiva. E a proclamarla è la classe più sfruttata, tenuta ai margini della società: i precari.
di Luciana Cimino (l’Unità, 18.06.2011)
Come nel resto d’Europa, domenica 19 giugno anche l’Italia vivrà la sua giornata d’indignazione collettiva. E a proclamarla è la classe più sfruttata, tenuta ai margini della società e da qualche giorno anche vilipesa dal governo: i precari. In connessione con quanto avverrà lo stesso giorno nelle piazze greche, spagnole e francesi che protesteranno contro la gestione della crisi economica mondiale, dalle ore 18 piazza Montecitorio a Roma e, per ora, piazza Mercanti a Milano si uniranno alla lotta promossa dai movimenti europei.
Davanti al Parlamento, dunque, si ritroveranno i lavoratori precari che si riconoscono intorno ai punti di San Precario, quelli auto organizzati della Pubblica Amministrazione, i giornalisti precari, i lavoratori e le lavoratrici dello spettacolo in protesta che proprio in settimana hanno occupato lo storico teatro Valle. «Verremo da tutta Italia in rappresentanza degli circa 150 mila precari della scuola - spiega Francesco Cori, del Coordinamento precari scuola - porteremo le tende e un camper, puntiamo ad andare avanti fino al 22». E cioè il giorno dell’approvazione del decreto sviluppo.
Contestata è la norma del decreto che in sostanza abolisce la possibilità di ricorso da parte dei precari, previsto invece dalla normativa europea. «È una cosa gravissima continua Cori in questo modo non esiste nessun principio che sancisce la fine del precariato, al contrario si stabilisce che può durare in eterno. Il decreto sviluppo attacca noi della scuola ma riguarda i precari in generale. Ma protestiamo già da oggi anche contro tutte le manovre fatte a danno le scuola pubblica». Il giorno dopo, “il clou” della protesta. «L’assemblea poi deciderà se rimanere a oltranza in piazza», dice Rafael di San Precario.
Ad acuire la tensione, poi, l’intervento del ministro Brunetta. Quel «voi siete l’Italia peggiore» all’indirizzo dei precari, pronunciato qualche giorno fa e rilanciato in maniera esponenziale dai social network, ha fatto saltare il coperchio a una pentola che ribolliva da mesi. «La nostra grande visibilità in questo momento ci consegna la responsabilità di lanciare la piazza dell’indignazione precaria. Su web e social network ci siamo ripresi un diritto di parola negato, adesso ci incontriamo per dare corpo e anima alla nostra indignazione contro la precarietà delle nostre vite».
In piazza ci sarà anche Maurizia Russo Spena, la precaria dell’agenzia del Ministero del lavoro, Italia Lavoro, che con il suo intervento al convegno ha scatenato la reazione scomposta di Brunetta: «Stiamo puntando in alto. Non ci basta avere un lavoro retribuito chiediamo la dignità, l’accesso ai servizi e di partecipare. Abbiamo deciso dopo l’intervento del ministro di legarci ad alte realtà di precariato e vittime della crisi per rilanciare la protesta e parlare precarietà dell’esistenza non solo del lavoro», commenta. Ma la giornata dell’indignazione vuole essere soprattutto un messaggio di sfratto per Berlusconi, con firma dei precari. «Il 21 il Parlamento è chiamato a votare la fiducia da questo governo sfiduciato inequivocabilmente e dal basso dalla maggioranza delle cittadine e dei cittadini con il voto referendario - si legge nell’appello Proponiamo all’Italia precaria l’assedio sociale e civile del Parlamento. Perché la sfiducia che abbiamo già lungamente espresso a questo governo e alle politiche che ovunque vogliono far pagare ai molti la crisi di pochi, si imponga definitivamente».
Il ministero manda a casa 20 mila insegnanti e le scuole non potranno garantire molti servizi
di Chiara Paolin (il Fatto, 18.06.2011)
Anche stamattina qualcuno andrà in sala professori e dirà: io sciopero. Ma saranno pochi e stanchi, perché ormai la scuola è un campo di battaglia dove le vittime cadono a decine di migliaia e nessuno riesce più a capire quale possa essere la forma di protesta più utile. In Liguria, nel Lazio, in Piemonte, i sindacati di base tengono duro e rallentano gli scrutini, ma è una lotta sempre più disperata dal momento che la prospettiva è chiara: indebolire il comparto pubblico per far risaltare sempre più le prestazioni - a pagamento - dei privati. “Abbiamo capito tutti come funziona ormai - spiega Barbara Battista, insegnante di informatica in un istituto tecnico e sindacalista Usb -. Negli ultimi tre anni sono stati eliminati 87 mi-la insegnanti - di cui 20 mila sono l’ultima tranche di cui ha parlato ieri il Fatto - e 45 mila tecnici, ma il guaio vero è un altro: nello stesso periodo ci siamo persi 68 mila posti a tempo determinato. Cioè, contrariamente a quanto sempre promesso da Gelmini e Tremonti, non si è affatto deciso di intervenire sui precari (che calano solo dell’1 per cento) ma sui ruoli stabili. Dal 2005 al 2015 avremo circa 300 mila pensionamenti: quanti di questi diventeranno nuove assunzioni? Per ora, nessuno”. Un duro colpo all’occupazione, in un settore dove lo Stato non ha mai previsto incentivi o cassa integrazione. E soprattutto un disagio che ricade dritto dritto sugli utenti. “Al Sud poi non ne parliamo, ci sarebbe da ridere se non fosse che ci vanno di mezzo i ragazzi - dice Santo Molino, preside del polo scolastico di Librino, quartiere popolare di Catania -. Noi siamo l’unico istituto della provincia che per l’anno prossimo avrà confermate le classi di orario prolungato, ma al momento ho solo la certezza della fascia pomeridiana e non del corpo docente. Cioè mi dicono: puoi continuare a tenere gli alunni a scuola, ma non sappiamo ancora chi si occuperà di loro. Però in provincia ci sono 260 insegnanti di ruolo senza più cattedra: li useranno come tappabuchi, e sono tutti professionisti eh, mica ragazzini. Qualcuno arriverà anche da noi, almeno spero”.
ESEMPI concreti: gli istituti tecnici, invece di 36 ore di laboratorio, ne faranno 30. Quindi, migliaia di insegnanti diventano inutili. Oppure: classi accorpate da 28 studenti, passando da tre sezioni a due, e vai coi tagli. Oltretutto, se gli alunni sono più di 20, diventa impossibile inserire un disabile. L’ultimo caso, pochi giorni fa, in una scuola elementare del centro di Roma: Antonella non trovava posto in nessuna classe vicino casa, e il dirigente scolastico, temendo un’azione legale al Tar, ha ceduto riducendo a 20 una scolaresca (e ributtando sulle altre classi i 6 bimbi di troppo). Il Coordinamento delle Scuole elementari di Roma è furibondo: “A fronte di un aumento di nuove iscrizioni in città di 1.636 alunni, sono state tagliate 111 classi già funzionanti e le nuove richieste di tempo pieno (52 classi) non sono state soddisfatte - spiega una nota -. Nella quasi totalità delle scuole di Roma e provincia non sono stati assegnati gli insegnanti specialisti di Inglese. I docenti di sostegno in organico di diritto sono stati assegnati con un rapporto di 1 ogni 4 alunni. A ogni istituzione scolastica è stato ridotto l’organico docenti di almeno una unità, a prescindere dalle classi assegnate”. Per questo il coordinamento invita tutti i genitori a inviare cartoline poco vacanziere al ministero dell’Istruzione specificando che “La scuola è un bene comune, come l’acqua”.
“NON SO PER quanto” insiste Barbara Battista, già pronta alla prossima denuncia. Consegnata direttamente al Senato: “La settimana scorsa ci hanno convocato per una consultazione e noi abbiamo approfittato per raccontare un fatto inedito. In alcune commissioni d’esame che si apprestano a svolgere le prove di Stato saranno impiegati insegnanti pagati a cottimo. Cominciando a scarseggiare il corpo docente, e volendo evitare le spese normalmente previste per rimborsare la funzione, si fa ricorso a contratti per personale esterno che verrà pagato 15 euro a ragazzo. Non sto parlando di scuole private, parificate , diplomifici e cose del genere, ma di normalissimi istituti pubblici”. Del resto, 15 euro sono una bella cifretta nella scuola del 2011: è quanto percepiranno i presidenti di commissione per l’esame della terza media. Mica a ragazzo: in tutto. Per diversi giorni di lavoro e (anche) 10 classi da valutare. Gli uffici scolastici, fioccando le defezioni, stanno disperatamente convocando insegnanti e dirigenti già in pensione. Meglio che i giovani capiscano subito cosa li aspetta per il futuro.
Brunetta non risponde ai precari: ’’Siete l’Italia peggiore’’
Durante il Convegno Nazionale dell’Innovazione svoltosi a Roma, alcuni lavoratori appartenenti alla Rete precari della Pubblica Amministrazione hanno chiesto di rivolgere una domanda al ministro. "Siete la parte parte peggiore dell’Italia, con voi non parlo", la sua reazione. Brunetta se n’è poi andato con l’auto blu evitando ogni confronto. Tensione fra i lavoratori e la scorta del ministro (video del Comitato In-dipendenti per la P.A., Punti San Precario Roma)
* la Repubblica, 14 giugno 2011.
GOVERNO
Insulti ai precari, scoppia il caso Brunetta
Bersani: "Estremista e preoccupante"
Il ministro della Funzione pubblica ripreso in un video in cui definisce i precari "L’Italia peggiore". Il segretario del Pd: "Lui e il governo non comprendono i cambiamenti del paese e della società". Donadi, Idv: "Andrà a casa". La Cgil: "Offesa per tutti i lavoratori". Critiche anche dalla maggioranza. La replica del ministro: "Azione mediatica premeditata. Ribadisco, siete l’Italia peggiore, ridirei tutto". Domani presidio dei precari al ministero *
ROMA - "Hanno divorziato dalla realtà. E stanno perdendo la testa". Non si fanno attendere le reazioni al comportamento di ieri del ministro Brunetta, ripreso in un video 1girato a margine di un convegno a Roma nella "Giornata dell’Innovazione". Al termine dell’incontro un gruppo di precari chiede la parola, che gli era stata accordata in precedenza. E malgrado la cortesia con cui i giovani erano arrivati sul palco, al solo udire la parola "precari" il ministro è sbottato e se n’è andato, definendoli "L’Italia peggiore". Quindi ha abbandonato la scena in macchina, rischiando anche di investire un membro del gruppo.
VIDEO: BRUNETTA E I PRECARI 2 - BRUNETTA A LA7 3
LA REPLICA DEL MINISTRO 4
Ospite di Otto e mezzo a La7, Brunetta ha poi rincarato la dose 5: "Basta con la retorica del precariato, ci vuole concretezza. Ogni tanto c’è una madre che si lamenta con me perchè suo figlio non trova lavoro, ma quando le dico: ’bene, allora domani mattina alle 5 vada ai mercati generali a scaricare le cassette’, lei risponde sempre no. Quello è il modo migliore se vuole lavorare, scaricare la cassette, per tutti gli italiani", ha concluso. Intanto, sulla pagina Facebook di Brunetta crescono le risposte al comportamento del ministro. E per domani alle 18.00 è previsto un presidio dei precari davanti al ministero della Funzione Pubblica, con l’obbiettivo di "dire al ministro che l’Italia peggiore è fatta da chi insulta questo paese", secondo gli organizzatori. Che aggiungono: "Chi non se ne va, chi studia, chi lavora, chi lotta per i proprio diritti rappresenta l’Italia migliore. Un’Italia che vuole rispetto".
Bersani: "Ha divorziato dalla realtà". Per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, Renato Brunetta esprime "il divorzio tra il governo e la realtà che si è visto in questi mesi". Secondo Bersani, "Nelle espressioni estreme di Brunetta e non solo sue è evidente la profonda incomprensione di quanto sta avvenendo nella scietà italiana. Mettendo in fila gli avvenimenti degli ultimi mesi, tutto segnala una realtà profonda che si muove. E quando un governo, con la sua punta estrema Brunetta, mostra questo limite, c’è da essere preoccupati". Il segretario conclude: "è la discussione interna al centrodestra che non tiene conto della più grande crisi economica del dopoguerra". A Bersani fa eco il presidente del gruppo Pd al Senato Anna Finocchiaro, che dice: "Dichiarazioni indecenti. Evidentemente il governo non ha recepito il messaggio delle urne".
Alle parole del segretario si aggiungono quelle di Stefano Fassina, responsabile economia e lavoro del Pd: "Dichiarazioni inaccettabili. Se avesse un minimo senso delle istituzioni, Brunetta dovrebbe dimettersi".
Vendola: "Regressione civile". Il presidente di Sinistra Ecologia Libertà Nichi Vendola commenta il caso Brunetta: "Il comportamento e le parole usate ieri in diversi episodi da parte del ministro Brunetta sono inaccettabili, di fronte alla situazione dei precari, di fronte ad un tema che costituisce un’autentica tragedia sociale". Prosegue Vendola: "E’ inaccettabile perchè non si può liquidare con volgarità un problema che interroga la coscienza civile e democratica del nostro Paese. Il dramma della precarietà viene evocato dal Pontefice come da Draghi come una vera e propria piaga sociale. Gli atteggiamenti del ministro Brunetta sono altri segni della regressione civile che ha contraddistinto il governo delle destre in Italia". Critiche anche da Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione Comunista: "Brunetta, non contento di licenziare i precari adesso li insulta anche. Eppure esiste una strada semplice per assumere i precari del pubblico impiego: basta dimezzare gli stipendi dei parlamentari e chiudere gli enti inutili che Brunetta e i suoi amici si guardano bene dal chiudere".
Bonelli (Verdi): "E’ solo un violento". Il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli risponde al ministro: "Brunetta è solo un violento: si dimetta e vada lui a scaricare le cassette ai mercati generali. La sua presenza al governo è inacettabile: non si è mai visto un ministro della Repubblica che insulta milioni di precari che non possono programmare la loro esistenza e le loro famiglie che ogni giorno devono confrontarsi con problemi enormi".
Donadi: "Gli italiani lo manderanno a casa". Arriva anche il commento di Massimo Donadi, capogruppo Idv alla Camera: "Renato Brunetta è un pessimo ministro che, oltre a far male il proprio compito, incendia gli animi con dichiarazioni inaccettabili ed offensive. In un Paese normale non gli sarebbe stato consentito di occupare la poltrona così a lungo, ma ci penseranno gli italiani a mandarlo a casa". Anche Leoluca Orlando commenta il comportamento del ministro: "Brunetta è indegno del suo ruolo. L’ignobile offesa fatta ieri ad alcuni precari, che volevano semplicemente conferire con lui, è vergognosa e inqualificabile".
Cgil: "E’ lui l’Italia peggiore". Secondo Fabrizio Fratini, segretario nazionale Fp Cgil, quella di ieri di Brunetta sui precari è "l’ennesima scenata del ministro che, intollerante come sempre a ogni forma di dissenso. Un atto volgare che offende i lavoratori tutti, non solo quei precari", scrive Fratini in una nota. E conclude: "A proposito delle Italia peggiore, avremmo da suggerirgli un bersaglio più idoneo per le sue battute di caccia mediatiche: l’Italia che bandisce concorsi ma che non assume i giovani che li vincono".
Critiche dalla maggioranza. Costanza Castello, coordinatrice nazionale dei Club di Forza del Sud, prende le distanze dal ministro: "Se Brunetta non è capace di equiparare diritti e doveri dei lavoratori italiani, eviti almeno di ergersi a detentore di un punto di vista privilegiato sul mondo, si faccia da parte e si dimetta". Una posizione simile anche per Marco Pugliese, coordinatore regionale per la Campania: "Trovo alquanto indecoroso le parole pronunciate da Brunetta. Forse anche per questo oggi la maggioranza in Parlamento è precaria".
Alle critiche di FdS si aggiungono quelle di Arturo Iannaccone, deputato dei Responsabili: "Dal ministro della Funzione pubblica ci aspettiamo che si scusi con i giovani precari, e che proponga delle soluzioni concrete ai problemi di chi è senza lavoro, in particolare nel Sud".
Brunetta: "Ridirei tutto, siete l’Italia peggiore". Arriva la replica del ministro, anche in video 6, e smentisce le accuse ai precari in generale, specificando di aver rivolto le sue parole al gruppo presente nel luogo del convegno. Dice Brunetta: "I fatti, innanzitutto. Al termine del mio intervento, una signora tra il pubblico ha chiesto di poter prendere la parola. Le ho chiesto di salire sul palco, ma ho preferito lasciare la sala quando ho capito che la signora intendeva sollevare il problema dei precari nella Pubblica Amministrazione: un argomento non solo estraneo al tema del convegno ma che avrebbe richiesto bel altro tempo e ben altra attenzione. A quel punto da parte di alcuni suoi sodali sono iniziati a volare insulti accompagnati dall’esposizione di un grande striscione di protesta, a riprova di quanto la loro azione fosse stata premeditata con cura a fini mediatici. Da qui il mio duro giudizio su lorsignori (non certo sui precari tout court), che ribadisco con forza: siete l’Italia peggiore" . Il ministro prosegue: "L’Italia peggiore è quella di quanti, non avendo di meglio da fare, irrompono sistematicamente in convegni e dibattiti per interrompere i lavori, insultare i presenti e riprendere la loro bravata con una telecamerina per poi passare subito il video ai giornali amici, che notoriamente pullulano di precari". Brunetta non risparmia nessuno e conclude: "L’Italia peggiore è di quanti si nascondono compiacenti dietro questi signori, come Bersani e Orlando, sostenendoli in maniera strumentale pur senza conoscere argomenti e fatti. L’Italia peggiore è quella che usa la Rete come un manganello per agguati squadristici, senza aver nulla da dire. Che pena". E in serata dal ministro arriva un’ulteriore precisazione: "Ridirei tutto".
* la Repubblica, 15 giugno 2011 (Ripresa parziale).
i lavoratori precari non hanno solo il problema del non rnnovo del contratto ma anche del trattamento che ricevono sul posto di lavoro. Essendo continuamente minacciati dal timore del non rinnovo, sono di fatto in una istuazione di schiavitu’ con tutti i doveri e nessun diritto. Per questo motivo e’ per loro praticamente impossibile prendere iniziative concrete e partecipare ad azioni di protesta. qualsiasi forma di ’insubordinazione" e’ un pretesto per non rinnovare il contratto. Questa immobilita’ e’ dovuta anche alla sensazione (purtroppo e’ piu’ un’evidenza) del fatto che nessuno sciopero e nessuna azione ha finora portato ad un miglioramento delle loro condizioni. Queste persone non hanni fiducia ne’ nella classe dirigente (che sembra vivere in un’altra dimensione senza conoscere concretamente la quitidianita’ di chi vive con 800 euro) ne’ nei sindacati. La soluzione per molti e’ quella di cercare fortuna all’estero, in una situazione che ricorda molto quella dei loro nonni che lavoravano nelle miniere del Belgio. Con la differenza che qui spesso si parla di persone laureate e qualificate che all’estero trovano invece la loro stabilita’.
altro punto riguarda i lavoratori non precari ma i cui stipendi non permettono uno stile di vita indipendente. Concretamente parlando nel 2008 occorrono almeno 2000 euro per avere uno stile di vita normale, senza eccessi; questo se non si ha una famiglia a carico. In molte citta’ (per lo meno del nord) gli affitti si aggirano intorno ai 700 euro che sono anche lo stipendio di una grande fetta dei lavoratori. poi ci sono le spese, l’alimentazione ecc. Rimane anche il fatto che moltissime persone hanno investito in cultura e hanno studiato diversi anni all;universita’ ecc acquisendo competenze per poi essere disoccupati, precari o lavoratori sotto i 1000 euro. In pratica gli anni investiti in formazione non sono riconosciuti, cosa che invece avviene in molti paesi del nord Europa ed anche in alcuni paesi del sud.
Purtroppo temo che la situazione non abbia una risoluzione immediata e che questa possa venire solo da un cambiamento drastico delle leggi vigenti e soprattutto tramite controlli seri della qualita’ dell’ambiente di lavoro onde prevenire situazioni di mobbing e discriminazioni tra tipologie di lavoratori.