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Ritorno al futuro ... omaggio a Soren Kierkegaard e a Walter Benjamin!!!

Leonida: "300"!!! Nelle sale il film di Zack Snyder. "ERAN TRECENTO ERAN GIOVANI E FORTI" ... E FURONO CAPACI DI FERMARE L’AVANZATA DELLA "MALAVITA" E DELLA "MALA EDUCACION" MONDIALE (dei "piani alti" e dei "piani bassi" della società del XXI sec. d. C. - non dei mediorientali, degli arabi o ... dei persiani)!!! - a cura di pfls

sabato 24 marzo 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] al suo arrivo nelle sale italiane, 300 - attuale campione d’incassi negli Usa - è già preceduto da una bella scia di polemiche. La prima riguarda, appunto, la fedeltà storica dell’opera, il suo modo di raccontare la mitica battaglia che si svolse, nel 480 avanti Cristo, tra un manipolo di (trecento) spartani guidati dal loro re, Leonida, e le decine di migliaia di soldati dell’imperatore persiano Serse, deciso a conquistare anche la Grecia. Su questo punto, come già detto, la (...)

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>FERMARE L’AVANZATA DELLA "MALAVITA" E DELLA "MALA EDUCACION" MONDIALE --- Gli spartani del segretario e gli ateniesi del sindaco (di Luciano Canfora)

giovedì 7 marzo 2013

Gli spartani del segretario e gli ateniesi del sindaco

di Luciano Canfora (Corriere della Sera, 07.03.2013)

Richiamarsi, come fanno in questi giorni i «giovani bersaniani», ai trecento spartani caduti alle Termopili per sbarrare (invano) la strada all’esercito persiano può essere il riflesso di buoni studi liceali, oppure anche la eco del film, non proprio un capolavoro, intitolato «Trecento». E può essere l’indizio di un proposito nobilissimo: difendere la posizione fino alla morte.

Ma resta un richiamo piuttosto funesto, tipico di chi è consapevole di essere votato alla sconfitta, e la accetta immolandosi: come ben sapevano i trecento capeggiati da Leonida. In tal caso toccherebbe a Vendola, in quanto poeta, recitare in memoria dei trecento caduti i celebri versi attribuiti a Simonide, definiti da Gennaro Perrotta «la più bella iscrizione funebre del mondo»: «Straniero! Annuncia agli Spartani che noi giaciamo qui per obbedire ai loro ordini!».

Definirsi invece «ateniesi», come i giovani «renziani» in vivace dialettica con i trecento spartani, può essere più promettente. Mentre Sparta fu, secondo una definizione del Führer «lo stato razziale perfetto», Atene fu città aperta, ricca, creativa.

Se si parla, non a torto, di «miracolo greco» pensando a tutto ciò che dobbiamo ai greci (e che l’«Europa tedesca» spesso dimentica), ben più esatto sarebbe parlare di «miracolo ateniese», visto che quasi tutto ciò che s’è fatto poi, nella filosofia, nell’arte, nel teatro, si fece ad Atene. Che tra l’altro ha coniato le parole della politica che adoperiamo tuttora.


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