[...] E’ il clima difensivo, che regna tra le gerarchie ecclesiastiche, a disorientare la vecchia leva cattolica che sapeva alzarsi in piedi e dire il suo no sofferto ai vescovi. E’ un clima che descrivono improntato alla paura, al pessimismo sulla modernità, alla disciplina piuttosto che alla speranza. Alla fine, commentano, andrà come avvenne con il veto solenne ai contraccettivi: ci fu la diaspora silenziosa dei cattolici che regolavano in proprio (e continuano a farlo) le questioni (...)

Non credo che come cattolici si possa, pur facendo parte della società di oggi, porre il veto sui consigli, che come cittadini, esprimono i vescovi riguardo a problematiche che non hanno a che fare alla cosiddetta "laicità" dello stato ma che riguardano l’etica e la retta dottrina cattolica. Ciò che Gesù ha detto riguardo ai "lupi rapaci" che si ergeranno nelle comunità dei credenti possano attribuirsi ai cosiddetti "cattolici adulti". Per essi la chiesa italiana non deve esprimersi liberamente. Non deve mettere "becco" su questioni, quali il divorzio, l’aborto, l’eutanasia, i Dico, ecc.. che non la riguardano. La confusione deve regnare affinché l’intero popolo di Dio venga distrutto dai fautori del relativismo laicista, materialista e marxista. Si può credere, oggi, all’utopia che ha distrutto e reso schiave intere nazioni dell’Europa Orientale? Per i cattolici adulti che hanno messo in cantina il Vangelo tale utopia è e deve essere il fondamento incontrastato della loro "città ideale".