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Eu-angelo (Buona-notizia)!!!

LA NOTA DELLA CEI E I CATTOLICI ADULTI CHE SAPEVANO E SANNO ALZARSI IN PIEDI E DIRE NO!!! «Ho la sensazione - esclama Giovanni Franzoni - che i vescovi siano nel panico. La Chiesa ha paura. Ripenso a Giovanni XXIII, quando denunciava i "profeti di sventura", che vedono in ogni novità un’aggressione alla Chiesa». Un’"indagine" di Marco Politi - a cura di pfls

sabato 31 marzo 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] E’ il clima difensivo, che regna tra le gerarchie ecclesiastiche, a disorientare la vecchia leva cattolica che sapeva alzarsi in piedi e dire il suo no sofferto ai vescovi. E’ un clima che descrivono improntato alla paura, al pessimismo sulla modernità, alla disciplina piuttosto che alla speranza. Alla fine, commentano, andrà come avvenne con il veto solenne ai contraccettivi: ci fu la diaspora silenziosa dei cattolici che regolavano in proprio (e continuano a farlo) le questioni (...)

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> LA NOTA DELLA CEI E I CATTOLICI ADULTI CHE SAPEVANO E SANNO ALZARSI IN PIEDI E DIRE NO!!! «Ho la sensazione - esclama Giovanni Franzoni - che i vescovi siano nel panico. La Chiesa ha paura. Ripenso a Giovanni XXIII, quando denunciava i "profeti di sventura", che vedono in ogni novità un’aggressione alla Chiesa». --- La Chiesa «non è un agente politico - ha ribadito Ratzinger - MA non può esimersi dall’occuparsi delle sorti della comunità civile».

venerdì 19 ottobre 2007

Costruire un «ordine giusto» è compito dei «fedeli laici». La Chiesa «non è un agente politico - ha ribadito Ratzinger - ma non può esimersi dall’occuparsi delle sorti della comunità civile»

il messaggio

Nel saluto inviato a Pistoia, il Papa ha ribadito le emergenze «etiche e sociali» che chiamano all’impegno: il rispetto della vita umana, la tutela della famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna, la giustizia, la pace e la salvaguardia del creato

Benedetto XVI: «Da credenti siamo al servizio del bene di tutti»

-  La «grande opportunità» offerta dalle «sfide» del Pae­se esige che i credenti «reagiscano non con un rinun­ciatario ripiegamento su se stessi ma, al contrario, con un rinnovato dinamismo, aprendosi con fiducia a nuo­vi rapporti e non trascurando nessuna delle energie capaci di contribuire alla crescita culturale e morale dell’Italia». Lo afferma Benedetto XVI nel messaggio inviato al presidente della Cei monsignor Angelo Ba­gnasco per la 45ª Settimana sociale dei cattolici italiani, letto ieri ai delegati dal nunzio in Italia monsignor Giu­seppe Bertello.
-  La Chiesa, aggiunge il Papa nel testo che qui pubbli­chiamo integralmente, «non può esimersi dall’interes­sarsi del bene dell’intera comunità civile, in cui vive e o­pera, e a essa offre il suo peculiare contributo forman­do nelle classi politiche e imprenditoriali un genuino spirito di verità e di onestà». La Settimana, che da oggi a domenica prosegue a Pisa, secondo il Papa è l’«occasio­ne per ribadire che operare per un giusto ordine nella società è immediatamente compito proprio dei fedeli lai­ci » ai quali, «come cittadini dello Stato», compete di «par­tecipare in prima persona alla vita pubblica e, nel ri­spetto delle legittime autonomie, cooperare a configu­rare rettamente la vita sociale, insieme con tutti gli altri cittadini secondo le competenze di ognuno e sotto la propria autonoma responsabilità». (F.Ogn.)

Pubblichiamo il testo integrale del messaggio inviato da Benedetto XVI ai partecipanti alla 45ª Settimana sociale - apertasi ieri nella Cat­tedrale di Pistoia - indirizzato all’arcivescovo Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana.

C ade quest’anno il centenario della pri­ma Settimana sociale dei cattolici ita­liani, svoltasi a Pistoia dal 23 al 28 set­tembre 1907, per iniziativa soprattutto del pro­fessor Giuseppe Toniolo, luminosa figura di lai­co cattolico, di scienziato ed apostolo sociale, protagonista del movimento cattolico sul fini­re del XIX secolo e agli albori del XX.

In questa significativa ricorrenza giubilare, in­vio volentieri il mio cordiale saluto a lei, vene­rato fratello, a monsignor Arrigo Miglio, vesco­vo di Ivrea e presidente del Comitato scientifi­co ed organizzatore delle Settimane sociali, ai collaboratori e a tutti i partecipanti alla 45ª «Set­timana », che si svolgerà a Pistoia e a Pisa da 18 al 21 ottobre corrente.

Il tema scelto - «Il bene comune oggi: un impe­gno che viene da lontano» -, pur essendo stato già affrontato in alcune precedenti edizioni, mantiene intatta la sua attualità ed anzi è op­portuno che sia approfondito e precisato pro­prio ora, per evitare un uso generico e talvolta I improprio del termine «bene comune».

Il Compendio della dottrina sociale della Chiesa, rifacendosi all’insegnamento del Concilio Ecumenico Vaticano II, specifica che «il bene comune non consiste nella sem­plice somma dei beni particolari di ciascun soggetto del corpo sociale. Essendo di tutti e di ciascuno è e rimane comune, perché indivisi­bile e perché soltanto insieme è possibile rag­giungerlo, accrescerlo e custodirlo, anche in vi­sta del futuro» (Costituzione Gaudium et spes, 164). Già il teologo Francisco Suarez indivi­duava un bonum commune omnium natio­num, inteso come «bene comune del genere umano».

In passato, e ancor più oggi in tempo di globa­lizzazione, il bene comune va pertanto consi­derato e promosso anche nel contesto delle re­lazioni internazionali ed appare chiaro che, proprio per il fondamento sociale dell’esisten­za umana, il bene di ciascuna persona risulta naturalmente interconnesso con il bene del­l’intera umanità. L’amato servo di Dio Giovan­ni Paolo II osservava, in proposito, nell’enci­clica

Sollicitudo rei socialis che «si tratta del­l’interdipendenza, sentita come sistema de­terminante di relazioni nel mondo contem­poraneo, nelle sue componenti economica, culturale, politica e religiosa, e assunta come ca­tegoria morale» (n. 38). Ed aggiungeva: «Quan- do l’interdipendenza viene così riconosciuta, la correlativa risposta, come atteggiamento morale e sociale, come ’virtù’, è la solidarietà. Questa, dunque, non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perse­verante di impegnarsi per il bene comune: os­sia per il bene di tutti e di ciascuno perché tut­ti siamo veramente responsabili di tutti» ( ibid.).

Nell’enciclica Deus caritas est ho voluto ricor­dare che «la formazione di strutture giuste non è immediatamente compito della Chiesa, ma appartiene alla sfera della politica, cioè al­l’ambito della ragione autoresponsabile» (n. 29). Ed ho poi notato che «in questo, il com­pito della Chiesa è mediato, in quanto le spet­ta di contribuire alla purificazione della ra­gione e al risveglio delle forze morali, senza le quali non vengono costruite strutture giuste, né queste possono essere operative a lungo» ( ibid.). Quale occasio­ne migliore di questa per ri­badire che operare per un giusto ordine nella società è immediatamente compito proprio dei fedeli laici?

Come cittadini dello Stato toc­ca ad essi partecipare in prima persona alla vita pubblica e, nel rispetto delle legittime au­tonomie, cooperare a confi­gurare rettamente la vita so­ciale, insieme con tutti gli altri cittadini secon­do le competenze di ognuno e sotto la propria autonoma responsabilità. Nel mio intervento al Convegno ecclesiale nazionale di Verona, l’anno scorso, ebbi a ribadire che agire in am­bito politico per costruire un ordine giusto nel­la società italiana non è compito immediato della Chiesa come tale, ma dei fedeli laici. A questo loro compito della più grande impor­tanza, essi debbono dedicarsi con generosità e coraggio, illuminati dalla fede e dal magiste­ro della Chiesa e animati dalla carità di Cristo. Per questo sono state sapientemente istituite le Settimane sociali dei cattolici italiani e que­sta provvida iniziativa potrà anche in futuro of­frire un contributo decisivo per la formazione e l’animazione dei cittadini cristianamente i­spirati.

La cronaca quotidiana mostra che la so­cietà del nostro tempo ha di fronte mol­teplici emergenze etiche e sociali in gra­do di minare la sua stabilità e di compromet­tere seriamente il suo futuro. Particolarmen­te attuale è la questione antropologica, che ab­braccia il rispetto della vita umana e l’atten- zione da prestare alle esigenze della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Come è stato più volte ribadito, non si tratta di valori e principi solo «cattolici», ma di valori umani comuni da difendere e tute­lare, come la giustizia, la pace e la salvaguar­dia del creato.

Che dire, poi, dei problemi relativi al lavoro in rapporto alla famiglia e ai giovani? Quando la precarietà del lavoro non permette ai giovani di costruire una loro famiglia, lo sviluppo au­tentico e completo della società risulta seria­mente compromesso. Riprendo qui l’invito che ebbi a rivolgere nel Convegno ecclesiale di Ve­rona ai cattolici italiani, perché sappiano co­gliere con consapevolezza la grande opportu­nità che offrono queste sfide e reagiscano non con un rinunciatario ripiegamento su se stes­si, ma, al contrario, con un rinnovato dinami­smo, aprendosi con fiducia a nuovi rapporti e non trascu­rando nessuna delle energie capaci di contribuire alla cre­scita culturale e morale dell’I­talia.

Non posso infine non accennare ad un ambito specifico, che anche in Italia stimola i cattolici ad interrogarsi: è l’ambito dei rapporti tra reli­gione e politica. La novità so­stanziale portata da Gesù è che Egli ha aperto il cammino verso un mon­do più umano e più libero, nel pieno rispetto della distinzione e dell’autonomia che esiste tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio (cfr Mt 22, 21).

La Chiesa, dunque, se da una parte riconosce di non essere un agente politico, dall’altra non può esimersi dall’interessarsi del bene dell’in­tera comunità civile, in cui vive ed opera, e ad essa offre il suo peculiare contributo forman­do nelle classi politiche e imprenditoriali un genuino spirito di verità e di onestà, volto alla ricerca del bene comune e non del profitto per­sonale.

Sono queste le tematiche quanto mai at­tuali a cui la prossima Settimana sociale dei cattolici italiani dedicherà la sua at­tenzione. Per coloro che vi prendono parte as­sicuro un particolare ricordo nella preghiera e, mentre auspico un fecondo e fruttuoso lavoro per il bene della Chiesa e dell’intero Popolo d’I­talia, invio di cuore a tutti una speciale bene­dizione apostolica.

-  Dal Vaticano, 12 Ottobre 2007
-  Benedetto XVI


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