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ONU e... DIS-UmaNITA’

TBC SUPER RESISTENTE. RITORNA LA TUBERCOLOSI, IN CAMBOGIA - E NON SOLO!!! All’orizzonte si profila una nuova tragedia: oltre 70 mila cambogiani sieropositivi e 18 mila malati di tubercolosi sono rimasti senza cibo. Ma stavolta la nostra indifferenza davanti al fondamentale diritto al cibo potrebbe ritorcersi contro di noi. JEAN ZIEGLER LANCIA L’ALLARME - a cura di pfls

mercoledì 30 maggio 2007 di Maria Paola Falchinelli
[...] Focolai di tubercolosi farmacoresistente sono stati registrati nelle carceri statunitensi, nella Federazione Russa, in Sud Africa. Durante la breve pandemia della tubercolosi nota come XDR in Sud Africa sono morti 52 pazienti su 53. Nell’ipotesi che i malati abbiano accesso alle cure più avanzate, il costo di una terapia supererebbe i 50 mila dollari a paziente. Ai poveri non resta che morire. Perché lasciamo che tutto questo accada? Gli esperti puntano il dito contro i media che, (...)

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> TBC SUPER RESISTENTE. RITORNA LA TUBERCOLOSI, IN CAMBOGIA - E NON SOLO!!! All’orizzonte si profila una nuova tragedia: oltre 70 mila cambogiani sieropositivi e 18 mila malati di tubercolosi sono rimasti senza cibo. Ma stavolta la nostra indifferenza davanti al fondamentale diritto al cibo potrebbe ritorcersi contro di noi. JEAN ZIEGLER LANCIA L’ALLARME - a cura di pfls

venerdì 1 giugno 2007

Roma-Praga, il mio volo con il virus

di Vincenzo Vasile *

Ore 9,20 del mattino. «Pronto?» «Pronto...» In inglese: «Siamo delle linee aeree ceche». «Mi dica». «Volevamo dirle una cosa, può ascoltarci in lingua inglese?» «Sì, certo». «Allora, senta: era lei, mr. Vasile, che viaggiava il 24 maggio scorso da Roma a Praga su un nostro volo?» «Sì, certamente». «Allora, vorremmo dirle che lei viaggiava accanto - very close - a un uomo infetto, infected». «Infected?» «Infected. Yes, sure». «Are you sure?» «Sure». Sciuar...

«Thanks, but what have I to do?», «che devo fare?».

«Si rivolga alle autorità italiane, suddenly, immediately...».

«Immediately?...».

Ore 10.

«Pronto, vorrei parlare con l’unità di prevenzione delle malattie infettive del ministero della Salute...».

«Con chi vuole parlare?»

«Con chi si occupa delle malattie infettive...»

«Non sappiamo con quale ufficio...»

«Io vorrei parlare immediatamente...»

(...)

Ore 11

«Pronto, siamo delle linee aeree ceche. Vorremmo parlare urgentemente con il dottore Vassili...»

«Vasile».

«Lei è rumeno?».

«No, sono italiano, I was born in Palermo, Italy...».

«You are infected, mr. Vasile».

«Thank you. Infected of what?» (In romanesco: infetto, de che?).

«Non sappiamo. I think: tbc»

«Tibbissi?, tubercolosi?»

«Yes, una grave forma. Però è necessario accertarsi per bene, non si preoccupi. Deve prendere contatto adesso con un’autorità italiana...»

«Thank you, m’m», grazie signora

«You’re welcome», prego, non c’è di che...

(...)

Ore 18

«Pronto...»

«Sono la dottoressa XXYY del ministero della salute...»

«E io sono Vasile, faccio il giornalista, viaggiavo il 24 maggio ultimo scorso sul Roma-Praga (volo Alitalia operato dalle linee aeree ceche, Csa), e adesso mi dicono che sono infetto, sospetto tubercolotico, di una forma letale, mortale; sapete dirmi se sono per davvero in pericolo?»

«Guardi che del caso del passeggero del volo di Praga abbiamo scritto moltissimo sul nostro sito web del ministero. E sappia che i protocolli di rischio sono molto diversi, cambiano stato per stato, in Europa e nel mondo: attraverso le nostre Asl, ma solo per eccesso di zelo, abbiamo avvertito in questo caso soltanto coloro che occupavano una fila avanti e una fila dietro al viaggiatore che risulta infettato dalla tbc, sì quello che poi ha preso il volo per il Canada. E quindi lei, mr. Vasile, non risulta a rischio secondo questi protocolli, almeno a quanto pare, se nessuno finora l’ha chiamato...»

«Guardi dottoressa, che a me proprio questa mattina, invece, una settimana dopo, da Praga mi hanno chiamato. E mi hanno imposto dei controlli, da fare - hanno detto - in accordo con le autorità italiane. E badi che io quell’uomo infetto me lo ricordo bene, era molto agitato, molto strano, e urlava: ’I have a problem, I have a problem’, ho un problema; e le hostess a un certo punto gli hanno fatto cambiare il posto diverse volte; alla fine era seduto proprio dietro a me, anche se nei tabulati non risulterà, e scatarrava...»

«Non ho capito, ma lei mi vuole dire che viaggiava proprio su quel volo?»

«Sì, dottoressa: Roma-Praga del 24 maggio, e con me c’erano diversi altri giornalisti, al seguito del presidente della Repubblica, che stava andando a Brno, nella repubblica ceca...»

«Allora bisogna che lei sappia che gli standard internazionali non ci impongono affatto simili controlli, e questa volta noi li stiamo compiendo soltanto per eccesso di attenzione».

«Capito. Eccesso di zelo, calcolo probabilistico. Ma scusi, perché mai nessuno sino a oggi, ormai da una settimana, mi aveva tuttora chiamato dall’Italia, dal ministero della Sanità, o dalla Farnesina, per avvertirmi che anch’io risulto un soggetto a rischio, e invece questa mattina mi hanno avvertito da Praga..., come mai?»

«Sa com’è, loro usano altri protocolli...»

(...)

Ore 18,30

«Parlo con l’Ospedale Spallanzani? Sa com’è, professore, io ero su quel volo Roma-Praga, seduto accanto al matto che se n’è volato con i suoi bacilli per l’Europa, e poi fino al Canada... Adesso mi dica lei, che mi consiglia di fare?»

«Venga quando vuole, facciamo tutti i controlli...»

* l’Unità, Pubblicato il: 01.06.07, Modificato il: 01.06.07 alle ore 8.39


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