La tubercolosi torna a colpire. In Italia 5mila nuovi casi all’anno
Pensavamo fosse un brutto ricordo. Invece, la tubercolosi uccide ancora. A renderla forte, è lo stretto legame con l’Hiv che è cresciuto più del doppio. L’Organizzazione mondiale delle Sanità ha scelto la data del 24 marzo per la Giornata mondiale sulla tubercolosi e punta il dito proprio su questo: nonostante la tubercolosi uccida più malati di Aids rispetto a qualsiasi altra malattia, spiegano, nel 2008 solo l’1% delle persone con l’HIV si era sottoposto a uno screening per la Tbc. Eppure l’Aids, una sindrome da immunodeficienza, «disabilita» il sistema immunitario, consentendo a infezioni come la tubercolosi di dilagare.
È anche per la mancanza di informazione, quindi, che ogni anno due milioni di persone nel mondo muoiono di tbc: Africa e Asia sono i Continenti più colpiti, ma anche in Italia si contano 5 mila nuovi casi ogni anno di cui il 40% si verifica tra gli stranieri. È di pochi giorni fa la notizia di una donna nigeriana morta a Bari: Joy Johnson, 24 anni, si prostituiva ed è stata trovata per strada, stroncata da una «polmonite carnosa tubercolare». Aveva vissuto per un periodo nel Centro richiedenti asilo del capoluogo pugliese: ora un’interrogazione al ministro Sacconi e Maroni, presentata dalla deputata radicale-Pd Rita Bernardini, si chiede «quanti siano i casi di tubercolosi registrati nell’ultimo anno nei centri di accoglienza in tutta italia; se la donna nigeriana, durante la sua permanenza nel centro di Bari fosse stata visitata da personale medico, come previsto dalle procedure e se le fosse stato o meno diagnosticato il male che ha causato la sua morte; se non ritengano i ministri interrogati che occorra d’urgenza modificare le politiche finora qui seguite riguardo il fenomeno della prostituzione che anzichè far emergere la clandestinità, per tenere sotto controllo il fenomeno, la alimentano con il risultato di incrementare gli atti di violenza e la trasmissione di malattie».
Insomma, le concause e le responsabilità sono tante. Per questo Medici Senza Frontiere ha lanciato oggi la sua campagna per «inserire questa patologia nelle agende di istituzioni, mondo sanitario e media». E ha deciso di fotografare con un a ricerca l’impegno degli italiani e il flusso di finanziamenti che il nostro Paese destina alla lotta contro la tubercolosi. Come ultimo dato, va sottolineato che la tubercolosi è una delle malattie più diffuse nelle carceri: si calcola che a settembre scorso, su una popolazione carceraria di 55.960 persone, erano circa 3mila i detenuti affetti ha Hiv e ben il 15% erano in fase di Aids conclamata; il 38 per cento dell’intera popolazione detenuta era colpita dall’epatite virale da Hcv e il 25 % era positivo al test per l’infezione da tubercolosi.
* l’Unità, 24 marzo 2009